Torent Alto: la selvaggia traversata delle 7 cime
L'indicusso Re di Biasca, il Signore della Pontirone è un poderoso baluardo di roccia che entusiasma da sempre ogni alpinista che lo osserva e lo risale (cit. Brenna).
In effetti si tratta di un massiccio imponente che vanta ben sette vette. La settima è la più battuta, la quarta è la più alta. Noi le abbiamo concatenate tutte partendo dalla Val Pontirone.
Io avevo già avuto il piacere di visitare i Torent (Basso e Cima 7) da Osogna ma non avevo mai visto la Val Pontirone. Devo ammettere che mi ha sorpreso per la sua bellezza. Inoltre la vista del massiccio da nord è impagabile.
Le cime dalla 1 alla 6 non le avevo mai visitate. Per questo tour mi sono dovuto studiare bene l'itinerario, ma così bene che mi sono creato un bigino cartaceo con gli appunti sui vari passaggi tra le torri. È stato utilissimo!
La cresta ci ha impegnato per circa 5 ore abbondanti complessive. Il giro è durato ben 13 ore e 40 minuti pause incluse.
Al mio fianco Sergio Devrel ha aperto i tiri più impegnativi. È un uomo dotato di almeno tre qualità fondamentali: grinta, testa e passione.
In piena cresta guardando verso le cime 5 e 7
Avvicinamento
Salire in Cava è molto lungo. Sono almeno 90 minuti di auto da Lugano. La strada in Val Pontirone presenta frequenti tratti privi di asfalto che obbligano a rallentare.
Alle 06.15 ci incamminiamo presso l'Alpe di Cava. Dinnanzi a noi dominano i due Torrent. Il più vicino, quello della Motta, sprigiona molta imponenza. Il massiccio del Torent Alto è più lontano da noi ma non è da meno.
Grazie ai recentissimi lavori per la Via Crio possiamo usufruire di un sentiero bianco-blu. Questo collega la Capanna Cava alla Senda del Bo. È un bel vantaggio: abbiamo i segni e non dobbiamo continuare a cercare la traccia.
Ci abbassiamo di 200 metri fino all'Alpe di Sceng di Sopra. Poi attraversiamo le vaste pendici dei due Torent incluso il riale che scende dal Ghiacciaio di Basso e ci avviciniamo alla Senda del Bo fino ad una piccola capanna. Qui abbandoniamo definitivamente la traccia e iniziamo a salire verso il Ghiacciaio di Alto. Guadagniamo quota dapprima lungo una ganna, poi su rocce gradinate fino al ghiacciaio. La neve , presente fino a pochi passi dalla bocchetta, ci agevola. È portante ed essendo piuttosto molle non dobbiamo ramponarci. Mettiamo mano alla piccozza solo nella rampa finale. L'ultimo passaggio per la bocchetta, un canalino franoso, è privo di neve.
Grazie alla Via Crio siamo svelti
Cime 1 e 2
Sono le due torri più facili. Dalla bocchetta in una manciata di minuti si sale alla prima cima. Ci sono dei passaggi di grado II. Consiglio di tenere la destra in quanto noi siamo finiti su un terzo grado, ben appigliato, ma sicuramente evitabile.
Dalla prima alla seconda torre si procede senza difficoltà. Sulla seconda torre per proseguire verso la terza ci si ritrova un grande salto di 20 o 25 metri.
Cima 3
La discesa dalla torre 2 alla sella successiva, caratterizzata da roccia rossastra, come detto pocanzi richiederebbe una calata in doppia. Tuttavia è possibile aggirare su cengia erbosa la torre 2. Per non lasciare materiale di abbandono retrocediamo un po' e ci abbassiamo sul lato Calanca, poi seguiamo una cengia piuttosto esposta fino alla sella. Bisogna fare attenzione in quanto la roccia su cui ci si tiene non è sempre stabile.
La salita alla torre 3 è il primo passaggio chiave. Analizziamo la situazione: aggirare ci sembra rischioso in quanto i terreni sono difficili ed esposti. Ci portiamo a ridosso della sezione più verticale risalendone la base (II). C'è da arrampicare un IV su buona roccia, oppure leggermente a destra c'è una profonda fessura all'interno della quale si può salire in arrampicata (anche qui IV). Scegliamo la parete che scaliamo proteggendo in 3 punti (friends e nuts). Sergio sale per primo con le scarpette (che si sono rivelate utili) e giunto in cima allestisce la sosta e mi recupera. In sito ci sono già alcuni cordini che le persone usano per calarsi dalla torre 3 (nel percorso contrario). Io svolgo la bella vita da secondo e salgo con gli scarponi. Non ci è chiara l'esatta collocazione della cima 3 in quanto la torre non si distingue particolarmente dal tratto di cresta successivo, il quale presenta alcune elevazioni maggiori della prima, di cui una dotata di omino di pietre (quella successiva al punto in cui abbiamo allestito la sosta).
La Torre 3 e la sella con la roccia rossastra
Cima 4 - Vetta principale
Dalla terza torre scendiamo verso l'intaglio successivo. C'è un passaggio di III non difficile da disarrampicare. Quindi si procede in cresta e si risale con arrampicata fino a ridosso della cima. L'ultimo tratto è da arrampicare in prossimità di una fessura (III esposto) con buona roccia tuttavia da controllare sempre.
Salgo prima io e poi mi segue Sergio. Siamo in vetta. Sono da poco passate le 12.30. Depositiamo un libro benchè, senza aspettarcelo, ne troviamo uno del 2022, con pochissime iscrizioni. Uniamo i due libri in un'unica scatola sotto l'omino di vetta.
Siamo a metà cresta. Fino a qui è stato divertente.
Ora volgiamo lo sguardo avanti. La torre 6 nonchè il passaggio per la 7 sono le principali incognite. In effetti quest'ultimo ci causerà forte stress.
Bella arrampicata libera per la cima 4
Cima 5
C'è una bella camminata in cresta tra le torri 4 e 5. Prima di raggiungere la sella c'è un salto di 3 o 4 metri per il quale allestiamo una doppia. Volendo a destra si può scendere ma su placca inclinata ed esposta.
La salita alla torre cinque implica un passaggio molto aereo su piode in parte instabili. Lo svolgiamo a quattro zampe. Questo è un passaggio molto delicato. Può essere utile assicurarsi.
Dalla cima 5 finalmente si vede bene la cima 6 alla propria sinistra. In linea d'aria sarà a meno di 20 metri.
Passaggio aereo per la Cima 5
Cima 6
Per scendere dalla quinta cima ci abbassiamo un poco a destra, poi sulla sinistra troviamo un camino piuttosto agevole (III) disarrampicabile. Si raggiunge poco sotto una placconata inclinata (esposta) da percorrere tenendosi bene alle rocce soprastanti. Perveniamo alla sella non senza dover affrontare un ulteriore saltino di 2 metri non banale.
Andiamo un poco a sinistra su cengia per osservare la torre dal lato grigionese: non siamo sicuri che si tratti della torre 6 (magari questa è più a sinistra e ci troviamo sotto uno spuntone). Abbiamo la conferma che ci troviamo sotto un'unica torre, la sesta. Allestiamo una sosta per assicurarci e Sergio, come per la torre 3, arrampica su buona roccia (IV) proteggendo due punti. Mi recupera e anche la torre 6 è fatta. Ora sarà una ravanata, lo capiamo già da quassù.
(La torre 6 è facoltativa, la traversata si può fare saltando dalla 5 alla 7, tuttavia è una delle torri dalla roccia migliore da arrampicare)
Cima 7
La parte più delicata e, oserei dire pericolosa, dell'intera traversata è l'inevitabile passaggio dalla torre 6 alla torre 7. Ci caliamo dalla torre 6: mentre scendo la mia corda muove rocce instabili sopra la sosta. Sergio le tiene a bada ma c'è un momento di tensione, mi avverte di trovare un riparo e lascia che queste precipitino. Il fragore dei macigni che impattano nella ganna sottostante ci raggela il sangue ad entrambi. Ci rendiamo conto di quanto siamo fragili rispetto all'ambiente circostante.
Dalla sella tra cima 5 e cima 6 bisogna discendere un ripido canalino franoso. Non è semplice già in partenza con un passaggio di 3 metri da disarrampicare (qui una doppia ha senso, ma noi avevamo appena messo via la corda). Ci abbassiamo lungo il franoso canaletto quindi osserviamo il fianco destro della cresta: è una frana ripida e impervia. Consultiamo la guida: Brenna dice di passare da qui. C'è un grande spuntone da aggirare e poi si deve arrampicare un tratto con rocce a blocchi (III) e riprendere la cresta. Mhm siamo un po' disorientati: ci spostiamo lungo questo fragile pendio fino allo spuntone, osserviamo il lato grigionese ma lo escludiamo (dovremmo calarci ma non sappiamo cosa ci sia sotto). Pertanto aggiriamo lo spuntone sulla destra con delicati passaggi esposti su terreni instabili. Stacchiamo inevitabilmente parecchio materiale dalla montagna. Quindi risaliamo una ripida serie di rocce fino ad un muro (III) che butta un poco in fuori. Sergio lo affronta. Io trovo un camino a destra che culmina in un passaggio verticale leggermente sporgente (III). Provo ad affrontarlo ma constato che gli appoggi per i piedi sono troppo instabili. Mi faccio recuperare da Sergio: assicurato con la corda provo, per curiosità, ad arrampicarlo come se non fossi legato e lo supero. Senza corda sarebbe stato un inutile rischio.
Ci siamo! Brevissima camminata in cresta e siamo sulla Cima 7. C'è la piccola croce con Gesù appoggiata sull'omino di vetta. C'è una gamella vuota. Ci rilassiamo un momento. La tensione dell'ultima parte del tour si è fatta sentire. Sono le 15.30 circa.
La Cima 7 appena conquistata
Ritorno dall'Alpe d'Örz
Perchè non il Torent Basso? Meteosvizzera prevede temporali alle 17.30. Preferiamo prendere acqua sul sentiero e non sul Torent Basso.
Inoltre io conosco il Torent Basso: è una montagna da prendere molto seriamente, la cui cresta di collegamento con la Cima 7 richiede concentrazione e noi siamo stanchi.
Pertanto discendiamo alla Bocchetta del Torent Alto (T5 +) e quindi lungo la ganna fino ad aggirare il contrafforte e prendere la Bocchetta Alta. Il cordino blu è ancora in sede ma mostra segni di deterioramento (anima visibile in più punti).
Dalla Bocchetta scendiamo alla bellissima Alpe d'Örz e comincia a tuonare.
Dopo 10 ore di fuori sentiero abbiamo il piacere di trovarci su un sentiero. Lo seguiamo veloci: Passo del Mauro e giù fino alla Capanna Cava.
Chiudiamo il tour alle 20.00 seduti davanti ai Torent con un enorme tagliere e tanta buona birra.
La soddisfazione è tanta. Epico!
Incantevole Alpe d'Örz
Video
/www.instagram.com/reel/CuSalOxt8CU/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
In effetti si tratta di un massiccio imponente che vanta ben sette vette. La settima è la più battuta, la quarta è la più alta. Noi le abbiamo concatenate tutte partendo dalla Val Pontirone.
Io avevo già avuto il piacere di visitare i Torent (Basso e Cima 7) da Osogna ma non avevo mai visto la Val Pontirone. Devo ammettere che mi ha sorpreso per la sua bellezza. Inoltre la vista del massiccio da nord è impagabile.
Le cime dalla 1 alla 6 non le avevo mai visitate. Per questo tour mi sono dovuto studiare bene l'itinerario, ma così bene che mi sono creato un bigino cartaceo con gli appunti sui vari passaggi tra le torri. È stato utilissimo!
La cresta ci ha impegnato per circa 5 ore abbondanti complessive. Il giro è durato ben 13 ore e 40 minuti pause incluse.
Al mio fianco Sergio Devrel ha aperto i tiri più impegnativi. È un uomo dotato di almeno tre qualità fondamentali: grinta, testa e passione.
In piena cresta guardando verso le cime 5 e 7
Avvicinamento
Salire in Cava è molto lungo. Sono almeno 90 minuti di auto da Lugano. La strada in Val Pontirone presenta frequenti tratti privi di asfalto che obbligano a rallentare.
Alle 06.15 ci incamminiamo presso l'Alpe di Cava. Dinnanzi a noi dominano i due Torrent. Il più vicino, quello della Motta, sprigiona molta imponenza. Il massiccio del Torent Alto è più lontano da noi ma non è da meno.
Grazie ai recentissimi lavori per la Via Crio possiamo usufruire di un sentiero bianco-blu. Questo collega la Capanna Cava alla Senda del Bo. È un bel vantaggio: abbiamo i segni e non dobbiamo continuare a cercare la traccia.
Ci abbassiamo di 200 metri fino all'Alpe di Sceng di Sopra. Poi attraversiamo le vaste pendici dei due Torent incluso il riale che scende dal Ghiacciaio di Basso e ci avviciniamo alla Senda del Bo fino ad una piccola capanna. Qui abbandoniamo definitivamente la traccia e iniziamo a salire verso il Ghiacciaio di Alto. Guadagniamo quota dapprima lungo una ganna, poi su rocce gradinate fino al ghiacciaio. La neve , presente fino a pochi passi dalla bocchetta, ci agevola. È portante ed essendo piuttosto molle non dobbiamo ramponarci. Mettiamo mano alla piccozza solo nella rampa finale. L'ultimo passaggio per la bocchetta, un canalino franoso, è privo di neve.
Grazie alla Via Crio siamo svelti
Cime 1 e 2
Sono le due torri più facili. Dalla bocchetta in una manciata di minuti si sale alla prima cima. Ci sono dei passaggi di grado II. Consiglio di tenere la destra in quanto noi siamo finiti su un terzo grado, ben appigliato, ma sicuramente evitabile.
Dalla prima alla seconda torre si procede senza difficoltà. Sulla seconda torre per proseguire verso la terza ci si ritrova un grande salto di 20 o 25 metri.
Cima 3
La discesa dalla torre 2 alla sella successiva, caratterizzata da roccia rossastra, come detto pocanzi richiederebbe una calata in doppia. Tuttavia è possibile aggirare su cengia erbosa la torre 2. Per non lasciare materiale di abbandono retrocediamo un po' e ci abbassiamo sul lato Calanca, poi seguiamo una cengia piuttosto esposta fino alla sella. Bisogna fare attenzione in quanto la roccia su cui ci si tiene non è sempre stabile.
La salita alla torre 3 è il primo passaggio chiave. Analizziamo la situazione: aggirare ci sembra rischioso in quanto i terreni sono difficili ed esposti. Ci portiamo a ridosso della sezione più verticale risalendone la base (II). C'è da arrampicare un IV su buona roccia, oppure leggermente a destra c'è una profonda fessura all'interno della quale si può salire in arrampicata (anche qui IV). Scegliamo la parete che scaliamo proteggendo in 3 punti (friends e nuts). Sergio sale per primo con le scarpette (che si sono rivelate utili) e giunto in cima allestisce la sosta e mi recupera. In sito ci sono già alcuni cordini che le persone usano per calarsi dalla torre 3 (nel percorso contrario). Io svolgo la bella vita da secondo e salgo con gli scarponi. Non ci è chiara l'esatta collocazione della cima 3 in quanto la torre non si distingue particolarmente dal tratto di cresta successivo, il quale presenta alcune elevazioni maggiori della prima, di cui una dotata di omino di pietre (quella successiva al punto in cui abbiamo allestito la sosta).
La Torre 3 e la sella con la roccia rossastra
Cima 4 - Vetta principale
Dalla terza torre scendiamo verso l'intaglio successivo. C'è un passaggio di III non difficile da disarrampicare. Quindi si procede in cresta e si risale con arrampicata fino a ridosso della cima. L'ultimo tratto è da arrampicare in prossimità di una fessura (III esposto) con buona roccia tuttavia da controllare sempre.
Salgo prima io e poi mi segue Sergio. Siamo in vetta. Sono da poco passate le 12.30. Depositiamo un libro benchè, senza aspettarcelo, ne troviamo uno del 2022, con pochissime iscrizioni. Uniamo i due libri in un'unica scatola sotto l'omino di vetta.
Siamo a metà cresta. Fino a qui è stato divertente.
Ora volgiamo lo sguardo avanti. La torre 6 nonchè il passaggio per la 7 sono le principali incognite. In effetti quest'ultimo ci causerà forte stress.
Bella arrampicata libera per la cima 4
Cima 5
C'è una bella camminata in cresta tra le torri 4 e 5. Prima di raggiungere la sella c'è un salto di 3 o 4 metri per il quale allestiamo una doppia. Volendo a destra si può scendere ma su placca inclinata ed esposta.
La salita alla torre cinque implica un passaggio molto aereo su piode in parte instabili. Lo svolgiamo a quattro zampe. Questo è un passaggio molto delicato. Può essere utile assicurarsi.
Dalla cima 5 finalmente si vede bene la cima 6 alla propria sinistra. In linea d'aria sarà a meno di 20 metri.
Passaggio aereo per la Cima 5
Cima 6
Per scendere dalla quinta cima ci abbassiamo un poco a destra, poi sulla sinistra troviamo un camino piuttosto agevole (III) disarrampicabile. Si raggiunge poco sotto una placconata inclinata (esposta) da percorrere tenendosi bene alle rocce soprastanti. Perveniamo alla sella non senza dover affrontare un ulteriore saltino di 2 metri non banale.
Andiamo un poco a sinistra su cengia per osservare la torre dal lato grigionese: non siamo sicuri che si tratti della torre 6 (magari questa è più a sinistra e ci troviamo sotto uno spuntone). Abbiamo la conferma che ci troviamo sotto un'unica torre, la sesta. Allestiamo una sosta per assicurarci e Sergio, come per la torre 3, arrampica su buona roccia (IV) proteggendo due punti. Mi recupera e anche la torre 6 è fatta. Ora sarà una ravanata, lo capiamo già da quassù.
(La torre 6 è facoltativa, la traversata si può fare saltando dalla 5 alla 7, tuttavia è una delle torri dalla roccia migliore da arrampicare)
Cima 7
La parte più delicata e, oserei dire pericolosa, dell'intera traversata è l'inevitabile passaggio dalla torre 6 alla torre 7. Ci caliamo dalla torre 6: mentre scendo la mia corda muove rocce instabili sopra la sosta. Sergio le tiene a bada ma c'è un momento di tensione, mi avverte di trovare un riparo e lascia che queste precipitino. Il fragore dei macigni che impattano nella ganna sottostante ci raggela il sangue ad entrambi. Ci rendiamo conto di quanto siamo fragili rispetto all'ambiente circostante.
Dalla sella tra cima 5 e cima 6 bisogna discendere un ripido canalino franoso. Non è semplice già in partenza con un passaggio di 3 metri da disarrampicare (qui una doppia ha senso, ma noi avevamo appena messo via la corda). Ci abbassiamo lungo il franoso canaletto quindi osserviamo il fianco destro della cresta: è una frana ripida e impervia. Consultiamo la guida: Brenna dice di passare da qui. C'è un grande spuntone da aggirare e poi si deve arrampicare un tratto con rocce a blocchi (III) e riprendere la cresta. Mhm siamo un po' disorientati: ci spostiamo lungo questo fragile pendio fino allo spuntone, osserviamo il lato grigionese ma lo escludiamo (dovremmo calarci ma non sappiamo cosa ci sia sotto). Pertanto aggiriamo lo spuntone sulla destra con delicati passaggi esposti su terreni instabili. Stacchiamo inevitabilmente parecchio materiale dalla montagna. Quindi risaliamo una ripida serie di rocce fino ad un muro (III) che butta un poco in fuori. Sergio lo affronta. Io trovo un camino a destra che culmina in un passaggio verticale leggermente sporgente (III). Provo ad affrontarlo ma constato che gli appoggi per i piedi sono troppo instabili. Mi faccio recuperare da Sergio: assicurato con la corda provo, per curiosità, ad arrampicarlo come se non fossi legato e lo supero. Senza corda sarebbe stato un inutile rischio.
Ci siamo! Brevissima camminata in cresta e siamo sulla Cima 7. C'è la piccola croce con Gesù appoggiata sull'omino di vetta. C'è una gamella vuota. Ci rilassiamo un momento. La tensione dell'ultima parte del tour si è fatta sentire. Sono le 15.30 circa.
La Cima 7 appena conquistata
Ritorno dall'Alpe d'Örz
Perchè non il Torent Basso? Meteosvizzera prevede temporali alle 17.30. Preferiamo prendere acqua sul sentiero e non sul Torent Basso.
Inoltre io conosco il Torent Basso: è una montagna da prendere molto seriamente, la cui cresta di collegamento con la Cima 7 richiede concentrazione e noi siamo stanchi.
Pertanto discendiamo alla Bocchetta del Torent Alto (T5 +) e quindi lungo la ganna fino ad aggirare il contrafforte e prendere la Bocchetta Alta. Il cordino blu è ancora in sede ma mostra segni di deterioramento (anima visibile in più punti).
Dalla Bocchetta scendiamo alla bellissima Alpe d'Örz e comincia a tuonare.
Dopo 10 ore di fuori sentiero abbiamo il piacere di trovarci su un sentiero. Lo seguiamo veloci: Passo del Mauro e giù fino alla Capanna Cava.
Chiudiamo il tour alle 20.00 seduti davanti ai Torent con un enorme tagliere e tanta buona birra.
La soddisfazione è tanta. Epico!
Incantevole Alpe d'Örz
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Michea82
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