Anello dei Campelli da Concenedo
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Percorso stra-conosciuto che in questa stagione e di giorno feriale ha l'indubbio vantaggio di trovarsi deserto e silenzioso; appena ci si allontana dai Piani di Bobbio dove imperversano i lavori di costruzione/ammodernamento di due nuove seggiovie (incredibilmente sono riusciti a trovare ancora dello spazio libero...), l'ambiente si trasforma e diventa montagna vera: valloni, pareti, guglie e pascoli, dove il sentiero serpeggia per portarsi in un'area altrettanto intonsa adiacente ai Piani di Artavaggio. La partenza da Concenedo aumenta un poco il modesto dislivello e permette di visitare il vallone dove un tempo saliva la prima seggiovia monoposto Barzio-Bobbio (qua e là si trovano ancora i piloni abbattuti al suolo e non asportati...).
Dal parcheggio si procede verso il centro della frazione fino a svoltare a destra in Via ai Monti, dove la segnaletica latita, ma, entrando in un viottolo fra orti e giardini, si trova il sentiero all'inizio del bosco; c'è subito un bivio dove occorre ignorare la mulattiera di destra (pur segnalata, ma senza indicazioni) e proseguire sulla sinistra iniziando una lunga serie di agevoli tornanti tra fitti alberi e cespugli. La salita è molto regolare e si differenzia solo per il tipo di roccia che ne forma muretti e gradini, inizialmente di un fine conglomerato calcareo e poi, più in alto, di calcare compatto; interessante anche una fascia boschiva intermedia dove si cammina circondati quasi esclusivamente da piante di sorbo, con foglie in autunno argentate e cariche di bacche rosse. Dopo aver incrociato un sentiero (probabilmente il Masone-Baite Cisterna, non indicato), la nostra traccia si avvia ad imboccare il vallone che negli anni '950 ospitava la prima seggiovia per i Piani di Bobbio: lo risale con una serie di traversi incavati nel terreno dal dilavamento delle piogge. In alto si affacciano i ruderi dell'ex-Albergo Pequeno, ma il sentiero raggiunge la costa che lo ospita senza scendere a raggiungerlo; in corrispondenza di un baitello in legno si scende un poco in uno stupendo bosco di faggi fino a sbucare nei pressi delle stazioni di partenza di due nuove seggiovie, Nuova Orscellera e Nuova Ongania: il sentiero mappato che permetterebbe di aggirarle in quota per raggiungere il Rifugio Casari è stato cancellato dagli scavi e dalle successive opere di inerbimento rapido. Per questo non rimane che seguire la sterrata che si dirige verso Chiavello affiancando da ultimo il Rifugio Gran Baita, passare accanto alla chiesetta e svoltare subito a destra verso le stalle delle Baite di Dentro e la stazione a monte dello skilift "Fortino"; qui si ritrova la segnaletica escursionistica con le due possibilità (estiva ed invernale) per salire alla Bocchetta dei Mughi. Noi scegliamo quella più "rocciosa" (estiva) e percorriamo tutto il Vallone dei Mughi al piede delle pareti dello Zucco Barbesino, con ben evidenti le vie d'arrampicata della Falesia dell'Era Glaciale; il sentiero, oltrepassata una zona di massi e cespugli di mugo e ginepro, si fa estremamente dolomitico e procede fra sassi smossi e ghiaie: da ultimo si impenna più erboso verso sinistra salendo all'apertura della Bocchetta dei Mughi. Da qui la traccia, ancora più suggestiva, si porta in un continuo saliscendi ad attraversare con un largo giro tutti i valloni e vallette che scendono da questo versante dello Zuccone Campelli; procedendo in direzione dei Piani di Artavaggio, oltrepassato un laghetto d'abbeverata, proprio di fianco alla cima della Cornetta e del suo gendarme, iniziano ad aprirsi i primi pascoli che conducono fino alla Baita di Bocca di Campelli. I prati dei Piani di Artavaggio siano già ben visibili in lontananza ed il sentiero volge a sinistra in direzione del Rifugio Cazzaniga-Merlini arroccato su di un dosso roccioso; ma poco prima di raggiungerlo un sentierino di raccordo scende a destra verso il bellissimo altopiano della Casera Campelli, dove iniziano le indicazioni per il Sentiero degli Stradini. Dapprima la traccia procede comoda ancora prevalentemente erbosa, ma, oltrepassato il Colle del Faggio, si fa più stretta ed esposta, scorrendo alla base delle rocce dello Zucco di Pesciola. E' un vero sentiero attrezzato, di pochissima difficoltà tecnica, ma dove le lunghe corde corrimano agevolano nei tratti meno scorrevoli; oltrepassato un canalone con tracce di frana recenti, si arriva all'attacco della Ferrata Pesciola e quindi, terminate le "difficoltà", alla Bocchetta di Pesciola affacciata sul laghetto artificiale dei Piani di Bobbio. Si volge nettamente a sinistra e si segue la traccia nell'erba che segue il crinale fino in cima allo Zucco Orscellera: proprio alla base degli impianti si stacca un minimo sentierino (non sempre visibile) che scende seguendo la linea dei piloni della funivia fino ad uno scoscendimento del pendio, dove si volge a sinistra (ancor meno visibile) fino a raggiungere la baita presso l'ex-Albergo Pequeno. Da qui lungo la via di salita.
Dal parcheggio si procede verso il centro della frazione fino a svoltare a destra in Via ai Monti, dove la segnaletica latita, ma, entrando in un viottolo fra orti e giardini, si trova il sentiero all'inizio del bosco; c'è subito un bivio dove occorre ignorare la mulattiera di destra (pur segnalata, ma senza indicazioni) e proseguire sulla sinistra iniziando una lunga serie di agevoli tornanti tra fitti alberi e cespugli. La salita è molto regolare e si differenzia solo per il tipo di roccia che ne forma muretti e gradini, inizialmente di un fine conglomerato calcareo e poi, più in alto, di calcare compatto; interessante anche una fascia boschiva intermedia dove si cammina circondati quasi esclusivamente da piante di sorbo, con foglie in autunno argentate e cariche di bacche rosse. Dopo aver incrociato un sentiero (probabilmente il Masone-Baite Cisterna, non indicato), la nostra traccia si avvia ad imboccare il vallone che negli anni '950 ospitava la prima seggiovia per i Piani di Bobbio: lo risale con una serie di traversi incavati nel terreno dal dilavamento delle piogge. In alto si affacciano i ruderi dell'ex-Albergo Pequeno, ma il sentiero raggiunge la costa che lo ospita senza scendere a raggiungerlo; in corrispondenza di un baitello in legno si scende un poco in uno stupendo bosco di faggi fino a sbucare nei pressi delle stazioni di partenza di due nuove seggiovie, Nuova Orscellera e Nuova Ongania: il sentiero mappato che permetterebbe di aggirarle in quota per raggiungere il Rifugio Casari è stato cancellato dagli scavi e dalle successive opere di inerbimento rapido. Per questo non rimane che seguire la sterrata che si dirige verso Chiavello affiancando da ultimo il Rifugio Gran Baita, passare accanto alla chiesetta e svoltare subito a destra verso le stalle delle Baite di Dentro e la stazione a monte dello skilift "Fortino"; qui si ritrova la segnaletica escursionistica con le due possibilità (estiva ed invernale) per salire alla Bocchetta dei Mughi. Noi scegliamo quella più "rocciosa" (estiva) e percorriamo tutto il Vallone dei Mughi al piede delle pareti dello Zucco Barbesino, con ben evidenti le vie d'arrampicata della Falesia dell'Era Glaciale; il sentiero, oltrepassata una zona di massi e cespugli di mugo e ginepro, si fa estremamente dolomitico e procede fra sassi smossi e ghiaie: da ultimo si impenna più erboso verso sinistra salendo all'apertura della Bocchetta dei Mughi. Da qui la traccia, ancora più suggestiva, si porta in un continuo saliscendi ad attraversare con un largo giro tutti i valloni e vallette che scendono da questo versante dello Zuccone Campelli; procedendo in direzione dei Piani di Artavaggio, oltrepassato un laghetto d'abbeverata, proprio di fianco alla cima della Cornetta e del suo gendarme, iniziano ad aprirsi i primi pascoli che conducono fino alla Baita di Bocca di Campelli. I prati dei Piani di Artavaggio siano già ben visibili in lontananza ed il sentiero volge a sinistra in direzione del Rifugio Cazzaniga-Merlini arroccato su di un dosso roccioso; ma poco prima di raggiungerlo un sentierino di raccordo scende a destra verso il bellissimo altopiano della Casera Campelli, dove iniziano le indicazioni per il Sentiero degli Stradini. Dapprima la traccia procede comoda ancora prevalentemente erbosa, ma, oltrepassato il Colle del Faggio, si fa più stretta ed esposta, scorrendo alla base delle rocce dello Zucco di Pesciola. E' un vero sentiero attrezzato, di pochissima difficoltà tecnica, ma dove le lunghe corde corrimano agevolano nei tratti meno scorrevoli; oltrepassato un canalone con tracce di frana recenti, si arriva all'attacco della Ferrata Pesciola e quindi, terminate le "difficoltà", alla Bocchetta di Pesciola affacciata sul laghetto artificiale dei Piani di Bobbio. Si volge nettamente a sinistra e si segue la traccia nell'erba che segue il crinale fino in cima allo Zucco Orscellera: proprio alla base degli impianti si stacca un minimo sentierino (non sempre visibile) che scende seguendo la linea dei piloni della funivia fino ad uno scoscendimento del pendio, dove si volge a sinistra (ancor meno visibile) fino a raggiungere la baita presso l'ex-Albergo Pequeno. Da qui lungo la via di salita.
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