Gran Sometta (3166m) & friends - Alta Via Cime Bianche Wild!
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Partenza da poco prima di Breuil-Cervinia, seguendo il segnavia 107 (già visibile lungo la strada asfaltata che sale a Layet) o incamminandosi dalla curva con l’insegna dell’agriturismo Layet. L’obiettivo è salire la Gran Sometta dalla normale, quindi via Colle Inferiore delle Cime Bianche, e poi scenderne dalla lunga cresta che la collega al Bec du Pio Merlo toccando una serie di elevazioni poco frequentate.
Dovremmo seguire il 107 in dolce salita fino a Desert, per imboccare lì la salita al Colle Inferiore delle C.B., ma a un certo punto svoltiamo a sinistra lungo la sterrata e salendo ripidamente intercettiamo il tracciato della vecchia ferrovia decauville, che seguiamo fino a poco prima di Cleva de la Seya. Da qui si potrebbe continuare in curva di livello per poi perdere leggermente quota e arrivare a Desert, allo sbocco della pista delle Cime Bianche; preferiamo però ricominciare subito a salire e, seguendo il segnavia 63, dopo un paio di saliscendi entriamo finalmente nel vallone della pista da sci in corrispondenza della Motta (2400 m ca.).
In previsione del lungo ritorno, evitiamo di prendere il 63, che non porta direttamente al C.I.C.B., preferendo la noiosa ma redditizia risalita della pista da sci. In un attimo in effetti siamo al colle, attraversiamo l’impianto (l’alternativa è passare sotto i cavi) e prendiamo l’evidente cresta in direzione della Gran Sometta portandoci praticamente sopra il tetto della stazione (primi passi molto ripidi).
Il percorso, ottimamente segnalato da ometti e frecce gialle, è intuitivo e molto evidente: la traccia corre a mezzacosta in traverso puntando a Nord-Ovest fino a tagliare su roccette la nervatura che scende dalla cima, qui piega secco a destra (Est), supera al traverso una zona dal fondo più friabile e leggermente esposta, e sbuca allo spiazzo sotto la cima. Da qui più facilmente alla madonnina di vetta. Purtroppo nel frattempo le nuvole hanno avvolto tutto e il panorama è nullo, al pari della vista sulla cresta da cui avevamo programmato di scendere.
Quando ormai siamo pronti a tornare per la via di salita, le nuvole si diradano per qualche minuto e lasciano intravedere l’inizio della cresta delle Motte, visibili almeno un paio di ometti: breve consulto, si torna al programma originale (cresta) e si parte! La visibilità resta piuttosto limitata, ma in mezzo agli sfasciumi ci sono comunque ometti, bolli arancioni e anche qualche palina di plastica colorata, quindi con attenzione (e sempre tenendo viva l’idea di tornare indietro) scendiamo fino a raggiungere la sella a quota 2950m ca. che separa la Gran Sometta (3166m) dalla Motte de Pletè Orientale (3018m).
Dal colletto sembra possibile la salita diretta alla Motte per un canalaccio verticale, ma preferiamo aggirare la vetta da sotto costeggiandone la base con un infido traverso erboso verso Ovest, per poi intercettarne la cresta Ovest e con un po’ di attenzione raggiungerne la sommità. Da qui il canale evitato sembra più fattibile che visto da sotto, comunque sempre piuttosto pericoloso.
Tornati alla base, proseguiamo sotto la cresta spartiacque tra il vallone di salita e il lato Plan Maison-Lago Goillet, e osservati dagli stambecchi saliamo facilmente anche la Q2961. Ora la cresta si spegne e lascia il posto a una specie di larga lingua glaciale, racchiusa a Nord dalla Motte de Pletè Centrale (che non saliremo) e a Sud dalla P. 2874 e dalla Motte de Pletè Occidentale (2840m).
Facilmente saliamo queste ultime due cime, poi col sentiero 17 raggiungiamo dall’alto il mitico Bec Pio Merlo (2620m), insignificante da sopra ma di tutto rispetto se osservato da valle, quindi dopo una pietraia entriamo sulle piste da sci e per pascoli chiudiamo l’anello poco sopra la Baita Layet.
Bellissima escursione, inaspettatamente selvaggia se si considera la zona. Incontrate due persone sulla Gran Sometta, nessuna lungo la cresta delle Motte de Pletè, e qualcuno poco sopra Layet: zona pochissimo frequentata. Avvistati numerosissimi stambecchi e marmotte, un ermellino e persino l’inafferrabile Lepre Variabile. Con Nino.
Dovremmo seguire il 107 in dolce salita fino a Desert, per imboccare lì la salita al Colle Inferiore delle C.B., ma a un certo punto svoltiamo a sinistra lungo la sterrata e salendo ripidamente intercettiamo il tracciato della vecchia ferrovia decauville, che seguiamo fino a poco prima di Cleva de la Seya. Da qui si potrebbe continuare in curva di livello per poi perdere leggermente quota e arrivare a Desert, allo sbocco della pista delle Cime Bianche; preferiamo però ricominciare subito a salire e, seguendo il segnavia 63, dopo un paio di saliscendi entriamo finalmente nel vallone della pista da sci in corrispondenza della Motta (2400 m ca.).
In previsione del lungo ritorno, evitiamo di prendere il 63, che non porta direttamente al C.I.C.B., preferendo la noiosa ma redditizia risalita della pista da sci. In un attimo in effetti siamo al colle, attraversiamo l’impianto (l’alternativa è passare sotto i cavi) e prendiamo l’evidente cresta in direzione della Gran Sometta portandoci praticamente sopra il tetto della stazione (primi passi molto ripidi).
Il percorso, ottimamente segnalato da ometti e frecce gialle, è intuitivo e molto evidente: la traccia corre a mezzacosta in traverso puntando a Nord-Ovest fino a tagliare su roccette la nervatura che scende dalla cima, qui piega secco a destra (Est), supera al traverso una zona dal fondo più friabile e leggermente esposta, e sbuca allo spiazzo sotto la cima. Da qui più facilmente alla madonnina di vetta. Purtroppo nel frattempo le nuvole hanno avvolto tutto e il panorama è nullo, al pari della vista sulla cresta da cui avevamo programmato di scendere.
Quando ormai siamo pronti a tornare per la via di salita, le nuvole si diradano per qualche minuto e lasciano intravedere l’inizio della cresta delle Motte, visibili almeno un paio di ometti: breve consulto, si torna al programma originale (cresta) e si parte! La visibilità resta piuttosto limitata, ma in mezzo agli sfasciumi ci sono comunque ometti, bolli arancioni e anche qualche palina di plastica colorata, quindi con attenzione (e sempre tenendo viva l’idea di tornare indietro) scendiamo fino a raggiungere la sella a quota 2950m ca. che separa la Gran Sometta (3166m) dalla Motte de Pletè Orientale (3018m).
Dal colletto sembra possibile la salita diretta alla Motte per un canalaccio verticale, ma preferiamo aggirare la vetta da sotto costeggiandone la base con un infido traverso erboso verso Ovest, per poi intercettarne la cresta Ovest e con un po’ di attenzione raggiungerne la sommità. Da qui il canale evitato sembra più fattibile che visto da sotto, comunque sempre piuttosto pericoloso.
Tornati alla base, proseguiamo sotto la cresta spartiacque tra il vallone di salita e il lato Plan Maison-Lago Goillet, e osservati dagli stambecchi saliamo facilmente anche la Q2961. Ora la cresta si spegne e lascia il posto a una specie di larga lingua glaciale, racchiusa a Nord dalla Motte de Pletè Centrale (che non saliremo) e a Sud dalla P. 2874 e dalla Motte de Pletè Occidentale (2840m).
Facilmente saliamo queste ultime due cime, poi col sentiero 17 raggiungiamo dall’alto il mitico Bec Pio Merlo (2620m), insignificante da sopra ma di tutto rispetto se osservato da valle, quindi dopo una pietraia entriamo sulle piste da sci e per pascoli chiudiamo l’anello poco sopra la Baita Layet.
Bellissima escursione, inaspettatamente selvaggia se si considera la zona. Incontrate due persone sulla Gran Sometta, nessuna lungo la cresta delle Motte de Pletè, e qualcuno poco sopra Layet: zona pochissimo frequentata. Avvistati numerosissimi stambecchi e marmotte, un ermellino e persino l’inafferrabile Lepre Variabile. Con Nino.
Tourengänger:
Serzo

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