Pizzo d'Andolla 3657 m - Dalla via normale italiana
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Ci sono montagne che restano impresse nel cuore degli uomini che hanno la fortuna di conquistarle.
Il Pizzo di Andolla è una di queste.
Severo e maestoso il "Pizzo", così chiamato da chi vive sotto la sua protezione, è bello per la sua articolata complessità e per la sua - parole di Itineralp - "vasta enormità".
Come sempre, una volta guadagnata "l'angusta vetta affacciata sull'infinito" (cit. Oliviero B. vienormali.it), la meta diventerà automaticamente il ritorno a casa. Da chi amiamo di più.
La vera impresa per me?
Stare al passo dei miei due fortissimi compagni.
Visto da Cheggio

Visto dal Weissmies nel 2022

Ho sempre sognato di salire sull'Andolla. Ho scoperto questa montagna diversi anni fa curiosando sulla CNS alla ricerca di cime interessanti in Piemonte. Mi ha colpito la quota. È la seconda montagna della Val d'Ossola, dopo il gruppo del Monte Rosa e prima del Monte Leone. L'ho vista per la prima volta dal Weissmies (vedi foto qui sopra).
Ma soprattutto mi hanno sempre affascinato le relazioni. In particolare il racconto entusiasmante di
ciolly e
tapio. Il mio progetto è nato l'anno scorso e sarei salito anche in solitaria ma ho avuto la fortuna di poter contare sulla compagnia di due forti compagni: Gabriele e Andrea.
"Quanto impieghiamo secondo te Bianca"?
"Di solito gli alpinisti impiegano dalle 10 alle 15 ore".
"Dal Rifugio alla vetta e ritorno al Rifugio"'?
"Sì esatto"!
"Ok allora adesso sono le .....09. Ci vediamo alle 21.00"
"Anche se tornerete più tardi non preoccupatevi. Vi terremo la cena. Andrea non va a letto se qualcuno è sul Pizzo e non è rientrato".
I miei calcoli saranno corretti. Impiegheremo 12 ore dal Rifugio. Oltre alle 2 già trascorse.
La buona filosofia del rifugista è una premessa rassicurante con la quale intraprendere il tour.
In breve
Siamo saliti in giornata sul Pizzo d'Andolla dal versante italiano seguendo la via normale. Questa risale le dorsali che si diramano a sud della cresta est, percorre la cresta est fino a 3500 m per poi deviare, tramite una cengia, sulla cresta sud e, da qui, in breve, fino alla vetta.
Il nostro appoggio è stato il confortevole Rifugio Andolla dove abbiamo dormito al ritorno. Abbiamo scelto la prima giornata per salire in vetta in quanto secondo applicazioni meteo piuttosto dettagliate le nubi sarebbero state più alte. L'abbiamo indovinata: l'indomani le cime sarebbero state avvolte da coperture con basi a 3000 m.
Abbiamo impiegato 8 ore per la vetta (6 ore dal rifugio) e 6 per il ritorno allo stesso. Salita e discesa non hanno tempistiche diverse a causa della complessità del terreno, la quale impone un passo ponderato. Inoltre al ritorno ho avuto dolori al ginocchio (inquietante novità) e abbiamo commesso un errore.
Da Cheggio al Rifugio (poco meno di 2 ore, T3, 600 m)
Sveglia alle 03.00 (poteva andarmi peggio). Prendo Gabriele a Mendrisio e Andrea a Como.
Con la A8 ci spostiamo in direzione Gravellona e usciamo a Villadossola. Qui prendiamo un caffé e una brioche e risaliamo poi la Valle Antrona. In poco tempo raggiungiamo la diga dove parcheggiamo presso un ampio sterrato.
Partiamo poco prima delle 07.00 sotto una lesta aurora.
Costeggiamo il Lago dei Cavalli e risaliamo l'Alta Valle Antrona. La testata della valle è caratterizzata da imponenti pareti rocciose, come quelle del nostro Pizzo e del vicino Mittelrück. Esse cingono tutto l'ambiente rendono affascinante il paesaggio, oscurano il segnale dei telefoni (i quali prendono solo oltre i 3000 m) e assorbono ogni rumore garantendo un silenzio quasi surreale.
L'isolamento della regione dà la sensazione di tornare indietro nel tempo.
Il Rifugio Andolla dominato dalle pareti del Mittelrück

Ci fermiamo per lasciare gli effetti personali che non ci servono per la salita. Conosciamo Bianca, una giovane ragazza che affianca Andrea, il rifugista. Lasciamo anche i ramponi e la piccozza. Ieri non sono stati utilizzati dalla cordata che è salita.
Quest'anno siamo la settima cordata a salire sul Pizzo. Questa informazione la dice lunga sulla frequentazione dal lato italiano di questa montagna.
Ci fermiamo poco. Il tempo di un caffé e ripartiamo.
Calcoliamo almeno 12 ore e sono già le nove del mattino.
Dal Rifugio Andolla alla base della cresta est del Pizzo d'Andolla (3 ore - T6/PD+ - 1200 m)
Seguiamo il sentiero per il Bivacco Varese ma lo lasciamo a quota 2200 m per staccarci a destra e risalire verso i contrafforti rocciosi alla base della cima 3254 m. Essa è posta lungo la cresta est. C'è una scritta rossa sbiadita indicante il Pizzo d'Andolla. Salendo ci sono bolli gialli sbiaditi. La traccia non è evidente e si perde facilmente. Bisogna montare il pendio obliquando a sinistra verso le bastionate. Ad un certo punto (quota 2500 m) si attraversa un ruscello (ultima fonte di acqua) verso sinistra, quindi si sale ulteriormente e tramite un pendio di sfasciumi si perviene ad un canale erboso che si apre nella grande bastionata. C'è un'evidente scritta in giallo ("Andolla").
Ci fermiamo per un breve snack prima di procedere.
Avvicinamento alle bastionate rocciose

Risaliamo il canale (terreno erboso misto roccette) piegando verso sinistra fino a raggiungere il filo della cresta. Si tratta di una cresta secondaria che discende dal punto 3254 m della cresta est. Una seconda diramazione discende poco più ad ovest e la toccheremo più in alto. A partire dal canale erboso di quota 2700 m ci sono segni di vernice verde piuttosto recenti. Il rifugista al ritorno ci ha detto che sono stati applicati da alcuni ragazzi. Per noi si tratta di un grande vantaggio.
Ci affacciamo sulla vasta parete sud del Pizzo. Risaliamo la cresta che inizialmente appare erbosa, poi di blocchi. La scaliamo per 300 m circa. Si arrampica spesso con passaggi vari fino al II grado. Poi attraversiamo un canale detritico sulla sinistra fino ad una seconda breve cresta che si dirama sempre dal punto 3254 m. La risaliamo brevemente per poi piegare ulteriormente a sinistra. La quota 3254 m non la tocchiamo ma procediamo a sinistra salendo gradualmente fino a toccare la cresta est.
Sono trascorse tre ore.
Ci fermiamo per mangiare qualcosa prima di intraprendere la scalata del Pizzo.
Spostamento verso sinistra tra le creste che si diramano a sud del punto 3254 m

A pochi metri dalla cresta est

Il Pizzo d'Andolla
Mentre scali una montagna di queste proporzioni non ti rendi conto che lo stai facendo. Te ne accorgi soltanto quando a valle, alla fine della giornata, ti giri a contemplare ciò che lasci. Solo allora puoi capirlo veramente. Nei giorni successivi ancora di più.
Una volta guadagnata la cresta est risaliamo per facili rocce fino al punto quota 3308 m. Da qui ci si trova dinnanzi al Pizzo d'Andolla. Visto da questo punto sprigiona tutta la sua potenza.
Il Pizzo visto dalla quota 3308 m

Ci abbassiamo di pochi metri e mettiamo piede sul ghiacciaio. È piatto e non presenta crepacci. Il tratto glaciale è brevissimo. Presto attacchiamo la cresta est vera e propria, la quale qui si impenna. Inizialmente risaliamo facili rocce levigate. Ma ben presto la musica cambia e subentrano le varie modulazioni. C'è una bella placca fessurata e chiusa a sinistra da risalire (III-) e poco più avanti ce n'è un'altra, aperta, che va scalata lungo la fessura (III+). Riusciamo a superare i passaggi senza usare la corda. La scalata prosegue sempre tra il secondo e il terzo grado fino a condurre alla cengia. Essa attraversa la parete sud.
Il passaggio chiave (III+) - Nella realtà è più appoggiato

Attraversiamo con cautela la cengia. È sufficientemente larga ma ha un terreno infido.
Raggiungiamo quindi la cresta sud nella sua parte finale. Qui si concentrano vari passaggi piuttosto verticali. Non li ricordo con precisione. Ma ricordo che in generale si riesce a salire senza esporsi eccessivamente. Ad un certo punto ci affacciamo sulla Almagellertal per aggirare un muro. Perveniamo ad un breve camino (III+) e qui ad una placca parzialmente innevata (IV-) che ci immette al terrazzo basale della vetta. Gabriele ha un evidente calo di zuccheri in quanto manca della forza e della lucidità per superare facilmente il passaggio. Pertanto lo aiuterà Andrea, al ritorno lo calerà e mangeremo obbligatoriamente appena possibile anche senza aver fame.
Dal terrazzo si accede alla torre sommitale superando a sinistra la torre sommitale (III esposto ma appigliato).
Siamo in cima! L'angusta vetta affacciata sull'infinito è nostra!
Davanti a noi appare il Weissmies. Il gruppo del Rosa appare e scompare nella nebbia. Il panorama è in parte compromesso. Ma per noi il panorama è secondario.
Accesso al terrazzo alla base della vetta

Lo stesso visto da sotto

Discesa al Rifugio
A causa di un improvviso dolore al ginocchio destro (quando piego l'arto caricando il peso in discesa) devo scendere evitando movimenti sbagliati. Questo mi farà perdere forse un'ora. In ogni caso la discesa dal Pizzo d'Andolla è una seconda grande missione dopo quella della sua conquista. Ripercorriamo a ritroso lo stesso percorso. Useremo la corda soltanto per la placca parzialmente innevata sotto la vetta (per calare Gabriele che in quel momento è con il mentale fuori uso) e per quella fessurata aperta a quota 3400 m circa dove allestiremo una doppia. Abbandono un cordino. Ci sono altri cordini in giro per eventuali altre calate.
Le doppie portano via molto tempo pertanto le limitiamo.
Per un passaggio esposto che già in salita ho faticato a superare trovo un'alternativa infilandomi in un stretto passaggio sottostante.
Purtroppo Andrea si prende sulla mano destra una roccia staccata accidentalmente da uno di noi riportando una frattura del carpo. Essendo ugualmente veloce ed efficente nella discesa lo lasceremo scendere rapido al rifugio.
Io e Gabriele raggiungeremo alle 17.00 la base della cresta e alle 19.00 il canale erboso. Scenderemo lo stesso a destra sbagliando: dovremo traversare un ripido pendio per correggerci. Questo ci farà
perdere almeno 20 minuti di tempo.
La grande metropoli

Alla luce delle frontali discendiamo i pendii sottostanti le grandi pareti rocciose. Perdiamo e ritroviamo costantemente il sentiero ma non importa. Vediamo il rifugio illuminato e puntiamo a quello. A volte dobbiamo correggere per evitare i vari cliff. Al ruscello beviamo almeno un litro di acqua a testa.
Alle 21.00, come calcolato, Andrea ci accoglie.
Mangeremo molto bene e dormiremo tante ore di fila.
Saremo gli unici ospiti. E per questo saremo coccolati.
Stima della traccia

Video
Video: [/drive.google.com/file/d/1KK77A9NfEpp1N95fRlllvJmOvxtJ46xK/v...]
Storie in evidenza: [/www.instagram.com/stories/highlights/18026404964344890/?__p...]
Reeel: /www.instagram.com/reel/DAEh7nntm5a/
Relazioni di riferimento a cui ho attinto
/www.hikr.org/tour/post68869.html - Relazione Hikr di Tapio e Ciolly
/sites.google.com/site/itineralp/relazioni/pizzo-d-andolla - Di Itineralp (Corrado): è quella più dettagliata
/www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=1228 - Salita del 2002
Il Pizzo di Andolla è una di queste.
Severo e maestoso il "Pizzo", così chiamato da chi vive sotto la sua protezione, è bello per la sua articolata complessità e per la sua - parole di Itineralp - "vasta enormità".
Come sempre, una volta guadagnata "l'angusta vetta affacciata sull'infinito" (cit. Oliviero B. vienormali.it), la meta diventerà automaticamente il ritorno a casa. Da chi amiamo di più.
La vera impresa per me?
Stare al passo dei miei due fortissimi compagni.
Visto da Cheggio

Visto dal Weissmies nel 2022

Ho sempre sognato di salire sull'Andolla. Ho scoperto questa montagna diversi anni fa curiosando sulla CNS alla ricerca di cime interessanti in Piemonte. Mi ha colpito la quota. È la seconda montagna della Val d'Ossola, dopo il gruppo del Monte Rosa e prima del Monte Leone. L'ho vista per la prima volta dal Weissmies (vedi foto qui sopra).
Ma soprattutto mi hanno sempre affascinato le relazioni. In particolare il racconto entusiasmante di


"Quanto impieghiamo secondo te Bianca"?
"Di solito gli alpinisti impiegano dalle 10 alle 15 ore".
"Dal Rifugio alla vetta e ritorno al Rifugio"'?
"Sì esatto"!
"Ok allora adesso sono le .....09. Ci vediamo alle 21.00"
"Anche se tornerete più tardi non preoccupatevi. Vi terremo la cena. Andrea non va a letto se qualcuno è sul Pizzo e non è rientrato".
I miei calcoli saranno corretti. Impiegheremo 12 ore dal Rifugio. Oltre alle 2 già trascorse.
La buona filosofia del rifugista è una premessa rassicurante con la quale intraprendere il tour.
In breve
Siamo saliti in giornata sul Pizzo d'Andolla dal versante italiano seguendo la via normale. Questa risale le dorsali che si diramano a sud della cresta est, percorre la cresta est fino a 3500 m per poi deviare, tramite una cengia, sulla cresta sud e, da qui, in breve, fino alla vetta.
Il nostro appoggio è stato il confortevole Rifugio Andolla dove abbiamo dormito al ritorno. Abbiamo scelto la prima giornata per salire in vetta in quanto secondo applicazioni meteo piuttosto dettagliate le nubi sarebbero state più alte. L'abbiamo indovinata: l'indomani le cime sarebbero state avvolte da coperture con basi a 3000 m.
Abbiamo impiegato 8 ore per la vetta (6 ore dal rifugio) e 6 per il ritorno allo stesso. Salita e discesa non hanno tempistiche diverse a causa della complessità del terreno, la quale impone un passo ponderato. Inoltre al ritorno ho avuto dolori al ginocchio (inquietante novità) e abbiamo commesso un errore.
Da Cheggio al Rifugio (poco meno di 2 ore, T3, 600 m)
Sveglia alle 03.00 (poteva andarmi peggio). Prendo Gabriele a Mendrisio e Andrea a Como.
Con la A8 ci spostiamo in direzione Gravellona e usciamo a Villadossola. Qui prendiamo un caffé e una brioche e risaliamo poi la Valle Antrona. In poco tempo raggiungiamo la diga dove parcheggiamo presso un ampio sterrato.
Partiamo poco prima delle 07.00 sotto una lesta aurora.
Costeggiamo il Lago dei Cavalli e risaliamo l'Alta Valle Antrona. La testata della valle è caratterizzata da imponenti pareti rocciose, come quelle del nostro Pizzo e del vicino Mittelrück. Esse cingono tutto l'ambiente rendono affascinante il paesaggio, oscurano il segnale dei telefoni (i quali prendono solo oltre i 3000 m) e assorbono ogni rumore garantendo un silenzio quasi surreale.
L'isolamento della regione dà la sensazione di tornare indietro nel tempo.
Il Rifugio Andolla dominato dalle pareti del Mittelrück

Ci fermiamo per lasciare gli effetti personali che non ci servono per la salita. Conosciamo Bianca, una giovane ragazza che affianca Andrea, il rifugista. Lasciamo anche i ramponi e la piccozza. Ieri non sono stati utilizzati dalla cordata che è salita.
Quest'anno siamo la settima cordata a salire sul Pizzo. Questa informazione la dice lunga sulla frequentazione dal lato italiano di questa montagna.
Ci fermiamo poco. Il tempo di un caffé e ripartiamo.
Calcoliamo almeno 12 ore e sono già le nove del mattino.
Dal Rifugio Andolla alla base della cresta est del Pizzo d'Andolla (3 ore - T6/PD+ - 1200 m)
Seguiamo il sentiero per il Bivacco Varese ma lo lasciamo a quota 2200 m per staccarci a destra e risalire verso i contrafforti rocciosi alla base della cima 3254 m. Essa è posta lungo la cresta est. C'è una scritta rossa sbiadita indicante il Pizzo d'Andolla. Salendo ci sono bolli gialli sbiaditi. La traccia non è evidente e si perde facilmente. Bisogna montare il pendio obliquando a sinistra verso le bastionate. Ad un certo punto (quota 2500 m) si attraversa un ruscello (ultima fonte di acqua) verso sinistra, quindi si sale ulteriormente e tramite un pendio di sfasciumi si perviene ad un canale erboso che si apre nella grande bastionata. C'è un'evidente scritta in giallo ("Andolla").
Ci fermiamo per un breve snack prima di procedere.
Avvicinamento alle bastionate rocciose

Risaliamo il canale (terreno erboso misto roccette) piegando verso sinistra fino a raggiungere il filo della cresta. Si tratta di una cresta secondaria che discende dal punto 3254 m della cresta est. Una seconda diramazione discende poco più ad ovest e la toccheremo più in alto. A partire dal canale erboso di quota 2700 m ci sono segni di vernice verde piuttosto recenti. Il rifugista al ritorno ci ha detto che sono stati applicati da alcuni ragazzi. Per noi si tratta di un grande vantaggio.
Ci affacciamo sulla vasta parete sud del Pizzo. Risaliamo la cresta che inizialmente appare erbosa, poi di blocchi. La scaliamo per 300 m circa. Si arrampica spesso con passaggi vari fino al II grado. Poi attraversiamo un canale detritico sulla sinistra fino ad una seconda breve cresta che si dirama sempre dal punto 3254 m. La risaliamo brevemente per poi piegare ulteriormente a sinistra. La quota 3254 m non la tocchiamo ma procediamo a sinistra salendo gradualmente fino a toccare la cresta est.
Sono trascorse tre ore.
Ci fermiamo per mangiare qualcosa prima di intraprendere la scalata del Pizzo.
Spostamento verso sinistra tra le creste che si diramano a sud del punto 3254 m

A pochi metri dalla cresta est

Il Pizzo d'Andolla
Mentre scali una montagna di queste proporzioni non ti rendi conto che lo stai facendo. Te ne accorgi soltanto quando a valle, alla fine della giornata, ti giri a contemplare ciò che lasci. Solo allora puoi capirlo veramente. Nei giorni successivi ancora di più.
Una volta guadagnata la cresta est risaliamo per facili rocce fino al punto quota 3308 m. Da qui ci si trova dinnanzi al Pizzo d'Andolla. Visto da questo punto sprigiona tutta la sua potenza.
Il Pizzo visto dalla quota 3308 m

Ci abbassiamo di pochi metri e mettiamo piede sul ghiacciaio. È piatto e non presenta crepacci. Il tratto glaciale è brevissimo. Presto attacchiamo la cresta est vera e propria, la quale qui si impenna. Inizialmente risaliamo facili rocce levigate. Ma ben presto la musica cambia e subentrano le varie modulazioni. C'è una bella placca fessurata e chiusa a sinistra da risalire (III-) e poco più avanti ce n'è un'altra, aperta, che va scalata lungo la fessura (III+). Riusciamo a superare i passaggi senza usare la corda. La scalata prosegue sempre tra il secondo e il terzo grado fino a condurre alla cengia. Essa attraversa la parete sud.
Il passaggio chiave (III+) - Nella realtà è più appoggiato

Attraversiamo con cautela la cengia. È sufficientemente larga ma ha un terreno infido.
Raggiungiamo quindi la cresta sud nella sua parte finale. Qui si concentrano vari passaggi piuttosto verticali. Non li ricordo con precisione. Ma ricordo che in generale si riesce a salire senza esporsi eccessivamente. Ad un certo punto ci affacciamo sulla Almagellertal per aggirare un muro. Perveniamo ad un breve camino (III+) e qui ad una placca parzialmente innevata (IV-) che ci immette al terrazzo basale della vetta. Gabriele ha un evidente calo di zuccheri in quanto manca della forza e della lucidità per superare facilmente il passaggio. Pertanto lo aiuterà Andrea, al ritorno lo calerà e mangeremo obbligatoriamente appena possibile anche senza aver fame.
Dal terrazzo si accede alla torre sommitale superando a sinistra la torre sommitale (III esposto ma appigliato).
Siamo in cima! L'angusta vetta affacciata sull'infinito è nostra!
Davanti a noi appare il Weissmies. Il gruppo del Rosa appare e scompare nella nebbia. Il panorama è in parte compromesso. Ma per noi il panorama è secondario.
Accesso al terrazzo alla base della vetta

Lo stesso visto da sotto

Discesa al Rifugio
A causa di un improvviso dolore al ginocchio destro (quando piego l'arto caricando il peso in discesa) devo scendere evitando movimenti sbagliati. Questo mi farà perdere forse un'ora. In ogni caso la discesa dal Pizzo d'Andolla è una seconda grande missione dopo quella della sua conquista. Ripercorriamo a ritroso lo stesso percorso. Useremo la corda soltanto per la placca parzialmente innevata sotto la vetta (per calare Gabriele che in quel momento è con il mentale fuori uso) e per quella fessurata aperta a quota 3400 m circa dove allestiremo una doppia. Abbandono un cordino. Ci sono altri cordini in giro per eventuali altre calate.
Le doppie portano via molto tempo pertanto le limitiamo.
Per un passaggio esposto che già in salita ho faticato a superare trovo un'alternativa infilandomi in un stretto passaggio sottostante.
Purtroppo Andrea si prende sulla mano destra una roccia staccata accidentalmente da uno di noi riportando una frattura del carpo. Essendo ugualmente veloce ed efficente nella discesa lo lasceremo scendere rapido al rifugio.
Io e Gabriele raggiungeremo alle 17.00 la base della cresta e alle 19.00 il canale erboso. Scenderemo lo stesso a destra sbagliando: dovremo traversare un ripido pendio per correggerci. Questo ci farà
perdere almeno 20 minuti di tempo.
La grande metropoli

Alla luce delle frontali discendiamo i pendii sottostanti le grandi pareti rocciose. Perdiamo e ritroviamo costantemente il sentiero ma non importa. Vediamo il rifugio illuminato e puntiamo a quello. A volte dobbiamo correggere per evitare i vari cliff. Al ruscello beviamo almeno un litro di acqua a testa.
Alle 21.00, come calcolato, Andrea ci accoglie.
Mangeremo molto bene e dormiremo tante ore di fila.
Saremo gli unici ospiti. E per questo saremo coccolati.
Stima della traccia

Video
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Relazioni di riferimento a cui ho attinto
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Tourengänger:
Michea82

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