Monte Sornadello
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Forse - anzi, certamente - la stagione estiva non è proprio l'ideale per escursioni a questa quote, ma la pressochè nulla conoscenza di queste montagne e la sicurezza di non trovare folla ci inducono a sfidare caldo e zecche per frequentare nuovi paesaggi. La zona - praticamente un'estensione alternativa non segnalata, ma ben battuta, del classico Anello del Sornadello - è ambientalmente molto interessante, non tanto per la pur panoramica ma modesta cima, quanto per le strutture rocciose che circondano la base del monte: all'interno di fittissimi boschi di faggio si innalzano falesie, pilastri e guglie creando una particolare successione di canaloni, dossi e forcelle che raramente si incontrano. Un ecosistema molto particolare.
Dalla provinciale si imbocca sulla destra una pista forestale che si addentra sul versante della Val Taleggio; si evitano subito una sterrata sbarrata sulla sinistra, l'ingresso a destra di una cascina e, sempre a destra, la direzione del sentiero 395 (Anello del Sornadello) e si prosegue in piano fino ad una costruzione isolata dove la carrozzabile termina. Si prosegue per lungo tratto con continui saliscendi nella foresta di faggi, incontrando le prime strutture rocciose massicce o affilate, ma quasi sempre di roccia scadente; il sentiero è sempre molto evidente, raramente segnato con vecchi bolli rossi o verdi (mimetici) prevalentemente sui tronchi, ma chiaramente poco frequentato: le foglie dell'autunno non sono spostate dai passaggi e una gran quantità di rami e rametti ingombra il cammino. Si susseguono gli attraversamenti di vari canaloni più o meno scavati nel versante, ma due sono veri e propri torrenti, che anche ora, nonostante la siccità, sgocciolano un po' d'acqua; a fianco del secondo - adattato ad una sorta di SPA ruspante - al centro di una radura, si incontra una bella cascina: qui il sentiero scompare e solo con fatica lo ritroviamo ai margini del bosco alle spalle della costruzione. Sempre attraverso il bosco e dopo aver oltrepassato varie piccole forcelle poste a monte dei dossi rocciosi, si raggiunge la discesa, ripida ma ben tracciata a comodi tornanti, che accompagna fin sul fondo del vallone principale: la risalita sull'opposto versante è più comoda e meno brusca, e accompagna fino al bivio con un sentiero che sale dalla Val Taleggio (qualche vecchia scritta sugli alberi) e, poco lontano, al vasto pascolo abbandonato della Casera Casamea. Qui è l'unico posto dove veramente ci si può disorientare: occorre non seguire la discreta traccia che prosegue in piano davanti alla stalla, ma deviare nettamente e portarsi fino in cima alla radura dove, in piano su di un crinale secondario si ritrovano bolli e sentiero. La traccia raggiunge il fondo in secca di un piccolo corso d'acqua e, attraversatolo, ne segue a distanza la sponda sinistra fino a raggiungere un'area di bosco con prevalenza di abeti; si sale quindi con un paio di traversi fino a toccare il crinale principale nei pressi della cima secondaria del Pizzo Grande. A saliscendi si segue la dorsale sempre boscosa fino ad attraversare fra i prati in direzione della selletta erbosa del Passo Mercante del Ferro: finalmente qui si raggiungono le efficaci indicazioni e segnalazioni del sentiero ufficiale del CAI Bergamo, che non perderemo più di vista fino al ritorno all'auto. Seguendo i suggerimenti della palina, proseguiamo in direzione del Monte Foldone facendo una deviazione - avanti-indietro sullo stesso percorso - piuttosto ripida per la cima del Monte Sornadello, un'elevazione erboso-boscosa con bei panorami compresi fra il fondovalle di San Pellegrino e le Grigne. Tornati sul percorso principale, andiamo a raggiungere una sorta di anticima un poco rocciosa, che anticipa le strutture verticali che sorreggono la "innocua" sommità del Sornadello; il sentiero scende tortuoso fino a rientrare nel bosco nei pressi delle indicazioni di un quadrivio, dove si abbandona la traversata per il Foldone per scendere a contornare la scenografica base del Monte Sornadello. Attraverso un terreno arido scosceso e soleggiato, si attraversano due canaloni principali dove il sentiero appare nettamente scavato manualmente nel pendio; si passa al piede di pilastri e guglie di dubbia solidità fino poi a rientrare nella faggeta, scendendo a raggiungere la divisione dei due rami dell'Anello del Sornadello. Il sentiero prosegue quindi brevemente portandosi nei pressi di un grosso impianto di uccellagione e poi seguita lungo la pista di accesso fino a ritrovare la sterrata presso la Forcella di Bura.
Dalla provinciale si imbocca sulla destra una pista forestale che si addentra sul versante della Val Taleggio; si evitano subito una sterrata sbarrata sulla sinistra, l'ingresso a destra di una cascina e, sempre a destra, la direzione del sentiero 395 (Anello del Sornadello) e si prosegue in piano fino ad una costruzione isolata dove la carrozzabile termina. Si prosegue per lungo tratto con continui saliscendi nella foresta di faggi, incontrando le prime strutture rocciose massicce o affilate, ma quasi sempre di roccia scadente; il sentiero è sempre molto evidente, raramente segnato con vecchi bolli rossi o verdi (mimetici) prevalentemente sui tronchi, ma chiaramente poco frequentato: le foglie dell'autunno non sono spostate dai passaggi e una gran quantità di rami e rametti ingombra il cammino. Si susseguono gli attraversamenti di vari canaloni più o meno scavati nel versante, ma due sono veri e propri torrenti, che anche ora, nonostante la siccità, sgocciolano un po' d'acqua; a fianco del secondo - adattato ad una sorta di SPA ruspante - al centro di una radura, si incontra una bella cascina: qui il sentiero scompare e solo con fatica lo ritroviamo ai margini del bosco alle spalle della costruzione. Sempre attraverso il bosco e dopo aver oltrepassato varie piccole forcelle poste a monte dei dossi rocciosi, si raggiunge la discesa, ripida ma ben tracciata a comodi tornanti, che accompagna fin sul fondo del vallone principale: la risalita sull'opposto versante è più comoda e meno brusca, e accompagna fino al bivio con un sentiero che sale dalla Val Taleggio (qualche vecchia scritta sugli alberi) e, poco lontano, al vasto pascolo abbandonato della Casera Casamea. Qui è l'unico posto dove veramente ci si può disorientare: occorre non seguire la discreta traccia che prosegue in piano davanti alla stalla, ma deviare nettamente e portarsi fino in cima alla radura dove, in piano su di un crinale secondario si ritrovano bolli e sentiero. La traccia raggiunge il fondo in secca di un piccolo corso d'acqua e, attraversatolo, ne segue a distanza la sponda sinistra fino a raggiungere un'area di bosco con prevalenza di abeti; si sale quindi con un paio di traversi fino a toccare il crinale principale nei pressi della cima secondaria del Pizzo Grande. A saliscendi si segue la dorsale sempre boscosa fino ad attraversare fra i prati in direzione della selletta erbosa del Passo Mercante del Ferro: finalmente qui si raggiungono le efficaci indicazioni e segnalazioni del sentiero ufficiale del CAI Bergamo, che non perderemo più di vista fino al ritorno all'auto. Seguendo i suggerimenti della palina, proseguiamo in direzione del Monte Foldone facendo una deviazione - avanti-indietro sullo stesso percorso - piuttosto ripida per la cima del Monte Sornadello, un'elevazione erboso-boscosa con bei panorami compresi fra il fondovalle di San Pellegrino e le Grigne. Tornati sul percorso principale, andiamo a raggiungere una sorta di anticima un poco rocciosa, che anticipa le strutture verticali che sorreggono la "innocua" sommità del Sornadello; il sentiero scende tortuoso fino a rientrare nel bosco nei pressi delle indicazioni di un quadrivio, dove si abbandona la traversata per il Foldone per scendere a contornare la scenografica base del Monte Sornadello. Attraverso un terreno arido scosceso e soleggiato, si attraversano due canaloni principali dove il sentiero appare nettamente scavato manualmente nel pendio; si passa al piede di pilastri e guglie di dubbia solidità fino poi a rientrare nella faggeta, scendendo a raggiungere la divisione dei due rami dell'Anello del Sornadello. Il sentiero prosegue quindi brevemente portandosi nei pressi di un grosso impianto di uccellagione e poi seguita lungo la pista di accesso fino a ritrovare la sterrata presso la Forcella di Bura.
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