Via del Sale: da Varzi al Monte Chiappo con discesa a Pey
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Partenza per la mia Via del Sale. Il gestore del b&b dove ho dormito accompagna me ed una coppia di altri camminatori fino a Varzi in auto offrendoci anche il caffè.
Attraversato il ponte sul torrente Staffora, deviamo subito a sinistra e percorriamo qualche centinaio di metri in piano. Primo stop: lo Staffora, pieno d'acqua dopo le recenti piogge, ha invaso il percorso, ci sono un centinaio di metri di sentiero ricoperti da un 20 cm di acqua... vabbè, via le scarpe, non è il caso di salire con i piedi fradici. Asciugamani, calze, scarpe e si riparte. Si inizia a salire, a tratti il sentiero si trasforma in un autentico scivolo di fango.
Arriviamo a Monforte, gran bevuta alla fontana e di nuovo in cammino. Poco dopo però saluto la coppia di milanesi partiti assieme a me: decisamente hanno un passo troppo tranquillo.
Mi avvio verso Castellaro, ad un breve tratto di sentiero segue un lungo tratto di strada provinciale su asfalto che arriva, in leggera discesa fino al paese. Svolto a destra, poi a sinistra, una donna alla finestra mi augura buon cammino, imbocco il sentiero che sale, ripido ed all'apparenza infinito, verso Pian della Mora. Sono immerso in una fitta faggeta, con me tanti altri camminatori con la mia meta.
Inizia a piovere, la faggeta è tanto fitta che mi limito a coprire lo zaino, riprendo a salire, il percorso è decisamente fangoso ma si continua, finalmente eccomi al bivacco di Pian della Mora, la struttura è chiusa ma sotto la veranda vi sono tavoli e panche. Sono le 12,30... , è uscito il sole, decido di fare qui la mia sosta pranzo, con me altre decine di persone, alcune le ritroverò nei giorni successivi.
Riparto, cammino in spazi aperti, la vista è bellissima, il verde ovunque, intorno vi sono migliaia di fiori, moltissime orchidee. Salgo al Monte Boglieglio, la prima cima di oggi, sono da solo, dai prati si alzano in volo verticale le allodole con il loro canto, un'esperienza che non vivevo da quando ero bambino...una grande emozione.
Il versante opposto è ricoperto da migliaia di fiori, raggiungo il Rifugio Laguione, una spartana costruzione al cui interno vi è un tavolo e qualche panca, buono giusto per un'emergenza.
Il cammino prosegue alternando tratti boscati ad altri più aperti. Il sole sparisce, dal Piacentino arrivano nuvole nere, passo il Colle della Seppa da cui si diparte la deviazione per Pian dell'Armà dove si trova un albergo, salgo al Monte Garavè, poi al Monte Rotondo, scendo e percorro un tratto in falsopiano al termine del quale inizia a piovere, indosso la mantella e proseguo, vedo già il rifugio in cima al Monte Chiappo, la pioggia si trasforma in grandine quando sono ormai a metà pendio, quando arrivo in cima chiaramente smette di piovere!
Entro al rifugio, in realtà solo ristorante senza possibilità di pernottare, prendo una coca cola e chiedo ad uno dei gestori come fare per prendere il sentiero che scende a Pey, dove si trova la Locanda Belvedere, 500 metri di dislivello al di sotto del Monte Chiappo, la Via del Sale è divenuta molto popolare e l'accoglienza lungo il percorso è sottodimensionata rispetto ai camminatori che la frequentano, la locanda di Pey è l'unico alloggio che ho trovato.
Gentilissimo il gestore del Monte Chiappo esce con me, mi accompagna fino in cima e mi mostra l'inizio del sentiero, saluto e mi avvio, pioviggina, i prati sono una distesa di Asfodeli, il problema è il fango, raggiungo Capannette di Pey ed imbocco il proseguio del sentiero che ben presto si trasforma in uno scivolo fangoso, con vari equilibrismi riesco comunque a raggiungere il paese e la Locanda Belvedere.
L'albergo, a gestione familiare, ha i suoi anni ma l'accoglienza è calorosa, mi viene mostrata la camera, mi tolgo finalmente lo zaino dalle spalle e i vestiti e le scarpe maserati dall'acqua. Dopo una lunga doccia calda mi sento meglio, mi metto i vestiti asciutti e mi rilasso in attesa della cena, che si rivelerà essere eccezionale, le recensioni sul web parlavano di un posto rinomato per l'ottima cucina, in effetti le tagliatelle fatte in casa al ragù, il brasato con le patate al forno e la torta sono state una conclusione perfetta per questa giornata.
Dopocena i proprietari hanno mostrato a me ed alla coppia di vicentini che erano gli unici altri ospiti, dei filmati sulla musica delle quattro province: il figlio dei proprietari ed una figlia suonano rispettivamente la fisarmonica ed il piffero, una sorta di oboe popolare, una bella scoperta che approfondirò senz'altro.
Alle 22 però decido di ritirarmi, la stanchezza della giornata comincia a farsi sentire.
Nonostante il tempo a tratti inclemente ho molto apprezzato questa mia prima tappa della Via del Sale.
Attraversato il ponte sul torrente Staffora, deviamo subito a sinistra e percorriamo qualche centinaio di metri in piano. Primo stop: lo Staffora, pieno d'acqua dopo le recenti piogge, ha invaso il percorso, ci sono un centinaio di metri di sentiero ricoperti da un 20 cm di acqua... vabbè, via le scarpe, non è il caso di salire con i piedi fradici. Asciugamani, calze, scarpe e si riparte. Si inizia a salire, a tratti il sentiero si trasforma in un autentico scivolo di fango.
Arriviamo a Monforte, gran bevuta alla fontana e di nuovo in cammino. Poco dopo però saluto la coppia di milanesi partiti assieme a me: decisamente hanno un passo troppo tranquillo.
Mi avvio verso Castellaro, ad un breve tratto di sentiero segue un lungo tratto di strada provinciale su asfalto che arriva, in leggera discesa fino al paese. Svolto a destra, poi a sinistra, una donna alla finestra mi augura buon cammino, imbocco il sentiero che sale, ripido ed all'apparenza infinito, verso Pian della Mora. Sono immerso in una fitta faggeta, con me tanti altri camminatori con la mia meta.
Inizia a piovere, la faggeta è tanto fitta che mi limito a coprire lo zaino, riprendo a salire, il percorso è decisamente fangoso ma si continua, finalmente eccomi al bivacco di Pian della Mora, la struttura è chiusa ma sotto la veranda vi sono tavoli e panche. Sono le 12,30... , è uscito il sole, decido di fare qui la mia sosta pranzo, con me altre decine di persone, alcune le ritroverò nei giorni successivi.
Riparto, cammino in spazi aperti, la vista è bellissima, il verde ovunque, intorno vi sono migliaia di fiori, moltissime orchidee. Salgo al Monte Boglieglio, la prima cima di oggi, sono da solo, dai prati si alzano in volo verticale le allodole con il loro canto, un'esperienza che non vivevo da quando ero bambino...una grande emozione.
Il versante opposto è ricoperto da migliaia di fiori, raggiungo il Rifugio Laguione, una spartana costruzione al cui interno vi è un tavolo e qualche panca, buono giusto per un'emergenza.
Il cammino prosegue alternando tratti boscati ad altri più aperti. Il sole sparisce, dal Piacentino arrivano nuvole nere, passo il Colle della Seppa da cui si diparte la deviazione per Pian dell'Armà dove si trova un albergo, salgo al Monte Garavè, poi al Monte Rotondo, scendo e percorro un tratto in falsopiano al termine del quale inizia a piovere, indosso la mantella e proseguo, vedo già il rifugio in cima al Monte Chiappo, la pioggia si trasforma in grandine quando sono ormai a metà pendio, quando arrivo in cima chiaramente smette di piovere!
Entro al rifugio, in realtà solo ristorante senza possibilità di pernottare, prendo una coca cola e chiedo ad uno dei gestori come fare per prendere il sentiero che scende a Pey, dove si trova la Locanda Belvedere, 500 metri di dislivello al di sotto del Monte Chiappo, la Via del Sale è divenuta molto popolare e l'accoglienza lungo il percorso è sottodimensionata rispetto ai camminatori che la frequentano, la locanda di Pey è l'unico alloggio che ho trovato.
Gentilissimo il gestore del Monte Chiappo esce con me, mi accompagna fino in cima e mi mostra l'inizio del sentiero, saluto e mi avvio, pioviggina, i prati sono una distesa di Asfodeli, il problema è il fango, raggiungo Capannette di Pey ed imbocco il proseguio del sentiero che ben presto si trasforma in uno scivolo fangoso, con vari equilibrismi riesco comunque a raggiungere il paese e la Locanda Belvedere.
L'albergo, a gestione familiare, ha i suoi anni ma l'accoglienza è calorosa, mi viene mostrata la camera, mi tolgo finalmente lo zaino dalle spalle e i vestiti e le scarpe maserati dall'acqua. Dopo una lunga doccia calda mi sento meglio, mi metto i vestiti asciutti e mi rilasso in attesa della cena, che si rivelerà essere eccezionale, le recensioni sul web parlavano di un posto rinomato per l'ottima cucina, in effetti le tagliatelle fatte in casa al ragù, il brasato con le patate al forno e la torta sono state una conclusione perfetta per questa giornata.
Dopocena i proprietari hanno mostrato a me ed alla coppia di vicentini che erano gli unici altri ospiti, dei filmati sulla musica delle quattro province: il figlio dei proprietari ed una figlia suonano rispettivamente la fisarmonica ed il piffero, una sorta di oboe popolare, una bella scoperta che approfondirò senz'altro.
Alle 22 però decido di ritirarmi, la stanchezza della giornata comincia a farsi sentire.
Nonostante il tempo a tratti inclemente ho molto apprezzato questa mia prima tappa della Via del Sale.
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