Cimetta (1671 m): primo contatto con le pelli di foca
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Prima gita scialpinistica della mia vita a Cimetta, per capire se c’è feeling con questa disciplina e testare il materiale (che già di suo è molto, molto datato, ed inoltre è rimasto in letargo tre anni dal momento dell’acquisto). Per cominciare devo dire che, stante questa prima escursione su sci, vi sono parecchie differenze con lo sci alpino “normale”, che tutti conosciamo. Ne elenco un po’ alla rinfusa: la fatica, le fiacche sui talloni, la neve selvaggia e vergine (non battuta: sia soffice che crostosa che ghiacciata), il silenzio, l’emozione di arrivare in vetta con le proprie gambe e non con funivie, seggiovie, ancore, etc etc., la constatazione che certi luoghi, d’estate, sembrano - e sono - facili da percorrere, ma poi con la neve assumono tutt’altro aspetto…
Andiamo con ordine. Prima della partenza perdo già un’ora per sistemare gli attacchi (salvo poi accorgermi, in cima, che non erano stati sistemati a dovere… è lo scotto dell’inesperienza…). Parcheggio a quota 1128 m, subito dopo l’incrocio con il Sentiero alla Follia, nei pressi del n° 41 di via Miranda a Bré, alle spalle dell’ultima abitazione (qui è stata posizionata una transenna recante un divieto d’accesso, per via della neve e del ghiaccio, presumo) e salgo senza sci fino al grande posteggio appena superiore (dove vi è un altro divieto di accesso che impedisce di salire fino a Miranda, dove vi è un terzo e più perentorio divieto d’accesso). Qui calzo gli sci e invece di salire a Miranda mi dirigo a destra sulla strada asfaltata, parzialmente innevata, verso Pian da Rözz e Morsello. Alla quota 1259, dove finisce la strada, comincio ad inventarmi una salita accettabile verso Cardada, che finalmente raggiungo da est (avendo di molto allungato il percorso per via degli sci) dopo varie peregrinazioni su tracce poco convincenti. Qui decido di salire verso Cimetta “per direttissima” (sotto la seggiovia, per intenderci): il pendio è molto ripido e in un’occasione l’attacco si stacca, e naturalmente ci impiego un’eternità per sistemarlo. Incrociando poi il sentiero classico, la pendenza si fa meno importante, e quindi persevero nella via diretta. Qui la neve è soffice e quasi si sprofonda. Arrivo nei pressi dell’antenna e del ristorante e mi stupisco dell’assoluta assenza di persone in questo luogo che è notoriamente sempre molto affollato: la stagione dello sci non è ancora iniziata, ma qualche escursionista con le racchette da neve, o ciaspole che dir si voglia, avrei pensato di incontrarlo, con una giornata simile… Raggiungo il punto panoramico di Cimetta, che è quasi totalmente sommerso dalla neve (incredibile, non c’è nessuno!) e per il pranzo decido di scendere in zona ristorante (chiuso), dove almeno potrò stare un po’ all’asciutto. Spello gli sci e, reimpiegandoci forse mezz’ora per chiudere gli attacchi (in realtà solo quello dei due che non era a posto), scendo poi fino alla tettoia sotto la terrazza del ristorante. Tolgo gli sci e sistemo l’attacco difettoso (era ora!) e poi mi rilasso al sole gustandomi il mio panino. Il panorama è splendido e i raggi caldi del sole danno l’illusione di essere già al mese di marzo. Ma non è così. Riparto scendendo dal primo pendio per raggiungere la stradina (neve un po’ troppo soffice in questo tratto) che mi porta verso l’Alpe Cardada: supero prima la Capanna “lo Stallone” e poi la Capanna Alpe Cardada e poi seguo lo stretto sentierino che mi riporta a Cardada (un po’ complicato da sciare, visto che si tratta di un sentiero da escursionismo ricoperto dalla neve). Da qui proseguo a destra nel bosco, e dopo una deviazione verso Brè che mi consente di ammirare la terrazza del punto panoramico dal basso, ritorno sui miei passi (in salita) per scendere poi dal sentiero che va verso Miranda. Chi conosce questi luoghi sa che non è adatto allo sci (è un bosco con un piccolo sentierino tra gli alberi): comunque, in qualche modo raggiungo Miranda sugli sci, e da qui, sulla strada asfaltata parzialmente innevata arrivo fino al grande posteggio (punto di partenza della mattina), dove tolgo gli sci e in due minuti ritorno alla macchina. Commento finale: salvo alcuni punti da migliorare (attrezzatura obsoleta, difficoltà a sciare in discesa sulla neve vergine, familiarità con lo scialpinismo tutta da costruire) l’esperienza è stata senz’altro positiva. Tra l’altro, avevo anche perso gli occhiali da sole, ma poi sono stato in grado, fortunosamente, di ritrovarli: bene così! Un ultimo dettaglio che ho appena scoperto: la seggiovia che da Cardada sale a Cimetta è aperta tutto l'anno eccetto (nel 2010) dal 8.11. al 17.12 per la revisione degli impianti. Un mesetto tranquillo, quindi, diversamente dal solito!

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