Lugano - Genova in bici attraversando la Pianura Padana
Partire da casa propria, con proprio figlio e lanciarsi verso il mare sulle due ruote attraversando Milano è un'avventura che regala emozioni alla pari delle grandi vette.
Storie in evidenza
/www.instagram.com/stories/highlights/18002611501730426/
Abbiamo suddiviso il tour in 3 tappe e incluso volutamente l'attraversamento della metropoli lombarda da nord a sud. Milano è una città affascinante che merita di essere vista e vissuta da una prospettiva diversa da quella dell'aeroporto, della stazione centrale o del casello autostradale. Raggiungerla via terra dalle campagne per noi che la conosciamo poco è un'esperienza particolare.
Per muoverci e orientarci abbiamo utilizzato l'applicazione Bikemap che è un navigatore che propone itinerari su piste ciclabili, offrendo la possibilità di impostare una priorità alta, media o bassa (ovvero con una prevalenza di strade adatte alle due ruote oppure di itinerari più brevi su strade principali).
Tappa 1: Lugano Milano
Il primo giorno sfruttiamo la pista nazionale numero 3 fino a Coldrerio, ben segnata. Invece di uscire da Chiasso Brogeda o Bizzarone, il navigatore ci porta alla Dogana di Ponte Faloppia. Essa consente di uscire direttamente sulla pianura padana, nonostante qualche saliscendi dovuto alle ultime colline.
In seguito seguiamo i suggerimenti del navigatore e da Fino Mornasco (all'incirca) imbocchiamo una pista ciclabile che tuttavia perdiamo nei pressi di Lomazzo (essendo una pista abbiamo spento il navigatore per risparmiare batteria ma ci siamo trovati in un sentierino).
A Saronno un'oggetto metallico mi perfora di netto una camera d'aria. Ho con me un paio di camere di scorta nello zaino.
L'entrata a Milano è piacevole, le strade sono dotate di piste ciclabili ai loro bordi.
Il nostro Ostello si trova nella periferia settentrionale. Ci troviamo molto bene. Si tratta di un ostello nato dalla chiusura di una clinica psichiatrica dopo l'applicazione della legge di Basaglia, negli anni '70.
L'ambiente da noi percepito all'interno è di un certo fermento sociale e culturale.
Milano (squarcio)

Tappa 2: Milano - Cassano Spinola
Questa è stata la tappa più lunga e articolata. 119 km che includono l'attraversamento del centro di Milano, del Ticino, del Po e l'avvicinamento agli Appennini.
Partiamo sotto la pioggia, la quale non ci da tregua neanche più a sud.
Nel centro di Milano facciamo i conti con il traffico, con il flusso irregolare delle persone e con il navigatore che ci rimanda a punti precedenti (forse perché non li raggiungiamo esattamente come vuole lui). Pertanto vaghiamo per quasi 2 ore nella città, tra il Castello Sforzesco, il Duomo e l'Arco della Porta Ticinese. Finchè ci ritroviamo presso i Navigli e ci prendiamo una seconda colazione.
Ci lanciamo su una bella ciclabile lungo il Naviglio Pavese. Prima di Pavia deviamo ad ovest, attraversiamo alcuni borghi di campagna, il ponte sul Ticino e poi quello sul Po, dopo aver curvato di nuovo a sud. Il punto più basso è il ponte sul Ticino, in quanto più ad est di quello sul Po (la differenza è di pochi metri).
Dopo un buon pranzo presso una trattoria iniziamo la lenta e graduale risalita verso gli Appennini, sotto un temporale.
Tocchiamo il centro di Tortona, qui sfruttiamo le strade provinciali fino a raggiungere infine Cassano Spinola.
Stavolta alloggiamo in un rustico B&B ben curato.
Campagna a sud di Milano

Tappa 3: Cassano Spinola - Genova
Più breve delle altre ma con il maggior dislivello questa tappa è caratterizzata finalmente da una giornata di sole. Superiamo gli Appennini risalendo una valle fino al Passo della Bocchetta, a quota 772 m. Con i vari saliscendi la fatica si fa sentire, soprattutto per Eidan che il giorno prima si è raffreddato e ha fatto un po' di febbre.
La vista del mare è un momento importante per noi.
La discesa è molto ripida e veloce. Non avendo trovato punti di ristoro dopo Voltaggio, speriamo di raggiungere presto dei borghi tipici con ristoranti e bar. Ma toccato il fondovalle ci aspettano file di alti palazzi dall'intonaco sbiadito, dalle saracinesche chiuse, dai locali scuri che non si capisce bene se siano aperti o chiusi. In generale l'impressione per noi è piuttosto sinistra. Troviamo un bar e pranziamo prima di Genova. Locale piuttosto inquietante ma funzionale per noi.
L'entrata in Genova è impegnativa: 10 km di hinterland su strada ad alto traffico, con file interminabili di auto ferme (parcheggiate o in sosta) alla nostra destra, vari furgoni, autobus o macchine in sosta vietata ma normale sulla nostra corsia e un continuo sfrecciare di mezzi sulla nostra sinistra. Occhi ovunque e alta concentrazione sono il fondamento per poter raggiungere il centro di Genova. Quest'ultimo è la parte più bella di una città che per il resto ci ha inizialmente lasciati perplessi.
Ci sistemiamo in un Inn che recensirò piuttosto male. Di buono c'è che le gentili signorine della reception ci permettono di portare sul piano (5°) le nostre bici al fine di non lasciarle in strada. Con un ascensore di 1m x 1m non so come portare le bici senza sollevarle a mano per 5 piani. Le signorine mi suggeriscono di sfruttare lo spazio verticale dell'ascensore. Suggerimento che seguirò con successo.
Voltaggio - Borgo ai piedi degli Appennini

Defaticamento e rientro in CH
Al quarto giorno ci facciamo una pedalata lungo la costa verso SE. C'è una bella ciclabile per qualche chilometro, dopo di che si è sulla strada principale. Possiamo godere dell'aria di mare e farci in nostri 20 chilometri, che ormai dopo 273 sono diventati una necessità fisiologica.
Il rientro in Svizzera lo svolgiamo in treno. In Italia con 3 euro si possono trasportare le bici per 24 ore, tuttavia non troviamo indicazioni per il vagone specifico e il treno è affollato. Per cui fino a Milano viaggiamo in piedi intralciando gli altri utenti con le nostre bici.
Da Milano prendiamo un intercity per Zurigo dotato dello spazio specifico. Con i posti a sedere per noi è un piacevole viaggiare.
Impiegherò un po' di più del solito a riambientarmi a casa. Un tour di questo tipo ti assorbe completamente e il ritorno a casa è contraddistinto da grande soddisfazione ma anche da nostalgia. Un sentimento che so bene che va a sfumare. Inizialmente però lo si sente da qualche parte dentro si sè.
Uno scenario raro per le mie escursioni da casa, forse unico

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Abbiamo suddiviso il tour in 3 tappe e incluso volutamente l'attraversamento della metropoli lombarda da nord a sud. Milano è una città affascinante che merita di essere vista e vissuta da una prospettiva diversa da quella dell'aeroporto, della stazione centrale o del casello autostradale. Raggiungerla via terra dalle campagne per noi che la conosciamo poco è un'esperienza particolare.
Per muoverci e orientarci abbiamo utilizzato l'applicazione Bikemap che è un navigatore che propone itinerari su piste ciclabili, offrendo la possibilità di impostare una priorità alta, media o bassa (ovvero con una prevalenza di strade adatte alle due ruote oppure di itinerari più brevi su strade principali).
Tappa 1: Lugano Milano
Il primo giorno sfruttiamo la pista nazionale numero 3 fino a Coldrerio, ben segnata. Invece di uscire da Chiasso Brogeda o Bizzarone, il navigatore ci porta alla Dogana di Ponte Faloppia. Essa consente di uscire direttamente sulla pianura padana, nonostante qualche saliscendi dovuto alle ultime colline.
In seguito seguiamo i suggerimenti del navigatore e da Fino Mornasco (all'incirca) imbocchiamo una pista ciclabile che tuttavia perdiamo nei pressi di Lomazzo (essendo una pista abbiamo spento il navigatore per risparmiare batteria ma ci siamo trovati in un sentierino).
A Saronno un'oggetto metallico mi perfora di netto una camera d'aria. Ho con me un paio di camere di scorta nello zaino.
L'entrata a Milano è piacevole, le strade sono dotate di piste ciclabili ai loro bordi.
Il nostro Ostello si trova nella periferia settentrionale. Ci troviamo molto bene. Si tratta di un ostello nato dalla chiusura di una clinica psichiatrica dopo l'applicazione della legge di Basaglia, negli anni '70.
L'ambiente da noi percepito all'interno è di un certo fermento sociale e culturale.
Milano (squarcio)

Tappa 2: Milano - Cassano Spinola
Questa è stata la tappa più lunga e articolata. 119 km che includono l'attraversamento del centro di Milano, del Ticino, del Po e l'avvicinamento agli Appennini.
Partiamo sotto la pioggia, la quale non ci da tregua neanche più a sud.
Nel centro di Milano facciamo i conti con il traffico, con il flusso irregolare delle persone e con il navigatore che ci rimanda a punti precedenti (forse perché non li raggiungiamo esattamente come vuole lui). Pertanto vaghiamo per quasi 2 ore nella città, tra il Castello Sforzesco, il Duomo e l'Arco della Porta Ticinese. Finchè ci ritroviamo presso i Navigli e ci prendiamo una seconda colazione.
Ci lanciamo su una bella ciclabile lungo il Naviglio Pavese. Prima di Pavia deviamo ad ovest, attraversiamo alcuni borghi di campagna, il ponte sul Ticino e poi quello sul Po, dopo aver curvato di nuovo a sud. Il punto più basso è il ponte sul Ticino, in quanto più ad est di quello sul Po (la differenza è di pochi metri).
Dopo un buon pranzo presso una trattoria iniziamo la lenta e graduale risalita verso gli Appennini, sotto un temporale.
Tocchiamo il centro di Tortona, qui sfruttiamo le strade provinciali fino a raggiungere infine Cassano Spinola.
Stavolta alloggiamo in un rustico B&B ben curato.
Campagna a sud di Milano

Tappa 3: Cassano Spinola - Genova
Più breve delle altre ma con il maggior dislivello questa tappa è caratterizzata finalmente da una giornata di sole. Superiamo gli Appennini risalendo una valle fino al Passo della Bocchetta, a quota 772 m. Con i vari saliscendi la fatica si fa sentire, soprattutto per Eidan che il giorno prima si è raffreddato e ha fatto un po' di febbre.
La vista del mare è un momento importante per noi.
La discesa è molto ripida e veloce. Non avendo trovato punti di ristoro dopo Voltaggio, speriamo di raggiungere presto dei borghi tipici con ristoranti e bar. Ma toccato il fondovalle ci aspettano file di alti palazzi dall'intonaco sbiadito, dalle saracinesche chiuse, dai locali scuri che non si capisce bene se siano aperti o chiusi. In generale l'impressione per noi è piuttosto sinistra. Troviamo un bar e pranziamo prima di Genova. Locale piuttosto inquietante ma funzionale per noi.
L'entrata in Genova è impegnativa: 10 km di hinterland su strada ad alto traffico, con file interminabili di auto ferme (parcheggiate o in sosta) alla nostra destra, vari furgoni, autobus o macchine in sosta vietata ma normale sulla nostra corsia e un continuo sfrecciare di mezzi sulla nostra sinistra. Occhi ovunque e alta concentrazione sono il fondamento per poter raggiungere il centro di Genova. Quest'ultimo è la parte più bella di una città che per il resto ci ha inizialmente lasciati perplessi.
Ci sistemiamo in un Inn che recensirò piuttosto male. Di buono c'è che le gentili signorine della reception ci permettono di portare sul piano (5°) le nostre bici al fine di non lasciarle in strada. Con un ascensore di 1m x 1m non so come portare le bici senza sollevarle a mano per 5 piani. Le signorine mi suggeriscono di sfruttare lo spazio verticale dell'ascensore. Suggerimento che seguirò con successo.
Voltaggio - Borgo ai piedi degli Appennini

Defaticamento e rientro in CH
Al quarto giorno ci facciamo una pedalata lungo la costa verso SE. C'è una bella ciclabile per qualche chilometro, dopo di che si è sulla strada principale. Possiamo godere dell'aria di mare e farci in nostri 20 chilometri, che ormai dopo 273 sono diventati una necessità fisiologica.
Il rientro in Svizzera lo svolgiamo in treno. In Italia con 3 euro si possono trasportare le bici per 24 ore, tuttavia non troviamo indicazioni per il vagone specifico e il treno è affollato. Per cui fino a Milano viaggiamo in piedi intralciando gli altri utenti con le nostre bici.
Da Milano prendiamo un intercity per Zurigo dotato dello spazio specifico. Con i posti a sedere per noi è un piacevole viaggiare.
Impiegherò un po' di più del solito a riambientarmi a casa. Un tour di questo tipo ti assorbe completamente e il ritorno a casa è contraddistinto da grande soddisfazione ma anche da nostalgia. Un sentimento che so bene che va a sfumare. Inizialmente però lo si sente da qualche parte dentro si sè.
Uno scenario raro per le mie escursioni da casa, forse unico

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