Rifugio Elisa.
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Oggi non c’è molta voglia di andare lontano, anche perché qualcuno di noi ha degli impegni nel pomeriggio e allora propongo una meta dalla quale è un po’ che non passo: il Rifugio Elisa, posto sotto le belle pareti del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari in Val Meria.
Raggiunta Mandello del Lario di buon’ora, alle 6.30 siamo già in cammino da Rongio (dove lasciamo l’auto) seguendo il sentiero n° 14 che, con andamento pianeggiante, si inoltra nella valle.
Arrivati in corrispondenza di un torrentello che scende da destra, il sentiero inizia a salire con pendenza decisa, una caratteristica che si manterrà costante fino ai 1300 m di altitudine; durante la ripida salita ci fermiamo ad ammirare alcune belle pozze del torrente e la Grotta della Ferrera, che inizia con una enorme cavità proprio in corrispondenza di un bivio sul sentiero.
Il clima è molto afoso, durante la salita si suda parecchio e il tempo, che al mattino era bello, comincia a peggiorare con la formazione di nuvole grigie proprio verso il nostro itinerario di salita.
Arriviamo così al Baitello dell’Aser, dove qualche scroscio d’acqua e i tuoni sempre più insistenti ci fanno pensare ad un epilogo come quello della settimana scorsa sul Pizzo dei Tre Signori, per cui decidiamo di fermarci per attendere gli sviluppi; dopo una mezzora di attesa, nella quale il tempo non accenna a grandi miglioramenti decidiamo di scendere ma, con il sopraggiungere del vento, in pochi minuti il tempo cambia decisamente e quindi invertiamo nuovamente la marcia per riprendere la salita verso il rifugio, dove arriviamo intorno alle 10.20, con l’intento di mangiare velocemente qualcosa per poi iniziare a scendere.
Questa fretta ci ha inizialmente «indisposti» parzialmente verso la gestrice del rifugio (Elena), che era impegnata in alcuni lavori esterni ma poi, vuoi per il miglioramento del tempo, vuoi per la riduzione della fretta e per gli ottimi contenuti dei taglieri, e vuoi per un sincero scambio di vedute sulla vita in montagna, con particolare riferimento alla gestione di un rifugio, tutto si è ricomposto ci siamo lasciati con grande amicizia: brava Elena!
Ripresa la via del ritorno, abbiamo un po’ accelerato i tempio di discesa (ci impiegheremo 2 h e 20’ a scendere), decidendo di fare un piccolo anello passando dalla Gardata, un posto molto panoramico posto ai margini di una bella pineta.
E’ stata come sempre una bella uscita, fortunatamente con il tempo che si è girato al bello e con un discreto allenamento, considerando i 1400 m di dislivello superati e le 5,5 ore di cammino.
Durante la salita abbiamo visto un ungulato scappare nel bosco (camoscio o capriolo) e un camoscio pascolare nei prati sotto il Sasso dei Carbonari.
Altri commenti sono riportati nelle didascalie delle foto allegate.
p.s.: un saluto (con un po’ di invidia…) ai «cugini» di Girovagando che domani punteranno alla Cima di Val Loga.
Raggiunta Mandello del Lario di buon’ora, alle 6.30 siamo già in cammino da Rongio (dove lasciamo l’auto) seguendo il sentiero n° 14 che, con andamento pianeggiante, si inoltra nella valle.
Arrivati in corrispondenza di un torrentello che scende da destra, il sentiero inizia a salire con pendenza decisa, una caratteristica che si manterrà costante fino ai 1300 m di altitudine; durante la ripida salita ci fermiamo ad ammirare alcune belle pozze del torrente e la Grotta della Ferrera, che inizia con una enorme cavità proprio in corrispondenza di un bivio sul sentiero.
Il clima è molto afoso, durante la salita si suda parecchio e il tempo, che al mattino era bello, comincia a peggiorare con la formazione di nuvole grigie proprio verso il nostro itinerario di salita.
Arriviamo così al Baitello dell’Aser, dove qualche scroscio d’acqua e i tuoni sempre più insistenti ci fanno pensare ad un epilogo come quello della settimana scorsa sul Pizzo dei Tre Signori, per cui decidiamo di fermarci per attendere gli sviluppi; dopo una mezzora di attesa, nella quale il tempo non accenna a grandi miglioramenti decidiamo di scendere ma, con il sopraggiungere del vento, in pochi minuti il tempo cambia decisamente e quindi invertiamo nuovamente la marcia per riprendere la salita verso il rifugio, dove arriviamo intorno alle 10.20, con l’intento di mangiare velocemente qualcosa per poi iniziare a scendere.
Questa fretta ci ha inizialmente «indisposti» parzialmente verso la gestrice del rifugio (Elena), che era impegnata in alcuni lavori esterni ma poi, vuoi per il miglioramento del tempo, vuoi per la riduzione della fretta e per gli ottimi contenuti dei taglieri, e vuoi per un sincero scambio di vedute sulla vita in montagna, con particolare riferimento alla gestione di un rifugio, tutto si è ricomposto ci siamo lasciati con grande amicizia: brava Elena!
Ripresa la via del ritorno, abbiamo un po’ accelerato i tempio di discesa (ci impiegheremo 2 h e 20’ a scendere), decidendo di fare un piccolo anello passando dalla Gardata, un posto molto panoramico posto ai margini di una bella pineta.
E’ stata come sempre una bella uscita, fortunatamente con il tempo che si è girato al bello e con un discreto allenamento, considerando i 1400 m di dislivello superati e le 5,5 ore di cammino.
Durante la salita abbiamo visto un ungulato scappare nel bosco (camoscio o capriolo) e un camoscio pascolare nei prati sotto il Sasso dei Carbonari.
Altri commenti sono riportati nelle didascalie delle foto allegate.
p.s.: un saluto (con un po’ di invidia…) ai «cugini» di Girovagando che domani punteranno alla Cima di Val Loga.
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imerio

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