Pizzo di Gino Q2245 ( da Tecchio - S.Nazzaro Val Cavargna)
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E’ un grande giorno per noi, siamo tornati e finalmente arrivati coi piedi sulla vetta del Pizzo di Gino.
Se per molti questa bella vetta dice poco, per noi ha davvero un “gusto” particolare.
E’ da quando che usciamo assieme, noi girovagandi, che lo abbiamo in programma, lo abbiamo visto e rivisto da ogni angolazione, abbiamo anche cercato di salirci ad ottobre 2009 (report), ma una nevicata ed il ghiaccio presente sulla cresta O ci hanno fatto desistere.
Era un’ incompiuta … quelle che ti lasciano l’ amaro in bocca certo, ma anche la certezza-speranza che un giorno la porterai a termine.
Aspettiamo il momento giusto, aspettiamo che si scrolli di dosso la tanta neve caduta quest’ anno, ed anche poche settimane fa.
Ma le temperature alte hanno velocemente ripulito parte delle nostre montagne, e le foto della recente escursione al Pizzo di Gino di ivanbutti, sono una chiara indicazione che … Gino è fattibile.
Alle 7:45 partiamo da Tecchio, sopra San Nazzaro in Val Cavargna.
Il tempo è molto nuvoloso, lo sappiamo dal meteo controllato tutta la settimana, ma la voglia è troppa e poco ci può fermare.
Parcheggio a Q1290, vicino alcune baite in legno che dominano la vallata (la Val Cavargna), peccato per la foschia e le nuvole.
La strada è ancora asfaltata, ma un cartello indica che serve un permesso per proseguire. Percorriamo seguendo i vari tornanti, dopo poco l’ asfalto cessa e diventa sterrato, la strada continua quasi sul crestone, salendo rapidamente.
Primo bivio attorno ai 1700mt, a dx si raggiunge il rifugio Croce di Campo (si intravvede il tetto), a sx si prosegue in lieve pendenza verso l’ Alpe Vacchera.
L’ alpe la si vede bene, appoggiata alle pendici SE del Pizzo di Gino.
La raggiungiamo in breve e ci fermiamo per una piccola sosta ad una fontana con un’ ottima acqua fresca.
Alle spalle dell’ Alpe c’e’ un secondo bivio, a dx si raggiunge una baita (appena ristrutturata dopo essere stata semi-distrutta da una slavina), e poi per un sentiero a mezza costa, proseguendo diritto ed oltrepassando un torrentino si segue la via delle trincee.
Proprio non lo immaginavo, ma la linea Cadorna, una linea difensiva costruita tra il 1911 ed il 1916 nelle montagne di Como,Varese,Lecco,Sondrio, passa anche di qui.
L’ho trovata al Sasso Gordona, al Galbiga e Crocione, ancora non sapevo che anche qui avrei trovato trincee e resti di casermette.
Se siete curiosi, vi rimando a Wikipedia.
Seguiamo dunque il sentiero basso. Per precisione, i due sentieri si congiungono sopra Q2000, per raggiungere la cresta finale.
La salita è dolce, e permette di vedere molte trincee, gallerie e resti di muri a secco, poi impenna decisamente, guadagnando quota rapidamente e faticosamente.
Fino a Q2000 le indicazioni sono sempre presenti, con bandierine e segni di vernice sui sassi.
A Q2000, altro bivio: proseguendo diritto (indicazione trincee) ci si dirige verso la dorsale O, verso le bocchette di Gino Q2070 (al precedente tentativo ci siamo fermati qui ….), la bocchetta di Sengio Q2010 (che scollina verso la Valle Albano ed il Rifugio Sommafiume), o in cresta alla Cima Verta (o Motto della Tappa).
Trovate una nostra escursione da Vegna alla Cima Verta e per Creste verso il Garzirola.
Seguendo invece la cresta erbosa, che termina con un precipizio, ci si dirige verso la vetta. Fine dei segnali, quindi seguite la evidente cresta con le dovute cautele.
Purtroppo le nuvole (ed il Pizzo ha quasi sempre la sua nuvola privata), ci nascondono tutto, la visibilità è di 5-10mt max.
Verso Q2200 c’è l’unico passaggio da fare con la massima attenzione, si scavalla e per un brevissimo tratto c’e’ un sentierino esposto verso dx (salendo), reso molto scivoloso dall’ umidità tremenda nell’ aria.
Alle 10:45, dopo 2:45m di cammino siamo in vetta
C’e’ la grande croce e purtroppo nello spazio della cima non c’è posto per appoggiare neppure lo zaino, ci sono escrementi di pecore e capre ovunque, inevitabile … appesantire gli scarponi.
La vista è normalmente stupenda, a parte oggi che si vede a qualche metro.
Scattiamo le rituali foto di vetta, tira aria fredda e uno di noi si accorge di aver perso il portafogli mettendosi la giacca a vento. Panico e disperazione.
Nonostante nebbia e mancanza di segnali, lo ritroveremo a scendere. Bravo al segugio Bob.
Scendiamo quindi dalla stessa via (anche questa non semplice da trovare vedendo poco o nulla), anche per la disperata ricerca … del portafogli.
Ritroviamo tutto, portafogli, sentiero e sorriso sulla faccia di Gimmy….
Poco dopo mezzogiorno siamo di nuovo all’ Alpe Vacchera, alpeggio in ottime condizioni ma non in uso.
Pranziamo attorno alla fontana, non solo con i soliti panini, ma chiudiamo con torte e spumante, festeggiamo il compleanno di Brown, capitato in settimana.
Quale compleanno migliore eh ? Anche Gino che per qualche istante esce dalle tenebre, sembra salutare l’ evento.
Scendiamo lungo la strada e tagliando per prati dove possibile.
Le nuvole non mollano, ma scendendo fa capolino un po’ di sole e di afa ….
Torniamo al parcheggio, soddisfatti della giornata, nonostante le nuvole.
Cosa aggiungere di più, il Menone (altro nome del Pizzo di Gino) è una montagna meravigliosa, meta di moltissimi escursionisti anche da molte parti della padania (se cercate in rete lo trovate nelle escursioni del CAI di mezza Lombardia).
E’ da fare, certamente in una giornata che permette di assaporare la meravigliosa vista a 360°.
Anche per i vicini amici svizzeri, è certamente una vetta su cui appoggiare con piacere i propri scarponi.
Alcuni dettagli:
Percorso:
San Nazzaro in Val Cavargna, Località Tecchio Q1290 - Alpe Vacchera Q1775 - Vetta del Pizzo di Gino Q2245 -
Alpe Vacchera Q 1775 (Pranzo) - ritorno, stessa via, a Tecchio12.7 Km totali
Giro complessivo: 5h
Altre informazioni, foto, files, tracce e diario (per la panoramica dalla vetta bisognerà aspettare un’ altra occasione) sul nostro sito
www.girovagando.net Escursione #62
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