San Giacomo Filippo: da Scanabech ad Ambiazzèe
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La passeggiata è realmente brevissima, ma, trovandosi già in zona per altri progetti, diventa irrinunciabile percorrerla per l'unicità del luogo e le straordinarie caratteristiche del sentiero. Insospettabile dal basso ed invisibile anche dal versante opposto (per esempio la bella escursione da Dalò ad Avero), l'alpeggio, che risulta ancora mantenuto per una qualche frequentazione, è una conca isolata fra i larici - nonostante il nome richiami gli abeti bianchi - posta a margine di canaloni dirupati alla base della bastionata del Pizzo Camoscera.
Dall'ampio piazzale di parcheggio si entra fra le case seguendo le indicazioni per il Lago del Truzzo, ma subito si devia a destra - con una seconda palina - per iniziare il traverso per Ambiazzèe; si inizia fra ripidi prati e poi, senza particolari peculiarità da descrivere, si procede ammirando l'abilità costruttiva del percorso. Si intuisce che la strada è stata aperta collegando al meglio i passaggi obbligati posti su cenge, sempre larghe e comode ma fortemente esposte sul lontanissimo fondovalle, che tagliano pareti rocciose o ripidissimi boschi; le diverse gande che si attraversano sono state adattate formando camminamenti di piode poste in modo da lastricare il passaggio. Ma le opere più impressionanti sono le scalinate costruite usando il materiale in loco, usato con poco spostamento per facilitare l'appoggio in posizioni delicate. Si attraversano stupendi boschi di betulle dove l'esposizione è più soleggiata, per poi passare ai lariceti che, nonostante la modesta quota, prevalgono -molto più resistenti alle intemperie - sull'altra vegetazione a causa dei frequenti venti settentrionali discendenti dal Passo dello Spluga. La traversata si interrompe improvvisamente nei pressi di un panoramicissimo pulpito roccioso con ometto di pietre, per scendere alla piccola conca dell'alpe: quattro baite in buone condizioni e alcuni ruderi sparsi fra gli alberi; la superficie prativa, evidentemente non del tutto sufficiente a mantenere anche i pochi animali che potevano essere allevati qui, è stata incrementata ingegnosamente spianando la sommità dei vari massi presenti qua e là mediante la costruzione di terrapieni perimetrali a formare pascoli pensili di pochi metri quadri. Ad Ambiazzèe non sono presenti fontane e l'unica possibilità di raccogliere acqua (anche se probabilmente un tempo più abbondante) era di creare una traccia che si spingesse nel vicino canalone: ancora oggi è possibile scendervi fino a trovare una conca - moderna, di inox - che raccoglie le poche gocce a disposizione.
Lungo il percorso, guardando un po' in alto, è possibile vedere i lavori in corso per l'allestimento di una falesia: alcune vie sono pronte, ognuna col suo piazzaletto alla base, altre sono ancora armate con corda dall'alto per la chiodatura; la parete è leggermente strapiombante, ma gli appigli sono netti: un posto gradevole, ma oggettivamente di estensione un po' modesta per la distanza dall'abitato.
Ritorno per la via di andata.
Dall'ampio piazzale di parcheggio si entra fra le case seguendo le indicazioni per il Lago del Truzzo, ma subito si devia a destra - con una seconda palina - per iniziare il traverso per Ambiazzèe; si inizia fra ripidi prati e poi, senza particolari peculiarità da descrivere, si procede ammirando l'abilità costruttiva del percorso. Si intuisce che la strada è stata aperta collegando al meglio i passaggi obbligati posti su cenge, sempre larghe e comode ma fortemente esposte sul lontanissimo fondovalle, che tagliano pareti rocciose o ripidissimi boschi; le diverse gande che si attraversano sono state adattate formando camminamenti di piode poste in modo da lastricare il passaggio. Ma le opere più impressionanti sono le scalinate costruite usando il materiale in loco, usato con poco spostamento per facilitare l'appoggio in posizioni delicate. Si attraversano stupendi boschi di betulle dove l'esposizione è più soleggiata, per poi passare ai lariceti che, nonostante la modesta quota, prevalgono -molto più resistenti alle intemperie - sull'altra vegetazione a causa dei frequenti venti settentrionali discendenti dal Passo dello Spluga. La traversata si interrompe improvvisamente nei pressi di un panoramicissimo pulpito roccioso con ometto di pietre, per scendere alla piccola conca dell'alpe: quattro baite in buone condizioni e alcuni ruderi sparsi fra gli alberi; la superficie prativa, evidentemente non del tutto sufficiente a mantenere anche i pochi animali che potevano essere allevati qui, è stata incrementata ingegnosamente spianando la sommità dei vari massi presenti qua e là mediante la costruzione di terrapieni perimetrali a formare pascoli pensili di pochi metri quadri. Ad Ambiazzèe non sono presenti fontane e l'unica possibilità di raccogliere acqua (anche se probabilmente un tempo più abbondante) era di creare una traccia che si spingesse nel vicino canalone: ancora oggi è possibile scendervi fino a trovare una conca - moderna, di inox - che raccoglie le poche gocce a disposizione.
Lungo il percorso, guardando un po' in alto, è possibile vedere i lavori in corso per l'allestimento di una falesia: alcune vie sono pronte, ognuna col suo piazzaletto alla base, altre sono ancora armate con corda dall'alto per la chiodatura; la parete è leggermente strapiombante, ma gli appigli sono netti: un posto gradevole, ma oggettivamente di estensione un po' modesta per la distanza dall'abitato.
Ritorno per la via di andata.
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