Pizzo Barone 2864 m (anello dalla Val Chironico)
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GIORNO 1
/www.hikr.org/tour/post172457.html
GIORNO 2
Questa la racconto io
debbee perché lui la farebbe sicuramente troppo semplice...
Inizierò col dire che é andata a finire con lui che si é portato giù il mio zaino per gli ultimi 500m di dislivello perché io, i miei piedi e le mie ginocchia non ne potevamo assolutamente più. Quindi, se state pensando di fare questo giro e non siete super allenati, non fatelo!
Qui parliamo degli ultimi due giorni, ma occorre tenere a mente che in totale ne abbiamo fatti tre. Tutto sommato, nonostante qualche divergenza in fase pianificatoria, ero abbastanza convinta del progetto e sono partita con entusiasmo. Salvo trovarmi con una bella fiacca nel tallone sinistro già dopo la prima misera salita di 3h e 1000m di dislivello fino alla Capanna Alpe Sponda. Fortunatamente ho avuto il buon senso di non andare oltre e di trascorrere il pomeriggio a rilassarmi mentre lui pascolava sul Pizzo Forno.
Ciò nonostante, mi sveglio alle 6 del mattino con una bella emicrania che riesco a domare. Belli riposati e rimpinzati dall'ottima colazione, partiamo al "merenderissimo" orario delle 9 del mattino, convinti di camminare 5-6 ore.
Dal Rifugio al punto in cui si attraversa il fiume Ticinetto si percorre un gradevole sentiero senza grossi dislivelli. Passato il fiume, la pendenza aumenta fino a raggiungere una ganna che diventerà inesorabilmente sempre più ripida, mettendo a dura prova nervi, motivazione, polpacci, cuore, polmoni e vita di coppia. Lui chiaramente, fresco come un bocciolo di rosa, non accusa alcuna fatica, anzi, lo vedo osservare con sguardo misto sognante-rassegnato verso tutte le vie alternative, selvagge e affascinanti, che avrebbero potuto condurlo in vetta al Pizzo Barone.
Io invece gioisco dell'abbondanza di segnalini bianco-blu che indicano la via corretta e infallibile per raggiungere il passo, senza alcuna intenzione di abbandonarli neanche per un metro - la creatività preferisco sfogarla in altri ambiti. In qualche punto temo per la mia vita quando il fondo ghiaioso cede sotto i miei piedi, costringendomi ad aggrapparmi goffamente al terreno altamente instabile sul quale mi trovo. Sgranocchio un pezzo di barretta alle mandorle per darmi coraggio ed energia. Incontriamo i primi due esseri umani della giornata, due tedeschi - vorrei scambiare due parole ma mi trovo costretta a scegliere fra dialogare o respirare. Scelgo la seconda opzione.
La lunga ganna per accedere alla Bassa del Barone

Fra un "Ma chi me l'ha fatto fare!" e un "Ma quanto manca?", finalmente arriviamo al passo e davanti a noi si apre un'immagine alla quale nessuna foto potrà mai rendere giustizia. Non é solo la bellezza del lago, l'intensità del blu... È la somma delle fatiche necessarie per raggiungere quel luogo e godere di quella vista ad aumentare l'emozione che si prova ad essere in bilico fra due valli. Poter abbracciare con lo sguardo un attimo prima la val Chironico e un secondo dopo la val Vegorness, la ripidità delle pareti sotto di noi, l'aria fina mi conferisce energia per pensare di proseguire.
Vista sul Lago Barone dalla Bassa del Barone

Finalmente ci mangiamo il panino che ci hanno preparato in capanna e ci apprestiamo ad affrontare la discesa al Lago Barone. Io mi rendo conto della verticalità del sentiero, lo sento nelle ginocchia, lo percepisco nel modo in cui la paura di fare un passo falso e rotolare per 200m fra le rocce mi induce a procedere con circospezione. Lo stambecco che mi accompagna trotterella davanti a me allegramente senza una preoccupazione nella vita. Poverino, forse sperava che volessi rinunciare al Pizzo Barone per poter cavalcare creste selvagge? Ma lo tengo stretto al guinzaglio vicino a me, che ho paura di farmi male ed essere sola.
Giunti sulla sponda del lago facciamo il secondo incontro con un essere umano, un altro tedesco col quale finalmente ho abbastanza fiato per scambiare qualche parola. I suoi tre amici, abbandonati gli zaini, stanno salendo al Pizzo Barone, ma lui si definisce pigro e si incammina verso il passo dal quale noi siamo appena scesi.
Abbandono parecchio materiale sotto un masso e con zaino leggerissimo e sufficiente convinzione parto alla volta del Pizzo Barone! Il cartello dice "1h 10min", sono ottimista. Troppo ottimista. Non ci abbiamo messo meno di 2h. Se non ambite alla vetta, consiglio comunque di risalire il sentiero verso il Pizzo almeno fino al balcone naturale a quota 2'470, dal quale potrete godere di una splendida vista del lago che da questa prospettiva assume una romantica forma di cuore! Il sentiero é comunque un bianco-rosso, a tratti più o meno ripido ma non difficile, con qualche sassaia facile da attraversare.
Il nostro sguardo è attirato dalla parete oltre il Lago che scende dalla Bassa di Barone: a Michea sembra molto più ripida vista da qui che non mentre la discendeva. Riesce ad individuare il ragazzo tedesco che sale, sembra un minuscolo insetto.
Lago Barone

Dopo parecchi "Ma chi me l'ha fatto fare!" e "Ma quanto manca ancora?" e "Basta, io torno indietro!", finalmente arrivo, stremata, distrutta, senza fiato, alla tanto agognata vetta! Non é una conquista, ma é sicuramente un traguardo (cit. Messner).
Mi accascio alla base della croce di vetta, non ho la forza neanche per scattare delle foto. Riposo senza comunque recuperare energia mentre lui elenca nomi di vette vicine e lontane. "Tencia, Tenca, Penca" risuona come un mantra nella mia testa.
Non sono sicura di aver apprezzato la vetta e il suo panorama come meritavano, perché il pensiero andava alla discesa che invece si é rivelata meno traumatica del previsto! Il sentiero é molto variato, sia come pendenza che come tipo di terreno - c'é spazio per riprendere fiato, anche se non deve mai mancare la concentrazione. Al lago recupero il mio materiale, c'é un po' di vento e ormai si avvicina il tramonto. Chissà quanto manca alla capanna, il cartello é danneggiato e il tempo non é più leggibile, ma ormai comincio a dubitare che il tempo abbia più alcun significato, talmente si é dilatato in questa giornata.
Presso il Rifugio Barone, che non é custodito, troviamo una piacevole sorpresa: una giovane coppia intenta a cucinare una cena per 4 persone! Condividiamo con loro un bel piatto caldo di polenta con tonno, carote, piselli e salsa di pomodoro. Gli sono grata per aver acceso la stufa e riscaldato la capanna, ma per dormire preferiamo il locale accanto, non riscaldato.
GIORNO 3
Stavolta dormiamo davvero fino a tardi: ore 8:20 ci alziamo e troviamo un signore fuori della porta, pronto a ripartire. Sembra più fresco e riposato di me, che sento le gambe un po' legnose. Facciamo colazione e partiamo ad un orario inqualificabile: le 10 del mattino. Il sole é alto e caldo, noi siamo ricoperti di crema a protezione 50+. Davanti a noi un sentiero bianco-blu che ci dovrebbe condurre in un paio d'ore al Passo di Piatto.
A proposito di questa tratta, ci tengo a menzionare quanto mi é stato detto al riguardo da due persone qualche anno fa. Uno, esperto montanaro, mi disse "fallo, é bellissimo!"; l'altro, altrettanto esperto montanaro ma leggermente più drammatico, mi disse "non farlo, se inciampi muori!". Ebbene, capirete se é con una certa apprensione che mi sono quindi approcciata a questo tratto, consapevole ormai che la tempistica prevista da SvizzeraMobile non sarebbe corrisposta al vero. Infatti ci vorranno 4h e diverse imprecazioni prima di giungere a destinazione. Per i dettagli circa il mio scoramento vi rimando a Michea, io ho già dato sul percorso. Dico soltanto che ho pensato più volte di fare un bel falò con gli scarponi una volta tornati a casa.
Certo, il sentiero é meraviglioso, davvero! Una distesa sterminata di fiori d'ogni tipo, a perdita d'occhio. Non ci sono grandi dislivelli ma bisogna fare attenzione a non inciampare e a non concedersi troppe distrazioni, la parete sotto di noi é molto ripida e un passo falso potrebbe davvero avere conseguenze gravi. Insomma, fra una ginocchiata a un sasso e una scivolata con conseguente atterraggio su natica, e qualche più o meno giustificata crisi isterica, arrivo al passo che non ne posso più della montagna, del sole, del caldo, della fatica. Eppure la vista sul Laghetto é bellissima... Mangiamo, ci riposiamo, ripartiamo. Non credo più alle menzogne dei cartelli ma una parte di me cerca comunque di aggrapparsi alla speranza di stare nei tempi indicati.
Uno dei tanti anfiteatri della traversata Barone- Passo del Piatto

Sull'ormai noto ritornello di "Ma chi me l'ha fatto fare!" e "Ma quanto manca ancora?" e "Voglio arrivare alla macchina!" e "Voglio andare a casa!", l'ennesimo interminabile tortuoso saliscendi del sentiero ci conduce sulle rive del Laghetto. Tolgo gli scarponi, metto i piedi nell'acqua gelida in cerca di sollievo; la situazione fiacca-sul-tallone é veramente drammatica, eppure non é la mia maggior preoccupazione. Il massimo della sofferenza viene dalla pianta dei piedi, seguito dal fastidio alle ginocchia. Sarò troppo pesante io, troppo pesante il sacco, troppo piccoli i piedi, troppo inadatta "io tutta" all'ambiente alpino. Non ne posso più. È un'agonia incessante. Nemmeno l'innegabile bellezza del paesaggio, ora a me più consono al di sotto del 2000m di quota, e la calda luce radente del tramonto riescono a lenire la mia sofferenza. Arranco dietro a Michea, sembra tutto così lontano e irraggiungibile, sono sempre più lenta, la discesa io la detesto!
Attraverso tutte e 5 le fasi del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione (che però definirei piuttosto "rassegnazione"). Non so con quale forza arriviamo a Cara (o Cala). Ricordo che il ponte sul Ticinetto m'é sembrato abbastanza inquietante, tutto storto, inaffidabile. Al lavatoio di Cara mollo lo zaino a terra e mi rovescio su una panchina. Sento qualcuno da una cascina vicina dire "é stanca" - no, non é la parola giusta, non descrive neanche un 1% di quel che provo in quel momento. Mangiamo tutto quel che ci resta nello zaino fino all'ultima briciola. Sono fortemente combattuta fra il mio corpo stanco che implora di non muovermi e la fortissima voglia di sedermi in macchina e guidare fino a casa. Ma non c'é scelta, bisogna scendere.
Qui si chiude il cerchio, si torna all'inizio di questo racconto: Michea si carica il mio zaino in spalla e trottando come un puledrino mi conduce fino al parcheggio, giungendo alla macchina "neanche tanto stanco".
Laghetto 1763 m (visto dal Passo del Piatto)

Commento di
michea82
Debbee ha descritto il percorso in modo esauriente aggiungendo anche una buona dose di vissuto personale che è la componente che cerco io stesso nei report.
Aggiungo che è un anello stupendo. Dalla Capanna Sponda la salita verso l'alta sezione della valle al mattino regala agli occhi immagini superlative. La ganna è lunga e il tratto a scendere dalla Bassa è ripido e non banale.
Il Barone è un balcone su almeno 3 valli, è situato nel cuore del Canton Ticino, ha un lago e un Rifugio. Ha un sentiero. È una meta di alto valore escursionistico.
La traversata per il Passo di Piatto è lunga e attraversa luoghi selvaggi e remoti, si procede sempre su pendenze sostenute e su un terreno irregolare che richiede grande impegno e concentrazione.
Il Passo di Piatto è un altro luogo, come la Bassa del Barone, che offre un panorama scenografico notevole. Inoltre è un luogo particolare già di suo, dominato dalla Cima Bianca che avrei desiderato scalare dalla cresta (ci ritornerò).
La discesa a Valle è molto lunga perchè non è diretta. Già la discesa al lago si svolge su un percorso lungo che aggira il grande salto iniziale per poi transitarci alla base mantenendosi quindi alto (con varie salite) sul lato orografico sinistro fino a raggiungere il fiume in uscita dal Lago. Poi la discesa implica l'attraversamento del fiume di gran lunga più a monte rispetto alla linea diretta per Valle. Si devia di parecchio ad ovest. Infine bisogna perdere e riguadagnare almeno 80 metri di quota e passare da Cara volenti o nolenti.
Alta Valle Chironico

La Val Chironico più volte mi ha fatto dire " ma io passando dalla Leventina mai avrei immaginato che ci fosse un luogo così bello"!
Mini video di Debs dei 3 giorni
[/drive.google.com/file/d/1U-LxMQp7m1Ibkdj79PjaJgLY9uwYWiai/v...]
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GIORNO 2
Questa la racconto io

Inizierò col dire che é andata a finire con lui che si é portato giù il mio zaino per gli ultimi 500m di dislivello perché io, i miei piedi e le mie ginocchia non ne potevamo assolutamente più. Quindi, se state pensando di fare questo giro e non siete super allenati, non fatelo!
Qui parliamo degli ultimi due giorni, ma occorre tenere a mente che in totale ne abbiamo fatti tre. Tutto sommato, nonostante qualche divergenza in fase pianificatoria, ero abbastanza convinta del progetto e sono partita con entusiasmo. Salvo trovarmi con una bella fiacca nel tallone sinistro già dopo la prima misera salita di 3h e 1000m di dislivello fino alla Capanna Alpe Sponda. Fortunatamente ho avuto il buon senso di non andare oltre e di trascorrere il pomeriggio a rilassarmi mentre lui pascolava sul Pizzo Forno.
Ciò nonostante, mi sveglio alle 6 del mattino con una bella emicrania che riesco a domare. Belli riposati e rimpinzati dall'ottima colazione, partiamo al "merenderissimo" orario delle 9 del mattino, convinti di camminare 5-6 ore.
Dal Rifugio al punto in cui si attraversa il fiume Ticinetto si percorre un gradevole sentiero senza grossi dislivelli. Passato il fiume, la pendenza aumenta fino a raggiungere una ganna che diventerà inesorabilmente sempre più ripida, mettendo a dura prova nervi, motivazione, polpacci, cuore, polmoni e vita di coppia. Lui chiaramente, fresco come un bocciolo di rosa, non accusa alcuna fatica, anzi, lo vedo osservare con sguardo misto sognante-rassegnato verso tutte le vie alternative, selvagge e affascinanti, che avrebbero potuto condurlo in vetta al Pizzo Barone.
Io invece gioisco dell'abbondanza di segnalini bianco-blu che indicano la via corretta e infallibile per raggiungere il passo, senza alcuna intenzione di abbandonarli neanche per un metro - la creatività preferisco sfogarla in altri ambiti. In qualche punto temo per la mia vita quando il fondo ghiaioso cede sotto i miei piedi, costringendomi ad aggrapparmi goffamente al terreno altamente instabile sul quale mi trovo. Sgranocchio un pezzo di barretta alle mandorle per darmi coraggio ed energia. Incontriamo i primi due esseri umani della giornata, due tedeschi - vorrei scambiare due parole ma mi trovo costretta a scegliere fra dialogare o respirare. Scelgo la seconda opzione.
La lunga ganna per accedere alla Bassa del Barone

Fra un "Ma chi me l'ha fatto fare!" e un "Ma quanto manca?", finalmente arriviamo al passo e davanti a noi si apre un'immagine alla quale nessuna foto potrà mai rendere giustizia. Non é solo la bellezza del lago, l'intensità del blu... È la somma delle fatiche necessarie per raggiungere quel luogo e godere di quella vista ad aumentare l'emozione che si prova ad essere in bilico fra due valli. Poter abbracciare con lo sguardo un attimo prima la val Chironico e un secondo dopo la val Vegorness, la ripidità delle pareti sotto di noi, l'aria fina mi conferisce energia per pensare di proseguire.
Vista sul Lago Barone dalla Bassa del Barone

Finalmente ci mangiamo il panino che ci hanno preparato in capanna e ci apprestiamo ad affrontare la discesa al Lago Barone. Io mi rendo conto della verticalità del sentiero, lo sento nelle ginocchia, lo percepisco nel modo in cui la paura di fare un passo falso e rotolare per 200m fra le rocce mi induce a procedere con circospezione. Lo stambecco che mi accompagna trotterella davanti a me allegramente senza una preoccupazione nella vita. Poverino, forse sperava che volessi rinunciare al Pizzo Barone per poter cavalcare creste selvagge? Ma lo tengo stretto al guinzaglio vicino a me, che ho paura di farmi male ed essere sola.
Giunti sulla sponda del lago facciamo il secondo incontro con un essere umano, un altro tedesco col quale finalmente ho abbastanza fiato per scambiare qualche parola. I suoi tre amici, abbandonati gli zaini, stanno salendo al Pizzo Barone, ma lui si definisce pigro e si incammina verso il passo dal quale noi siamo appena scesi.
Abbandono parecchio materiale sotto un masso e con zaino leggerissimo e sufficiente convinzione parto alla volta del Pizzo Barone! Il cartello dice "1h 10min", sono ottimista. Troppo ottimista. Non ci abbiamo messo meno di 2h. Se non ambite alla vetta, consiglio comunque di risalire il sentiero verso il Pizzo almeno fino al balcone naturale a quota 2'470, dal quale potrete godere di una splendida vista del lago che da questa prospettiva assume una romantica forma di cuore! Il sentiero é comunque un bianco-rosso, a tratti più o meno ripido ma non difficile, con qualche sassaia facile da attraversare.
Il nostro sguardo è attirato dalla parete oltre il Lago che scende dalla Bassa di Barone: a Michea sembra molto più ripida vista da qui che non mentre la discendeva. Riesce ad individuare il ragazzo tedesco che sale, sembra un minuscolo insetto.
Lago Barone

Dopo parecchi "Ma chi me l'ha fatto fare!" e "Ma quanto manca ancora?" e "Basta, io torno indietro!", finalmente arrivo, stremata, distrutta, senza fiato, alla tanto agognata vetta! Non é una conquista, ma é sicuramente un traguardo (cit. Messner).
Mi accascio alla base della croce di vetta, non ho la forza neanche per scattare delle foto. Riposo senza comunque recuperare energia mentre lui elenca nomi di vette vicine e lontane. "Tencia, Tenca, Penca" risuona come un mantra nella mia testa.
Non sono sicura di aver apprezzato la vetta e il suo panorama come meritavano, perché il pensiero andava alla discesa che invece si é rivelata meno traumatica del previsto! Il sentiero é molto variato, sia come pendenza che come tipo di terreno - c'é spazio per riprendere fiato, anche se non deve mai mancare la concentrazione. Al lago recupero il mio materiale, c'é un po' di vento e ormai si avvicina il tramonto. Chissà quanto manca alla capanna, il cartello é danneggiato e il tempo non é più leggibile, ma ormai comincio a dubitare che il tempo abbia più alcun significato, talmente si é dilatato in questa giornata.
Presso il Rifugio Barone, che non é custodito, troviamo una piacevole sorpresa: una giovane coppia intenta a cucinare una cena per 4 persone! Condividiamo con loro un bel piatto caldo di polenta con tonno, carote, piselli e salsa di pomodoro. Gli sono grata per aver acceso la stufa e riscaldato la capanna, ma per dormire preferiamo il locale accanto, non riscaldato.
GIORNO 3
Stavolta dormiamo davvero fino a tardi: ore 8:20 ci alziamo e troviamo un signore fuori della porta, pronto a ripartire. Sembra più fresco e riposato di me, che sento le gambe un po' legnose. Facciamo colazione e partiamo ad un orario inqualificabile: le 10 del mattino. Il sole é alto e caldo, noi siamo ricoperti di crema a protezione 50+. Davanti a noi un sentiero bianco-blu che ci dovrebbe condurre in un paio d'ore al Passo di Piatto.
A proposito di questa tratta, ci tengo a menzionare quanto mi é stato detto al riguardo da due persone qualche anno fa. Uno, esperto montanaro, mi disse "fallo, é bellissimo!"; l'altro, altrettanto esperto montanaro ma leggermente più drammatico, mi disse "non farlo, se inciampi muori!". Ebbene, capirete se é con una certa apprensione che mi sono quindi approcciata a questo tratto, consapevole ormai che la tempistica prevista da SvizzeraMobile non sarebbe corrisposta al vero. Infatti ci vorranno 4h e diverse imprecazioni prima di giungere a destinazione. Per i dettagli circa il mio scoramento vi rimando a Michea, io ho già dato sul percorso. Dico soltanto che ho pensato più volte di fare un bel falò con gli scarponi una volta tornati a casa.
Certo, il sentiero é meraviglioso, davvero! Una distesa sterminata di fiori d'ogni tipo, a perdita d'occhio. Non ci sono grandi dislivelli ma bisogna fare attenzione a non inciampare e a non concedersi troppe distrazioni, la parete sotto di noi é molto ripida e un passo falso potrebbe davvero avere conseguenze gravi. Insomma, fra una ginocchiata a un sasso e una scivolata con conseguente atterraggio su natica, e qualche più o meno giustificata crisi isterica, arrivo al passo che non ne posso più della montagna, del sole, del caldo, della fatica. Eppure la vista sul Laghetto é bellissima... Mangiamo, ci riposiamo, ripartiamo. Non credo più alle menzogne dei cartelli ma una parte di me cerca comunque di aggrapparsi alla speranza di stare nei tempi indicati.
Uno dei tanti anfiteatri della traversata Barone- Passo del Piatto

Sull'ormai noto ritornello di "Ma chi me l'ha fatto fare!" e "Ma quanto manca ancora?" e "Voglio arrivare alla macchina!" e "Voglio andare a casa!", l'ennesimo interminabile tortuoso saliscendi del sentiero ci conduce sulle rive del Laghetto. Tolgo gli scarponi, metto i piedi nell'acqua gelida in cerca di sollievo; la situazione fiacca-sul-tallone é veramente drammatica, eppure non é la mia maggior preoccupazione. Il massimo della sofferenza viene dalla pianta dei piedi, seguito dal fastidio alle ginocchia. Sarò troppo pesante io, troppo pesante il sacco, troppo piccoli i piedi, troppo inadatta "io tutta" all'ambiente alpino. Non ne posso più. È un'agonia incessante. Nemmeno l'innegabile bellezza del paesaggio, ora a me più consono al di sotto del 2000m di quota, e la calda luce radente del tramonto riescono a lenire la mia sofferenza. Arranco dietro a Michea, sembra tutto così lontano e irraggiungibile, sono sempre più lenta, la discesa io la detesto!
Attraverso tutte e 5 le fasi del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione (che però definirei piuttosto "rassegnazione"). Non so con quale forza arriviamo a Cara (o Cala). Ricordo che il ponte sul Ticinetto m'é sembrato abbastanza inquietante, tutto storto, inaffidabile. Al lavatoio di Cara mollo lo zaino a terra e mi rovescio su una panchina. Sento qualcuno da una cascina vicina dire "é stanca" - no, non é la parola giusta, non descrive neanche un 1% di quel che provo in quel momento. Mangiamo tutto quel che ci resta nello zaino fino all'ultima briciola. Sono fortemente combattuta fra il mio corpo stanco che implora di non muovermi e la fortissima voglia di sedermi in macchina e guidare fino a casa. Ma non c'é scelta, bisogna scendere.
Qui si chiude il cerchio, si torna all'inizio di questo racconto: Michea si carica il mio zaino in spalla e trottando come un puledrino mi conduce fino al parcheggio, giungendo alla macchina "neanche tanto stanco".
Laghetto 1763 m (visto dal Passo del Piatto)

Commento di

Debbee ha descritto il percorso in modo esauriente aggiungendo anche una buona dose di vissuto personale che è la componente che cerco io stesso nei report.
Aggiungo che è un anello stupendo. Dalla Capanna Sponda la salita verso l'alta sezione della valle al mattino regala agli occhi immagini superlative. La ganna è lunga e il tratto a scendere dalla Bassa è ripido e non banale.
Il Barone è un balcone su almeno 3 valli, è situato nel cuore del Canton Ticino, ha un lago e un Rifugio. Ha un sentiero. È una meta di alto valore escursionistico.
La traversata per il Passo di Piatto è lunga e attraversa luoghi selvaggi e remoti, si procede sempre su pendenze sostenute e su un terreno irregolare che richiede grande impegno e concentrazione.
Il Passo di Piatto è un altro luogo, come la Bassa del Barone, che offre un panorama scenografico notevole. Inoltre è un luogo particolare già di suo, dominato dalla Cima Bianca che avrei desiderato scalare dalla cresta (ci ritornerò).
La discesa a Valle è molto lunga perchè non è diretta. Già la discesa al lago si svolge su un percorso lungo che aggira il grande salto iniziale per poi transitarci alla base mantenendosi quindi alto (con varie salite) sul lato orografico sinistro fino a raggiungere il fiume in uscita dal Lago. Poi la discesa implica l'attraversamento del fiume di gran lunga più a monte rispetto alla linea diretta per Valle. Si devia di parecchio ad ovest. Infine bisogna perdere e riguadagnare almeno 80 metri di quota e passare da Cara volenti o nolenti.
Alta Valle Chironico

La Val Chironico più volte mi ha fatto dire " ma io passando dalla Leventina mai avrei immaginato che ci fosse un luogo così bello"!
Mini video di Debs dei 3 giorni
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