Giorno 2
La Rosablanche è una delle mete che mi ero prefissato prima di partire. Ne parlai con Carpediem qualche tempo fa. Ci eravamo lasciati con gli auguri reciproci di arrivare in vetta (lei mancò la cima ad aprile..), spero di vedere anche il suo rapporto su queste pagine ! Scartando tutte le vie che prevedono il passaggio su ghiacciaio (in solitaria non me la sento.. perlomeno su un ghiacciaio che non conosco..) non mi rimane che scegliere la salita da Fionnay passando per il Col de Cleuson. Brandt dà due alternative : la cresta W (itin. 1045), dal Col de Cleuson, o il versante W (itin. 1044) che si risale lasciando l’itinerario del col de Cleuson ai piedi del colle. Opto per la prima alternativa, che sulla carta risulta più breve (5 h). Parto da Fionnay alle 5.50 e mi incammino su quello che Brandt descrive come un “sentier aux innombrables zigzags” ! E in effetti le curve sembrano non finire mai (dal GPS ne conto una settantina !) e permettono di risalire la stretta gola che porta a Sovereu inferiore (2116 m) e superiore (2365 m). Fin qui sono assolutamente nella tabella di marcia, anzi, ho una decina di minuti di vantaggio sulle 2 h previste, ma qui mi trovo di fronte alla difficoltà di decidere il percorso : la mia guida dice di seguire il torrente sulla riva destra, ma forse non lo leggo e comunque non mi piace affatto e preferisco puntare verso una bocchetta erbosa sulla sinistra. Devo superare una zona piena di massi e poi risalire in diagonale lungo un pendio erboso abbastanza esposto. Lì uso solo la piccozza e faccio piuttosto fatica e attenzione (l’erba è anche un po’ bagnata) : forse avrei dovuto usare piccozza + bastoncino, ma questo l’ho imparato solo qualche giorno più tardi in questo tour – potere dell’esperienza ! Alla fine arrivo alla bocchetta e mi ritrovo in un vallone pieno di massi da superare. Con un’ulteriore grande fatica, talora stando alto sull’erba e il più delle volte passando da un masso all’altro.. dopo 4h45m giungo finalmente al Col de Cleuson (3018 m), con 45m di ritardo sulla tabella di marcia.. e un po’ provato mentalmente e fisicamente. Dalla descrizione sembrava molto più semplice.. fino al colle il percorso era definito come PE (=piéton expérimenté, ovvero escursionistico..). A questo punto incomincia la parte alpinistica vera e propria (F secondo la mia guida). Affronto la cresta, e ben presto calzo i ramponi : ci sono delle chiazze di neve tra un masso e l’altro della cresta rocciosa, e sui sassi stessi c’è brina che li rende scivolosi. Meglio procedere su misto coi ramponi che rischiare una scivolata sulle rocce. Sono alle mie prime salite alpinistiche in solitaria.. senza assicurazioni.. in alcuni tratti è abbastanza esposto.. procedo con la massima lentezza e sicurezza nel passo.. aiutandomi con le mani e con la piccozza in dry-tooling. Nel primo tratto, dopo aver superato un tratto di roccia, si passa su una zona nevosa, e qui l’avanzamento è più veloce e sicuro, poi un ulteriore tratto su roccia. Vedo graffi di ramponi sulle rocce : bene, vuol dire che sono sulla strada giusta ! Punto verso quello che mi sembra un gendarme.. poi ad un certo punto la traccia mi conduce a fare un traverso abbastanza esposto su neve molle, ma battuta, che aggira la cima e si ricongiunge con la traccia che sale dal ghiacciaio del Grand Desert. Supero la cima, ancora qualche metro ora su sentiero e arrivo in vetta. Sì ! La Rosablanche è fatta ! L’emozione è grande, faccio la foto di vetta con l’originale e moderna croce. Non è qualcosa di eccezionale come vetta, dal punto di vista tecnico, ma per me, da solo e nel mio piccolo, è una bella soddisfazione. Metto le bandiere tibetane.. volevo metterle, proprio qui ! Nel frattempo arriva un altro escursionista.. gli chiedo da dove arriva.. lui ha fatto un giro ad anello lunghissimo tutto in cresta, complimenti ! Ora è il momento di tornare. Per la discesa scelgo il versante W.. la cresta basta ! Dall’alto vedo la prima parte del tracciato.. sembra fattibile.. ci sono delle impronte sulla neve.. Sulla neve mi trovo molto meglio, da buon ciaspolatore, per cui finché posso sto sul nevaio e seguo delle utili tracce, poi torno sulla pietraia. Mangio finalmente qualcosa. In discesa cerco di stare lungo il torrente, dove i massi sono meno.. Incontro un escursionista che sale.. ci scambiamo qualche informazione.. Mi ritrovo ad affrontare il pendio erboso esposto, ora in discesa.. ancora lo trovo critico.. forse è una mia impressione.. forse avrei dovuto usare anche un bastoncino.. Nel tratto tra Sovereu superiore e inferiore perdo il sentiero.. devo faticare ancora, accidenti.. ma vabbè ! Nell’ultimo tratto ovviamente lo ritrovo, dopo aver ripercorso l’interminabile discesa verso Fionnay sono alla macchina, provato ma soddisfatto.
Una bella cima, un’esperienza alpinistica in più !
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