Gran Sasso
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Erano almeno un paio di anni che si voleva salire il Gran Sasso. Poi il Covid e varie vicende hanno portato al Giugno del 2022.
Il passa parola e l'attrattiva dei posti porta il gruppetto a diventare un gruppone e ci troveremo in 12 a iniziare la salita in una giornata non bella come le precedenti ma almeno fresca.
Salita in auto a Campo Imperatore, ampi parcheggi e si parte. Il gruppo si sgrana in fretta e questo porterà a qualche problema per la scelta della via. Inoltre il Rifugio Abbruzzi, sentito nei giorni precedenti al telefono per notizie sulle condizioni del percorso, passa da un "salita assolutamente sconsigliabile" ad un "neve da fuori il rifugio alla vetta e necessari picozza e ramponi".
Non sarà proprio così ma non tutti, nel gruppo, sono attrezzati al meglio e l'incertezza di quel che si troverà sarà una delle caratteristiche della giornata. Incontreremo decine di persone, alcune attrezzate in maniera molto naif.
Alcuni tornanti dopo la partenza, si devia a dx verso la sella del Monte Aquila e si cominciano a trovare dei traversini su neve, alcuni esposti con possibilità di scivolare per qualche decina di metri. La neve è paltosa ma tiene. Dopo la sella, un lungo percorso con traversi nevosi porta il gruppo a scelte variegate, dai ramponi, ai ramponcini a nulla.... Io metto i ramponi ma dopo un centinaio di metri di alterno tra nevaietti e fascette rocciose, li tolgo per proseguire con la sola picca.
I corridori sono ormai fuori vista e noi del gruppone arriviamo ad un bivio che, scopriremo solo a cose fatte, permette la scelta tra la normale che prosegue sotto nella neve, e la via delle creste Ovest. Un alpinista in discesa ci dice che la cresta è assolutamente pulita dalla neve e che, per lui, è la scelta migliore. Le difficoltà che descrive, massimo primo grado, esposizione relativa e assenza di attrezzature, ci convince ad affrontarla. Anche per evitare nevai e scivoli nevosi che vediamo mettere in difficoltà i salitori della normale.
La cresta si rivelerà faticosa ma con roccia molto buona, ben segnalata, solo un paio di attrezzature metaliche e porterà ad un ulteriore frantumazione del gruppo. Ci si troverà in vetta, ciascuno salito con la sua forza e la sua velocità ma..... tutti.
Lo spazio in vetta è ridotto e, appena possibile, si inizia a scendere. La cresta è molto lunga e rifarla, disarrampicando, non entusiasma nessuno. L'arrivare di alcune gocce di acqua convince tutti a scendere dalla via normale, meno divertente e più insidiosa per i pendii nevosi, ma meno pericolosa per l'assenza di roccia bagnata su cui transitare.
Alla fine saranno state tra le tre e le tre ore e mezzo la salita e un tre ore la discesa, a causa dello sviluppo importante e, con il senno del poi, i ramponcini, per grippe sulla neve scivolosa e marciotta e per comodità di metti-togli, si riveleranno la scelta migliore.
Con Licia, Emanuela, Cecile, Betty, Fabio, Giuseppe, Adriano, Guido, Lorenzo, Dorian e Simone.
Il passa parola e l'attrattiva dei posti porta il gruppetto a diventare un gruppone e ci troveremo in 12 a iniziare la salita in una giornata non bella come le precedenti ma almeno fresca.
Salita in auto a Campo Imperatore, ampi parcheggi e si parte. Il gruppo si sgrana in fretta e questo porterà a qualche problema per la scelta della via. Inoltre il Rifugio Abbruzzi, sentito nei giorni precedenti al telefono per notizie sulle condizioni del percorso, passa da un "salita assolutamente sconsigliabile" ad un "neve da fuori il rifugio alla vetta e necessari picozza e ramponi".
Non sarà proprio così ma non tutti, nel gruppo, sono attrezzati al meglio e l'incertezza di quel che si troverà sarà una delle caratteristiche della giornata. Incontreremo decine di persone, alcune attrezzate in maniera molto naif.
Alcuni tornanti dopo la partenza, si devia a dx verso la sella del Monte Aquila e si cominciano a trovare dei traversini su neve, alcuni esposti con possibilità di scivolare per qualche decina di metri. La neve è paltosa ma tiene. Dopo la sella, un lungo percorso con traversi nevosi porta il gruppo a scelte variegate, dai ramponi, ai ramponcini a nulla.... Io metto i ramponi ma dopo un centinaio di metri di alterno tra nevaietti e fascette rocciose, li tolgo per proseguire con la sola picca.
I corridori sono ormai fuori vista e noi del gruppone arriviamo ad un bivio che, scopriremo solo a cose fatte, permette la scelta tra la normale che prosegue sotto nella neve, e la via delle creste Ovest. Un alpinista in discesa ci dice che la cresta è assolutamente pulita dalla neve e che, per lui, è la scelta migliore. Le difficoltà che descrive, massimo primo grado, esposizione relativa e assenza di attrezzature, ci convince ad affrontarla. Anche per evitare nevai e scivoli nevosi che vediamo mettere in difficoltà i salitori della normale.
La cresta si rivelerà faticosa ma con roccia molto buona, ben segnalata, solo un paio di attrezzature metaliche e porterà ad un ulteriore frantumazione del gruppo. Ci si troverà in vetta, ciascuno salito con la sua forza e la sua velocità ma..... tutti.
Lo spazio in vetta è ridotto e, appena possibile, si inizia a scendere. La cresta è molto lunga e rifarla, disarrampicando, non entusiasma nessuno. L'arrivare di alcune gocce di acqua convince tutti a scendere dalla via normale, meno divertente e più insidiosa per i pendii nevosi, ma meno pericolosa per l'assenza di roccia bagnata su cui transitare.
Alla fine saranno state tra le tre e le tre ore e mezzo la salita e un tre ore la discesa, a causa dello sviluppo importante e, con il senno del poi, i ramponcini, per grippe sulla neve scivolosa e marciotta e per comodità di metti-togli, si riveleranno la scelta migliore.
Con Licia, Emanuela, Cecile, Betty, Fabio, Giuseppe, Adriano, Guido, Lorenzo, Dorian e Simone.
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