Lago Grande da Pian San Giacomo
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Oggi sono da solo e decido di andare al Passo di Balniscio partendo da Pian San Giacomo: è una gita che ho in mente da molto tempo, la meteo sembra ottima e pur non essendo in gran forma, essendo da solo potrò regolare il mio passo senza rallentare altre persone.
Raggiungo Pian San Giacomo e da qui la frazione di Ghifa, parcheggio nello spiazzo che precede il cartello di divieto di transito e, preparatomi, parto seguendo la stradina asfaltata che si dirige verso il parcheggio dell'autostrada, poco prima di arrivarvi incrocio un'enorme lepre che però non ha alcuna intenzione di farsi fotografare e fugge velocissima.
La strada asfaltata passa a fianco del parcheggio sul tornante della A13 e prosegue finché non diviene sterrata, proseguo ancora per duecento metri circa poi sulla destra vedo un paletto segnavia che indica l'inizio del sentiero che entra subito nel bosco. La pendenza va sempre più accentuandosi, il fondo di aghi di pino non aiuta l'aderenza ed il mio ginocchio sinistro si fa sentire con un dolorino persistente...vabbè salgo con calma anche perché nonostante il versante sia in ombra il caldo si fa già sentire. Incontro una scalinata con alti gradini fatti con tronchi, è decisamente in piedi, la catena a fianco con tutta evidenza serve più ad issarsi che per la sicurezza. Segue un breve tratto più tranquillo e l'attraversamento del torrente che scende dal passo, completamente asciutto, agevolato da due passerelle, al di là il sentiero si intuisce appena, ogni traccia è inghiottita dalla vegetazione esuberante. Si arriva ad un bivio, segnalato da un paio di paletti, con una traccia che dovrebbe scendere a Pian San Giacomo. Da qui si riprende a salire con una bella pendenza, presto la copertura boschiva si fa più rada, appaiono i Rododendri e si intuisce la fine di questa rampa.
Finalmente sono al Pozzetto della Serraglia, il luogo è idilliaco, un gran pianoro verde pieno di fiori. Da quio si vede un gran panorama sulla sottostante Mesolcina e le sue montagne. Breve sosta per bere e mangiare qualcosa, quindi riparto, ora mi aspettano una serie di pianori intervallati da ripide rampe che salgono a fianco del torrente che forma magnifiche cascate. Difficile capire dove finisca tutta quest'acqua visto che all'altezza delle passerelle non ve n'era traccia. Alcuni dei passaggi sono assicurati da catene di evidente nuova posa, la traccia corre a breve distanza dalla forra del torrente ma è comunque largo ed ottimamente segnalato, almeno fino a che si è in territorio svizzero: appena si passa il cippo di confine i segnavia spariscono, vi sono dei radi ometti ed il percorso più che altro lo si intuisce.
Finalmente sono in vista del passo e delle prime persone. Oltrepassato il displuvio mi appare il Lago del Mot e le cime della Val Chiavenna, proseguo e scendo verso il Lago Grande. Speravo di vedere i famosi cavalli descritti da tanti ma non ve n'è traccia, a parte le numerose deiezioni.
Nei pressi del lago si vede il nuovo rifugio Lago del Baldiscio, non ancora completato, lo raggiungo e poi mi sposto verso Sud Est per ammirare meglio le montagne chiavennasche. Trovo un posto tranquillo sulla riva del lago per mangiare qualcosa, diverse trote saltano dall'acqua per catturare gli insetti, una farfallina grigia che si mimetizza perfettamente sulle rocce mi fa compagnia.
È ora di tornare al passo ed affrontare la discesa, spero che il mio ginocchio faccia giudizio. Risalgo al passo, do un ultimo sguardo alla Val Chiavenna ed inizio la discesa. La fioritura è eccezionale: vi sono interi tratti disseminati di giallo, perlopiù Potentilla aurea ma anche Lotus alpinum e Ranuncoli. In alcuni punti si trovano anche centinaia di Genziane acaulis.
Cippo di confine, tratto attrezzato, ed in breve sono di nuovo al Pozzo della Serraglia. La discesa è anche peggio della salita: il fondo di aghi di pino da decisamente poco aderenza ed il caldo nel frattempo si è fatto micidiale, a metà discesa incontro un ragazzo di Splügen in salita, ci scambiamo qualche impressione sul percorso e sull'inesistente affollamento del versante svizzero, a differenza di quello chiavennasco. Riparto e finalmente arrivo al prato sopra la galleria da cui il sentiero parte. Seguo la stradina, passo a fianco del parcheggio, affollatissimo, ed arrivo alla mia auto.
Fine della gita, pesante ma decisamente soddisfacente: per i panorami e le fioriture soprattutto.
Difficoltà: con tempo asciutto contenute, a parte la ripidità del sentiero nel bosco. I tratti aerei sono attrezzati con catene in ottime condizioni, il sentiero corre comunque a fianco di strapiombi e s si soffre il vuoto non è consigliabile. In caso di pioggia ho paura che diversi tratti del sentiero divengano dei torrenti.
Raggiungo Pian San Giacomo e da qui la frazione di Ghifa, parcheggio nello spiazzo che precede il cartello di divieto di transito e, preparatomi, parto seguendo la stradina asfaltata che si dirige verso il parcheggio dell'autostrada, poco prima di arrivarvi incrocio un'enorme lepre che però non ha alcuna intenzione di farsi fotografare e fugge velocissima.
La strada asfaltata passa a fianco del parcheggio sul tornante della A13 e prosegue finché non diviene sterrata, proseguo ancora per duecento metri circa poi sulla destra vedo un paletto segnavia che indica l'inizio del sentiero che entra subito nel bosco. La pendenza va sempre più accentuandosi, il fondo di aghi di pino non aiuta l'aderenza ed il mio ginocchio sinistro si fa sentire con un dolorino persistente...vabbè salgo con calma anche perché nonostante il versante sia in ombra il caldo si fa già sentire. Incontro una scalinata con alti gradini fatti con tronchi, è decisamente in piedi, la catena a fianco con tutta evidenza serve più ad issarsi che per la sicurezza. Segue un breve tratto più tranquillo e l'attraversamento del torrente che scende dal passo, completamente asciutto, agevolato da due passerelle, al di là il sentiero si intuisce appena, ogni traccia è inghiottita dalla vegetazione esuberante. Si arriva ad un bivio, segnalato da un paio di paletti, con una traccia che dovrebbe scendere a Pian San Giacomo. Da qui si riprende a salire con una bella pendenza, presto la copertura boschiva si fa più rada, appaiono i Rododendri e si intuisce la fine di questa rampa.
Finalmente sono al Pozzetto della Serraglia, il luogo è idilliaco, un gran pianoro verde pieno di fiori. Da quio si vede un gran panorama sulla sottostante Mesolcina e le sue montagne. Breve sosta per bere e mangiare qualcosa, quindi riparto, ora mi aspettano una serie di pianori intervallati da ripide rampe che salgono a fianco del torrente che forma magnifiche cascate. Difficile capire dove finisca tutta quest'acqua visto che all'altezza delle passerelle non ve n'era traccia. Alcuni dei passaggi sono assicurati da catene di evidente nuova posa, la traccia corre a breve distanza dalla forra del torrente ma è comunque largo ed ottimamente segnalato, almeno fino a che si è in territorio svizzero: appena si passa il cippo di confine i segnavia spariscono, vi sono dei radi ometti ed il percorso più che altro lo si intuisce.
Finalmente sono in vista del passo e delle prime persone. Oltrepassato il displuvio mi appare il Lago del Mot e le cime della Val Chiavenna, proseguo e scendo verso il Lago Grande. Speravo di vedere i famosi cavalli descritti da tanti ma non ve n'è traccia, a parte le numerose deiezioni.
Nei pressi del lago si vede il nuovo rifugio Lago del Baldiscio, non ancora completato, lo raggiungo e poi mi sposto verso Sud Est per ammirare meglio le montagne chiavennasche. Trovo un posto tranquillo sulla riva del lago per mangiare qualcosa, diverse trote saltano dall'acqua per catturare gli insetti, una farfallina grigia che si mimetizza perfettamente sulle rocce mi fa compagnia.
È ora di tornare al passo ed affrontare la discesa, spero che il mio ginocchio faccia giudizio. Risalgo al passo, do un ultimo sguardo alla Val Chiavenna ed inizio la discesa. La fioritura è eccezionale: vi sono interi tratti disseminati di giallo, perlopiù Potentilla aurea ma anche Lotus alpinum e Ranuncoli. In alcuni punti si trovano anche centinaia di Genziane acaulis.
Cippo di confine, tratto attrezzato, ed in breve sono di nuovo al Pozzo della Serraglia. La discesa è anche peggio della salita: il fondo di aghi di pino da decisamente poco aderenza ed il caldo nel frattempo si è fatto micidiale, a metà discesa incontro un ragazzo di Splügen in salita, ci scambiamo qualche impressione sul percorso e sull'inesistente affollamento del versante svizzero, a differenza di quello chiavennasco. Riparto e finalmente arrivo al prato sopra la galleria da cui il sentiero parte. Seguo la stradina, passo a fianco del parcheggio, affollatissimo, ed arrivo alla mia auto.
Fine della gita, pesante ma decisamente soddisfacente: per i panorami e le fioriture soprattutto.
Difficoltà: con tempo asciutto contenute, a parte la ripidità del sentiero nel bosco. I tratti aerei sono attrezzati con catene in ottime condizioni, il sentiero corre comunque a fianco di strapiombi e s si soffre il vuoto non è consigliabile. In caso di pioggia ho paura che diversi tratti del sentiero divengano dei torrenti.
Tourengänger:
paoloski

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