Dorio - Perledo (Castello di Vezio). Sentiero del Viandante. Destinazione Milano / tappa 03.


Publiziert von Federico , 20. August 2021 um 09:23.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:13 August 2021
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:30
Aufstieg: 1172 m
Abstieg: 1090 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Stazione di Dorio.
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Stazione di Varenna Esino.

Chiavenna – Milano Piazza Duomo.

Tappa 03 / Dorio – Perledo (Castello di Vezio) (22 km).

Il Sentiero del Viandante.
 
La terza tappa è quella che ci porta a Varenna, anzi per essere più precisi a Perledo, perché il Sentiero del Viandante ci dà la possibilità di giungere al Castello di Vezio e di porcelo come meta odierna.
 
Perledo è una località famosa per la sua coltivazione di olivi e per il suo olio: l’olio di Perledo per l’appunto. Varenna invece è una nota località turistica, la classica località da lago molto apprezzata dai turisti italiani e stranieri. Oltre al lido e alla passerella degli innamorati a Varenna c’è una bellissima villa che risponde al nome di Villa Monastero, la quale ha degli interni molto belli e dei giardini ricchi di piante e fiori che si estendono lungo il lago.
 
Ma degne di nota in questa cavalcata sul Viandante sono altre tre località: Corenno Plinio, Dervio e Bellano. Tutti questi luoghi fanno di questa tappa una delle più belle se oltre a camminare si ha l’intenzione di fare anche un po’ il turista.
 
Portiamo l’automobile a Perledo e troviamo parcheggio su di un tornante lungo la strada che sale verso Esino Lario. Il vantaggio? Duplice. Siamo più vicini al Castello di Vezio e non paghiamo il parcheggio. Scendiamo alla stazione denominata “Varenna Esino” e attendiamo il treno per Dorio. Laggiù avevamo concluso la nostra seconda tappa. Purtroppo il treno arriva ma deve restare fermo in stazione 25 minuti. Il capotreno ci dice che ci sono problemi con gli scambi a Bellano, gli orari dei treni sono un po’ tutti saltati. Nulla da dire sui treni Trenord, che in questa tratta sono nuovi di zecca, molto belli, si vede che l’azienda ha investito, purtroppo però i binari sono rimasti vecchi e qualche problema lo causano ogni volta che fa troppo caldo, come oggi, oppure troppo freddo (ghiaccio o neve). Effettivamente però non è facile rinnovare una linea ferroviaria su di una tratta come questa che corre in un luogo impervio e stretto tra i pendii dei monti e il lago e ad ampi tratti con binario unico. Trenord lo sta facendo nel tratto Colico – Chiavenna dove ha messo a disposizione un servizio alternativo di autobus che funziona bene.
 
In questa terza tappa camminerò con gli scarponcini da montagna. Dalla seconda tappa sono uscito un po’ malconcio con degli ematomi sotto entrambe le unghie dei pollicioni dei piedi (le classiche unghie nere). Mi sono reso conto che il problema sono le scarpe da trail. Dopo tanti km di utilizzo (oltre le migliaia) la tomaia in rete ha ceduto un poco e il pollice finisce contro il puntale protettivo di gomma ad ogni passo, soprattutto in discesa. Morale della favola, il puntale invece di proteggere i pollici dava loro noia. Il giorno di riposo non è servito a molto ma la voglia di continuare a camminare è talmente tanta che preferisco camminare con gli scarponcini goretex in questo venerdì di piena estate piuttosto che non camminare affatto. Alla fine, fortunatamente, gli scarponcini nuovi mi proteggeranno i piedi e questa giornata scivolerà via in modo piacevole non trasformandosi affatto in un venerdì santo di passione.
 
Scendiamo alla stazione di Dorio e ritroviamo subito il sentiero nel punto dove lo avevamo abbandonato (chiesa di San Giorgio). Giornata veramente splendida, gli scorci che si godono dal sentiero del lago sono meravigliosi. Lungo il cammino incrociamo escursionisti che vengono dalla direzione opposta: normale, loro stanno percorrendo il Viandante seguendo la canonica partenza da Abbadia Lariana e salendo verso nord; noi invece abbiamo in mente il Duomo di Milano, ogni tanto scherzando guardo lungo l’orizzonte chiedendo a Marco se scorge la Madonnina del Duomo pur sapendo che da qui è impossibile vederla (non siamo mica in cima alla mitica Grignetta).
 
Giungiamo a Corenno Plinio, l’antico borgo medievale che giace sulla sponda est del lago di Como e costituisce una frazione di Dervio. Qui la sosta è d’obbligo. Bellissimo! Ci perdiamo nei suoi vicoli, visitiamo la chiesa di San Tommaso di Canterbury con il suo imponente portale in marmo bianco e nero all’esterno, raggiungiamo la terrazza panoramica alle spalle del castello e poi il suo porticciolo. Tutto molto suggestivo. La terrazza panoramica ha dei cartelli posti sulla cancellata che la delimita, per ogni cartello sono presenti dei tubi metallici, basta sbirciare al loro interno per inquadrare sulla sponda opposta del lago la località riportata sul cartello con tutte le spiegazioni del caso. Una bella idea, utile e istruttiva. Decidiamo di fare una pausa giù al porto, mangiamo un frutto e intanto osserviamo due signori del posto intenti a pescare. Non credo che il lago di Como offra tutta quella quantità di pesce che offriva un tempo, ma qualcosa vedo che si prende ancora, i famosi pesci da lago: l’agone, il persico, il luccio, l’alborella, il pesce gatto, l’anguilla. Per una volta tanto non dev’essere male passare una giornata in relax a pescare invece di macinare chilometri. Chissà magari in futuro… ma… a pensarci bene pescare non è mai stato il mio forte. Mi vengono in mente invece quei piatti fantastici a base di quei pesci citati sopra; che ne so tipo “il missultin”. Niente da fare, per oggi nessun piatto tipico della zona, mi dovrò accontentare dei miei panini al prosciutto e della mia insalata di riso (i miei due piatti forti da escursionista). Si riparte!
 
Ci lasciamo alle spalle il borgo medievale di Corenno Plinio. Da lì, seduti sulla sponda del lago, abbiamo visto la nostra prossima meta: Dervio. A Dervio sono affezionato, mi lega un ricordo di ormai due o tre anni fa. All’epoca riuscii a regalarmi una settimana di scuola di vela su deriva proprio durante la settimana di ferragosto. Furono cinque giorni molto belli, passati in compagnia di altri due allievi in cui imparai a pilotare una deriva dalle basi: randa, fiocco, prova di scuffia in mezzo al lago. Mi torna alla mente la scuola di lega navale italiana e il promontorio vicino al porto all’ombra di bellissimi alberi da dove vedevamo le altre barche partire. Quello potrebbe essere proprio il posto giusto dove passare il mezzodì a mangiare con calma sull’erba. Dervio in effetti è un bella cittadina che si affaccia con il suo promontorio sul lago, quasi tuffandosi dentro. Ci sono molte spiagge, perlopiù prati, con locali, bar, ristoranti e molti turisti fanno il bagno nel lago. Insieme a Colico, Dervio è il paese sulla sponda est del lago di Como con più scuole di vela. Qui la vela è di casa e non di rado si vedono tantissimi bambini con le loro barchettine "optimist" (assomiglianti a delle vasche da bagno di forma squadrata) girare nei pressi delle sponde e del porticciolo. Finalmente ci avviciniamo a Dervio, inizia a fare caldo, molto caldo. Ci  vuole proprio la sosta pausa pranzo, abbandoniamo il Sentiero del Viandante e in breve tempo ci orientiamo verso il porto. Ritrovo la scuola di vela e il sentierino in sterrato che porta al promontorio. Tutto è come allora. Il ricordo di quella settimana è fortissimo e sale la nostalgia dallo stomaco al cuore. C’è gente sdraiata sull’erba, si può scegliere di stare all'ombra o al sole, tira un bel venticello (addio calura per un po’). Per un’oretta non mi sento più un escursionista. Mi sdraio, mi rilasso, mangio e guardo le barche che iniziano ad uscire dal porto. Ad un certo punto però bisogna ripartire. Il bello di questa tappa del Viandante è che ogni volta dal paese in cui ti trovi svolgendo lo sguardo a sud (la nostra direzione maestra) vedi il paese successivo da raggiungere; non solo, spesso hai la possibilità di scendere al lago e goderti dei momenti tranquilli (volendo, perché no, anche fare un piccolo bagno). Dal promontorio del porto di Dervio vediamo Bellano, la nostra automobile ci attende a Varenna, il paese successivo ancora, quindi andiamo a riprendere il sentiero con buona lena.
 
Ora fa decisamente caldo, e la borraccia da un litro, tra un rifornimento e l’altro, si arriva quasi sempre a finirla. Su questo cammino i paesini, i piccoli borghi anche quelli arroccati sui pendii lungo il Sentiero del Viandante, persino quelli mezzi vuoti e abbandonati, ti offrono sempre la santa fontanella da cui attingere l’acqua fresca. Se c’è una cosa che ti fa apprezzare il cammino è il valore dell’acqua. Lo conoscono tutti coloro che camminano: il valore dell’acqua nuova e fresca. Quando si è a casa propria tutto è scontato, basta aprire il rubinetto. Quando si cammina non è così. Soprattutto se ci si trova a camminare in giornate come queste sotto un sole cocente. L’altra cosa che si apprezza è il valore delle piante, che non solo regalano frutti, prevengono le frane sui pendii, abbelliscono il paesaggio, ma danno ombra, fresco e ossigeno da respirare. La sosta del pellegrino sotto un albero in una giornata assolata è un classico, un’immagine che sarebbe stata degna di un quadro dipinto da Van Gogh.
 
L’arrivo a Bellano è preceduto dal raggiungimento della chiesa di San Gottardo, datata 1874. Anche qui c’è un bel borgo è un bella fontanella. Affianco della chiesa c’è una bellissima pianta di oleandro in fiore. La chiesa è aperta ma l’entrata è sbarrata da tre sedie poste lì come a indicare che non si può entrare. Però la porta è spalancata quindi facciamo qualche foto dalla soglia senza entrare. Sarà per la stanchezza che inizia ad affiorare, ma ormai ogni sosta rimane marchiata a fuoco nella memoria come qualcosa di estremamente piacevole. Anche questa è una cosa legata al cammino. Quando si cammina tanto la sosta fa riscoprire il piacere del riposo, del sedersi, del rilassarsi per un po’. Gli opposti: fatica, riposo; caldo, fresco; fame, sazietà; peso, leggerezza; buio, luce; sonno, sveglia… li ritrovi tutti sul cammino, amplificati.
 
Poi c’è l’altra chiesa poco prima di Bellano, che è più grande, imponente rispetto alle altre: il Santuario della Madonna delle Lacrime di Lezzeno, risalente al 1960. Lo cito perché dal suo piazzale si vede una bella vista di Bellano dall’alto, veramente bella. Si vedono le cascate nei pressi del famoso Orrido alimentate dal Torrente Pioverna e il canale che indirizza le sue acque facendole sfociare nel lago. Nei pressi del canale il lido e lì vicino il bel porto di Bellano.
 
Bellano è un’altra località turistica famosa soprattutto per il suo Orrido scavato nel tempo dal torrente Pioverna. Decidiamo di raggiungerlo e di visitarlo, il Sentiero del Viandante del resto passa proprio da lì. L’Orrido per Bellano è fonte di turismo e guadagno visto che è necessario pagare un entrata di 5 € per potervi accedere. Ne vale la pena? Si. L’Orrido di Bellano rende l’idea su quale sia la forza dell’acqua. Si dice che "l'acqua cheta rovina i ponti".  Lo si dice con riferimento a una persona apparentemente tranquilla ma che in realtà è determinata a raggiungere un obiettivo. Sottolineando la forza di una lenta corrente d'acqua che corrode i sostegni di un ponte in modo lento ma continuativo. Figuriamoci cosa può fare l’acqua torrenziale. Visitando l’Orrido di Bellano ci si rende conto a pieno di quanto sia forte l’acqua. L’Orrido è profondissimo, scavato nel tempo per decine e decine di metri. In un processo lento e continuo in atto ancora adesso. L’acqua torrenziale del Pioverna qui si colora, appare in parte bianca e in parte di colore verde acqua. Le rocce sembrano scolpite da un vecchio e saggio scultore, un Canova o un Michelangelo Buonarroti, gente che è nata mangiando latte e polvere di marmo. Qui è il Pioverna che mangia nel tempo polvere di roccia e determina la forma della montagna, la scolpisce ostinatamente stabilendo, in questa lotta continua con la dura roccia, il percorso che più gli conviene per raggiungere il lago. In questo percorso però il Pioverna è costretto anche a scendere a patti con la montagna assecondando la sua forma dove conviene farlo, con curve e discese ardite, per finire poi il suo percorso nel lago, questa volta però ingabbiato dall’opera dell’uomo in un canale dritto come una retta tracciata con un righello su di un foglio da disegno. E proprio lì alla foce c’è il lido e il porticciolo di Bellano, una passerella di cemento a forma di "L" sul lago. Guardato con gli occhi di chi ama la natura l’Orrido di Bellano è uno spettacolo della natura incommensurabile. Quindi si… il prezzo del biglietto vale lo spettacolo.
 
Usciamo dal percorso terminando la passerella dell’Orrido di Bellano, giungiamo a una piccola porta che, con grande piacere, ci fa rispuntare di nuovo sul nostro caro Sentiero del Viandante alla stessa altezza da cui provenivamo all’inizio. Comodo! Ora la tappa successiva da raggiungere è Perledo e il Castello di Vezio: Varenna è lì che giace sulle sponde del lago. L’ultimo tratto del percorso è molto piacevole, si sale di nuovo e si prosegue lungo i pendii montuosi, ad altitudini mai troppo elevate ma comunque tali da regalare sempre bei scorci sul lago. Una sorta di cammino a mezzacosta ricco di saliscendi. Ad un certo punto vediamo alle nostre spalle, fra le fronde degli alberi, il bel porto di Bellano con il suo lido vicino. Diventa strano il contrasto tra il silenzio del Sentiero del Viandante che ci permette persino di sentire il rumore dei nostri passi sulle pietre e le grida da lontano dei bagnanti che fanno il bagno al lido di Bellano. Il Sentiero fornisce anche questi contrasti uditivi a chi li sa cogliere. Troviamo una vecchia cappella con un vecchio affresco all’ombra degli alberi. Facciamo un’altra sosta consumando l’ultima frutta rimasta. Uva da tavola bianca. La frutta è qualcosa che non faccio mai mancare nel mio zaino quando faccio questi cammini. Si lo so pesa! L’escursionista moderno sfrutta la tecnologia delle barrette iperproteiche, delle bustine dei sali minerali, delle bustine dei gel a base di maltodestrine. Minor peso sulle spalle massima resa nutrizionale. Ma io preferisco ancora oggi i panini con quelle belle fette di prosciutto o di salame al suo interno, i pezzetti di formaggio grana, l’insalata di riso col tonno e le uova sode, la frutta come l’uva, le banane, le pere, le mele o le pesche e poi ancora le mandorle, le noci e vuoi non trovare lo spazio nello zaino per una fetta di crostata? Risultato finale lo zaino pesa di più. Intendiamoci non sono contrario alle barrette o ai gel, anzi una barretta la tengo pure io nello zaino come emergenza nel caso arrivi la famosa crisi di fame, quella che caratterizzava i tempi del ciclismo eroico di Coppi e di Bartali e abbia bisogno di qualcosa di rapida assimilazione e facile digeribilità; però l’occhio dello stomaco vuole la sua parte, e al contenitore pesante di frutta o ai grandi panini in favore degli integratori moderni ci rinuncio solo se c’è da arrampicare su in alto e a lungo; lì effettivamente meglio avere uno zaino leggero.
 
Una volta svuotato lo zaino di ogni risorsa si riparte. Tutta discesa fino a Perledo, più o meno, qualche saliscendi c’è ancora. Poi incrociamo un grande edificio in pietra, completamente esposto al sole, posto al di sopra del sentiero ma con la porta d’ingresso ai piedi del medesimo. Balza all’occhio subito, non è possibile non venirne colpiti. Dal cartello posto nei pressi scopriamo che si tratta di un edificio unico per la sua struttura massiccia, denominato “la fabbrica” dalla gente del luogo proprio in virtù della sua mole imponente;  oggi è usato come fienile e deposito attrezzi, mentre un tempo fungeva da osteria per dare riparo e ristoro ai viandanti che percorrevano il sentiero a dorso di mulo o a piedi. Beh! Una sorta di “albergue” del passato, di quelli che vanno tanto di moda oggi lungo la Via Francigena o il Cammino di Santiago. Passandoci accanto scherzosamente bussiamo alla porta, ma nessuno risponde. Ci tocca proprio arrivare fino alla Perledo.
 
Giungiamo a Perledo senza incontrare più grosse sorprese. Si certo, alcune piccole cascatine d’acqua, alcune edicole sante, pendii coltivati a olivo, qualcosa che attira l’attenzione sul Sentiero del Viandante c’è sempre. Arriviamo vicini al punto in cui è parcheggiata la nostra automobile, il nostro fine tappa. Decidiamo però di andare al Castello di Vezio. E’ laggiù! Lo vediamo da lontano, una torre immersa nella vegetazione lussureggiante. La tentazione di andarci anche se un po’ stanchini ormai è troppo grande. Raccogliamo le nostre ultime forze e lo poniamo nel mirino. L’unico svantaggio è che ci ritroviamo a scendere parecchio di quota per poi dover risalire verso il castello. Il castello si trova infatti in cima ad una collina staccata dal punto in cui siamo. Vabbè pazienza! Ci dirigiamo verso Vezio passando per una zona freschissima, coperta da piante, immersa nell’ombra con una piccola cascata e un ponte. Vicino al ponte un sentierino permette di degradare verso il basso e di raggiungere il letto ciotoloso del piccolo torrente alimentato dalla cascata. Qui qualcuno fa il bagno in costume. La differenza di temperatura con tutto il resto del mondo è evidente. Una sorta di oasi di freschezza. Un contrasto di temperatura fortissimo. Giungiamo finalmente a Vezio, al suo borgo e al suo castello. Anche qui i ricordi che affiorano alla mente sono tanti. Il Castello di Vezio l’ho già visitato in passato come del resto la Villa Monastero. Entrambi i luoghi sono consigliatissimi. Il panorama che si gode dal castello è molto bello, così come è piacevole passeggiare fra le sue mura. Il ricordo più bello è quello legato allo spettacolo del volo dei rapaci, oggi però non è presente. Ricordo anche una grande festa in costume nel castello, con danze e balli, ma tutto ciò apparteneva all’epoca prima del Covid 19 (sembra quasi di scrivere all’epoca prima della guerra mondiale), ora non saprei dire se queste manifestazioni sono ancora presenti. Fuori dal Castello di Vezio, un piccolo bar, dei cuscini posti su di un muretto, un bagno pubblico, delle opere moderne strane costruite con mazze da golf, biciclette, cover di cellulari che sinceramente non apprezzo molto, e poi una chiesetta dedicata a Sant’Antonio di Vezio al cui interno c’è un trittico votivo del 1458 e una pala della Madonna del Cuscino. Di nuovo riempiamo la borraccia, per l’ultima volta, con l’acqua fresca di una fontanella posta dinnanzi alla piazzetta della chiesa. Ripartiamo seguendo i cartelli che ci portano verso la stazione di Varenna Esino. Un turista straniero ci chiede dove si trovi il castello. Lassù! Turismo ce n’è. Raggiunta la stazione percorriamo qualche tornante in salita per raggiungere la fiat panda rossa gpl che ci attende parcheggiata tranquillamente col muso all’insù. Anche questa è fatta!
 
E alla macchina riemergono le stesse sensazioni di ogni fine escursione, soprattutto di quelle impegnative. Ma chi me l’ha fatto fare? Ma perché? Che male ai piedi! Che stanche le gambe! Che… che… che.. ma… ma… ma…
 
… ma c’è che dopo due minuti che siamo partiti in auto io e Marco stiamo già parlando di come organizzare la quarta tappa ripartendo dal Castello di Vezio. Ci sono due varianti: quella alta e quella bassa verso Lierna, e se le facessimo tutte e due facendo della prossima tappa un giro ad anello che ci riporta alla partenza?
 
C’è poco da fare: la passione per il cammino è una specie di sana malattia e lo zaino…
 
…lo zaino è un fardello da portare.. un fardello si, ma riempito di luoghi sempre nuovi da vedere e ricordi sempre nuovi da creare.

Ci sono i turisti e poi... e poi ci sono gli escursionisti. Questi li riconosci proprio dallo zaino portano sulle loro spalle. Uno zaino pieno di cammini.
 

Continua…
 

Federico

Tourengänger: Federico
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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GIBI hat gesagt:
Gesendet am 21. August 2021 um 09:51
... e l’avventura continua ... complimenti per la camminata ma anche per la sua minuziosa descrizione, per quanto riguarda la prossima tappa non saprei cosa consigliarvi, sia la via normale che la “ variante “ alta sono entrambe meritevoli se poi avrete la voglia e la forza di percorrerle entrambe ad anello ... chapeau !

Ciao Giorgio

PS ... d’accordo con te ... non c’è gara tra panino imbottito e frutta fresca contro le barrette energetiche !

Federico hat gesagt: RE:
Gesendet am 21. August 2021 um 11:38
L'idea è proprio quella! Fare il giro ad anello: variante alta fino a Lierna e ritorno alla base con la variante bassa e chiudere la tappa così senza dover prendere nessun treno per tornare all'automobile. Poi la volta prossima partiremmo da Lierna per continuare fino a Lecco. Però questo progetto "destinazione Milano" continuiamo a portarlo avanti a settembre, quando potremo di nuovo camminare insieme io e Marco. Ora lui è partito per altre destinazioni. Io cercherò una domenica buona qui in Lombardia per tornare sulle mie amate montagne. Quindi è molto probabile che la mia prossima relazione parlerà di un rifugio e di un monte. A Milano mi sa che ci arriviamo per Natale con il panettone da mangiare in piazza Duomo!


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