Mottale Cima N
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A soli undici giorni di distanza torno nella splendida Val d'Osogna.
Obiettivo odierno è salire al Mottale (già fatto in passato), da un versante diverso.
La salita all'Alpe del Mottale e relativa bocchetta, non è più così impegnativa come in
passato per la recente ristrutturazione del sentiero. Segnalato con bolli rossi e tacche
sulla corteccia degli abeti, esso non presenta più particolari problemi, almeno fino all'Alpe.
Poi (se fatto in estate) alte erbe nascondono in parte il sentiero, ma essendo fuori dal
limite dei boschi (e anche grazie a numerosi gradini in sasso), le difficoltà di orientamento
non risultano mai molto elevate.
Arrivato alla quota 1420m circa (440m dopo la seconda baita di La Pira), in località Piano
di Mottale, un cartello in legno indica per Motall. Svolto quindi a DX per seguire la debole
traccia segnalata. Per un ripido pendio, tra abeti cresciuti in una vecchia pietraia invasa
da muschio e aghi di pino, mi alzo velocemente di quota.
Verso 1530m il sentiero comincia a costeggiare una tetra parete rocciosa. Il versante molto
ripido non permette distrazioni (soprattutto in discesa).
Oltre la quota 1660m il ripido bosco spiana leggermente e con esso anche la pendenza del
sentiero. Giunto nella radura dell'alpe, senza più traccia, raggiungo l'edificio (ancora in
buone condizioni) dove mi fermo ad osservare l'impareggiabile panorama.
Con traversata pianeggiante (per pochi metri) verso E, entro nel bosco di larici dove, con
piacere, ritrovo ben evidente il vecchio sentiero. Lo seguo senza problemi finchè questo esce
dal bosco. Alte erbe (oramai secche) ne limitano l'individuazione, ma grazie anche ad una serie
di gradini, le difficoltà di orientamento risultano limitate.
Arrivato a 1930m circa (dove termina il canalone costeggiato inizialmente da quota 1420m),
abbandono la traccia che prosegue in piano (forse verso la Bocchetta 2131m sotto la Cima
di Piancrabella). In direzione S procedo verso la ben visibile Bocchetta del Mottale.
Del sentiero è rimasto ben poca cosa, ma qualche ometto qua e là, indica il giusto tracciato.
Rimanendo sempre nel lato SX del canale arrivo ben presto al suo culmine.
Giunto finalmente al sole, posso rivedere con piacere la Val di Cresciano e il relativo
sentiero (anch'esso ristrutturato) che arriva dall'Alpe di Croslee.
Voltatomi verso SW comincio a risalire la cresta NE del Mottale. Del sentiero riportato su
cartina topografica, non ne resta che qualche piccolo tratto, invaso dai molti cespugli di
ginepro. Evitato sul versante SE un breve risalto roccioso da disarrampicare, comincio una
traversata appena sotto la cresta rocciosa. Appena ne ho l'opportunità, ritorno in cresta poco
prima della vetta.
Per un attimo mi lascio tentare dal desiderio di scendere alla Cima S, poi cambio idea
"limitandomi" ad ammirare il grandioso paesaggio. La cima, che ha un valore alpinistico quasi
nullo, riserva scenari unici e selvaggi che restano a lungo nel cuore.
Rimasto poco tempo sulla vetta torno senza problemi all'Alpe del Mottale.
Lascio bastoncini e zaino appoggiati al muro e, "armatomi" del solo cellulare, mi avvio verso
il sentiero della Via degli Alpi per vedere in che stato si trovi.
E' una semplice perlustrazione di un centinaio di metri per immergermi in una realtà lontana
anni luce dal "nostro vivere abituale"!
Questo selvaggio sentiero (sopra i dirupi) creato e utilizzato da alpigiani alpinisti, che univa
vecchi alpeggi non più in uso da decenni, merita miglior sorte di quella riservata da
generazioni che non conoscono più il significato della parola fatica.
Abbracciati al nuovo credo del tutto subito, frutto di questa deleterea società
consumistica che tanti danni ha recato all'ambiente, di questi posti più a nessuno importa!
Poche persone oramai hanno a cuore questo storico itinerario, tra questi vi è un giovane di
La Pira, che ne cura la manuntenzione (almeno fino alla Bocchetta di Val d'Egri).
Con la cosapevolezza che non si dovrebbe far cadere nell'oblio un sentiero tanto importante,
creato e "vissuto" in un'altra era, lascio l'alpe per proseguire la mia discesa.
Questi pensieri mi accompagnano a lungo, anche dopo essermi immesso nel "civilizzato"
percorso di valle. Trovo e conosco gente del posto con cui parlarne.....
Tante preziose informazioni arricchiscono questa fruttuosa giornata!
Completamente appagato, torno felice all'auto.
Che altro dovrei chiedere a questa bellissima escursione?!
Obiettivo odierno è salire al Mottale (già fatto in passato), da un versante diverso.
La salita all'Alpe del Mottale e relativa bocchetta, non è più così impegnativa come in
passato per la recente ristrutturazione del sentiero. Segnalato con bolli rossi e tacche
sulla corteccia degli abeti, esso non presenta più particolari problemi, almeno fino all'Alpe.
Poi (se fatto in estate) alte erbe nascondono in parte il sentiero, ma essendo fuori dal
limite dei boschi (e anche grazie a numerosi gradini in sasso), le difficoltà di orientamento
non risultano mai molto elevate.
Arrivato alla quota 1420m circa (440m dopo la seconda baita di La Pira), in località Piano
di Mottale, un cartello in legno indica per Motall. Svolto quindi a DX per seguire la debole
traccia segnalata. Per un ripido pendio, tra abeti cresciuti in una vecchia pietraia invasa
da muschio e aghi di pino, mi alzo velocemente di quota.
Verso 1530m il sentiero comincia a costeggiare una tetra parete rocciosa. Il versante molto
ripido non permette distrazioni (soprattutto in discesa).
Oltre la quota 1660m il ripido bosco spiana leggermente e con esso anche la pendenza del
sentiero. Giunto nella radura dell'alpe, senza più traccia, raggiungo l'edificio (ancora in
buone condizioni) dove mi fermo ad osservare l'impareggiabile panorama.
Con traversata pianeggiante (per pochi metri) verso E, entro nel bosco di larici dove, con
piacere, ritrovo ben evidente il vecchio sentiero. Lo seguo senza problemi finchè questo esce
dal bosco. Alte erbe (oramai secche) ne limitano l'individuazione, ma grazie anche ad una serie
di gradini, le difficoltà di orientamento risultano limitate.
Arrivato a 1930m circa (dove termina il canalone costeggiato inizialmente da quota 1420m),
abbandono la traccia che prosegue in piano (forse verso la Bocchetta 2131m sotto la Cima
di Piancrabella). In direzione S procedo verso la ben visibile Bocchetta del Mottale.
Del sentiero è rimasto ben poca cosa, ma qualche ometto qua e là, indica il giusto tracciato.
Rimanendo sempre nel lato SX del canale arrivo ben presto al suo culmine.
Giunto finalmente al sole, posso rivedere con piacere la Val di Cresciano e il relativo
sentiero (anch'esso ristrutturato) che arriva dall'Alpe di Croslee.
Voltatomi verso SW comincio a risalire la cresta NE del Mottale. Del sentiero riportato su
cartina topografica, non ne resta che qualche piccolo tratto, invaso dai molti cespugli di
ginepro. Evitato sul versante SE un breve risalto roccioso da disarrampicare, comincio una
traversata appena sotto la cresta rocciosa. Appena ne ho l'opportunità, ritorno in cresta poco
prima della vetta.
Per un attimo mi lascio tentare dal desiderio di scendere alla Cima S, poi cambio idea
"limitandomi" ad ammirare il grandioso paesaggio. La cima, che ha un valore alpinistico quasi
nullo, riserva scenari unici e selvaggi che restano a lungo nel cuore.
Rimasto poco tempo sulla vetta torno senza problemi all'Alpe del Mottale.
Lascio bastoncini e zaino appoggiati al muro e, "armatomi" del solo cellulare, mi avvio verso
il sentiero della Via degli Alpi per vedere in che stato si trovi.
E' una semplice perlustrazione di un centinaio di metri per immergermi in una realtà lontana
anni luce dal "nostro vivere abituale"!
Questo selvaggio sentiero (sopra i dirupi) creato e utilizzato da alpigiani alpinisti, che univa
vecchi alpeggi non più in uso da decenni, merita miglior sorte di quella riservata da
generazioni che non conoscono più il significato della parola fatica.
Abbracciati al nuovo credo del tutto subito, frutto di questa deleterea società
consumistica che tanti danni ha recato all'ambiente, di questi posti più a nessuno importa!
Poche persone oramai hanno a cuore questo storico itinerario, tra questi vi è un giovane di
La Pira, che ne cura la manuntenzione (almeno fino alla Bocchetta di Val d'Egri).
Con la cosapevolezza che non si dovrebbe far cadere nell'oblio un sentiero tanto importante,
creato e "vissuto" in un'altra era, lascio l'alpe per proseguire la mia discesa.
Questi pensieri mi accompagnano a lungo, anche dopo essermi immesso nel "civilizzato"
percorso di valle. Trovo e conosco gente del posto con cui parlarne.....
Tante preziose informazioni arricchiscono questa fruttuosa giornata!
Completamente appagato, torno felice all'auto.
Che altro dovrei chiedere a questa bellissima escursione?!
Tourengänger:
Gabrio

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Kommentare (18)