Lago di Valvestino: Bollone-Area Wilderness di Vesta-Molino di Bollone
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Escursione alquanto impegnativa nella selvaggia Valle di Vesta e lungo la sponda del lago di Valvestino(1); Avevo già percorso queste zone e l'attrattiva affascinante di questi luoghi che inducono a ritardare il proseguo e con il timore di trovare l'area di Vesta poco percorribile come in parte é stato, mi ha indotto ad usare due macchine: una lasciata a Molino di Bollone, località di arrivo e l'altra a Bollone alla partenza di questo itinerario. Direzione Passo di Vesta, la quota più elevata e con il dislivello maggiore da percorrere in ripida ascesa e dove inizia la zona Wilderness (2), che coinvolge la Valle di Vesta e la Valle di Fassane tra le valli prealpine più selvagge della Lombardia. Il fiume Vesta, raccogliendo le acque dei diversi affluenti laterali, scorre sul fondo valle creando anfratti, cascate e “il fiordo” del Lago di Valvestino verso cui ci siamo diretti su un sentiero tortuoso.
Il concetto di area Wilderness è uno spazio autenticamente selvaggio, la natura allo stato originario, luogo incontaminato e capace di garantire un ambiente ideale per la tutela delle biodiversità e in quanto tale il bosco risulta intricato e il sentiero spesso diventa esile traccia, o invaso da fogliame e rami oppure cengia rocciosa sul versante quasi verticale che si getta nel lago, dove l’intervento umano è ridotto al minimo o quasi nullo. Da percorrere con molta attenzione e con senso d'orientamento, possibilmente muniti di cartina. I segnavia sono frequenti, ma l’area selvaggia rende il percorso classificato con EE (Escursionisti Esperti) e i due anni di mancata frequentazione non aiutano nel proseguo. Nel percorso si supera la malga Vesta di Cima ancora attiva e i ruderi della Malga Vesta di Mezzo, il Cuel Sant (grande), una grotta particolare caratterizzata da vaschette calcaree, più avanti Cà dell’Era e i ruderi della chiesa di S.Giovanni; resti abitativi di una attività interrotta dall’invaso, poco oltre la Cascina Rosane. In periodi con il livello basso dell’invaso, in località Lignago, in corrispondenza del fiordo della valle di Fassane riemerge l’antica dogana austriaca(3) , purtroppo in questa escursione ancora sommersa. Vista la scarsa percorribilità del percorso abbiamo evitato di passare dai ruderi della Malga Vesta di Fondo che avrebbe allungato un po’ l’itinerario.
(1) La diga che forma il lago artificiale di Valvestino, e che colmò d’acqua la valle entro cui scorrevano per un tratto del loro percorso il fiume Toscolano e il torrente Droanello, venne realizzata in località Ponte Cola nei primi anni Sessanta. L’impianto fu ultimato nel 1962.
La diga, un’imponente arcata di cemento armato alta 124 metri, ha uno sviluppo al suo coronamento di 282,45 metri e una capacità d’invaso di 52 milioni di metri cubi d’acqua. L’alimentazione del bacino è garantita dal Toscolano e dal torrente Droanello; nel letto di quest’ultimo vengono convogliate, attraverso una galleria di 9 chilometri interamente scavata nella roccia, anche le acque dei torrenti San Michele e Negrini.
Dalla diga di Ponta Cola parte una condotta forzata che va ad alimentare la centrale di produzione di Gargnano, situata in località San Giacomo, a nord del paese. L’impianto, costruito in caverna, è del tipo «a pompaggio» e vanta una producibilità media annua di 79,8 Gwh, pari al fabbisogno di 29.500 famiglie. La diga e il bacino artificiale si trovano in uno dei contesti ambientali più pregiati della nostra provincia. La tortuosa strada che raggiunge la struttura idroelettrica, la Provinciale 9 che sale da Gargnano, propone scorci panoramici mozzafiato.
Posta a ridosso del fiordo del lago artificiale che dalla diga si incunea verso il monte Zingla, si trova l’area wilderness della Valle di Vesta, uno dei territori più incontaminati del Parco altogardesano.
da GardaPost del 29/02/2020 https://www.gardapost.it/2020/02/28/valvestino-la-storia-sommersa-torna-a-galla/
(2) La Val di Vesta è una delle vallate prealpine lombarde più isolate e selvagge, facente parte della più grande Valvestino, nel bacino del Lago di Garda. Tocca la massima quota nel Monte Zingla, di 1497 m slm, ed è scenograficamente molto suggestiva per il “fiordo” che il lago artificiale di Valvestino crea incuneandosi in essa per circa un chilometro e mezzo. Il fondovalle è occupato dal torrente Vesta, che raccoglie le acque della testata e quelle di vari torrenti laterali, snodandosi lungo un percorso tortuoso che crea forre e cascate fino al suo sbocco nel “fiordo” del lago artificiale. Geologicamente tutte le montagne poggiano su un substrato di Dolomia, con isole a formazione calcarea, mentre dal punto di vista della vegetazione la valle è ammantata da una densissima formazione forestale che da molti decenni è stata lasciata al suo libero sviluppo, composta dalle specie più tipiche della fascia prealpina......
da https://www.wilderness.it/sito/area-wilderness-val-di-vesta/
(3)Sommerso dalle acque del lago artificiale da decenni, lo scheletro in muratura dell’edificio in cui si controllava l’entrata e l’uscita delle merci al confine con l’Austria-Ungheria è tornato ad essere visibile in questi giorni. Capita, di tanto in tanto, che dalla superficie dell’acqua, quando i livelli calavano, spuntino le parti superiori della struttura. In questi giorni, invece, la vecchia dogana, è riemersa del tutto. E la foto che la ritraggono sono diventate virali sui social.
I ruderi che oggi affiorano dell’acqua, in località Lignago, rappresentano una curiosa testimonianza dei tempi passati, che ricorda i trascorsi di una valle che è sempre stata terra di confine, a lungo appartenente al regno austro-ungarico (la Valvestino venne annessa all’Italia, e compresa nella Provincia di Trento, nel 1916; il passaggio al territorio bresciano risale invece al 1934).
da GardaPost del 29/02/2020 https://www.gardapost.it/2020/02/28/valvestino-la-storia-sommersa-torna-a-galla/
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