Miniere di Bechatz
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Dopo più di cinquant'anni di assenza, mi viene voglia di rivedere posti in cui avevo passato da ragazzo qualche mese di vacanza suddivisi in tre estati successive. Sono ben conscio che ricordi di luoghi così lontani nel tempo spesso sono di principio fortemente alterati nella sostanza e nelle dimensioni, ma siamo anche cambiati noi e spesso anche i luoghi stessi. Grazie al fatto che ci fermeremo qui per un paio di giorni, appena arrivati ci facciamo questa breve passeggiata all'esplorazione di un sito minerario che, durante la mia presenza giovanile, era ancora faticosamente attivo. Attualmente, e fin da dopo la dismissione nel 1984, è stato creato un circuito di sentieri che porta a visitare gli imbocchi (tutti prudentemente chiusi) delle tre gallerie orizzontali di traversobanco; la citata chiusura è indispensabile per evitare i rischi derivanti da crolli, infiltrazioni e soprattutto dalla presenza dei numerosi pozzi riferibili allo sviluppo verticale dei filoni di oro, rame, piombo e argento. Si hanno notizie precise dello sfruttamento del sito a partire dal XVI secolo, ma è probabile che vi fosse un'attività ancora precedente; l'esiguità della resa in minerale utile ha fatto sì che i periodi di attività si alternassero a lunghe chiusure con vari passaggi di proprietà: il periodo di sfruttamento intensivo per la ricerca dell'oro nativo si ebbe fra il 1898 e il 1911 da parte di una società svizzera e successivamente di una inglese. Come detto, la chiusura definitiva avvenne solo nel 1984. Attualmente l'area di frantumazione del minerale appena estratto ed il piazzale di partenza della teleferica di trasporto a valle del selezionato sono ottimi punti panoramici sulla bassa Valle d'Ayas.
Dal Col Tzecore si torna per alcune centinaia di metri lungo la strada di accesso fino a trovare due brevi scorciatoie che permettono di evitare i primi tornanti, poi si prosegue verso sinistra fino al tornante successivo dove si trova l'imbocco di una pista forestale [Aperta nel 1965 per poter rimuovere gli alberi crollati in seguito ad un memorabile incendio]. Una comoda salita nel bosco di conifere miste porta fino ad un bivio dove si lascia a sinistra il proseguimento (18) per un 'alpe del versante orientale della Tete de Comagne e si scende vivacemente lungo la traccia 17 fino a trovare una bella mulattiera proveniente da destra (via di ritorno). Proseguendo a sinistra si cominciano ad incontrare i vari ingressi delle gallerie che con molta evidenza si possono riferire a varie epoche, poi, oltrepassato il piazzale di accumulo del materiale in partenza per il fondovalle, si sale con selciato gradinato al piazzale di frantumazione , dove l'opera di ricerca di minerali da parte dei collezionisti ha ormai quasi polverizzato ogni minima pietra. La salita prosegue lungo una cengia artificiale andando a raggiungere un dosso dove si trovano le miniere più antiche, sorta di trincee dove il filone veniva scavato col fuoco, facendo sì che l'altissima temperatura frantumasse la roccia matrice; attualmente i due siti principali risultano allagati ed un terzo franato. L'anello, che qui ha raggiunto la quota massima del sito minerario, incontra l'imbocco più recente, ancora in apparente buono stato, ma chiuso da una grata (che però permetterebbe ai più volenterosi di rischiare un'esplorazione peraltro vietata, e le tracce di passaggio sono molte...). A questo punto il sentiero, con una serie di ripide curve nel bosco (qua e là alcuni antichi esigui scavi di assaggio) torna al sentiero di accesso: è questa la vera mulattiera percorsa dai minatori per recarsi al lavoro, con lastricature ove occorresse e qualche cengia rocciosa adattata al passaggio; si sbuca nei prati della frazione Arbaz, dove si ritrova la strada asfaltata. Attraversando il paese - qualche bella costruzione originale - si ritrovano le scorciatoie per tornare al Col Tzecore.
Dal Col Tzecore si torna per alcune centinaia di metri lungo la strada di accesso fino a trovare due brevi scorciatoie che permettono di evitare i primi tornanti, poi si prosegue verso sinistra fino al tornante successivo dove si trova l'imbocco di una pista forestale [Aperta nel 1965 per poter rimuovere gli alberi crollati in seguito ad un memorabile incendio]. Una comoda salita nel bosco di conifere miste porta fino ad un bivio dove si lascia a sinistra il proseguimento (18) per un 'alpe del versante orientale della Tete de Comagne e si scende vivacemente lungo la traccia 17 fino a trovare una bella mulattiera proveniente da destra (via di ritorno). Proseguendo a sinistra si cominciano ad incontrare i vari ingressi delle gallerie che con molta evidenza si possono riferire a varie epoche, poi, oltrepassato il piazzale di accumulo del materiale in partenza per il fondovalle, si sale con selciato gradinato al piazzale di frantumazione , dove l'opera di ricerca di minerali da parte dei collezionisti ha ormai quasi polverizzato ogni minima pietra. La salita prosegue lungo una cengia artificiale andando a raggiungere un dosso dove si trovano le miniere più antiche, sorta di trincee dove il filone veniva scavato col fuoco, facendo sì che l'altissima temperatura frantumasse la roccia matrice; attualmente i due siti principali risultano allagati ed un terzo franato. L'anello, che qui ha raggiunto la quota massima del sito minerario, incontra l'imbocco più recente, ancora in apparente buono stato, ma chiuso da una grata (che però permetterebbe ai più volenterosi di rischiare un'esplorazione peraltro vietata, e le tracce di passaggio sono molte...). A questo punto il sentiero, con una serie di ripide curve nel bosco (qua e là alcuni antichi esigui scavi di assaggio) torna al sentiero di accesso: è questa la vera mulattiera percorsa dai minatori per recarsi al lavoro, con lastricature ove occorresse e qualche cengia rocciosa adattata al passaggio; si sbuca nei prati della frazione Arbaz, dove si ritrova la strada asfaltata. Attraversando il paese - qualche bella costruzione originale - si ritrovano le scorciatoie per tornare al Col Tzecore.
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