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Una bella camminata a cavallo tra Valtellina e Bergamasca
Vista da Imerio - ( imerio)
Avevo proposto a Giorgio una meta vicina e soft, ma poi ho accettato la sua controproposta (le sue mete sono sempre allettanti e spesso per me inedite) per un’altra escursione non lunghissima, ma non vicina, con partenza dal Passo di San Marco.
Dopo l’intenso temporale notturno (non certo paragonabile a quello dell’altra notte con la mega grandinata che ha colpito Senna Comasca, il paese degli amici di Girovagando), eccoci arrivare di buon mattino al Passo San Marco, raggiunto da noi Malnat dalla Val Brembana e salito dalla Valle di Albaredo dai Girovagando.
Sono le 7.45 ed iniziamo subito la risalita della cresta che dal Passo San Marco si dirige verso est, arrivando in poco più di una mezz’oretta prima alla Cima Villa e poi al Pizzo delle Segade (m 2168), la prima meta di giornata.
Ricompattato il gruppo e fatte le foto di rito, ripartiamo in discesa, sempre seguendo la cresta verso est, portandoci alla Bocchetta d’Orta (m 2065), da dove inizia la cresta che sale al monte Azzarini (la seconda meta di giornata).
La prima parte della salita si rivela un po’ ostica, presentando dei passaggi su roccia con esposizione (soprattutto sul versante bergamasco) che, viste le condizioni della giornata (roccia umida ed erba bagnata e scivolosa), ci fanno riflettere sulla opportunità di proseguire e, dopo un rapido consulto, decidiamo di ritornare alla bocchetta per scendere un breve canalino molto bagnato imboccando poi il sentiero 101 che segue il versante sud del Monte Azzarini, sul versante bergamasco.
Inizia così un lunghissimo traverso con un po’ di su e giù, che ci fa attraversare diversi alpeggi abbandonati e ormai infestati dai romici, fino ad arrivare al Passo della Porta, superato il quale, si arriva ad alcuni pianori una volta destinati a pascolo; nella prima parte di questo percorso, vediamo numerosi camosci (soprattutto femmine con il piccolo dell’anno) che scendono dai versanti davanti a noi per andare nei boschi sottostanti e tre aquile minori, che volano non molto lontano da noi.
Raggiunto il Bivacco Zamboni, posto a poca distanza dal Rifugio Mauro Balicco (dove abbiamo prenotato il pranzo), visto che siamo in anticipo avendo saltato la salita al Monte Azzarini, decidiamo di salire alla Bocchetta di Budria dove stazionano alcuni camosci, posta circa 200 m sopra il bivacco, che raggiungiamo velocemente dopo aver intercettato il sentierino di salita.
Bella la vista dalla Bocchetta di Budria (m 2216), sia sulle montagne Orobiche che sulla sottostante Val Corta (che permette di andare in Val Tartano), sul Pizzo del Vento, sul vicino Monte Tartano e sulle innumerevoli montagne della Val Masino, che però si stanno coprendo di nuvole; dopo le foto e la sosta con breve digressione sul versante valtellinese, riprendiamo la strada del ritorno per arrivare in perfetto orario al Rifugio Marco Balicco, dove troviamo una certa animazione, principalmente rappresentata da un gruppo di ragazzi di un oratorio.
Merita una menzione a parte la sosta al rifugio, non grande ma molto bello ed inserito in una conca bucolica con splendida vista sulle montagne bergamasche a partire dal Monte Cavallo; siamo stati veramente molto bene, in una ambiente famigliare e con cibo ottimo.
Ed è solo dopo circa due ore che riprendiamo la strada del ritorno, decidendo di fare un anello per scendere verso la strada che sale dalla Val Brembana; il bel sentiero ci conduce al tornate n° 9 e quindi seguiamo la strada con pendenza moderata effettuando la consueta sosta birra al Rifugio Passo San Marco 2000.
Dopo il ristoro, riprendiamo il cammino per imboccare la Via Priula, ancora ben tenuta che, passando dalla vecchia Cantoniera, ci riporta al Passo San Marco chiudendo il nostro giro ad anello; tirando le somme, non è stata proprio un’escursione «soft», perché abbiamo superato un dislivello di poco superiore ai 1000 m, per un cammino effettivo di quasi 6 ore ed una distanza di 12,7 km, ma ormai siamo bene allenati.
Infine oggi possiamo dire di esserci rifatti dei panorami che la settimana scorsa, dopo l’Alpe Lendine, ci sono stati preclusi.
Dispiace la rinuncia al Monte Azzarini, ma la strada della prudenza è quella che preferiamo e poi rimane lo stimolo per ritornare.
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