Rifugio Longo, Lago del Diavolo (2142 m)
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Ne sono certo, una squadra di folletti dispettosi della valpadana ha manomesso la mia sveglia e quella di Ruggero il capogita, creando scompiglio e ritardando la partenza. Li vedo con i loro occhietti maligni e i cappelli a punta colorati ridere alle nostre spalle!
Risveglio brusco, ci guardiamo con gli occhi ancora incollati dalla notte, lo specchio mi rimanda una faccia da pugile suonato però gli zaini sono pronti, si va lo stesso...
Un inseguimento ai limiti del codice stradale ci permette di raggiungere il resto del gruppo nei pressi di S.Pellegrino.
La nostra escursione inizia da Carona. Purtroppo la strada asfaltata mi mette sempre di malumore, figuriamoci quando il nostro folto gruppo (24 anime) deve spalmarsi sul bordo della carreggiata per lasciar passare la jeep navetta che porta al rifugio...irritante no?
Al baitone prendiamo una scorciatoia che almeno ci toglie dall'asfalto con ringraziamento da parte dei tendini.
Saliamo decisi tagliando il dolce pendio sulla Val del Sasso.
Il tempo non è dei migliori, anzi il cielo è incerto e minaccioso come la riforma delle pensioni. Altro pugno nello stomaco per la riuscita dell'escursione, stringo i denti , infilo i guantoni e combatto. Chiaccherando piacevolmente si stempera il clima del tratto un pò noioso ed in due ore e trenta siamo al rifugio Longo.
Un altro centinaio di metri per una mulattiera sassosa ci portano alle rive del Lago Del Diavolo, siamo sulla diga che ne contiene la voglia di esplodere a valle.
Erto, Gleno, appaiono scritte a caratteri terrificanti sul pelo dell'acqua ogni volta che mi trovo su queste opere costruite dell'uomo per succhiare energia alla natura.
La prevista salita al passo della Cigola è abbandonata per l'incipiente abbassarsi delle nuvole che inghiottono il corpulento Monte Aga insieme alle cime circostanti.
Altro colpo basso...cerco di non cadere al tappeto, con un gioco di gambe salgo solitario verso il passo della Selletta in cerca di qualche scatto decente, incrocio un duo padre-figlio impegnati in un boulder su un masso, mi spiegano che hanno dovuto rinunciare al Monte Aga per il maltempo.
- Se sali, più in alto ci sono gli stambecchi....
Arrampico ancora in cerca degli ibex promessi però le nuvole grigie mi avvolgono con le loro dita fredde e incorporee, la visibilità è zero, si alza anche il vento...è il destro che mi fa schizzare il paradenti e mi mette KO, ho capito torno al Longo per il pranzo!
Il sole oggi è timido, occhieggia ogni tanto nelle finestre chiuse male dei nembostrati, non è un protagonista, si accontenta di un ruolo marginale da comparsa.
Alle due inizia la discesa, scegliamo il 258, un il sentiero che rotola allegro sotto il rifugio per diventare un piacevole percorso aereo a mezza costa che taglia orizzontale il fianco sinistro della valle antistante(provvisto di corde per i più incerti).
In questo tratto è possibile la merenda a base di lamponi che crescono rigogliosi sul dorso della montagna.
Scesi a valle si incrocia una bella cascata stile nord america, il torrente affluisce al laghetto presso la baita Del Croci dove un lento degradare ci ricongiunge all'odiato tratto asfaltato. Mentre un gregge di pecore sta rasando a zero i capelli erbosi dei pascoli sopra Carona, la giornata si conclude con un brindisi a Maurizio che nei prossimi giorni aggiungerà un anno al suo calendario personale. Auguri!
Chatwin diceva che ogni via ha una canzone, la colonna sonora di domenica con sufficiente spleen è "Lullaby" di Goran Bregovic...
http://www.youtube.com/watch?v=YVZYychHL8E&feature=fvst
Risveglio brusco, ci guardiamo con gli occhi ancora incollati dalla notte, lo specchio mi rimanda una faccia da pugile suonato però gli zaini sono pronti, si va lo stesso...
Un inseguimento ai limiti del codice stradale ci permette di raggiungere il resto del gruppo nei pressi di S.Pellegrino.
La nostra escursione inizia da Carona. Purtroppo la strada asfaltata mi mette sempre di malumore, figuriamoci quando il nostro folto gruppo (24 anime) deve spalmarsi sul bordo della carreggiata per lasciar passare la jeep navetta che porta al rifugio...irritante no?
Al baitone prendiamo una scorciatoia che almeno ci toglie dall'asfalto con ringraziamento da parte dei tendini.
Saliamo decisi tagliando il dolce pendio sulla Val del Sasso.
Il tempo non è dei migliori, anzi il cielo è incerto e minaccioso come la riforma delle pensioni. Altro pugno nello stomaco per la riuscita dell'escursione, stringo i denti , infilo i guantoni e combatto. Chiaccherando piacevolmente si stempera il clima del tratto un pò noioso ed in due ore e trenta siamo al rifugio Longo.
Un altro centinaio di metri per una mulattiera sassosa ci portano alle rive del Lago Del Diavolo, siamo sulla diga che ne contiene la voglia di esplodere a valle.
Erto, Gleno, appaiono scritte a caratteri terrificanti sul pelo dell'acqua ogni volta che mi trovo su queste opere costruite dell'uomo per succhiare energia alla natura.
La prevista salita al passo della Cigola è abbandonata per l'incipiente abbassarsi delle nuvole che inghiottono il corpulento Monte Aga insieme alle cime circostanti.
Altro colpo basso...cerco di non cadere al tappeto, con un gioco di gambe salgo solitario verso il passo della Selletta in cerca di qualche scatto decente, incrocio un duo padre-figlio impegnati in un boulder su un masso, mi spiegano che hanno dovuto rinunciare al Monte Aga per il maltempo.
- Se sali, più in alto ci sono gli stambecchi....
Arrampico ancora in cerca degli ibex promessi però le nuvole grigie mi avvolgono con le loro dita fredde e incorporee, la visibilità è zero, si alza anche il vento...è il destro che mi fa schizzare il paradenti e mi mette KO, ho capito torno al Longo per il pranzo!
Il sole oggi è timido, occhieggia ogni tanto nelle finestre chiuse male dei nembostrati, non è un protagonista, si accontenta di un ruolo marginale da comparsa.
Alle due inizia la discesa, scegliamo il 258, un il sentiero che rotola allegro sotto il rifugio per diventare un piacevole percorso aereo a mezza costa che taglia orizzontale il fianco sinistro della valle antistante(provvisto di corde per i più incerti).
In questo tratto è possibile la merenda a base di lamponi che crescono rigogliosi sul dorso della montagna.
Scesi a valle si incrocia una bella cascata stile nord america, il torrente affluisce al laghetto presso la baita Del Croci dove un lento degradare ci ricongiunge all'odiato tratto asfaltato. Mentre un gregge di pecore sta rasando a zero i capelli erbosi dei pascoli sopra Carona, la giornata si conclude con un brindisi a Maurizio che nei prossimi giorni aggiungerà un anno al suo calendario personale. Auguri!
Chatwin diceva che ogni via ha una canzone, la colonna sonora di domenica con sufficiente spleen è "Lullaby" di Goran Bregovic...
http://www.youtube.com/watch?v=YVZYychHL8E&feature=fvst
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