Pizzo Tambo 3279 m (anello invernale da Splügen)
Il Pizzo Tambo, con i suoi 3279 m, è il Re del Misox e per me è stata una bella ascensione in quota al confine tra le Alpi Lepontine e Retiche.
L'escursione da me intrapresa inizia dal fondovalle grigionese presso Splügen e sfrutta la via normale in congiunzione con quella italiana fino alla vetta. Per la discesa invece si svolge nel versante NE lungo i canaloni che convergono su ciò che rimane del Tambogletcher.
Durante l'avvicinamento ho deviato dal percorso per toccare la vetta dell'Alpetlistock (2394 m)
Pizzo Tambo (3279 m) visto da est a meno di 1 km di distanza

Avvicinamento e Alpetlistock 2394 m
Sveglia alle 03.20. Ritrovo alle 05.00 a Bellinzona Nord con Leila, la compagna di Enea. Lui è ancora troppo debole ma lei desidera svolgere un'uscita con me.
La mia idea iniziale è il Platta. Lei non se la sente per via delle pendenze sostenute e quindi optiamo per il Tambo che è nei miei progetti da tempo ed è valutato più facile.
La giornata è molto fredda e in quota il vento è da moderato a forte da sud. Addensamenti sono previsti a ridosso della cresta delle Alpi, sul versante sudalpino. Questo è il motivo che mi ha spinto di nuovo nei Grigioni.
Parcheggiamo presso gli impianti di risalita di Splügen.
Ci incamminiamo alle 06.15 su neve battuta con le ciaspole appese allo zaino. Costeggiamo a sinistra la pista da sci, mediante il sentiero estivo e tagliando dritto alcuni tratti fino alla prima stazione (Blachtaboda 1761 m). Quindi ignoriamo il sentiero a sinistra (che effettua una lunga mezzacosta) e, ciaspole ai piedi, proseguiamo sul bordo della pista fino a quota 1900 m dove incrociamo una strada. Proseguiamo sulla stessa fino a Lattastafel (2018 m). Qui mi fermo ad aspettare Leila. Pausa caffè. Il Pizzo Tambo ci appare in lontananza come una magnetica piramide.
Raggiungiamo Alpetli (2215 m), l'ultima stazione e Leila decide di rinunciare al Tambo. Mi dice di proseguire pure da solo. Lei avrebbe svolto un'escursione a valle e sarebbe rientrata a Splügen ad aspettarmi. E così è stato (ci siamo mantenuti in contatto via sms).
Con un ritmo inferiore ai 300 m/h in effetti un Tambo con quel freddo diventa davvero problematico. Il suo ritmo era insufficiente e anche la sua sopportazione del freddo (lei è forte e resistente, abituata a grandi dislivelli, ma forse quel giorno stava inconsapevolmente sviluppando il covid, affezione riscontrata con sintomi solo adesso mentre scrivo la relazione, altrimenti secondo me ce l'avrebbe anche fatta).
Sono le 09.00 e mi mancano 1000 m. Ma sono da solo e posso procedere senza pause fino in vetta.
Non so cosa mi passa per la testa ma decido di non costeggiare l'Alpetlistock (2394m), bensì di transitare dalla sua vetta, oltre la quale non avrei perso più di 15 m di quota.
A vederlo da sotto non sembra difficile da risalire. A metà pendio devo però sfoderare la piccozza e nella parte finale mi ritrovo in un bel 50 gradi. Non essendo gelata la neve non percepisco troppo la pendenza, inoltre non ci sarebbero precipizi o rocce affioranti sotto di me in caso di scivolamento. A pochi metri dalla cima ho un po' di difficoltà in quanto la neve cede sotto le ciaspole: devo toglierle e procedere senza. Una ravanata di cui non mi vanto poichè mi ha tolto energia e tempo prezioso rischiando di precludermi l'obiettivo primario della giornata.
Ciò non toglie che una volta in vetta la vista sul Tambo e sul Lattenhorn è strepitosa.
Vista dall'Alpetlistock - a sinistra la via di salita per la Bocchetta del Lattenhorn

Salita alla Bocchetta del Lattenhorn (2760 m)
Sono le 10.00, avrò perso una buona mezz'ora?
Pazienza. Ora devo mettere il turbo. Individuo il vallone da risalire per la Bocchetta est del Lattenhorn. Da lontano scorgo una colonna di alpinisti. Mi piace l'idea di non essere completamente da solo nell'ascesa al Tambo.
Scollino di poche decine di metri e risalgo fluidamente il vallone fino a raggiungere le persone. Sono un gruppo di confederati over 60. Loro mi augurano una buona escursione e scendono con gli sci.
Io proseguo e nell'ultimo tratto in alto eseguo un traverso su moderata pendenza. Per gli ultimi metri tolgo le ciaspole e procedo sulle rocce fino alla bocchetta. Qui mi investe di nuovo il vento.
Scarto, seppure con un po' di dispiacere, l'idea di toccare il Lattenhorn o il Tamborello. Ho già giocato abbastanza per oggi.
(Ho aggiunto il waypoint della bocchetta in quanto è un punto chiave dell'escursione).
Bocchetta est Lattenhorn (2760 m)

Pizzo Tambo 3279 m
Ora mantengo la quota guadagnata lungo un traverso nel versante meridionale del Lattenhorn. La neve è gelata, scivolosa. Sarebbe meglio usare i ramponi. Ma sfrutto la traccia degli sci ed evito di fermarmi siccome il freddo è intenso.
Le nubi mi avvolgono e mi ritrovo nella nebbia. Non vedo più il Tambo e non capisco bene quale sia la giusta traccia. Procedo ad intuito consultando la mappa sul telefono. Dopo il Lattenhorn ricordo di aver risalito una cresta e di averla in parte aggirata da destra, di essermi fermato e cambiato di assetto (ramponi).
Guadagnati circa 200 metri nella nebbia, individuo un grande gendarme che mi conferma la correttezza del percorso. Infine risalgo tratti più o meno ripidi misti roccia fino a raggiungere un'ampia sella. Ora sono fuori dalla nebbia e mi appare il Tambo a meno di 1 km. Forse 500 m.
È bellissimo. Io sono stanco, sento la quota, sento il freddo. Ma la sua attrazione mi induce a proseguire.
La traccia, ora pianeggiante, fiancheggia a sud un colle quotato 3096 m. Abbandono le ciaspole poco prima di risalire alla bocchetta successiva a questa cima (ero convinto che la traccia scialpinistica discendesse dalla sella antecedente). Questo implicherà una discesa un po' improvvisata.
Sono ai piedi della parete finale e sono le 12.50. Mancano circa 200 m. Risalgo il pendio alzandomi gradualmente di quota. Ogni 3 passi mi fermo. Sento una fatica tale da allungare i tempi a 50 minuti fino alla vetta. Probabilmente ho fame. Un po' per la lenta partenza e un po' per la deviazione sull'Alpetlistock non mi sono concesso snack fondamentali in questo genere di gite.
La prima parte non è difficile, poi incontro pendenze vieppiù elevate con la neve dura (ma sono fuori traccia). Quindi riprendo la traccia che si sposta sul fianco SE per l'ultimo strappo, più esposto ma ben scalinato che risalgo sfruttando solo a tratti la piccozza.
Lentissimamente conquisto la cima alle 13.40.
A sud un mare di nubi rende suggestiva la vista dell'anticima occidentale, quotata 3274 m.
Percorro la breve cresta sommitale prestando attenzione alle cornici e contemplando il mondo da quassù. Non posso trattenermi a causa del vento. Pertanto mi abbasso a metà cresta, rivolto a nord-est in un punto parzialmente protetto. Qui mi fermo finalmente per una pausa.
Due uomini si sono avvicinati al Tambo. Avevo pensato che sarebbero saliti ma sono tornati indietro. Oggi il Tambo è tutto mio.
Breve passaggio finale in cui la traccia è più esposta

Cresta sommitale e anticima ovest

Discesa verso il Tambogletcher e lungo allontanamento via Tamboalp
Il deposito sci (altro waypoint che ho volutamente aggiunto) rimane alla base della cresta est. Presso tale punto inizia il canalone che si sfrutta per scendere da nord. È un altro punto strategico.
Io ho lasciato le ciaspole più sotto. Lungo il pendio meridionale. Scendo a recuperarle ma non ho energie per risalire in bocchetta. Dalla vetta ho osservato bene la morfologia del versante settentrionale e individuato una possibile via alternativa. Pertanto mi sposto più ad est, oltre la cima senza nome quotata 3096 m, presso la sella sottostante e da lì mi appresto a discendere un bel canalone. L'imbocco presenta un passaggio roccioso da disarrampicare (massimo II). Poi è tutta neve, talvolta gelata (piccozza e viso a monte), talvolta molle (viso a valle). Mi si riempiono gli scarponi di neve e inizio ad avere caldo. Mi abbasso rapidamente e indosso le ciaspole appena la pendenza si riduce (max 40 o 45 % nei punti più ripidi del canale).
Il canalone curva a destra e mi riserva un'ultima sorpresa: un finale di nuovo ripido e gelato. Lo disarrampico con le racchette e buonanotte. Non si può continuare a cambiare assetto.
In generale qualsiasi sosta è da ponderare bene con quel freddo. Le foto sono un lavoro che costa caro alle mani.
Lungo il canalone

Per tornare a Splügen ci vuole ancora tempo. Sono le 15.30. Avanzo in un'ampia corte bianchissima. Gli occhi faticano a distinguere la morfologia del terreno. Oltrepasso i laghi che scopro solo all'ultimo momento essere sotto la neve. Li scanso e mi infilo in una valle. Seguo il corso del fiume e raggiungo un'ancor più ampia corte: Tamboalp. La zona è suggestiva. Continuo a voltarmi e ad ammirare la mia conquista. Man mano che mi allontano diventa sempre più maestosa. Impiego molto a superare l'alpe. Mi fermo presso gli impianti per una breve pausa. Quindi riprendo rapido la discesa: il cartello segna 1h e 30. È tardissimo! Leila rischia di restare chiusa fuori dai bar e di prendere freddo. Ma io vado svelto e in un'ora sono da lei. Poverina mi ha aspettato per tutto questo tempo dispiaciuta di avermi abbandonato. Lo stesso senso di dispiacere è stato reciproco. Ma il Tambo per me è stato inevitabile. Mi bastava sapere che lei stava bene e che fosse arrivata a Splügen senza problemi.
Da Tamboalp il sentiero è ampio, facile e aggira da sinistra (a nord) il Tanatzhöhi (2142 m) conducendo direttamente agli impianti di Splügen.
Considerazioni sulle difficoltà: il Tambo non è difficile. Anzi. Ma con la neve c'è sempre da considerare un maggiore pericolo nei punti esposti, specie se gelata. Nell'insieme, aggiungendo anche il canalone con il suo accesso roccioso, per me è PD+.
AD sarebbe il tratto per salire all'Alpetlistock ma non lo considero rilevante per il tour che ha come obiettivo il Tambo. Quello è stato un errore di percorso, per quanto mi abbia dato anche una certa soddisfazione.
L'escursione da me intrapresa inizia dal fondovalle grigionese presso Splügen e sfrutta la via normale in congiunzione con quella italiana fino alla vetta. Per la discesa invece si svolge nel versante NE lungo i canaloni che convergono su ciò che rimane del Tambogletcher.
Durante l'avvicinamento ho deviato dal percorso per toccare la vetta dell'Alpetlistock (2394 m)
Pizzo Tambo (3279 m) visto da est a meno di 1 km di distanza

Avvicinamento e Alpetlistock 2394 m
Sveglia alle 03.20. Ritrovo alle 05.00 a Bellinzona Nord con Leila, la compagna di Enea. Lui è ancora troppo debole ma lei desidera svolgere un'uscita con me.
La mia idea iniziale è il Platta. Lei non se la sente per via delle pendenze sostenute e quindi optiamo per il Tambo che è nei miei progetti da tempo ed è valutato più facile.
La giornata è molto fredda e in quota il vento è da moderato a forte da sud. Addensamenti sono previsti a ridosso della cresta delle Alpi, sul versante sudalpino. Questo è il motivo che mi ha spinto di nuovo nei Grigioni.
Parcheggiamo presso gli impianti di risalita di Splügen.
Ci incamminiamo alle 06.15 su neve battuta con le ciaspole appese allo zaino. Costeggiamo a sinistra la pista da sci, mediante il sentiero estivo e tagliando dritto alcuni tratti fino alla prima stazione (Blachtaboda 1761 m). Quindi ignoriamo il sentiero a sinistra (che effettua una lunga mezzacosta) e, ciaspole ai piedi, proseguiamo sul bordo della pista fino a quota 1900 m dove incrociamo una strada. Proseguiamo sulla stessa fino a Lattastafel (2018 m). Qui mi fermo ad aspettare Leila. Pausa caffè. Il Pizzo Tambo ci appare in lontananza come una magnetica piramide.
Raggiungiamo Alpetli (2215 m), l'ultima stazione e Leila decide di rinunciare al Tambo. Mi dice di proseguire pure da solo. Lei avrebbe svolto un'escursione a valle e sarebbe rientrata a Splügen ad aspettarmi. E così è stato (ci siamo mantenuti in contatto via sms).
Con un ritmo inferiore ai 300 m/h in effetti un Tambo con quel freddo diventa davvero problematico. Il suo ritmo era insufficiente e anche la sua sopportazione del freddo (lei è forte e resistente, abituata a grandi dislivelli, ma forse quel giorno stava inconsapevolmente sviluppando il covid, affezione riscontrata con sintomi solo adesso mentre scrivo la relazione, altrimenti secondo me ce l'avrebbe anche fatta).
Sono le 09.00 e mi mancano 1000 m. Ma sono da solo e posso procedere senza pause fino in vetta.
Non so cosa mi passa per la testa ma decido di non costeggiare l'Alpetlistock (2394m), bensì di transitare dalla sua vetta, oltre la quale non avrei perso più di 15 m di quota.
A vederlo da sotto non sembra difficile da risalire. A metà pendio devo però sfoderare la piccozza e nella parte finale mi ritrovo in un bel 50 gradi. Non essendo gelata la neve non percepisco troppo la pendenza, inoltre non ci sarebbero precipizi o rocce affioranti sotto di me in caso di scivolamento. A pochi metri dalla cima ho un po' di difficoltà in quanto la neve cede sotto le ciaspole: devo toglierle e procedere senza. Una ravanata di cui non mi vanto poichè mi ha tolto energia e tempo prezioso rischiando di precludermi l'obiettivo primario della giornata.
Ciò non toglie che una volta in vetta la vista sul Tambo e sul Lattenhorn è strepitosa.
Vista dall'Alpetlistock - a sinistra la via di salita per la Bocchetta del Lattenhorn

Salita alla Bocchetta del Lattenhorn (2760 m)
Sono le 10.00, avrò perso una buona mezz'ora?
Pazienza. Ora devo mettere il turbo. Individuo il vallone da risalire per la Bocchetta est del Lattenhorn. Da lontano scorgo una colonna di alpinisti. Mi piace l'idea di non essere completamente da solo nell'ascesa al Tambo.
Scollino di poche decine di metri e risalgo fluidamente il vallone fino a raggiungere le persone. Sono un gruppo di confederati over 60. Loro mi augurano una buona escursione e scendono con gli sci.
Io proseguo e nell'ultimo tratto in alto eseguo un traverso su moderata pendenza. Per gli ultimi metri tolgo le ciaspole e procedo sulle rocce fino alla bocchetta. Qui mi investe di nuovo il vento.
Scarto, seppure con un po' di dispiacere, l'idea di toccare il Lattenhorn o il Tamborello. Ho già giocato abbastanza per oggi.
(Ho aggiunto il waypoint della bocchetta in quanto è un punto chiave dell'escursione).
Bocchetta est Lattenhorn (2760 m)

Pizzo Tambo 3279 m
Ora mantengo la quota guadagnata lungo un traverso nel versante meridionale del Lattenhorn. La neve è gelata, scivolosa. Sarebbe meglio usare i ramponi. Ma sfrutto la traccia degli sci ed evito di fermarmi siccome il freddo è intenso.
Le nubi mi avvolgono e mi ritrovo nella nebbia. Non vedo più il Tambo e non capisco bene quale sia la giusta traccia. Procedo ad intuito consultando la mappa sul telefono. Dopo il Lattenhorn ricordo di aver risalito una cresta e di averla in parte aggirata da destra, di essermi fermato e cambiato di assetto (ramponi).
Guadagnati circa 200 metri nella nebbia, individuo un grande gendarme che mi conferma la correttezza del percorso. Infine risalgo tratti più o meno ripidi misti roccia fino a raggiungere un'ampia sella. Ora sono fuori dalla nebbia e mi appare il Tambo a meno di 1 km. Forse 500 m.
È bellissimo. Io sono stanco, sento la quota, sento il freddo. Ma la sua attrazione mi induce a proseguire.
La traccia, ora pianeggiante, fiancheggia a sud un colle quotato 3096 m. Abbandono le ciaspole poco prima di risalire alla bocchetta successiva a questa cima (ero convinto che la traccia scialpinistica discendesse dalla sella antecedente). Questo implicherà una discesa un po' improvvisata.
Sono ai piedi della parete finale e sono le 12.50. Mancano circa 200 m. Risalgo il pendio alzandomi gradualmente di quota. Ogni 3 passi mi fermo. Sento una fatica tale da allungare i tempi a 50 minuti fino alla vetta. Probabilmente ho fame. Un po' per la lenta partenza e un po' per la deviazione sull'Alpetlistock non mi sono concesso snack fondamentali in questo genere di gite.
La prima parte non è difficile, poi incontro pendenze vieppiù elevate con la neve dura (ma sono fuori traccia). Quindi riprendo la traccia che si sposta sul fianco SE per l'ultimo strappo, più esposto ma ben scalinato che risalgo sfruttando solo a tratti la piccozza.
Lentissimamente conquisto la cima alle 13.40.
A sud un mare di nubi rende suggestiva la vista dell'anticima occidentale, quotata 3274 m.
Percorro la breve cresta sommitale prestando attenzione alle cornici e contemplando il mondo da quassù. Non posso trattenermi a causa del vento. Pertanto mi abbasso a metà cresta, rivolto a nord-est in un punto parzialmente protetto. Qui mi fermo finalmente per una pausa.
Due uomini si sono avvicinati al Tambo. Avevo pensato che sarebbero saliti ma sono tornati indietro. Oggi il Tambo è tutto mio.
Breve passaggio finale in cui la traccia è più esposta

Cresta sommitale e anticima ovest

Discesa verso il Tambogletcher e lungo allontanamento via Tamboalp
Il deposito sci (altro waypoint che ho volutamente aggiunto) rimane alla base della cresta est. Presso tale punto inizia il canalone che si sfrutta per scendere da nord. È un altro punto strategico.
Io ho lasciato le ciaspole più sotto. Lungo il pendio meridionale. Scendo a recuperarle ma non ho energie per risalire in bocchetta. Dalla vetta ho osservato bene la morfologia del versante settentrionale e individuato una possibile via alternativa. Pertanto mi sposto più ad est, oltre la cima senza nome quotata 3096 m, presso la sella sottostante e da lì mi appresto a discendere un bel canalone. L'imbocco presenta un passaggio roccioso da disarrampicare (massimo II). Poi è tutta neve, talvolta gelata (piccozza e viso a monte), talvolta molle (viso a valle). Mi si riempiono gli scarponi di neve e inizio ad avere caldo. Mi abbasso rapidamente e indosso le ciaspole appena la pendenza si riduce (max 40 o 45 % nei punti più ripidi del canale).
Il canalone curva a destra e mi riserva un'ultima sorpresa: un finale di nuovo ripido e gelato. Lo disarrampico con le racchette e buonanotte. Non si può continuare a cambiare assetto.
In generale qualsiasi sosta è da ponderare bene con quel freddo. Le foto sono un lavoro che costa caro alle mani.
Lungo il canalone

Per tornare a Splügen ci vuole ancora tempo. Sono le 15.30. Avanzo in un'ampia corte bianchissima. Gli occhi faticano a distinguere la morfologia del terreno. Oltrepasso i laghi che scopro solo all'ultimo momento essere sotto la neve. Li scanso e mi infilo in una valle. Seguo il corso del fiume e raggiungo un'ancor più ampia corte: Tamboalp. La zona è suggestiva. Continuo a voltarmi e ad ammirare la mia conquista. Man mano che mi allontano diventa sempre più maestosa. Impiego molto a superare l'alpe. Mi fermo presso gli impianti per una breve pausa. Quindi riprendo rapido la discesa: il cartello segna 1h e 30. È tardissimo! Leila rischia di restare chiusa fuori dai bar e di prendere freddo. Ma io vado svelto e in un'ora sono da lei. Poverina mi ha aspettato per tutto questo tempo dispiaciuta di avermi abbandonato. Lo stesso senso di dispiacere è stato reciproco. Ma il Tambo per me è stato inevitabile. Mi bastava sapere che lei stava bene e che fosse arrivata a Splügen senza problemi.
Da Tamboalp il sentiero è ampio, facile e aggira da sinistra (a nord) il Tanatzhöhi (2142 m) conducendo direttamente agli impianti di Splügen.
Considerazioni sulle difficoltà: il Tambo non è difficile. Anzi. Ma con la neve c'è sempre da considerare un maggiore pericolo nei punti esposti, specie se gelata. Nell'insieme, aggiungendo anche il canalone con il suo accesso roccioso, per me è PD+.
AD sarebbe il tratto per salire all'Alpetlistock ma non lo considero rilevante per il tour che ha come obiettivo il Tambo. Quello è stato un errore di percorso, per quanto mi abbia dato anche una certa soddisfazione.
Tourengänger:
Michea82

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