Pizzo di Gino 2245 m - lungo tour da Lugano
Si può raggiungere il Pizzo di Gino da Lugano?
Se ci mettete la gamba e un po' di fantasia ne scaturisce un tour fantastico per creste.
Il Pizzo di Gino é quella meta per la quale l'abitante di Lugano si trova spesso a dire " prima o poi vorrei andarci". Ma soltanto pochi si cimentano seriamente in un avvicinamento. Perché? È molto lontano.
Corrisponde alla maggiore elevazione delle Prealpi Luganesi, è una piramide che attira l'occhio di chi ama la montagna.
Sono decenni che la ammiro. Ho tentato diversi approcci in invernale ma è decisamente troppo lontana, sia partendo dalla Morobbia, sia partendo dalla Val Colla. L'unico accesso ragionevole è dalla Val Cavargna. Tuttavia da lì, dopo un lungo spostamento in macchina, verrebbe a mancare la sensazione di aver scalato una montagna di casa.
Per questo ho approfittato di una giornata dal tempo incerto per rimanere "nella contea", ad altitudini e latitudini che consentano di ripiegare velocemente in caso di temporali.
Ho deciso che il Pizzo di Gino l'avrei raggiunto direttamente da casa mia a Sonvico.
..e dopo 1000 m di fatiche la mia meta apparse ben delineata all'orizzonte

Dal San Lucio l'anello che ho svolto ha un dislivello di 2100 m e uno sviluppo di 28 km.
Ho impiegato 11 ore pause incluse a percorrerlo.
Aggiungendo il tratto da casa mia al San Lucio (1000 m e 15 km percorsi in bicicletta) diventano ben 3100 m di dislivello e 58 km.
Perché sono sceso alle 07.00 del mattino in Val Cavargna e non sono andato per creste già all'andata? Al di là della mia predilezione per gli anelli va considerato che il saliscendi del crinale genera un dislivello negativo di 700 m, esattamente come quello che si perde scendendo fino al fiume Cuccio sotto Cavargna. Inoltre il terreno del crinale non si percorre velocemente. Lo sviluppo è molto lungo e secondo me va svolto una sola volta in una direzione. La discesa in Val Cavargna e la salita da San Nazzaro sono invece rapide e fluide, tranne per qualche ravanatina negli zeccai di Cavargna.
Da Sonvico al Valico del San Lucio
Parto alle 04.30 con la mia bicicletta e seguendo la strada principale salgo a Piandera. La strada forestale di Certara si prende al secondo tornante per Cimadera. Dopo forse un chilometro c'è una barriera per la quale serve una chiave da richiedere al patriziato. Ma in bicicletta non serve alzare la barriera.
La strada è nuova e nei punti ripidi ha il fondo ricoperto da due strisce di cemento che agevolano di molto la salita.
Per me è comunque una vera "mazzata" salire al San Lucio pedalando con lo zaino e gli scarponi su quel terreno. Finora avevo fatto la bella vita del turista in bicicletta tra laghi e città. Infatti impiego ben 2 ore e mezza a raggiungere il San Lucio.
Giunto al valico mi fermo dietro alla chiesetta ed osservo la valle e l'altro versante decidendo quale dorsale risalire e a quali cime puntare.
L'obiettivo è il Pizzo di Gino ma il mio sguardo viene attirato dalla cima alla sua destra, la Cima Pianchette. È da quella vetta che vorrei iniziare la cavalcata in cresta.
L'alba nei pressi di Certara

Attraversamento della Val Cavargna e ascesa alla Cima Pianchette 2158 m
Pausa caffè e mi fiondo giù mediante i sentieri verso Cavargna.
Quel versante è ricco di pascoli, alpeggi e cascine. Vederlo al mattino presto è una fortuna.
A Cavargna individuo una flebile traccia nell'erba alta che scende tagliando nel bosco in prossimità di un campo da calcio. Avrei potuto seguirla fino al fiume ma con un'ulteriore perdita di quota scendendo sotto gli 800 m, pertanto appena incrocio la strada statale resto sulla stessa e ne utilizzo il ponte. Mi rendo conto però di aver allungato di parecchio il percorso pur di risparmiare 60 o 80 metri. Mi prendo una seconda pausa in un'area pic-nic e poi proseguo fino a San Nazzaro.
Imbocco il sentiero per il Rifugio Croce di Campo e salgo molto veloce. Sono già le 09.20 e devo salire di 1300 m.
Dapprima nel bosco, poi su pendii erbosi, quindi su strada sterrata, rapido, raggiungo il Rifugio. Chiuso.
Da qui potrei andare direttamente al Pizzo di Gino. Ma avanzo sulla dorsale e rapidamente guadagno quota fino alla Cima Pianchette. Un po' di pioggia mi investe ma non mi fa desistere. Presto passa.
Su questa montagna non ho nulla da osservare, si sale facilmente su terreno erboso mai troppo ripido, privo di difficoltà.
Pizzo di Gino 2245 visto dalla Cima Pianchette 2158 m

Pizzo di Gino: salita da est e discesa da nord-ovest
Discendo di una novantina di metri con davanti a me il maestoso pizzo ormai a portata di mano.
Non è così immediato raggiungerlo anche se gli si è prossimi.
Il sentiero ora rimane sottocresta nel versante meridionale. Aggira da sud alcune elevazioni della cresta tramite cenge piuttosto esposte. Il pendio sottostante è estremamente ripido, con la neve lo vedrei molto valanghivo, da evitare. Ci sono punti esposti, ma la base su cui poggiano i piedi è sempre ampia e con le mani ci si può tenere a della buona roccia solidamente ancorata ad un terreno ancora ricco di vegetazione.
Ad un certo punto, proprio alla base della piramidina finale, si risale un canale erboso dalla pendenza sostenuta fino ad una bocchetta. Da qui si scala la breve cresta est, con passaggi dal primo al secondo grado scarso, sempre dotati di buoni appigli.
Per le 12.45 sono in vetta.
Niente libro ma c'è una croce.
Incontro 2 uomini della Val Solda e con loro mi trattengo per una piacevole pausa.
Mentre mangio osservo il lungo crinale e deduco che mi servirà tutto il pomeriggio per completare il giro.
Fin qui sono passate più di 8 ore.
La parte finale per il Pizzo di Gino da est

La traversata
La faccio breve: è un saliscendi su cresta. Ci sono passaggi su roccia (max II) specialmente alla Cima Verta (la quota 2094 m che precede il Motto della Tappa) e per salire alla Vetta del Vallone.
Ho trovato molto lungo il tratto Pizzo di Gino - Motto della Tappa (quasi 1h e 30). Ci sono perdite di quota anche superiori ai 100 m (per es per la Bocchetta di Sengio e per quella della Tappa).
Alcune cime non hanno né omini né croci.
Tra la Cima della Valletta e il Monte Stabbiello le distanze sono ridotte. Invece il tratto Stabbiello - Vetta del Vallone è lunghetto e il filo della cresta roccioso. Questo implica dilatamenti di tempo. Inoltre ci sono un paio di alture da superare, una delle quali addirittura considerata cima (cima della Segonaia).
Il Monte Segor infine è una cima che avrà una differenza di forse 30 metri rispetto alla sella che lo precede, se non meno. Chissà se sono rispettati i criteri per definirlo "cima"?
Raggiungo il Gazzirola dopo una breve sosta e lo trovo avvolto nella nebbia fitta. Inizia a piovere. Corro verso l'anticima est e rapido mi lancio giù al San Lucio.
Chiudo l'anello alle 18.30.
Mi concedo un bel mezzo di birra prima di "mettermi alla guida".
Ho bisogno di un momento di relax.
Cima Verta (2094 m) - passaggio roccioso

Ritorno
Dopo la meritata pausa birra-formaggio affronto in bici la strada sterrata. È impegnativa anche in discesa. Ma è discesa. Basta stare attenti a non prendere velocità.
debbee mi viene incontro dopo il lavoro con la sua elettrica. La incontro all'imbocco della forestale. Rapidissimi scendiamo a Sonvico, tutta discesa piacevolissima sulla strada principale.
Se ci mettete la gamba e un po' di fantasia ne scaturisce un tour fantastico per creste.
Il Pizzo di Gino é quella meta per la quale l'abitante di Lugano si trova spesso a dire " prima o poi vorrei andarci". Ma soltanto pochi si cimentano seriamente in un avvicinamento. Perché? È molto lontano.
Corrisponde alla maggiore elevazione delle Prealpi Luganesi, è una piramide che attira l'occhio di chi ama la montagna.
Sono decenni che la ammiro. Ho tentato diversi approcci in invernale ma è decisamente troppo lontana, sia partendo dalla Morobbia, sia partendo dalla Val Colla. L'unico accesso ragionevole è dalla Val Cavargna. Tuttavia da lì, dopo un lungo spostamento in macchina, verrebbe a mancare la sensazione di aver scalato una montagna di casa.
Per questo ho approfittato di una giornata dal tempo incerto per rimanere "nella contea", ad altitudini e latitudini che consentano di ripiegare velocemente in caso di temporali.
Ho deciso che il Pizzo di Gino l'avrei raggiunto direttamente da casa mia a Sonvico.
..e dopo 1000 m di fatiche la mia meta apparse ben delineata all'orizzonte

Dal San Lucio l'anello che ho svolto ha un dislivello di 2100 m e uno sviluppo di 28 km.
Ho impiegato 11 ore pause incluse a percorrerlo.
Aggiungendo il tratto da casa mia al San Lucio (1000 m e 15 km percorsi in bicicletta) diventano ben 3100 m di dislivello e 58 km.
Perché sono sceso alle 07.00 del mattino in Val Cavargna e non sono andato per creste già all'andata? Al di là della mia predilezione per gli anelli va considerato che il saliscendi del crinale genera un dislivello negativo di 700 m, esattamente come quello che si perde scendendo fino al fiume Cuccio sotto Cavargna. Inoltre il terreno del crinale non si percorre velocemente. Lo sviluppo è molto lungo e secondo me va svolto una sola volta in una direzione. La discesa in Val Cavargna e la salita da San Nazzaro sono invece rapide e fluide, tranne per qualche ravanatina negli zeccai di Cavargna.
Da Sonvico al Valico del San Lucio
Parto alle 04.30 con la mia bicicletta e seguendo la strada principale salgo a Piandera. La strada forestale di Certara si prende al secondo tornante per Cimadera. Dopo forse un chilometro c'è una barriera per la quale serve una chiave da richiedere al patriziato. Ma in bicicletta non serve alzare la barriera.
La strada è nuova e nei punti ripidi ha il fondo ricoperto da due strisce di cemento che agevolano di molto la salita.
Per me è comunque una vera "mazzata" salire al San Lucio pedalando con lo zaino e gli scarponi su quel terreno. Finora avevo fatto la bella vita del turista in bicicletta tra laghi e città. Infatti impiego ben 2 ore e mezza a raggiungere il San Lucio.
Giunto al valico mi fermo dietro alla chiesetta ed osservo la valle e l'altro versante decidendo quale dorsale risalire e a quali cime puntare.
L'obiettivo è il Pizzo di Gino ma il mio sguardo viene attirato dalla cima alla sua destra, la Cima Pianchette. È da quella vetta che vorrei iniziare la cavalcata in cresta.
L'alba nei pressi di Certara

Attraversamento della Val Cavargna e ascesa alla Cima Pianchette 2158 m
Pausa caffè e mi fiondo giù mediante i sentieri verso Cavargna.
Quel versante è ricco di pascoli, alpeggi e cascine. Vederlo al mattino presto è una fortuna.
A Cavargna individuo una flebile traccia nell'erba alta che scende tagliando nel bosco in prossimità di un campo da calcio. Avrei potuto seguirla fino al fiume ma con un'ulteriore perdita di quota scendendo sotto gli 800 m, pertanto appena incrocio la strada statale resto sulla stessa e ne utilizzo il ponte. Mi rendo conto però di aver allungato di parecchio il percorso pur di risparmiare 60 o 80 metri. Mi prendo una seconda pausa in un'area pic-nic e poi proseguo fino a San Nazzaro.
Imbocco il sentiero per il Rifugio Croce di Campo e salgo molto veloce. Sono già le 09.20 e devo salire di 1300 m.
Dapprima nel bosco, poi su pendii erbosi, quindi su strada sterrata, rapido, raggiungo il Rifugio. Chiuso.
Da qui potrei andare direttamente al Pizzo di Gino. Ma avanzo sulla dorsale e rapidamente guadagno quota fino alla Cima Pianchette. Un po' di pioggia mi investe ma non mi fa desistere. Presto passa.
Su questa montagna non ho nulla da osservare, si sale facilmente su terreno erboso mai troppo ripido, privo di difficoltà.
Pizzo di Gino 2245 visto dalla Cima Pianchette 2158 m

Pizzo di Gino: salita da est e discesa da nord-ovest
Discendo di una novantina di metri con davanti a me il maestoso pizzo ormai a portata di mano.
Non è così immediato raggiungerlo anche se gli si è prossimi.
Il sentiero ora rimane sottocresta nel versante meridionale. Aggira da sud alcune elevazioni della cresta tramite cenge piuttosto esposte. Il pendio sottostante è estremamente ripido, con la neve lo vedrei molto valanghivo, da evitare. Ci sono punti esposti, ma la base su cui poggiano i piedi è sempre ampia e con le mani ci si può tenere a della buona roccia solidamente ancorata ad un terreno ancora ricco di vegetazione.
Ad un certo punto, proprio alla base della piramidina finale, si risale un canale erboso dalla pendenza sostenuta fino ad una bocchetta. Da qui si scala la breve cresta est, con passaggi dal primo al secondo grado scarso, sempre dotati di buoni appigli.
Per le 12.45 sono in vetta.
Niente libro ma c'è una croce.
Incontro 2 uomini della Val Solda e con loro mi trattengo per una piacevole pausa.
Mentre mangio osservo il lungo crinale e deduco che mi servirà tutto il pomeriggio per completare il giro.
Fin qui sono passate più di 8 ore.
La parte finale per il Pizzo di Gino da est

La traversata
La faccio breve: è un saliscendi su cresta. Ci sono passaggi su roccia (max II) specialmente alla Cima Verta (la quota 2094 m che precede il Motto della Tappa) e per salire alla Vetta del Vallone.
Ho trovato molto lungo il tratto Pizzo di Gino - Motto della Tappa (quasi 1h e 30). Ci sono perdite di quota anche superiori ai 100 m (per es per la Bocchetta di Sengio e per quella della Tappa).
Alcune cime non hanno né omini né croci.
Tra la Cima della Valletta e il Monte Stabbiello le distanze sono ridotte. Invece il tratto Stabbiello - Vetta del Vallone è lunghetto e il filo della cresta roccioso. Questo implica dilatamenti di tempo. Inoltre ci sono un paio di alture da superare, una delle quali addirittura considerata cima (cima della Segonaia).
Il Monte Segor infine è una cima che avrà una differenza di forse 30 metri rispetto alla sella che lo precede, se non meno. Chissà se sono rispettati i criteri per definirlo "cima"?
Raggiungo il Gazzirola dopo una breve sosta e lo trovo avvolto nella nebbia fitta. Inizia a piovere. Corro verso l'anticima est e rapido mi lancio giù al San Lucio.
Chiudo l'anello alle 18.30.
Mi concedo un bel mezzo di birra prima di "mettermi alla guida".
Ho bisogno di un momento di relax.
Cima Verta (2094 m) - passaggio roccioso

Ritorno
Dopo la meritata pausa birra-formaggio affronto in bici la strada sterrata. È impegnativa anche in discesa. Ma è discesa. Basta stare attenti a non prendere velocità.

Tourengänger:
Michea82

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Kommentare (10)