Sasso del Ferro per la via della funivia
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Se andate cercando un percorso che vi permetta di meditare, pregare o espiare peccati, a secondo dei vostri stati di fede e coscienza, questo report fa per voi.
Se invece bramate un bella gita varia, di ampio respiro, panoramica e dallo spirito esplorativo, lasciate perdere e non continuate a leggere.
Perchè salire al Sasso del Ferro da Laveno seguendo fedelmente il canalone solcato dai piloni dell'impianto di risalita è un'azione che richiede pazienza, fatica e qualche parolaccia, non restituisce alcuna esplorazione del territorio, restituisce esplorazione di sè stessi.
Lasciata l'auto nei pressi della stazione di partenza (occhio alle limitazioni), non si fatica, un po' più a monte della stessa, a trovare l'inizio del sentiero, segnalato da un cattivo cartello che indica 800 metri di dislivello e da alcune scritte artigianali poco incoraggianti.
La salita si vede tutta. La prima parte, sino a circa metà percorso è la più dura. Dove possibile, alcuni tornantelli facilitano l'ascesa, in altri punti la verticalità del luogo è agevolata da lunghe scalinate metalliche.
Signore, provare per credere, i vostri glutei ringrazieranno.
Dopo la tagliafuoco, con il Poggio Sant'Elsa ben in vista, la pendenza si addolcisce un po' e, raggiunta la stazione di monte della funivia, occorre aggirarla per risalire gli ultimi cento metri di dislivello nel bosco ed arrivare infine alla cima erbosa del Sasso del Ferro dove uno si aspetterebbe un panorama grandioso che invece grandioso non è perchè precluso dalla foresta che cinge la radura.
E allora non resta che continuare a meditare, pensare, espiare mentre si prende un po' di fiato e si annusa l'aria gelida di un chiaro mattino di gennaio.
Si scende quindi dal versante opposto, ora in una affascinante faggeta sino a pervenire alla capanna Gigliola a Vararo.
Prendo qui una deviazione destinazione bellezza e gioia, andando a visitare l'azienda agricola Capre e Cavoli dei miei amici Chiara e Renato che al solito, insieme alle loro capre, mi accolgono festosi.
Di formaggio in questo periodo non ce n'è, le capre sono in asciutta, ma chi se ne frega: rimanere qui ad ascoltare le storie del bosco di Renato è sempre un momento di evasione che si amplifica di bontà grazie al caffè di Chiara.
Ritorno a malincuore alla Gigliola e giù sull'ampia mulattiera verso Laveno per un tre ore e mezza di gita (pause escluse) di sicura remunerazione spirituale.
Sviluppo: 8 km; SE: 16,5 km.
Se invece bramate un bella gita varia, di ampio respiro, panoramica e dallo spirito esplorativo, lasciate perdere e non continuate a leggere.
Perchè salire al Sasso del Ferro da Laveno seguendo fedelmente il canalone solcato dai piloni dell'impianto di risalita è un'azione che richiede pazienza, fatica e qualche parolaccia, non restituisce alcuna esplorazione del territorio, restituisce esplorazione di sè stessi.
Lasciata l'auto nei pressi della stazione di partenza (occhio alle limitazioni), non si fatica, un po' più a monte della stessa, a trovare l'inizio del sentiero, segnalato da un cattivo cartello che indica 800 metri di dislivello e da alcune scritte artigianali poco incoraggianti.
La salita si vede tutta. La prima parte, sino a circa metà percorso è la più dura. Dove possibile, alcuni tornantelli facilitano l'ascesa, in altri punti la verticalità del luogo è agevolata da lunghe scalinate metalliche.
Signore, provare per credere, i vostri glutei ringrazieranno.
Dopo la tagliafuoco, con il Poggio Sant'Elsa ben in vista, la pendenza si addolcisce un po' e, raggiunta la stazione di monte della funivia, occorre aggirarla per risalire gli ultimi cento metri di dislivello nel bosco ed arrivare infine alla cima erbosa del Sasso del Ferro dove uno si aspetterebbe un panorama grandioso che invece grandioso non è perchè precluso dalla foresta che cinge la radura.
E allora non resta che continuare a meditare, pensare, espiare mentre si prende un po' di fiato e si annusa l'aria gelida di un chiaro mattino di gennaio.
Si scende quindi dal versante opposto, ora in una affascinante faggeta sino a pervenire alla capanna Gigliola a Vararo.
Prendo qui una deviazione destinazione bellezza e gioia, andando a visitare l'azienda agricola Capre e Cavoli dei miei amici Chiara e Renato che al solito, insieme alle loro capre, mi accolgono festosi.
Di formaggio in questo periodo non ce n'è, le capre sono in asciutta, ma chi se ne frega: rimanere qui ad ascoltare le storie del bosco di Renato è sempre un momento di evasione che si amplifica di bontà grazie al caffè di Chiara.
Ritorno a malincuore alla Gigliola e giù sull'ampia mulattiera verso Laveno per un tre ore e mezza di gita (pause escluse) di sicura remunerazione spirituale.
Sviluppo: 8 km; SE: 16,5 km.
Tourengänger:
rochi
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Kommentare (4)