Gross Schärhorn 3296 m
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Questa escursione, svolta in primavera a piedi su terreni ancora sommersi dalla neve, è piuttosto impegnativa, sebbene non presenti difficoltà particolari. Per me si tratta della seconda uscita nelle Alpi Glaronesi dopo il Todi e della prima presso il Klausenpass.
Abbiamo impiegato più tempo del previsto e, come spiegherò nella relazione, abbiamo optato per una via di ritorno più breve ma meno sicura.
Video
/www.instagram.com/reel/Cstcn8-usRB/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Il Gross Schärhorn visto da nord
Descrizione salita
In Ticino è in transito una perturbazione da nord-est: noi ci spostiamo in zona Klausenpass dove le precipitazioni sarebbero limitate alla notte e stimate in pochi millimetri. È previsto vento moderato in quota e nuvolosità in dissoluzione.
Sveglia alle 03.40, ritrovo a Lugano alle 05.00, pausa caffécacca al Gottardo e partenza dal Klausenpass (parcheggio libero) intorno alle 07.45.
La neve ricopre quasi interamente il sentiero per Chammlialp. Esso si sviluppa in piano con piccoli saliscendi verso ovest / sudovest fino a curvare decisamente a sud nei pressi di una panchina. Da qui indossiamo le ciaspole, la neve al mattino è ancora portante.
La nostra via sarà quella più diretta, a ovest dal Chammliberg e del Clariden.
La nostra intenzione è quella di percorrere un anello ritornando dal Chammlijoch e discendendo la più sicura dorsale che converge nella cresta NW del Clariden.
Raggiunta l'Alpe Chammli, che è costituita da 2 edifici, perdiamo circa 70 metri di quota per poi riprendere gradualmente seguendo una dorsale morenica e i pendii della morena del Griessgletcher.
Raggiunta quota 2350 m circa c'è un risalto da superare: si tratta di uno scalino, costituito da rocce, superabile tramite un canale a sinistra, la cui pendenza non è importante (stimata max 35 - 40 gradi nel punto maggiormente ripido). Il canale tuttavia si trova in una posizione sfavorevole per gli scaricamenti di rocce dal Chammliberg, il quale si erge imponente con bastionate impressionanti. Oltre alle rocce ci sono anche scaricamenti di neve. Ci sono valanghe recenti ricoperte da un sottile strato di neve fresca.
Risaliamo il passaggio senza problemi, eseguiamo quindi un traverso a destra superando le rocce (alla nostra destra) e ci portiamo su un pendio vieppiù lieve fino a raggiungere infine la quota 2800 m. Per superare il canale indossiamo i ramponi. In uscita cambiamo nuovamente assetto rimettendo le ciaspole. La neve fresca è abbondante e si sprofonda decisamente anche nello strato vecchio.
Tracciare stanca e quindi impieghiamo molto tempo. Il casco è obbligatorio.
Risalto da superare sulla sinistra (canale)
Raggiunto il plateau che si connette al ghiacciaio veniamo investiti da un vento teso e costante. Ci bardiamo per bene e ci apprestiamo a risalire il ripido pendio che conduce alla cresta est della nostra montagna.
Alla base di questo pendio c'è una tenda con dentro un uomo di un'età stimabile sui 60 anni. Questo ha dormito dopo essere stato il giorno prima al Gross Schärnhorn. Lo incontreremo durante la discesa, mentre ritorna dalla valle (dove sarebbe sceso a fare non so cosa). Il suo programmino serale sarebbe niente meno che il Clariden con le ciaspole per chiudere in bellezza la giornata.
La sua raccomandazione: "fate svelto che stanno iniziando le valanghe"!
Raggiunta l'isometria che corrisponde ai 3000 metri, in nebbia e battuti dal vento, Carlo mi dice di voler rinunciare alla vetta. Si sente stanco. In effetti le uscite in neve di questo tipo sono molto stressanti per persone non abituate. Io ho svolto un numero sufficiente di escursioni invernali impegnative per poter sopportare la fatica. Ma lui saggiamente decide di fermarsi in un punto del pendio privo di vento.
Ci accordiamo per tenerci in contatto in caso di necessità tramite InReach.
Proseguo da solo: il pendio è ripido ma tranquillo. Uso le mani per scaricare il peso e non per reale necessità. Il tratto che converge nella cresta est potrebbe essere sui 40 gradi. Percorro la breve cresta e mi immetto sul fianco orientale della cresta meridionale, la quale consente di accedere alla vetta. Questo fianco è piuttosto ripido, seguo una flebile traccia (verosimilmente quella dell'uomo salito il giorno prima). Qui la piccozza mi aiuta a risalire il centinaio di metri (su pendenze ora sostenute) fino ad immettermi sulla facile cresta sud. Ora mi mancano forse 70 metri. La nebbia mi nasconde i dettagli della vetta.
Proseguo fino a trovarmi sulla cresta sommitale: questa è più sottile, a destra c'è pericolo di presenza di cornice (non posso capire se ci sia, nel dubbio mi adeguo), a sinistra è esposta. Mi tengo a sinistra e con la piccozza mi assicuro a destra progredendo lungo una piccola traccia fino a raggiungere la croce di vetta, poco più in basso della vetta.
La croce spunta dalla neve soltanto nella sua parte più elevata, tant'è che trascorro la mia pausa seduto sopra ad essa. Intanto il cielo comincia a dare segni di apertura, le nebbie che avvolgono le cime accennano a ritirarsi. Come spesso accade ciò avverrà soltanto più tardi, durante la discesa.
Dalla vetta riesco a vedere il mio amico. Sono le 15.00. Sono stato lento anch'io pur senza salire con Carlo. La fatica l'ho percepita. Mi appresto a scendere. Il mio amico potrebbe aver freddo.
Croce di vetta del Gross Schärnhorn
Descrizione discesa
Ripercorro tale e quale il percorso di andata fino a raggiungere Carlo nei pressi della tenda a 2850 metri. Per scendere mi aiuto spesso con la piccozza, disarrampico i pendii più ripidi fronte a monte e quelli più moderati fronte a valle.
Discesa dal fianco orientale della cresta sud - Vista verso il Clariden
Il ritorno dalla via "più sicura" implicherebbe di scendere sul ghiacciaio verso sud, aggirare una lunga linea rocciosa e riprendere circa 200 metri di quota verso nord fino a 3000 metri. Decidiamo di rientrare da dove siamo saliti.
Non avendo con noi dispositivi anti-valanghe ci leghiamo tenendo una buona distanza. In questo modo se uno dei due venisse trascinato o sepolto l'altro potrebbe individuarlo con la corda. Non è una soluzione ma una misura per noi adeguata.
Discendiamo su neve sfondosa il pendio fino all'apice del canale. Le valanghe bagnate sono frequenti sia nel canale sia dai pendii sommitali del Chammliberg. Esso scarica anche molta roccia. Siamo impressionati e allo stesso tempo affascinati dalle forze della natura in atto.
Apice del canale - dobbiamo attendere le pause tra gli scaricamenti
Valanghe nel canale a quota 2400 m
Ci fermiamo e osserviamo tutto quello che succede a monte. Proviamo ad immetterci nel canale ma una colata ci fa retrocedere. Tentiamo una seconda volta e fragori sulla parete della montagna adiacente ci raddrizzano il pelo. Siamo fuori dalla portata della maggior parte delle frane o delle valanghe. Il canale però viene nuovamente invaso da uno scaricamento, Carlo torna verso di me. Infine svelti scendiamo e ci spostiamo appena in tempo fuori dalla portata di una più ampia colata di neve. Scendiamo nella conca sottostante e ci spostiamo in zona sicura. Accaldati ci sistemiamo per la discesa finale: togliamo caschi, imbraghi, piumini, cuffie, guanti. Leggeri ripercorriamo tutto il percorso per Chammlialp ed, infine, per il Klausenpass. Alla nostra destra il Chammliberg continua a produrre continui fragori, sembra di essere in un ambiente primordiale.
Un mare di nebbia da inversione termica ci regala un panorama spettacolare.
Panorama dalla Chammlialp
Raggiungiamo la macchina intorno alle 19.00. Carlo avrà un episodio di malessere (nausea e vomito) da strapazzo. Ma si riprenderà veloce giunti in pianura e rifocillati di cibo.
Alle 22.30 siamo di ritorno a Lugano. L'indomani si lavora.
Il Gross Schärhorn è una stupenda vetta in ambiente di grande valore.
Abbiamo impiegato più tempo del previsto e, come spiegherò nella relazione, abbiamo optato per una via di ritorno più breve ma meno sicura.
Video
/www.instagram.com/reel/Cstcn8-usRB/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Il Gross Schärhorn visto da nord
Descrizione salita
In Ticino è in transito una perturbazione da nord-est: noi ci spostiamo in zona Klausenpass dove le precipitazioni sarebbero limitate alla notte e stimate in pochi millimetri. È previsto vento moderato in quota e nuvolosità in dissoluzione.
Sveglia alle 03.40, ritrovo a Lugano alle 05.00, pausa caffécacca al Gottardo e partenza dal Klausenpass (parcheggio libero) intorno alle 07.45.
La neve ricopre quasi interamente il sentiero per Chammlialp. Esso si sviluppa in piano con piccoli saliscendi verso ovest / sudovest fino a curvare decisamente a sud nei pressi di una panchina. Da qui indossiamo le ciaspole, la neve al mattino è ancora portante.
La nostra via sarà quella più diretta, a ovest dal Chammliberg e del Clariden.
La nostra intenzione è quella di percorrere un anello ritornando dal Chammlijoch e discendendo la più sicura dorsale che converge nella cresta NW del Clariden.
Raggiunta l'Alpe Chammli, che è costituita da 2 edifici, perdiamo circa 70 metri di quota per poi riprendere gradualmente seguendo una dorsale morenica e i pendii della morena del Griessgletcher.
Raggiunta quota 2350 m circa c'è un risalto da superare: si tratta di uno scalino, costituito da rocce, superabile tramite un canale a sinistra, la cui pendenza non è importante (stimata max 35 - 40 gradi nel punto maggiormente ripido). Il canale tuttavia si trova in una posizione sfavorevole per gli scaricamenti di rocce dal Chammliberg, il quale si erge imponente con bastionate impressionanti. Oltre alle rocce ci sono anche scaricamenti di neve. Ci sono valanghe recenti ricoperte da un sottile strato di neve fresca.
Risaliamo il passaggio senza problemi, eseguiamo quindi un traverso a destra superando le rocce (alla nostra destra) e ci portiamo su un pendio vieppiù lieve fino a raggiungere infine la quota 2800 m. Per superare il canale indossiamo i ramponi. In uscita cambiamo nuovamente assetto rimettendo le ciaspole. La neve fresca è abbondante e si sprofonda decisamente anche nello strato vecchio.
Tracciare stanca e quindi impieghiamo molto tempo. Il casco è obbligatorio.
Risalto da superare sulla sinistra (canale)
Raggiunto il plateau che si connette al ghiacciaio veniamo investiti da un vento teso e costante. Ci bardiamo per bene e ci apprestiamo a risalire il ripido pendio che conduce alla cresta est della nostra montagna.
Alla base di questo pendio c'è una tenda con dentro un uomo di un'età stimabile sui 60 anni. Questo ha dormito dopo essere stato il giorno prima al Gross Schärnhorn. Lo incontreremo durante la discesa, mentre ritorna dalla valle (dove sarebbe sceso a fare non so cosa). Il suo programmino serale sarebbe niente meno che il Clariden con le ciaspole per chiudere in bellezza la giornata.
La sua raccomandazione: "fate svelto che stanno iniziando le valanghe"!
Raggiunta l'isometria che corrisponde ai 3000 metri, in nebbia e battuti dal vento, Carlo mi dice di voler rinunciare alla vetta. Si sente stanco. In effetti le uscite in neve di questo tipo sono molto stressanti per persone non abituate. Io ho svolto un numero sufficiente di escursioni invernali impegnative per poter sopportare la fatica. Ma lui saggiamente decide di fermarsi in un punto del pendio privo di vento.
Ci accordiamo per tenerci in contatto in caso di necessità tramite InReach.
Proseguo da solo: il pendio è ripido ma tranquillo. Uso le mani per scaricare il peso e non per reale necessità. Il tratto che converge nella cresta est potrebbe essere sui 40 gradi. Percorro la breve cresta e mi immetto sul fianco orientale della cresta meridionale, la quale consente di accedere alla vetta. Questo fianco è piuttosto ripido, seguo una flebile traccia (verosimilmente quella dell'uomo salito il giorno prima). Qui la piccozza mi aiuta a risalire il centinaio di metri (su pendenze ora sostenute) fino ad immettermi sulla facile cresta sud. Ora mi mancano forse 70 metri. La nebbia mi nasconde i dettagli della vetta.
Proseguo fino a trovarmi sulla cresta sommitale: questa è più sottile, a destra c'è pericolo di presenza di cornice (non posso capire se ci sia, nel dubbio mi adeguo), a sinistra è esposta. Mi tengo a sinistra e con la piccozza mi assicuro a destra progredendo lungo una piccola traccia fino a raggiungere la croce di vetta, poco più in basso della vetta.
La croce spunta dalla neve soltanto nella sua parte più elevata, tant'è che trascorro la mia pausa seduto sopra ad essa. Intanto il cielo comincia a dare segni di apertura, le nebbie che avvolgono le cime accennano a ritirarsi. Come spesso accade ciò avverrà soltanto più tardi, durante la discesa.
Dalla vetta riesco a vedere il mio amico. Sono le 15.00. Sono stato lento anch'io pur senza salire con Carlo. La fatica l'ho percepita. Mi appresto a scendere. Il mio amico potrebbe aver freddo.
Croce di vetta del Gross Schärnhorn
Descrizione discesa
Ripercorro tale e quale il percorso di andata fino a raggiungere Carlo nei pressi della tenda a 2850 metri. Per scendere mi aiuto spesso con la piccozza, disarrampico i pendii più ripidi fronte a monte e quelli più moderati fronte a valle.
Discesa dal fianco orientale della cresta sud - Vista verso il Clariden
Il ritorno dalla via "più sicura" implicherebbe di scendere sul ghiacciaio verso sud, aggirare una lunga linea rocciosa e riprendere circa 200 metri di quota verso nord fino a 3000 metri. Decidiamo di rientrare da dove siamo saliti.
Non avendo con noi dispositivi anti-valanghe ci leghiamo tenendo una buona distanza. In questo modo se uno dei due venisse trascinato o sepolto l'altro potrebbe individuarlo con la corda. Non è una soluzione ma una misura per noi adeguata.
Discendiamo su neve sfondosa il pendio fino all'apice del canale. Le valanghe bagnate sono frequenti sia nel canale sia dai pendii sommitali del Chammliberg. Esso scarica anche molta roccia. Siamo impressionati e allo stesso tempo affascinati dalle forze della natura in atto.
Apice del canale - dobbiamo attendere le pause tra gli scaricamenti
Valanghe nel canale a quota 2400 m
Ci fermiamo e osserviamo tutto quello che succede a monte. Proviamo ad immetterci nel canale ma una colata ci fa retrocedere. Tentiamo una seconda volta e fragori sulla parete della montagna adiacente ci raddrizzano il pelo. Siamo fuori dalla portata della maggior parte delle frane o delle valanghe. Il canale però viene nuovamente invaso da uno scaricamento, Carlo torna verso di me. Infine svelti scendiamo e ci spostiamo appena in tempo fuori dalla portata di una più ampia colata di neve. Scendiamo nella conca sottostante e ci spostiamo in zona sicura. Accaldati ci sistemiamo per la discesa finale: togliamo caschi, imbraghi, piumini, cuffie, guanti. Leggeri ripercorriamo tutto il percorso per Chammlialp ed, infine, per il Klausenpass. Alla nostra destra il Chammliberg continua a produrre continui fragori, sembra di essere in un ambiente primordiale.
Un mare di nebbia da inversione termica ci regala un panorama spettacolare.
Panorama dalla Chammlialp
Raggiungiamo la macchina intorno alle 19.00. Carlo avrà un episodio di malessere (nausea e vomito) da strapazzo. Ma si riprenderà veloce giunti in pianura e rifocillati di cibo.
Alle 22.30 siamo di ritorno a Lugano. L'indomani si lavora.
Il Gross Schärhorn è una stupenda vetta in ambiente di grande valore.
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