Pizzo Bernina (4049 m) via normale
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Doveva essere una gita di due giorni nella settimana prima di ferragosto ma per impegni vari l'abbiamo posticipata a quella posteriore. Dovevamo essere due cordate ma alla fine siamo rimasti in 3.
Staccato dal lavoro mercoledì pomeriggio e preparato lo zaino, salgo a Chiesa in Valmalenco per incontrare Stano e salire insieme alla Diga di Campo Moro. Partiamo a piedi alle 20:00 circa e saliamo dapprima con gli ultimi raggi del sole e poi con il chiaro di luna, fino al Rifugio Carate che raggiungiamo alle 21:45. Un'ascesa curiosa, uno scambio di opinioni e pensieri tra sconosciuti quasi opposti uno all'altro.
Silvia è già a letto ma sveglia. Stano decide che partiremo alle 4:15, sveglia alle 3:30.
Dormiamo nel dormitorio con il sottofondo di un compagno di stanza dal sonno profondo e rumoroso.
Colazione con una fetta della squisita torta alle noci di Silvia e tante altre cose buone e via, mettiamo la testa fuori dal Rifugio esattamente alle 4:12.
Saliamo di buon passo alla Bocchetta delle Forbici e proseguiamo lungo il sentiero prima in piano, poi in discesa ed infine in risalita, fino al Rifugio Marinelli Bombardieri.
Ancora tutto tace. Dal rifugio proseguiamo verso destra inseguendo bolli rossi e bianchi che a tratti fatichiamo ad individuare.
Arriviamo ancora al buio al Passo Marinelli Q 3022 m. Più avanziamo più le prime luci illuminano il ghiacciaio e le pareti rocciose che si aprono davanti i nostri occhi.
Iniziamo a perdere leggermente quota superando un paio di gole nevose e buoni tratti sassosi e di sfasciume. Procediamo sul ghiacciaio ancora in ottime condizioni non prima di aver sostituito le mie scarpe con gli scarponi.
Non seguiamo una vera e propria traccia, difficile da identificare vista la presenza maggiore di ghiaccio che di neve.
Fin dal Passo Marinelli potevamo vedere le luci del Rifugio Marco e Rosa, ora possiamo vedere tutta la struttura sopra di noi.
Risaliamo il pendio nevoso effettuando tre svolte per aggirare i crepacci e raggiungere così l'attacco del sentiero attrezzato.
Quest'ultimo percorre un lungo traverso su roccia solida per poi piegare a sinistra e salire dritto per il rifugio. Mentre saliamo incontriamo anche due escursionisti che hanno deciso di rinunciare alla cima e un ragazzo in discesa da solo.
Arrivati al Rifugio Marco e Rosa facciamo una sosta di circa 20 minuti, bevendo un thè caldo e mangiando qualcosina mentre scambiamo due parole con Gabriele. Nel frattempo il cielo si è coperto, sono quasi le 10, ma non ci si pone nemmeno la domanda se proseguire o tornare indietro. Con il senno di poi avrei dovuto esporre le mie titubanze sul proseguire vista l'ora ed il meteo. Chiedo a Gabriele se effettivamente ci vogliono 2 ore per la cima, come suggeriscono le relazioni...lui in 2 ore va e torna. Ooook.
Usciamo dal rifugio, mettiamo i ramponi e ripartiamo per il pendio nevoso con poca visibilità. Ogni tanto il cielo si apre e possiamo vedere le cime delle Belle Viste. Raggiungiamo l'attacco della cresta alle 11. Parte Stano, seguendo gli spit e i pali in ferro che si susseguono per il primo tratto. Impossibile non individuare la via di salita, sempre ben attrezzata dove necessario. Procedo io per qualche breve tratto. Avanziamo molto, troppo, lenti. Procedere a tiri e non in conserva ci fa perdere un sacco di tempo, ed io inizio a viverla male.
La mia filosofia è "niente/poche pause e prima si finisce meglio è", pertanto divento nervosa al pensiero di metterci un'eternità e tornare a casa alle 4 di notte per poi lavorare il venerdì e tutto quel che già in programma.
Ma non sono sola e decido di lasciare qualunque decisione a Stano che ha maggiore esperienza e ha respinto un paio di miei suggerimenti.
La cresta è di ottima roccia, con passaggi divertenti e mai impegnativi. Solo in due tratti c'è ancora della neve facilmente superabile, o stando sul filo o leggermente a sinistra. Superata la prima metà della cresta, più arrampicosa, la seconda parte è piu una cavalcata sul filo di cresta o sulla sua destra.
Raggiungiamo la vetta del Pizzo Bernina alle 13:50, avvolti nella nebbia e in un calore assurdo per quella quota.
Ci congratuliamo ma io rimango preoccupata per l'orario della discesa, altrettanto lunga.
Lunghissima pausa in compagnia di 3 svizzeri tedeschi e un gruppo di bergamaschi saliti dalla Biancograt. Noi riprendiamo la discesa solamente alle 14:30.
Qualche foto ed un messaggio ad Alessandro, compagno di Silvia, per avvisare che va tutto bene.
Riprendiamo la via dell'andata, procedendo con calma e cautela fino all'ultima parte della cresta, ora completamente in nebbia, affrontando pure qualche minuto di pioggia ghiacciata. Effettuiamo 2 doppie da 15 metri nei tratti di III, seppure il secondo molto breve, e una terza calata da 30 metri per un canalino sfasciumoso che ci porta su una traccia. Seguo la traccia ma siamo decisamente più a sinistra dell'attacco, così, appena possibile traversiamo una decina di metri su ghiaccio per raggiungere la traccia dell'andata. Da qui rimettiamo piede sulla neve e, seguendo le tracce, torniamo al Rifugio Marco e Rosa, giusti in tempo per la cena (sono le 19:00).
La stanchezza di fisica e mentale di Silvia e la preoccupazione di Alessandro, suggeriscono di fermarci per la notte al rifugio e scendere il giorno seguente.
Faremo così, sveglia alle 5:15 per riprendere il cammino alle 6. Discesa per il sentiero attrezzato e attraversamento del ghiacciaio rimanendo leggermente più al centro e con repentini slalom per individuare i passaggi più sicuri.
Raggiunte le mie scarpette e cambiato assetto, saluto i compagni e scendo veloce al Rifugio Carate dove deposito la corda di Ale e riprendo la corsa per la Diga di Campo Moro.
Mi aspetta una giornata di fuoco: riunioni, 2h30' d'auto, doccia+pranzo, preparazione dello zaino per la sera, 2h auto per Verona, recupero dei nipoti, 1h auto per Lessinia, e finalmente l'esperienza tenda con i due nipoti più grandi, Ambra e Samuele. Qualcosa di indimenticabile sia per me che, spero, per loro.
Il riassunto della mia vita in 3 righe...
TEMPISTICHE (pause escluse):
Diga di Campo Moro-Rifugio Carate: 1h40'
Rifugio Carate-Rifugio Marinelli: 57'
Rifugio Marinelli-Passo Marinelli: 30'
Passo Marinelli-attacco ferrata: 1h51'
ferrata-Rifugio Marco e Rosa: 55'
Rifugio Marco e Rosa-Pizzo Bernina: 3h18'
Pizzo Bernina-Rifugio Marco e Rosa: 4h40'
Rifugio Marco e Rosa-fine ghiacciaio: 3h
Ghiacciaio-Rifugio Marinelli (semi corsa): 50'
Rifugio Marinelli-Rifugio Carate (semi corsa): 30'
Rifugio Carate-Diga di Campo Moro (semi corsa): 55'
Era il primo 4000 di Silvia e dispiace sia andata così, per lei un calvario, troppo lungo e troppo impegnativo dal Carate, oltretutto con il cielo così coperto da non poter vedere il panorama che si gode da lassù.
Con il senno di poi è semplice pensare a decisioni differenti, ma ogni esperienza è una lezione e di certo la prossima non andrà così.
A cercare i lati positivi sono felice di essere stata con Silvia nel suo primo 4000 e di aver passato una bella serata in compagnia di altri malenchi, Luca e Davide, al Rifugio Marco e Rosa...e come non menzionare la star della Valmalenco, il Bianco!
Staccato dal lavoro mercoledì pomeriggio e preparato lo zaino, salgo a Chiesa in Valmalenco per incontrare Stano e salire insieme alla Diga di Campo Moro. Partiamo a piedi alle 20:00 circa e saliamo dapprima con gli ultimi raggi del sole e poi con il chiaro di luna, fino al Rifugio Carate che raggiungiamo alle 21:45. Un'ascesa curiosa, uno scambio di opinioni e pensieri tra sconosciuti quasi opposti uno all'altro.
Silvia è già a letto ma sveglia. Stano decide che partiremo alle 4:15, sveglia alle 3:30.
Dormiamo nel dormitorio con il sottofondo di un compagno di stanza dal sonno profondo e rumoroso.
Colazione con una fetta della squisita torta alle noci di Silvia e tante altre cose buone e via, mettiamo la testa fuori dal Rifugio esattamente alle 4:12.
Saliamo di buon passo alla Bocchetta delle Forbici e proseguiamo lungo il sentiero prima in piano, poi in discesa ed infine in risalita, fino al Rifugio Marinelli Bombardieri.
Ancora tutto tace. Dal rifugio proseguiamo verso destra inseguendo bolli rossi e bianchi che a tratti fatichiamo ad individuare.
Arriviamo ancora al buio al Passo Marinelli Q 3022 m. Più avanziamo più le prime luci illuminano il ghiacciaio e le pareti rocciose che si aprono davanti i nostri occhi.
Iniziamo a perdere leggermente quota superando un paio di gole nevose e buoni tratti sassosi e di sfasciume. Procediamo sul ghiacciaio ancora in ottime condizioni non prima di aver sostituito le mie scarpe con gli scarponi.
Non seguiamo una vera e propria traccia, difficile da identificare vista la presenza maggiore di ghiaccio che di neve.
Fin dal Passo Marinelli potevamo vedere le luci del Rifugio Marco e Rosa, ora possiamo vedere tutta la struttura sopra di noi.
Risaliamo il pendio nevoso effettuando tre svolte per aggirare i crepacci e raggiungere così l'attacco del sentiero attrezzato.
Quest'ultimo percorre un lungo traverso su roccia solida per poi piegare a sinistra e salire dritto per il rifugio. Mentre saliamo incontriamo anche due escursionisti che hanno deciso di rinunciare alla cima e un ragazzo in discesa da solo.
Arrivati al Rifugio Marco e Rosa facciamo una sosta di circa 20 minuti, bevendo un thè caldo e mangiando qualcosina mentre scambiamo due parole con Gabriele. Nel frattempo il cielo si è coperto, sono quasi le 10, ma non ci si pone nemmeno la domanda se proseguire o tornare indietro. Con il senno di poi avrei dovuto esporre le mie titubanze sul proseguire vista l'ora ed il meteo. Chiedo a Gabriele se effettivamente ci vogliono 2 ore per la cima, come suggeriscono le relazioni...lui in 2 ore va e torna. Ooook.
Usciamo dal rifugio, mettiamo i ramponi e ripartiamo per il pendio nevoso con poca visibilità. Ogni tanto il cielo si apre e possiamo vedere le cime delle Belle Viste. Raggiungiamo l'attacco della cresta alle 11. Parte Stano, seguendo gli spit e i pali in ferro che si susseguono per il primo tratto. Impossibile non individuare la via di salita, sempre ben attrezzata dove necessario. Procedo io per qualche breve tratto. Avanziamo molto, troppo, lenti. Procedere a tiri e non in conserva ci fa perdere un sacco di tempo, ed io inizio a viverla male.
La mia filosofia è "niente/poche pause e prima si finisce meglio è", pertanto divento nervosa al pensiero di metterci un'eternità e tornare a casa alle 4 di notte per poi lavorare il venerdì e tutto quel che già in programma.
Ma non sono sola e decido di lasciare qualunque decisione a Stano che ha maggiore esperienza e ha respinto un paio di miei suggerimenti.
La cresta è di ottima roccia, con passaggi divertenti e mai impegnativi. Solo in due tratti c'è ancora della neve facilmente superabile, o stando sul filo o leggermente a sinistra. Superata la prima metà della cresta, più arrampicosa, la seconda parte è piu una cavalcata sul filo di cresta o sulla sua destra.
Raggiungiamo la vetta del Pizzo Bernina alle 13:50, avvolti nella nebbia e in un calore assurdo per quella quota.
Ci congratuliamo ma io rimango preoccupata per l'orario della discesa, altrettanto lunga.
Lunghissima pausa in compagnia di 3 svizzeri tedeschi e un gruppo di bergamaschi saliti dalla Biancograt. Noi riprendiamo la discesa solamente alle 14:30.
Qualche foto ed un messaggio ad Alessandro, compagno di Silvia, per avvisare che va tutto bene.
Riprendiamo la via dell'andata, procedendo con calma e cautela fino all'ultima parte della cresta, ora completamente in nebbia, affrontando pure qualche minuto di pioggia ghiacciata. Effettuiamo 2 doppie da 15 metri nei tratti di III, seppure il secondo molto breve, e una terza calata da 30 metri per un canalino sfasciumoso che ci porta su una traccia. Seguo la traccia ma siamo decisamente più a sinistra dell'attacco, così, appena possibile traversiamo una decina di metri su ghiaccio per raggiungere la traccia dell'andata. Da qui rimettiamo piede sulla neve e, seguendo le tracce, torniamo al Rifugio Marco e Rosa, giusti in tempo per la cena (sono le 19:00).
La stanchezza di fisica e mentale di Silvia e la preoccupazione di Alessandro, suggeriscono di fermarci per la notte al rifugio e scendere il giorno seguente.
Faremo così, sveglia alle 5:15 per riprendere il cammino alle 6. Discesa per il sentiero attrezzato e attraversamento del ghiacciaio rimanendo leggermente più al centro e con repentini slalom per individuare i passaggi più sicuri.
Raggiunte le mie scarpette e cambiato assetto, saluto i compagni e scendo veloce al Rifugio Carate dove deposito la corda di Ale e riprendo la corsa per la Diga di Campo Moro.
Mi aspetta una giornata di fuoco: riunioni, 2h30' d'auto, doccia+pranzo, preparazione dello zaino per la sera, 2h auto per Verona, recupero dei nipoti, 1h auto per Lessinia, e finalmente l'esperienza tenda con i due nipoti più grandi, Ambra e Samuele. Qualcosa di indimenticabile sia per me che, spero, per loro.
Il riassunto della mia vita in 3 righe...
TEMPISTICHE (pause escluse):
Diga di Campo Moro-Rifugio Carate: 1h40'
Rifugio Carate-Rifugio Marinelli: 57'
Rifugio Marinelli-Passo Marinelli: 30'
Passo Marinelli-attacco ferrata: 1h51'
ferrata-Rifugio Marco e Rosa: 55'
Rifugio Marco e Rosa-Pizzo Bernina: 3h18'
Pizzo Bernina-Rifugio Marco e Rosa: 4h40'
Rifugio Marco e Rosa-fine ghiacciaio: 3h
Ghiacciaio-Rifugio Marinelli (semi corsa): 50'
Rifugio Marinelli-Rifugio Carate (semi corsa): 30'
Rifugio Carate-Diga di Campo Moro (semi corsa): 55'
Era il primo 4000 di Silvia e dispiace sia andata così, per lei un calvario, troppo lungo e troppo impegnativo dal Carate, oltretutto con il cielo così coperto da non poter vedere il panorama che si gode da lassù.
Con il senno di poi è semplice pensare a decisioni differenti, ma ogni esperienza è una lezione e di certo la prossima non andrà così.
A cercare i lati positivi sono felice di essere stata con Silvia nel suo primo 4000 e di aver passato una bella serata in compagnia di altri malenchi, Luca e Davide, al Rifugio Marco e Rosa...e come non menzionare la star della Valmalenco, il Bianco!
Tourengänger:
martynred

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