Attraversata del Monte Varadega
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Escursione risultata da un cambiamento lungo il percorso per rimediare ad un progetto rivelatosi non praticabile a causa di una somma di fattori rallentanti e probabilmente comunque anche troppo ambizioso per una gita giornaliera senza gli opportuni accorgimenti. Ne è peraltro uscito un bel percorso di attraversamento di una montagna dove eravamo bensì già saliti un paio di anni fa, ma con un semplice andata/ritorno; l'itinerario si svolge completamente su percorsi militari - strade, mulattiere, camminamenti - salendo a raggiungere la postazione di vetta, facente parte della linea di controllo del tratto di confine svizzero (considerato debole dallo Stato Maggiore italiano) compreso fra la Val Grosina e la conca di Bormio al tempo della Grande Guerra. Tutta l'area fra l'Aprica ed il Gavia fu militarizzata, ma soprattutto i passi Guspessa e Mortirolo, furono sede di una piazza d'armi per il 67° Reggimento di Fanteria, tenuto pronto per poter intervenire in zona Brescia o in zona Sondrio, a seconda dell'andamento delle operazioni di eventuale difesa.
La cima (le due cime, in verità) è inoltre piuttosto significativa per i punti di vista diametralmente opposti verso vette delle province di Sondrio e di Brescia: ambedue interessanti ed attraenti, ma altrettanto turisticamente trascurate.
A seconda del punto di parcheggio, si percorre comunque un tratto della carrozzabile asfaltata Passo della Foppa-Malga Salina fino al punto di partenza della sterrata ex-militare per le Casere del Comune; dopo un paio di tronanti, all'altezza dell'alpeggio, si ignorano la deviazione a sinistra per il Piz de le Casüce e quella a destra per un'area di sosta attrezzata. Si prosegue quindi sulla mulattiera fino al terzo tornante (quinto totale, quindi) dove, sui sassi a bordo strada, si possono notare alcuni tratti di vecchia vernice rossa, ma senza alcuna precisazione; la via, trasformata ora in sentierino non sempre ben visibile nell'erba, sale dolcemente nei pressi del fondovalle ora fra i pascoli ed ora attraverso pietraie, gli unici punti in cui si ritrova l'antico lavoro di spianamento del fondo calpestabile per agevolare la progressione di uomini ed animali da soma. Dopo alcune alternanze erba-sassi la traccia tende ad allontanarsi dal centro della vallata per avvicinare il versante ripido e roccioso di NNO: il sentiero si dipana quindi in alcuni traversi ascendenti fino a raggiungere la larga dorsale di blocchi che costituisce le ultime propaggini del gruppo Sobretta-Gavia, e specificatamente la catena Monte Gavia-Corno Tremoncelli-Monte Serottini-Monte Varadega-Monte Resverde. Tralasciata a destra la evanescente ed esposta traccia in direzione del Monte Serottini, si volge a sinistra cercando il miglior passaggio fra i massi accatastati, tendendo a scavalcare in progressione le tre lievi rilevatezze che precedono la cima vera e propria. Per brevi tratti le pietre lasciano posto a zolle di pascolo, che a questa stagione appaiono coperte da una moltitudine di fiori, e finalmente si arriva alla base delle rocce terminali: nulla di particolare, tranne che i blocchi rocciosi aumentano un poco di dimensioni ed occorre qua è là arrampicarli. La vetta del Monte Varadega - punta orientale, la più alta, anche se di soli 4 metri - a causa della sua minore frequentazione è identificata solo da un cumulo di sassi con infisso un bastone, mentre la secondaria, più accessibile, reca una rustica croce di legni grezzi. Per la discesa, volendo, come abbiamo fatto noi, effettuare la traversata completa, si vanno a trovare le difficoltà maggiori con passaggi di facile arrampicata, ma su terreno talora non sicurissimo e sempre esposto. Si torna quindi per qualche metro lungo la cresta di salita, fino a trovare un canalino di sassi mobili rivolto circa a nord, da cui si disarrampica trovandosi in sequenza sotto una roccia aggettante e su di un lastrone inclinato, il tutto per una quindicina di metri di dislivello; si atterra su quanto resta di un camminamento che circondava la cuspide, ora prevalentemente franato, e lo si segue per brevissimo tratto fino a trovare la finestra di accesso alla "Galleria del Varadega". Si attraversa la perforazione, leggermente angolata ma sufficientemente chiara, andando a sbucare su di un ballatoio da cui è possibile seguire il residuo tratto conservato del camminamento perimetrale e da cui si scende tramite una bellissima e ben conservata scalinata di pietre alla selletta fra le due cime. Qui si trovano ancora, e risultano tuttora utili come riparo, i resti di un appostamento in trincea. Rapidamente, destreggiandosi fra grossi blocchi di roccia accatastati, evitando un recente franamento sulla sinistra, si accede per una sorta di canale alla larga cresta sommitale, parzialmente erbosa, della punta occidentale. Tornati al camminamento di accesso, procedendo praticamente in piano, si oltrepassa una galleria parzialmente franata, con rocce fratturate ed una larga crepa neoformata a soffitto, e si continua lungo la cengia parzialmente scavata in parete e con lunghi tratti riportati su terrapieni di muro a secco. La breccia del "Forcellino", ricavata a fianco di un obelisco di roccia, permette di cambiare versante e di iniziare a scendere con tornanti dapprima su terreno franoso, poi in un lungo attraversamento fra lastroni e grossi blocchi fratturati; nel mezzo di una distesa di sassi la bella traccia del sentiero militare incontra un bivio: si lascia a destra la direzione per il Rifugio Cros de l'Alp e si prosegue in piano verso sinistra trovando, con allargamenti progressivi della sede stradale, la comoda mulattiera che torna verso le Casere del Comune. Il percorso, decisamente lungo e monotono, compie un articolato giro attraverso una sorta di altopiano sparso di resti di strutture logistiche militari prima di scavalcare il blando Passo Varadega, dove la strada, particolarmente sassosa, torna a scendere verso il punto di partenza.
La cima (le due cime, in verità) è inoltre piuttosto significativa per i punti di vista diametralmente opposti verso vette delle province di Sondrio e di Brescia: ambedue interessanti ed attraenti, ma altrettanto turisticamente trascurate.
A seconda del punto di parcheggio, si percorre comunque un tratto della carrozzabile asfaltata Passo della Foppa-Malga Salina fino al punto di partenza della sterrata ex-militare per le Casere del Comune; dopo un paio di tronanti, all'altezza dell'alpeggio, si ignorano la deviazione a sinistra per il Piz de le Casüce e quella a destra per un'area di sosta attrezzata. Si prosegue quindi sulla mulattiera fino al terzo tornante (quinto totale, quindi) dove, sui sassi a bordo strada, si possono notare alcuni tratti di vecchia vernice rossa, ma senza alcuna precisazione; la via, trasformata ora in sentierino non sempre ben visibile nell'erba, sale dolcemente nei pressi del fondovalle ora fra i pascoli ed ora attraverso pietraie, gli unici punti in cui si ritrova l'antico lavoro di spianamento del fondo calpestabile per agevolare la progressione di uomini ed animali da soma. Dopo alcune alternanze erba-sassi la traccia tende ad allontanarsi dal centro della vallata per avvicinare il versante ripido e roccioso di NNO: il sentiero si dipana quindi in alcuni traversi ascendenti fino a raggiungere la larga dorsale di blocchi che costituisce le ultime propaggini del gruppo Sobretta-Gavia, e specificatamente la catena Monte Gavia-Corno Tremoncelli-Monte Serottini-Monte Varadega-Monte Resverde. Tralasciata a destra la evanescente ed esposta traccia in direzione del Monte Serottini, si volge a sinistra cercando il miglior passaggio fra i massi accatastati, tendendo a scavalcare in progressione le tre lievi rilevatezze che precedono la cima vera e propria. Per brevi tratti le pietre lasciano posto a zolle di pascolo, che a questa stagione appaiono coperte da una moltitudine di fiori, e finalmente si arriva alla base delle rocce terminali: nulla di particolare, tranne che i blocchi rocciosi aumentano un poco di dimensioni ed occorre qua è là arrampicarli. La vetta del Monte Varadega - punta orientale, la più alta, anche se di soli 4 metri - a causa della sua minore frequentazione è identificata solo da un cumulo di sassi con infisso un bastone, mentre la secondaria, più accessibile, reca una rustica croce di legni grezzi. Per la discesa, volendo, come abbiamo fatto noi, effettuare la traversata completa, si vanno a trovare le difficoltà maggiori con passaggi di facile arrampicata, ma su terreno talora non sicurissimo e sempre esposto. Si torna quindi per qualche metro lungo la cresta di salita, fino a trovare un canalino di sassi mobili rivolto circa a nord, da cui si disarrampica trovandosi in sequenza sotto una roccia aggettante e su di un lastrone inclinato, il tutto per una quindicina di metri di dislivello; si atterra su quanto resta di un camminamento che circondava la cuspide, ora prevalentemente franato, e lo si segue per brevissimo tratto fino a trovare la finestra di accesso alla "Galleria del Varadega". Si attraversa la perforazione, leggermente angolata ma sufficientemente chiara, andando a sbucare su di un ballatoio da cui è possibile seguire il residuo tratto conservato del camminamento perimetrale e da cui si scende tramite una bellissima e ben conservata scalinata di pietre alla selletta fra le due cime. Qui si trovano ancora, e risultano tuttora utili come riparo, i resti di un appostamento in trincea. Rapidamente, destreggiandosi fra grossi blocchi di roccia accatastati, evitando un recente franamento sulla sinistra, si accede per una sorta di canale alla larga cresta sommitale, parzialmente erbosa, della punta occidentale. Tornati al camminamento di accesso, procedendo praticamente in piano, si oltrepassa una galleria parzialmente franata, con rocce fratturate ed una larga crepa neoformata a soffitto, e si continua lungo la cengia parzialmente scavata in parete e con lunghi tratti riportati su terrapieni di muro a secco. La breccia del "Forcellino", ricavata a fianco di un obelisco di roccia, permette di cambiare versante e di iniziare a scendere con tornanti dapprima su terreno franoso, poi in un lungo attraversamento fra lastroni e grossi blocchi fratturati; nel mezzo di una distesa di sassi la bella traccia del sentiero militare incontra un bivio: si lascia a destra la direzione per il Rifugio Cros de l'Alp e si prosegue in piano verso sinistra trovando, con allargamenti progressivi della sede stradale, la comoda mulattiera che torna verso le Casere del Comune. Il percorso, decisamente lungo e monotono, compie un articolato giro attraverso una sorta di altopiano sparso di resti di strutture logistiche militari prima di scavalcare il blando Passo Varadega, dove la strada, particolarmente sassosa, torna a scendere verso il punto di partenza.
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