Val Bavona | Pisone (1721 m)
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Quarta volta per entrambi in Cazzana con la convinzione di avere finalmente l'esperienza giusta per arrivare fino ad uno dei "posti dell'anima" di questa benedetta valle, la cascina del Pisone / Pisom.
La salita al Corte di Mezzo (Fondo) dovrebbe essere oramai una piacevole passeggiata, ma si finisce sempre per imparare qualcosa di nuovo : la lezione di oggi è aver capito finalmente perchè a volte si finisce sulla "via della rampa" e a volte sulla "via della cengia" senza mai deciderlo! Proviamo a ricapitolare per gli interessati : a monte del rudere di quota 1230 m si ritrova una fettuccia sbiadita su un albero; a monte della stessa, verso sx si vede un albero riverso; se si segue la fettuccia se ne ritrova una altra sotto un evidente tetto di roccia, con un bollo rosso alla sua base, proseguendo in falsopiano si percorre la "via della cengia"; se invece si ignora la fettuccia, si risale per una decina di metri e si scavalca l'albero riverso precedentemente citato, trovando anche qualche segnavia gialli, si percorre la "via della rampa".
Nelle vallette terminali che permettono l'uscita al Corte di Mezzo (Fondo) ogni anno sembra che si moltiplicano gli ometti in sasso, praticamente ogni valletta ha i suoi, e puo' generare un poco di confusione a chi non conosce già con sicurezza il percorso.
La salita dal Corte di Mezzo (Fondo) al Corte di Cima è sempre ben segnata con ometti ma solo dalla uscita delle cenge superiori soprastanti il Corte di Mezzo (Fondo) e le antenne devono comunque essere sempre dritte; qualche albero caduto di recente puo' rendere problematico individuare alcuni passaggi se non già conosciuti; per una salita "agevole" è importante riconoscere i passaggi chiave (obbligati) : la rampa rocciosa, l'uscita dal valloncello con ontani e soprattutto l'articolato percorso tra il passaggio su roccette e il corte soprastante.
Si giunge cosi, con qualche possibile variante finale, al Corte di Cima dell'Alpe Cazzana (1850 m; 1150 m e 3h20' da Foroglio).
A sinistra della cascina una traccia sale sopra la stessa e prosegue verso sud-ovest su cenge erbose alla base di una bastionata rocciosa (buona traccia) fino ad un pendio aperto con roccette e felci; si arriva senza particolari problemi ad un costone poco marcato con larici e rododendri; qui la traccia è discontinua e poco o nulla evidente ed è il (breve) tratto con maggiori difficoltà di orientamento. Si esce su un punto aperto affacciato sulla conca del Pisone; qui, avendo come utile riferimento un grosso ramo tranciato, bisogna puntare ad una marcata roccia su un pendio erboso decisamente ripido: si passa a destra di questa roccia e si prosegue in falso piano fino ad una prima staffa metallica; inizia una traversata su erba (una decina di metri molto esposti) che termina ad un piccolo gradino roccioso con tre staffe metalliche. Ora si prosegue su terreno aperto fino al bordo del rio, che va attraversato in punto comodo per superare il (breve) boschetto di ontanelli successivo senza troppi problemi (la quota giusta è 1800 m circa). Si giunge infine sul bordo della conca detritica che va ridiscesa fino alla cascina: la conca è formata da grossi massi, quindi ci sono grossi buchi. Battezziamo la sua sponda sinistra orografica: è la scelta sbagliata, ma "era giusto provare" (cit.). Con un poco di fatica raggiungiamo comunque il prato con la cascina del Pisone (1h 15' da Corte di Cima).
Al ritorno risaliamo la sponda destra della conca (piu' comodo); un recente franamento è un utile riferimento che indica l'inizio della cengia esposta; la via del ritorno la percorriamo senza problemi fino alla cascina del Corte di Cima.
La discesa dal Corte di Cima richiede attenzione nel trovare la giusta via nell'articolato ambiente fino al passaggio su "roccette". Siccome oggi non abbiamo corda da utilizzare evitiamo il passaggio citato in un diedrino abbastanza verticale alla sua destra (scendendo): è la cosidetta Variante Gabrio (che, a detta dei presenti, abbiamo percorso con molta piu' classe di chi l'ha scoperta). Entrati con alcuni passaggi delicati nel valloncello con ontani, la discesa non presenta piu', per noi, alcun problema tecnico o di orientamento significativo, e ritorniamo senza problemi e con molto piacere al Corte di Mezzo (Fondo) e a Foroglio.
"Questo luogo è situato nell'ambiente più selvaggio che ho mai visto!......Un luogo dimenticato da Dio....." (Cit.)
"Dimenticato da Dio...Ma non da noi!....." (Cit.)
La salita al Corte di Mezzo (Fondo) dovrebbe essere oramai una piacevole passeggiata, ma si finisce sempre per imparare qualcosa di nuovo : la lezione di oggi è aver capito finalmente perchè a volte si finisce sulla "via della rampa" e a volte sulla "via della cengia" senza mai deciderlo! Proviamo a ricapitolare per gli interessati : a monte del rudere di quota 1230 m si ritrova una fettuccia sbiadita su un albero; a monte della stessa, verso sx si vede un albero riverso; se si segue la fettuccia se ne ritrova una altra sotto un evidente tetto di roccia, con un bollo rosso alla sua base, proseguendo in falsopiano si percorre la "via della cengia"; se invece si ignora la fettuccia, si risale per una decina di metri e si scavalca l'albero riverso precedentemente citato, trovando anche qualche segnavia gialli, si percorre la "via della rampa".
Nelle vallette terminali che permettono l'uscita al Corte di Mezzo (Fondo) ogni anno sembra che si moltiplicano gli ometti in sasso, praticamente ogni valletta ha i suoi, e puo' generare un poco di confusione a chi non conosce già con sicurezza il percorso.
La salita dal Corte di Mezzo (Fondo) al Corte di Cima è sempre ben segnata con ometti ma solo dalla uscita delle cenge superiori soprastanti il Corte di Mezzo (Fondo) e le antenne devono comunque essere sempre dritte; qualche albero caduto di recente puo' rendere problematico individuare alcuni passaggi se non già conosciuti; per una salita "agevole" è importante riconoscere i passaggi chiave (obbligati) : la rampa rocciosa, l'uscita dal valloncello con ontani e soprattutto l'articolato percorso tra il passaggio su roccette e il corte soprastante.
Si giunge cosi, con qualche possibile variante finale, al Corte di Cima dell'Alpe Cazzana (1850 m; 1150 m e 3h20' da Foroglio).
A sinistra della cascina una traccia sale sopra la stessa e prosegue verso sud-ovest su cenge erbose alla base di una bastionata rocciosa (buona traccia) fino ad un pendio aperto con roccette e felci; si arriva senza particolari problemi ad un costone poco marcato con larici e rododendri; qui la traccia è discontinua e poco o nulla evidente ed è il (breve) tratto con maggiori difficoltà di orientamento. Si esce su un punto aperto affacciato sulla conca del Pisone; qui, avendo come utile riferimento un grosso ramo tranciato, bisogna puntare ad una marcata roccia su un pendio erboso decisamente ripido: si passa a destra di questa roccia e si prosegue in falso piano fino ad una prima staffa metallica; inizia una traversata su erba (una decina di metri molto esposti) che termina ad un piccolo gradino roccioso con tre staffe metalliche. Ora si prosegue su terreno aperto fino al bordo del rio, che va attraversato in punto comodo per superare il (breve) boschetto di ontanelli successivo senza troppi problemi (la quota giusta è 1800 m circa). Si giunge infine sul bordo della conca detritica che va ridiscesa fino alla cascina: la conca è formata da grossi massi, quindi ci sono grossi buchi. Battezziamo la sua sponda sinistra orografica: è la scelta sbagliata, ma "era giusto provare" (cit.). Con un poco di fatica raggiungiamo comunque il prato con la cascina del Pisone (1h 15' da Corte di Cima).
Al ritorno risaliamo la sponda destra della conca (piu' comodo); un recente franamento è un utile riferimento che indica l'inizio della cengia esposta; la via del ritorno la percorriamo senza problemi fino alla cascina del Corte di Cima.
La discesa dal Corte di Cima richiede attenzione nel trovare la giusta via nell'articolato ambiente fino al passaggio su "roccette". Siccome oggi non abbiamo corda da utilizzare evitiamo il passaggio citato in un diedrino abbastanza verticale alla sua destra (scendendo): è la cosidetta Variante Gabrio (che, a detta dei presenti, abbiamo percorso con molta piu' classe di chi l'ha scoperta). Entrati con alcuni passaggi delicati nel valloncello con ontani, la discesa non presenta piu', per noi, alcun problema tecnico o di orientamento significativo, e ritorniamo senza problemi e con molto piacere al Corte di Mezzo (Fondo) e a Foroglio.
"Questo luogo è situato nell'ambiente più selvaggio che ho mai visto!......Un luogo dimenticato da Dio....." (Cit.)
"Dimenticato da Dio...Ma non da noi!....." (Cit.)
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