Bivacco Ivrea e colle del Gran Paradiso
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Quello di Noaschetta è il più lungo e selvaggio dei valloni del lato piemontese del Gran Paradiso. Straordinario per varietà e integrità dell'ambiente, è relativamente poco frequentato nella parte alta, a causa della lunghezza dell'accesso. Più o meno, il vallone è strutturato in questo modo:
- da Noasca fino ai 1600 metri la valle non c'è o, meglio, si riduce a una stretta gola che incide un ripido gradino boscoso (questo si supera o con un percorso attrezzato o con un sentiero più lungo e facile);
- al di sopra di questo gradino si apre un pianoro di media montagna, all'inizio del quale si trova il rifugio Noaschetta, non gestito, adatto anche a un'escursione familiare. Sopra il rifugio incombono le rocce del pizzo Castello, dove sono tracciate diverse vie di arrampicata;
- superata questa zona pianeggiante, il vallone sempra chiudersi e terminare in una ripida scarpata prativa, che il sentiero affronta in un'interminabile serie di zig-zag; in realtà, dopo circa 800 metri di dislivello,
- si arriva in un primo piccolo pianoro che prelude alla più grande spianata dell'alpe la Bruna e a tutta una serie di conche di incomparabile bellezza che si susseguono, separate l'una dall'altra da valloncelli e da gradini erbosi, tra i 2400 e i 2800 metri. La più suggestiva di queste è forse quella dell'alpe di Gay, dominata dai contrafforti meridionali del Gran Paradiso;
- il bivacco Ivrea si trova su un dosso sovrastante di poco l'ultimo di questi pianoni, alla confluenza di diversi valloni. Ad est si trova una sterminata pietraia dove si snoda il percorso per il colle dei Becchi e il rifugio Pontese; a nord, direttamente sopra il bivacco, un ripido pendio morenico solcato da un ruscello porta verso il lago e il ghiacciaio di Gay; infine, ad ovest, un percorso più dolce, sul filo della morena, porta verso il ghiacciaio di Noaschetta e il colle del Gran Paradiso.
In assenza di neve, il percorso per il bivacco Ivrea non offre sostanziali difficoltà. Tuttavia, il sentiero attrezzato fino al rifugio Noaschetta presenta un certo numero di tratti esposti dove la progressione è agevolata da catene o scalini metallici (sconsigliabile con pioggia). Comunque, niente di davvero impegnativo (e inoltre questo tratto si può evitare, sia pure allungando leggermente i tempi di percorrenza). Nel pianoro dopo il rifugio Noaschetta, inoltre, il sentiero non è sempre evidente ed occorre non perdere di vista i segnavia, dato che ci sono diverse tracce secondarie (e sbagliate). Vista la quota del bivacco, occorre infine tenere conto della possibilità di trovare nevai nella parte finale del percorso (specialmente nella risalita dell'ultimo vallone prima del bivacco). In questo caso l'accesso può essere più impegnativo. La capanna Ivrea presenta la l'attrezzatura standard dei vecchi bivacchi in lamiera (cuccette con materassi e coperte, un tavolino, sgabelli, scarse suppellettili da cucina). L'interno rivestito in legno garantisce comunque un buon isolamento termico.
Per raggiungere il colle del Gran Paradiso, si risale, senza percorso obbligato (qualche accenno di traccia è presente qua e là), il vallone morenico posto ad est del bivacco che conduce ad un pianoro (quota 3000 circa) sovrastato dalla ripida lingua terminale del ghiacciaio di Noaschetta. Dal pianoro si affrontano i pendii detritici posti verso nord, in genere innevati, risalendo di un centinaio di metri di quota; quindi si traversa a sinistra raggiungendo il ghiacciaio a monte della lingua terminale. Il percorso verso il colle è quindi intuitivo e non presenta tratti ripidi o crepacciati (il ghiacciaio si è molto ridotto negli ultimi anni). I ramponi sono comunque, se non necessari, molto consigliabili. Dal colle è possibile, dapprima su ripida traccia su pietrame e terriccio e quindi su neve, la discesa verso il rifugio Vittorio Emanuele. Ad occhio (noi non la abbiamo percorsa) la discesa sull'altro versante è considerevolmente più impegnativa della salita qui descritta. Un'altra possibilità consiste nella salita alla Tresenta per la cresta NE.
- da Noasca fino ai 1600 metri la valle non c'è o, meglio, si riduce a una stretta gola che incide un ripido gradino boscoso (questo si supera o con un percorso attrezzato o con un sentiero più lungo e facile);
- al di sopra di questo gradino si apre un pianoro di media montagna, all'inizio del quale si trova il rifugio Noaschetta, non gestito, adatto anche a un'escursione familiare. Sopra il rifugio incombono le rocce del pizzo Castello, dove sono tracciate diverse vie di arrampicata;
- superata questa zona pianeggiante, il vallone sempra chiudersi e terminare in una ripida scarpata prativa, che il sentiero affronta in un'interminabile serie di zig-zag; in realtà, dopo circa 800 metri di dislivello,
- si arriva in un primo piccolo pianoro che prelude alla più grande spianata dell'alpe la Bruna e a tutta una serie di conche di incomparabile bellezza che si susseguono, separate l'una dall'altra da valloncelli e da gradini erbosi, tra i 2400 e i 2800 metri. La più suggestiva di queste è forse quella dell'alpe di Gay, dominata dai contrafforti meridionali del Gran Paradiso;
- il bivacco Ivrea si trova su un dosso sovrastante di poco l'ultimo di questi pianoni, alla confluenza di diversi valloni. Ad est si trova una sterminata pietraia dove si snoda il percorso per il colle dei Becchi e il rifugio Pontese; a nord, direttamente sopra il bivacco, un ripido pendio morenico solcato da un ruscello porta verso il lago e il ghiacciaio di Gay; infine, ad ovest, un percorso più dolce, sul filo della morena, porta verso il ghiacciaio di Noaschetta e il colle del Gran Paradiso.
In assenza di neve, il percorso per il bivacco Ivrea non offre sostanziali difficoltà. Tuttavia, il sentiero attrezzato fino al rifugio Noaschetta presenta un certo numero di tratti esposti dove la progressione è agevolata da catene o scalini metallici (sconsigliabile con pioggia). Comunque, niente di davvero impegnativo (e inoltre questo tratto si può evitare, sia pure allungando leggermente i tempi di percorrenza). Nel pianoro dopo il rifugio Noaschetta, inoltre, il sentiero non è sempre evidente ed occorre non perdere di vista i segnavia, dato che ci sono diverse tracce secondarie (e sbagliate). Vista la quota del bivacco, occorre infine tenere conto della possibilità di trovare nevai nella parte finale del percorso (specialmente nella risalita dell'ultimo vallone prima del bivacco). In questo caso l'accesso può essere più impegnativo. La capanna Ivrea presenta la l'attrezzatura standard dei vecchi bivacchi in lamiera (cuccette con materassi e coperte, un tavolino, sgabelli, scarse suppellettili da cucina). L'interno rivestito in legno garantisce comunque un buon isolamento termico.
Per raggiungere il colle del Gran Paradiso, si risale, senza percorso obbligato (qualche accenno di traccia è presente qua e là), il vallone morenico posto ad est del bivacco che conduce ad un pianoro (quota 3000 circa) sovrastato dalla ripida lingua terminale del ghiacciaio di Noaschetta. Dal pianoro si affrontano i pendii detritici posti verso nord, in genere innevati, risalendo di un centinaio di metri di quota; quindi si traversa a sinistra raggiungendo il ghiacciaio a monte della lingua terminale. Il percorso verso il colle è quindi intuitivo e non presenta tratti ripidi o crepacciati (il ghiacciaio si è molto ridotto negli ultimi anni). I ramponi sono comunque, se non necessari, molto consigliabili. Dal colle è possibile, dapprima su ripida traccia su pietrame e terriccio e quindi su neve, la discesa verso il rifugio Vittorio Emanuele. Ad occhio (noi non la abbiamo percorsa) la discesa sull'altro versante è considerevolmente più impegnativa della salita qui descritta. Un'altra possibilità consiste nella salita alla Tresenta per la cresta NE.
Tourengänger:
Nando,
Marco "CP"


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