Val Morobbia con racchette
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Un’ escursione da non ripetere …
Ci sono rapporti che si scrivono con orgoglio, una bella vetta, magari un tremila, una di quelle mete con già 20 rapporti, ma che ci tieni a dire “ci sono stato anch’io …”.
Ci sono rapporti che si scrivono con piacere, una meta che nessuno ha già descritto, una nuova via, o semplicemente una giornata particolare che si fissa nei ricordi.
Ci sono “anche” escursioni come questa, che penso proprio di non ripetere, di sconsigliare di ripetere, ma offre spunti per altre passeggiate (racchettate in questo periodo) in zona, magari evitando il nostro giro, che come distanza e dislivello non vale la fatica compiuta, grande consolazione però un gran panorama ed una vista su vette ben conosciute da un lato nuovo, per noi.
Ci organizziamo, in tre questa volta, per una racchettata in Val Morobbia, partenza da Carena ed in direzione del Gesero (alpe e capanna … non certamente il Corno in questa stagione). La mania del giro ad anello, ci fa percorrere all’ andata il sentiero verso i Monti di Motti, da Carena (di fronte alla Dogana) si sale e poi si devia verso est (verso il S.Jorio), senza risalire il percorso canonico, quello del Dosso di Carena,
Il sentiero è innevato, battuto e gelato, le ciaspole restano appese allo zaino …
Si sale ma con una pendenza tranquilla, e tutto intorno è molto tranquillo. Al Dosso di Prada (il secondo dosso dopo Carena), non troviamo la deviazione che sale all’ Alpe di Pisciarotondo (beh … si chiama così), e proseguiamo fino al dosso successivo, dove troviamo le belle baite dei Monti di Dosso. Una piccola pausa, e quattro chiacchere con una simpatica coppia che trascorrerà il capodanno in una delle magnifiche baite ben sistemate.
Ora non abbiamo scelta, risalire senza sentiero e senza traccia il dosso, nel bosco.
Il pendio è molto ripido, ma la neve ancora ghiacciata ci permette di salire con ampi zig-zag.
Dopo tre ore e mezza dalla partenza, risaliamo 300mt che separano i Monti di Dosso dal boschetto, la pineta di Pisciarotondo. Tanta la fatica, attorno ai 1500mt con il diradarsi del bosco, la neve si fa più fresca, e calziamo le ciaspole.
Alle 12:20 siamo di fronte alla grande pineta, pensiamo di aggirarla a monte per trovare una via verso la cresta per il Gesero.
La pineta la superiamo da monte, ma la pendenza e le rocce non consentono di raggiungere la cresta. Abbiamo raggiunto quasi 1800mt, ma siamo bloccati nella pineta e non è semplice neppure tornare indietro.
La pendenza, grandi pietre, la tanta neve sulle piante, le piante sdraiate e cariche di neve, sono un’ ostacolo eccessivo.
Cerchiamo di scendere tra i pini, ma anche questa operazione non è priva di fatica, in alcuni tratti si scende di fondoschiena, e dobbiamo evitare alcuni crepacci.
Dopo una bella oretta di “pirlare” nel bosco ci ritroviamo più o meno al punto dove siamo risaliti dal dosso, è passata l’una e decidiamo di rinunciare al Gesero, pranzare e ritornare sul filo del bosco verso l’ Alpe di Pisciarotondo e scendere a Carena dal sentiero classico che sicuramente sarà battuto.
Pranziamo veloci, al sole con un magnifico panorama di fronta, che spazia dal S.Jorio, al Mottone di Giumello (o Monte Albano), il Pizzo di Gino, il grande Camoghè, fino al Corgella, la piana di Magadino con il lago Maggiore.
Ripartiamo dopo la classica foto ricordo, con Paolo avanti a batter neve, che non è il massimo …. 15-20 cm farinosa (ultime nevicate) sotto ghiacciata, tenuta non proprio ottimale, spesso pestiamo neve per far presa sui ramponcini delle ciaspole.
Il sentiero non è visibile, solo dei paletti in legno di confine o per gli animali, a tratti in orizzontale ai bordi della pineta e qualche tratto con pendenza da fare con attenzione.
Dopo circa tre quarti d’ora siamo all’ Alpe di Pisciarotondo, 5 min di pausa anche per ammirare cinque camosci che corrono verso valle. Ci rimettiamo ben presto in cammino, non prima di aver cercato di riparare una ciaspola di Brown, che si romperà nuovamente poco dopo. Il sole sta calando, Carena è ancora piuttosto lontana, 650mt a valle, e le giornate sono piuttosto corte, l’idea di trovarsi al buio (abbiamo una pila di emergenza) non ci piace proprio.
Appena possibile togliamo tutti le racchette (Paolo in anticipo), e scendiamo veloci, il sentiero è ben battuto. Dall’ Alpe di Croveggia la pendenza è enorme, non so come siano saliti con le racchette, noi scendiamo tallonando nella neve ghiacciata.
Raggiungiamo Carena che il sole è ormai calato, ma giusto in tempo ad evitare il buio nel bosco.
Che dirvi … mi sono anche divertito, il panorama è stato notevole, la ciaspolata in neve fresca piacevole, ma forse in rapporto alla fatica fatta si poteva sperare in qualcosa in più ….
Solito riassuntivo:
Andata : 4 Km (inclusi 0,5km ed un’ora persa a “pirlare” nel bosco …)
Ritorno: 4 Km
Dislivello : 800 mt assoluto, quasi 990mt relativo
Tempo: quasi 7:20 di cammino, 8:51 in totale
Foto, diario, tracce gps sul nostro sito:
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