Le infinite cenge del Piz Julier 3380
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Da quando, ormai una decina di anni fa, Enrico Turistalpi (per me il re dell'Engadina), mi parlò del Piz Julier, non ho mai smesso di pensare a questo gigante di quasi 3400 metri che domina San Moritz, tuttavia diverse problematiche tra cui la non trascurabile distanza mi hanno sempre obbligato a rinvii.
Oggi il tempo sembra giunto e convinto il sempre fido Matteo POLI89, ci determiniamo innanzitutto alle tre ore di auto che ci separano dalla Chamanna dal Stradin, località sulla strada del Julier Pass dalla quale parte il sentiero segnalato in bianco azzurro per la nostra meta.
Mentre risaliamo la Val Chiavenna piove, ci sono nuvole molto basse e fa un discreto freddo ma ci fidiamo delle previsioni meteo e continuiamo.
Alle 7.00 cominciamo l'ascesa che si presenta subito dura con un notevole costone da superare, dopo il quale cominciano le pietraie e una seconda, importante salita per scoprire che la Fuorcla Albana non è alla fine di questa ma occorrerà scendere in un vallone detritico e risalire sull'altro versante per giungere alla sospirata pausa dentro il bivacco perchè non piove più ma fa un freddo becco.
Al bivacco della Fuorcla Albana ci predisponiamo per la salita con guanti e caschetto (che mi ha evitato traumi in occasione di varie testate).
Partiamo sulla parte semi alpinistica della via dove sappiamo troveremo molti punti esposti e molte catene.
Il primo tratto è solo faticoso dovendo risalire un canalone ripidissimo ma al termine di questo cominciano le cenge che contornano la cresta ora a su un versante, ora sull'altro.
L'ambiente è estremamente severo: non c'è nessuno qui, siamo circondati dalla nebbia, l'esposizione è sempre notevole e non ammette errori, qua e là spuntano torrioni rossastri come guglie di una cattedrale barocca e, sorpresa di giornata, nella notte ha nevicato. Si tratta di qualche centimetro che tuttavia inficia il percorso rendendolo molto scivoloso e drammaticamente pericoloso.
Procediamo valutando passo per passo, al termine di una cengia ne inizia un'altra, concentrazione e tensione sono al massimo, oltre i 3000 la fatica si fa sentire e la vetta sembra non giungere mai perchè ogni torrione è seguito da un altro più alto e ad occhio inaccessibile.
Le numerose catene presenti tuttavia consentono di progredire anche se, a nostro avviso, non sufficienti a coprire tutti i passaggi delicati, e alla fine giungiamo in vetta dove la vista che sappiamo grandiosa è nulla.
Siamo preoccupati per la discesa e la sosta in cima è ridotta al minimo. Cominciamo dunque la discesa per la stessa via di salita. Il tempo comincia a migliorare, il clima si scalda grazie ad aperture va e vieni e qualche escursionista si palesa in salita. Le rocce si sono nel frattempo asciugate e, con la dovuta attenzione, la discesa sino alla Fuorcla Albana si dimostra molto meno difficile della salita tanto che troviamo il tempo di prodigarci nelle solite battute sconce che contraddistinguono il nostro andar per monti.
Dopo la Fuorcla non ci sono più pericoli se non qualche ruzzolone sul pietrisco fine ed è sostanzialmente solo fatica nell'interminabile discesa che ci conduce all'auto otto e ore e mezzo dopo la partenza.
Le condizioni odierne mi spingono ad una gradazione di difficoltà abbastanza alta. Probabilmente con sole è un po' più semplice.
Tempi comprensivi di una quarantina di minuti di soste sparse sul percorso. Dislivello calcolato considerando alcune risalite.
Sviluppo: 12 km circa; SE: 25 km circa.
Oggi il tempo sembra giunto e convinto il sempre fido Matteo POLI89, ci determiniamo innanzitutto alle tre ore di auto che ci separano dalla Chamanna dal Stradin, località sulla strada del Julier Pass dalla quale parte il sentiero segnalato in bianco azzurro per la nostra meta.
Mentre risaliamo la Val Chiavenna piove, ci sono nuvole molto basse e fa un discreto freddo ma ci fidiamo delle previsioni meteo e continuiamo.
Alle 7.00 cominciamo l'ascesa che si presenta subito dura con un notevole costone da superare, dopo il quale cominciano le pietraie e una seconda, importante salita per scoprire che la Fuorcla Albana non è alla fine di questa ma occorrerà scendere in un vallone detritico e risalire sull'altro versante per giungere alla sospirata pausa dentro il bivacco perchè non piove più ma fa un freddo becco.
Al bivacco della Fuorcla Albana ci predisponiamo per la salita con guanti e caschetto (che mi ha evitato traumi in occasione di varie testate).
Partiamo sulla parte semi alpinistica della via dove sappiamo troveremo molti punti esposti e molte catene.
Il primo tratto è solo faticoso dovendo risalire un canalone ripidissimo ma al termine di questo cominciano le cenge che contornano la cresta ora a su un versante, ora sull'altro.
L'ambiente è estremamente severo: non c'è nessuno qui, siamo circondati dalla nebbia, l'esposizione è sempre notevole e non ammette errori, qua e là spuntano torrioni rossastri come guglie di una cattedrale barocca e, sorpresa di giornata, nella notte ha nevicato. Si tratta di qualche centimetro che tuttavia inficia il percorso rendendolo molto scivoloso e drammaticamente pericoloso.
Procediamo valutando passo per passo, al termine di una cengia ne inizia un'altra, concentrazione e tensione sono al massimo, oltre i 3000 la fatica si fa sentire e la vetta sembra non giungere mai perchè ogni torrione è seguito da un altro più alto e ad occhio inaccessibile.
Le numerose catene presenti tuttavia consentono di progredire anche se, a nostro avviso, non sufficienti a coprire tutti i passaggi delicati, e alla fine giungiamo in vetta dove la vista che sappiamo grandiosa è nulla.
Siamo preoccupati per la discesa e la sosta in cima è ridotta al minimo. Cominciamo dunque la discesa per la stessa via di salita. Il tempo comincia a migliorare, il clima si scalda grazie ad aperture va e vieni e qualche escursionista si palesa in salita. Le rocce si sono nel frattempo asciugate e, con la dovuta attenzione, la discesa sino alla Fuorcla Albana si dimostra molto meno difficile della salita tanto che troviamo il tempo di prodigarci nelle solite battute sconce che contraddistinguono il nostro andar per monti.
Dopo la Fuorcla non ci sono più pericoli se non qualche ruzzolone sul pietrisco fine ed è sostanzialmente solo fatica nell'interminabile discesa che ci conduce all'auto otto e ore e mezzo dopo la partenza.
Le condizioni odierne mi spingono ad una gradazione di difficoltà abbastanza alta. Probabilmente con sole è un po' più semplice.
Tempi comprensivi di una quarantina di minuti di soste sparse sul percorso. Dislivello calcolato considerando alcune risalite.
Sviluppo: 12 km circa; SE: 25 km circa.
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