Cime attorno al Lago Santo Parmense


Publiziert von cai56 , 2. Juli 2024 um 09:57. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Emilia-Romagna
Tour Datum:28 Juni 2024
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 7:30
Aufstieg: 1292 m
Abstieg: 1223 m
Strecke:Parzialmente circolare 17,43 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Parma si prende la direzione per Langhirano, poi si prosegue fino a Corniglio ed a Bosco di Corniglio. Qui si imbocca la provinciale 108 in direzione di Pontremoli, superando di poche decine di metri il Passo di Cirone: tre piccole aree di parcheggio a bordo strada.

Giunto il momento del periodico cambio di orizzonti e viste le non ancora insopportabili temperature legate ai percorsi di media quota, ci dirigiamo ad una traversata appenninica che nel settembre scorso, causa improvviso maltempo, ci aveva costretto ad un peraltro meritevole ripiegamento sulla Pietra di Bismantova (Pietra di Bismantova [hikr.org]). Questa volta, aggiustando il tiro con l'aiuto delle mappe, trascuriamo la classica partenza dai Lagdei, che sospettavo (come poi verrà confermato nel passaggio durante il ritorno) essere località troppo turistica, a favore del bellissimo e tranquillissimo Passo di Cirone. Ci si trova a percorrere una sezione della prima tappa dell'Alta Via dei Parchi, percorso di circa 500 km che unisce le aree protette - nazionali, regionali o locali - fra Emilia-Romagna e Marche, proprio sul confine fra le province di Parma e Massa Carrara, coincidente, ed i numerosi cippi ottocenteschi ne fanno testimonianza, con il perimetro settentrionale del Granducato di Toscana (per la precisione nella sezione dell'exclave di Lunigiana). Gran parte della dorsale rientra anche nel percorso della GEA (Grande Escursione Appenninica), altro trekking fra Lunigiana e confine Marche-Umbria. L'appartenenza all'AV ed alla GEA fa sì che la segnaletica non manchi e sia anche sufficientemente chiara.
Come già accaduto nelle altre poche occasioni di frequentare Appennino o Alpi Marittime, non è mancata la meraviglia per una flora per noi inconsueta nella qualità e nella distribuzione altimetrica: ci si trova a quasi 2000 metri di quota ed i versanti sono fittamente coperti di arbusti e fiori o da prati praticamente da sfalcio.
La larghezza delle valli permette una visione panoramica vastissima, che trova ostacolo solo nelle Alpi Apuane, nel mare di Portovenere e nelle fitte foschie della Pianura Padana.


Dal parcheggio principale (il più grande, sulla destra) si prosegue per pochi metri in discesa trovando subito una pista erbosa verso sinistra caratterizzata da un cippo degli alpini ed una bacheca esplicativa; si sale fino al sommo del dosso dove si trova l'isolata chiesa della Madonna dell'Orsaro, in posizione particolarmente panoramica verso la Lunigiana. In lieve pendenza, dopo alcuni prati, si inizia a salire nel bosco seguendo un poco percepibile crinale culminante nel Monte Corno, di cui, per la verità, non si intuisce bene la posizione. Dopodichè si prosegue con lievi ondulazioni andando ad attraversare le bellissime distese dei Prati del Tavola, dove ancora alpeggia un branco di cavalli; al termine della vastissima radura si entra nel fitto bosco di faggi e conifere risalendolo con impegno fino a sbucare sul pulpito roccioso del Monte Fosco, affacciato sulle foreste che inglobano i laghi parmensi. Una brusca discesa accompagna alla Foce del Fosco, incrocio dei sentieri di cresta con quelli provenienti da valle ed altri di raccordo a mezzacosta; subito riprende la vivace salita nel bosco, fitto e scuro per i rimboschimenti a prevalente abete bianco. Alla quota di circa 1700 metri la copertura alberata cessa bruscamente ed il sentiero, sempre ripido, inizia a serpeggiare attraverso il pendio ricoperto da un fittissimo intrico - non più alto di mezzo metro - di rose selvatiche e mirtilli delle paludi (Vaccinium uliginosum); la cresta gradualmente si restringe e, oltrepassate due conche di pietrame, sale fino alla larga cupola del Monte Orsaro. Sulla cima è posizionato un bronzetto di stile moderno a carattere religioso, ma l'interesse principale è dato dal vasto panorama sulla valle del Fiume Magra e sulla isola-penisola di Portovenere. Da qui in avanti i due versanti, circa sud-ovest e circa nord-est, si caratterizzeranno rispettivamente per un pendio con prevalenti affioramenti rocciosi ed uno con più dolci ondulazioni prative; oltrepassata sul lungo crinale culminante la cosiddetta Cima Eliseo (uno spuntone di blocchi accumulati con targa commemorativa di un caduto in montagna) si inizia a scendere subito dal Monte Orsaro con percorso tortuoso sul ripido pendio, fortemente incavato dai passaggi. Ad una selletta di roccette vari cartelli di pericolo sconsigliano di proseguire sul filo di cresta e di deviare con ampio giro a mezzacosta sulla destra fino a rientrare sul displuvio in corrispondenza della Bocchetta dell'Orsaro. [Da questa posizione è possibile rendersi conto che il tratto definito rischioso è in realtà fattibilissimo - 1° grado - in salita, ma inutilmente indaginoso in una discesa su terreno sconosciuto.]. Il tratto successivo di percorso, con la salita al Monte Braiola, la discesa alla Sella del Braiola ed il raggiungimento della base del Monte Marmagna, avvengono su terreno aperto fra folte praterie e le solite estensioni di rose e mirtilli; bruscamente quindi il sentiero si impenna e, con aggiramento prima da destra e poi da sinistra, si porta alla croce di vetta del Monte Marmagna, dove, assieme al cospicuo panorama generale, si presenta per la prima volta la barriera delle Alpi Apuane. Nuova regolare discesa fino alla Sella del Marmagna, ma stavolta percorrendo la larga traccia che proviene dal Lago Santo, scavata dai molti turisti saliti fin lì in seggiovia; segue un interessante passaggio in cengia a blocchi rocciosi che taglia il basamento del Monte Aquilotto portando a poterne salire la cima tramite un sentierino roccioso ed impervio. Tornati sulle praterie di crinale, si prosegue incontrando un bivio con palina (via di ritorno) ed il poco marcato Passo dell'Aquila, per poi raggiungere la sommità erbosa del Monte Aquila: da qui si potrebbe proseguire lungo l'Alta Via, ma le difficoltà logistiche di rientro diverrebbero insormontabili. Per cui, tornati alla palina menzionata, si prosegue in traverso dapprima in piano, poi in netta discesa lungo un avvallamento parzialmente roccioso ritrovando alla Sella Sterpara l'ambiente boscoso. Nella foresta ad alto fusto sparsa di blocchi e lastroni di arenaria molto compatta si scende velocemente fino alle rive del Lago Santo Parmense, un bacino naturale di sbarramento morenico - il più vasto dell'Appennino Settentrionale - ricchissimo di fauna ittica. Percorrendo verso sinistra il sentiero perimetrale del lago, si raggiungono l'antico - 1882 - Rifugio Mariotti e la vicina stazione a monte della seggiovia monoposto proveniente dai Lagdei. Quest'ultima località (area umida pregevole, ma con pesante presenza di impattanti strutture turistiche) si raggiunge con comoda discesa lungo una mulattiera selciata a larghe curve nella faggeta; lasciato sulla destra lo sterminato parcheggio dei ristoranti, si segue un'addomesticata passerella a cavallo degli stagni e delle risorgive sulle tracce del Percorso Didattico. In occasione del nostro passaggio erano in corso lavori di abbattimento forestale (in quest'area i danni del bostrico tipografo sono stati particolarmente gravi), quindi la via scelta (e la conseguente traccia GPS) è stata forzatamente "fuori strada"  ad aggirare i transennamenti in loco: comunque, incrociata la sterrata che con neve diventa pista da fondo, la seguiamo verso destra fino al cancello di Prato della Valle ed alla vicina radura di Roncobuono (l'indicazione sulla palina è stata corretta in "Bore dei Gatti"). Senza arrivare alla fontana/abbeveratoio dell'alpeggio, si volge nettamente a sinistra per seguire una vecchia pista sterrata che procede in salita fino al margine basso dei Prati del Tavola. In pochi passi sarebbe possibile riprendere il sentiero percorso all'andata, ma, stante il fatto che qualche ora prima avevamo ignorato il Monte Tavola, decidiamo di proseguire nella salita raggiungendone la larga sommità: percorso scomodo - che a posteriori si può tranquillamente dire che non valga la pena - a fianco di una lunga ed ininterrotta recinzione di filo spinato. Analoghe caratteristiche nella discesa fino al conosciuto sentiero, non lontano dal fantomatico Monte Corno. 

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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sciurapina hat gesagt:
Gesendet am 9. Juli 2024 um 06:37
Gli allargamenti di orizzonti sono uno degli effetti collaterali piu invidiabili della maggior disponibilita di tempo libero :-)

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 9. Juli 2024 um 14:01
D'altra parte, in medicina, gli effetti secondari hanno un peso non indifferente!!


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