Ferrata del Nido dei Santacroce alla Corna Maria (m 1057) e anello per Pizzo Rabbioso (m 1151) e Piz
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Un interessante e panoramico anello di cresta nella bassa Val Brembana, con inclusa una ferrata non troppo difficile. L’ideale per mantenere l’allenamento nella stagione autunnale.
Considerata la bassa quota, il periodo più adatto per farla sono l’autunno e la primavera, ma anche in inverno (visti gli ultimi, estremamente miti!); la sconsiglierei in piena estate.
La Ferrata del Nido dei Santacroce alla Corna Maria è stata allestita nel 2021. È di concezione moderna, quindi molto attrezzata e, almeno per le mie capacità, si è costretti ad usare gli aiuti: la roccia la si tocca poco. Personalmente preferisco le ferrate, magare meno ardite, ma che ti consentono di progredire in modo meno artificiale.
L’anello si può percorrere anche senza fare la ferrata, ma aggirando la Corna Maria su normale sentiero.
LOCALITA' DI PARTENZA.
Santa Croce (m 687), una frazione di San Pellegrino Terme.
ATTREZZATURA. Serve tutto il necessario per affrontare una ferrata: imbragatura, set da ferrata, casco.
DIFFICOLTÀ.
Le relazioni consultate (sono ancora poche) classificano la Ferrata del Nido dei Santacroce Facile (F). Personalmente, sarà per l’età che avanza, l’ho trovata tutt’altro che facile; nulla di particolarmente difficile, ma sicuramente superiore al Facile.
La giudico classificabile abbastanza difficile (K3; PD+ secondo la classificazione CAI). Anche se breve, ha passaggi verticali esposti è esposta; non presenta situazioni che richiedono particolare forza di braccia. È ampiamente attrezzata con pioli, maniglie, scale metalliche fisse e un ponte tibetano attrezzato con cavo o catena, con fune in acciaio per l’assicurazione sempre presente.
Ferrata a parte, il resto dell’escursione è classificabile T2 (E, secondo la classificazione CAI). Il sentieroha un tracciatoevidente, salite sono regolari, l’esposizione è contenuta: le creste che si percorrono sono ampie. La segnaletica e i segnavia sono sempre presenti.
SALITA: m 630; m 350 in ferrata.
DISCESA: m 630; m 50 in ferrata.
QUOTA MASSIMA: m 1151, alla cima del Pizzo Rabbioso.
QUOTA MINIMA: m 750, al parcheggio di Santa Croce.
SVILUPPO: km 8,70; m 400 la ferrata.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 04:00.
TEMPI PARZIALI: All’attacco della ferrata: ore 01:00; ferrata: 50 minuti; Corna Maria – Pizzo Rabbioso: 45 minuti; Pizzo Rabbioso – Monte Corno: 40 minuti; Monte Corno – Santa Croce: 25 minuti.
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio si seguono le indicazioni per il sentiero CAI 561 e le altre indicazioni di recente installazione che portano, senza difficoltà, all’attacco della ferrata, anticipato dall’area di vestizione segnalata da un evidente cartello (m 880). Indossati imbragatura e casco, si nota che l’inizio della ferrata non lì; infatti, bisogna proseguire fino ad arrivare a una vicina una sella (capanno di caccia) dove è posizionata una palina segnaletica con l’indicazione della ferrata; quindi, si svolta a sinistra e, dopo un breve tratto di sentiero in salita, si arriva all’attacco.
Il primo tratto è breve e semplice, alcune staffe facilitano il superamento del corto tratto verticale. Percorso un tratto di sentiero, si arriva ai piedi di un più impegnativo segmento verticale che, inizialmente, si sviluppa verso destra, peri poi proseguire in verticale, e con una certa esposizione, per raggiungere un terrazzo (numerose staffe e graffe facilitano la progressione). Si continua spostandosi leggermente a sinistra, per poi riprendere la salita in verticale ci si porta in cima a un torrione. Qui si fa un traverso verso sinistra raggiungendo una scala metallica che si percorre in discesa un ripido crinale che termina sopra un salto verticale di una dozzina di metri, che si discende utilizzando una serie di graffe e staffe. In questo tratto, il più impegnativo dell’intera ferrata, sono avvantaggiati quelli con le gambe lunghe, e per individuare alcuni appoggi è necessario sporgersi (meglio non soffrire di vertigini). Al termine del tratto verticale si traversa verso sinistra raggiungendo l’inizio del ponticello sospeso. È lungo 17 metri (così riportano le relazioni), e va affrontato con calma, perché, se si corre, balla un pochino.
Attraversata la passerella il percorso continua salendo verso destra lungo il crinale erboso, poi ci si porta a ridosso della parete fino a raggiungere un esposto spigolo verticale, che si supera direttamente per poi traversare leggermente a destra, per percorrere un sentierino che raggiunge la cima della Corna Maria (m 1057) sormontata dalla sagoma azzurra del mezzobusto della Vergine. Ottimo il panorama.
Dalla cima si scende da est e seguendo una flebile traccia, attrezzata con una fune, fino ad arrivare al sentiero che si percorre verso nord-est fino a raggiunge un’ampia sella dove sorge un roccolo (m 1005). Da qui si inizia la salita verso il Pizzo Rabbioso percorrendo, su terreno libero, l’ampia cresta sud-ovest. In una ventina di minuti (dal roccolo) si raggiunge la croce metallica, sorretta da due penne alpine, che contrassegna l’anticima del Pizzo Rabbioso (m 1127); altri 15/20 minuti di cresta e si raggiunge la vetta del Pizzo Rabbioso (m 1151) segnalata da una semplice palina con cartelli indicatori. Si continua verso est scendendo per il crinale opposto fino a raggiungere un bivio (m 1090) dove si svolta a sinistra descrivendo un tornante, attraversando, nel bosco, il versante nord del Rabbioso; per poi risalire in cresta e, con direzione nord, raggiungere il Pizzo Corno (m 1089) con la sua enorme croce metallica. Si prosegue per altri cinque minuti e si giunge alla Big Bench (la Grande Panchina).
Mai sentito parlare delle Big Bench? Sono delle panchine giganti (alte quasi due metri e mezzo) e, inizialmente posizionate in punti panoramici del Piemonte, successivamente si sono diffuse un po’ ovunque.
Nascono da un’idea dell’architetto americano Chris Bangle, che dal 2009 vive a Clavesana (un piccolo centro delle Langhe, in provincia di Cuneo). L’intenzione di Bangle è riuscire a trasmettere un messaggio positivo, di collettività, di unione e condivisione. Il piacere di rilassarsi e godere del panorama, su una panchina decisamente fuori misura, è un’esperienza intensa, da condividere con gli altri, è come ritornare un po’ bambini.
Ciò che attrae delle Grandi Panchine, oltre alla dimensione, sono anche i vivaci colori. Ogni colore è legato al territorio che le ospita. Oggi, di Grandi Panchine ce ne sono oltre 100, ogni panchina è numerata e porta il logo della Big Bench Community, che contribuisce a sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigianali dei luoghi in cui vengono posizionate. Soni coperte da copyright, e la loro riproduzione è concessa a titolo gratuito a condizione che si rispettino tutti gli elementi che caratterizzano la visione dell’ideatore.
Saggiata la comodità della panchina, ci si rimette in marcia per l’ampio sentiero, che presto diventa una vera e propria stradina, e transitando per Salvarizza, si ritorna a Santa Croce.
METEO.
Soleggiato la mattina; velature nel corso del pomeriggio. Nubi sulle creste alpine. Leggera brezza. Temperatura alla partenza 13°, al Pizzo Rabbioso 8°, al termine 9°.
FREQUENTAZIONE. Lungo la ferrata un paio di coppie in lontananza. Per il resto del percorso, nessuno fino alla Big Bench.
COMPAGNI: Andrea.
Note sitografiche:
Considerata la bassa quota, il periodo più adatto per farla sono l’autunno e la primavera, ma anche in inverno (visti gli ultimi, estremamente miti!); la sconsiglierei in piena estate.
La Ferrata del Nido dei Santacroce alla Corna Maria è stata allestita nel 2021. È di concezione moderna, quindi molto attrezzata e, almeno per le mie capacità, si è costretti ad usare gli aiuti: la roccia la si tocca poco. Personalmente preferisco le ferrate, magare meno ardite, ma che ti consentono di progredire in modo meno artificiale.
L’anello si può percorrere anche senza fare la ferrata, ma aggirando la Corna Maria su normale sentiero.
LOCALITA' DI PARTENZA.
Santa Croce (m 687), una frazione di San Pellegrino Terme.
ATTREZZATURA. Serve tutto il necessario per affrontare una ferrata: imbragatura, set da ferrata, casco.
DIFFICOLTÀ.
Le relazioni consultate (sono ancora poche) classificano la Ferrata del Nido dei Santacroce Facile (F). Personalmente, sarà per l’età che avanza, l’ho trovata tutt’altro che facile; nulla di particolarmente difficile, ma sicuramente superiore al Facile.
La giudico classificabile abbastanza difficile (K3; PD+ secondo la classificazione CAI). Anche se breve, ha passaggi verticali esposti è esposta; non presenta situazioni che richiedono particolare forza di braccia. È ampiamente attrezzata con pioli, maniglie, scale metalliche fisse e un ponte tibetano attrezzato con cavo o catena, con fune in acciaio per l’assicurazione sempre presente.
Ferrata a parte, il resto dell’escursione è classificabile T2 (E, secondo la classificazione CAI). Il sentieroha un tracciatoevidente, salite sono regolari, l’esposizione è contenuta: le creste che si percorrono sono ampie. La segnaletica e i segnavia sono sempre presenti.
SALITA: m 630; m 350 in ferrata.
DISCESA: m 630; m 50 in ferrata.
QUOTA MASSIMA: m 1151, alla cima del Pizzo Rabbioso.
QUOTA MINIMA: m 750, al parcheggio di Santa Croce.
SVILUPPO: km 8,70; m 400 la ferrata.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 04:00.
TEMPI PARZIALI: All’attacco della ferrata: ore 01:00; ferrata: 50 minuti; Corna Maria – Pizzo Rabbioso: 45 minuti; Pizzo Rabbioso – Monte Corno: 40 minuti; Monte Corno – Santa Croce: 25 minuti.
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio si seguono le indicazioni per il sentiero CAI 561 e le altre indicazioni di recente installazione che portano, senza difficoltà, all’attacco della ferrata, anticipato dall’area di vestizione segnalata da un evidente cartello (m 880). Indossati imbragatura e casco, si nota che l’inizio della ferrata non lì; infatti, bisogna proseguire fino ad arrivare a una vicina una sella (capanno di caccia) dove è posizionata una palina segnaletica con l’indicazione della ferrata; quindi, si svolta a sinistra e, dopo un breve tratto di sentiero in salita, si arriva all’attacco.
Il primo tratto è breve e semplice, alcune staffe facilitano il superamento del corto tratto verticale. Percorso un tratto di sentiero, si arriva ai piedi di un più impegnativo segmento verticale che, inizialmente, si sviluppa verso destra, peri poi proseguire in verticale, e con una certa esposizione, per raggiungere un terrazzo (numerose staffe e graffe facilitano la progressione). Si continua spostandosi leggermente a sinistra, per poi riprendere la salita in verticale ci si porta in cima a un torrione. Qui si fa un traverso verso sinistra raggiungendo una scala metallica che si percorre in discesa un ripido crinale che termina sopra un salto verticale di una dozzina di metri, che si discende utilizzando una serie di graffe e staffe. In questo tratto, il più impegnativo dell’intera ferrata, sono avvantaggiati quelli con le gambe lunghe, e per individuare alcuni appoggi è necessario sporgersi (meglio non soffrire di vertigini). Al termine del tratto verticale si traversa verso sinistra raggiungendo l’inizio del ponticello sospeso. È lungo 17 metri (così riportano le relazioni), e va affrontato con calma, perché, se si corre, balla un pochino.
Attraversata la passerella il percorso continua salendo verso destra lungo il crinale erboso, poi ci si porta a ridosso della parete fino a raggiungere un esposto spigolo verticale, che si supera direttamente per poi traversare leggermente a destra, per percorrere un sentierino che raggiunge la cima della Corna Maria (m 1057) sormontata dalla sagoma azzurra del mezzobusto della Vergine. Ottimo il panorama.
Dalla cima si scende da est e seguendo una flebile traccia, attrezzata con una fune, fino ad arrivare al sentiero che si percorre verso nord-est fino a raggiunge un’ampia sella dove sorge un roccolo (m 1005). Da qui si inizia la salita verso il Pizzo Rabbioso percorrendo, su terreno libero, l’ampia cresta sud-ovest. In una ventina di minuti (dal roccolo) si raggiunge la croce metallica, sorretta da due penne alpine, che contrassegna l’anticima del Pizzo Rabbioso (m 1127); altri 15/20 minuti di cresta e si raggiunge la vetta del Pizzo Rabbioso (m 1151) segnalata da una semplice palina con cartelli indicatori. Si continua verso est scendendo per il crinale opposto fino a raggiungere un bivio (m 1090) dove si svolta a sinistra descrivendo un tornante, attraversando, nel bosco, il versante nord del Rabbioso; per poi risalire in cresta e, con direzione nord, raggiungere il Pizzo Corno (m 1089) con la sua enorme croce metallica. Si prosegue per altri cinque minuti e si giunge alla Big Bench (la Grande Panchina).
Mai sentito parlare delle Big Bench? Sono delle panchine giganti (alte quasi due metri e mezzo) e, inizialmente posizionate in punti panoramici del Piemonte, successivamente si sono diffuse un po’ ovunque.
Nascono da un’idea dell’architetto americano Chris Bangle, che dal 2009 vive a Clavesana (un piccolo centro delle Langhe, in provincia di Cuneo). L’intenzione di Bangle è riuscire a trasmettere un messaggio positivo, di collettività, di unione e condivisione. Il piacere di rilassarsi e godere del panorama, su una panchina decisamente fuori misura, è un’esperienza intensa, da condividere con gli altri, è come ritornare un po’ bambini.
Ciò che attrae delle Grandi Panchine, oltre alla dimensione, sono anche i vivaci colori. Ogni colore è legato al territorio che le ospita. Oggi, di Grandi Panchine ce ne sono oltre 100, ogni panchina è numerata e porta il logo della Big Bench Community, che contribuisce a sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigianali dei luoghi in cui vengono posizionate. Soni coperte da copyright, e la loro riproduzione è concessa a titolo gratuito a condizione che si rispettino tutti gli elementi che caratterizzano la visione dell’ideatore.
Saggiata la comodità della panchina, ci si rimette in marcia per l’ampio sentiero, che presto diventa una vera e propria stradina, e transitando per Salvarizza, si ritorna a Santa Croce.
METEO.
Soleggiato la mattina; velature nel corso del pomeriggio. Nubi sulle creste alpine. Leggera brezza. Temperatura alla partenza 13°, al Pizzo Rabbioso 8°, al termine 9°.
FREQUENTAZIONE. Lungo la ferrata un paio di coppie in lontananza. Per il resto del percorso, nessuno fino alla Big Bench.
COMPAGNI: Andrea.
Note sitografiche:
Tourengänger:
Alberto C.

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