Monte Legnone (2609 m)
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Salita all’imponente Monte Legnone, la possente piramide che fa da angolo tra il bacino del Lago di Como e la Valtellina.
Nel corso dei secoli il monte ha avuto diversi toponimi, a cominciare da “Lineo”, il più antico, d’epoca pre-romana. “Lin” significava “acqua” e il nome gli fu dato in relazione ai tanti accumuli di neve sui suoi versanti che rifluivano poi a valle con l’arrivo della stagione primaverile, creando ruscelli. Fu poi chiamato “Tricuspide” dai Romani, perché, arrivando in barca da Mandello, poteva dare l’idea di avere tre cime distinte. Nel Medioevo si comincia a trovare poi il nominativo “Lineone”, con un recupero della radice dell’antica denominazione. Da qui ecco il Legnone come lo chiamiamo oggi.
Inizio dell’escursione: ore 7.40
Fine dell’escursione: ore 14.20
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1014 hPa
Isoterma di 0°C alle 9.00: 4200 m
Temperatura alla partenza: 15,5°C
Temperatura al rientro: 27°C
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 5.46
Tramonto del sole: 21.09
Sveglia alle 4:30, partenza da casa alle 5:20, arrivo al Parcheggio Roccoli Lorla (1463 m) alle 7:18, dopo 88 km d’auto.
Sono il primo ad arrivare al parcheggio, posto sulla sella che collega il Monte Legnoncino (1711 m), a 45 min di cammino, e il Monte Legnone. Il vicino Rifugio Roccoli Lorla (1463 m) fu costruito nel 1820 da Domenico Lorla per l’utilizzo come casa di caccia all’orso e all’uccellagione.
Durante i preparativi arrivano altre auto, due addirittura dalla lontana Cecoslovacchia. L’unica fontana che si incontra lungo il percorso è proprio alla partenza, sul lato est dello stagno.
Il sentiero inizia alla sinistra del rifugio e presto si inoltra in un magnifico lariceto, toccando qualche stazione del “Percorso salute”. In leggera salita arrivo ad una biforcazione dove i segnavia indicano “Merésc de Scim (1506 m). Alle mie spalle osservo per la prima volta il Legnoncino. Poco dopo lo sguardo si apre sulle foci dell’Adda e della Mera, sulla piana di Colico, nonché sul Lago di Novate Mezzola (199 m). Alle spalle di Domaso e Gera Lario si elevano il Pizzo Ledù (2503 m) e il Pizzo Sasso Grande (2325 m).
In 40 min arrivo all’Alpe Agrogno (1658 m). Dal camino esce un intenso fumo. Un cartello informa che è attiva la vendita diretta di formaggi e salumi di capra orobica e altri prodotti.
In direzione sud posso godere di un fantastico quadro sulla Grigna settentrionale.
Il sentiero adesso è più ripido e sale a zig-zag. Una palina con dei segnavia bianchi del CAI Colico mi confermano che la direzione è corretta. Dieci minuti dopo arrivo all’Alpe di Agrogno alto (1830 m), al limite superiore del bosco. Il successivo strappo deciso, di trecento metri di dislivello, mi conduce alla cosiddetta Porta dei Merli (2129 m), al margine settentrionale della Valle Vaniga. Il sentiero, in questo tratto pianeggiante, aggira alla destra degli spuntoni rocciosi ed è assicurato con corde fisse. Ho l’opportunità di discutere appassionatamente con Angelo, un istruttore di alpinismo, cha ha all’attivo tre scalate al monolite granitico El Capitan, nel Parco Nazionale di Yosemite. Chapeau Angelo! A me faceva venire i brividi solo a fotografarlo. Presto arriviamo alla Cà de Legn (2146 m), ora chiamato Bivacco Silvestri, un bivacco edificato nel 1894 da un gruppo di pionieri dell’escursionismo milanese. La struttura in legno fungeva da casello per la caccia della selvaggina e l’abbattimento degli orsi che stavano sovrappopolando la zona ai danni del resto della fauna locale.
Saluto Angelo e proseguo con il mio passo. Oltre il bivacco, il percorso diventa più impegnativo e sale con una pendenza maggiore sulle rocce della cresta, che è attrezzata con corde fisse e gradini artificiali a causa della sua esposizione.
Incontro i primi stambecchi; ne vedrò parecchi oggi. Suppongo che siano abituati alla presenza umana; infatti, li posso fotografare fino a quattro metri di distanza.

La visione della ripidezza della cresta mi crea un po’ d’ansia. Di fatto, grazie all’assenza di neve e al terreno asciutto, la scalata è meno impegnativa di quanto non appaia dal basso.
Oltre i 2500 m di quota, il sentiero si porta sul versante Valtellinese e risale gli ultimi 200 m di cresta in direzione nord-est. Dopo 3 h e 17 min di piacevole salita pervengo, con grande soddisfazione, alla croce di vetta del Monte Legnone (2609 m).
Dopo averlo fotografato diverse volte, finalmente è arrivato il giorno della conquista.
La discesa si svolge lungo lo stesso itinerario di salita.
Per la prima volta al Monte Legnone, lungo la via più tranquilla e battuta, non particolarmente impegnativa nelle condizioni odierne. La sua forma piramidale e la sua prominenza lo rendono visibile e distinguibile anche da lontano.
Nei secoli passati si trovava sul Monte Legnone il ghiacciaio più basso d’Europa. Era nel vallone Valorga, dove fino agli anni cinquanta del Novecento vi si prelevava il ghiaccio per conservare i prodotti nella stagione estiva.
Tempo trascorso: 6 h 45 min
Tempo di salita: 3 h 17 min (soste comprese)
Tempi parziali
Parcheggio Roccoli Lorla (1450 m) – Alpe Agrogno (1658 m): 40 min
Alpe Agrogno (1658 m) – Cà de Legn (2146 m): 1 h 10 min
Cà de Legn (2146 m) – Monte Legnone (2609 m): 1 h 05 min
Dislivello in salita: 1259 m
Quota massima: 2609 m
Quota minima: 1450 m
Sviluppo complessivo: 11,96 km
Difficoltà: T3
Copertura della rete cellulare: abbastanza buona
Libro di vetta: no
Soccorso sanitario italiano: 118
Numero di emergenza unico europeo: 112
Polizia: 113.
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