Classico anello valcuviano con monti Ganna, Colonna e San Martino.
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Attratto dalle numerose relazioni dedicate a questo interessante anello, decido di sfruttare una mattinata libera per una camminata sugli amati monti Valcuviani.
La voglia è tanta, così decido per un avvicinamento automobilistico piuttosto ravanoso: salgo ad Arcumeggia, traverso a Sant'Antonio e da lì a san Michele su strade decisamente strette e tortuose. A chi volesse un viaggio meno impegnativo mi sento di consigliare la salita da Mesenzana e Brissago Valtravaglia.
Lasciata l'auto nel comodo parcheggio di San Michele, mi incammino dietro il ristoro e velocemente raggiungo la Buca di San Michele, ove ero transitato poco prima in auto. Fin qui ho seguito bollature sugli alberi con il numero 9. Attraversata la strada asfaltata mi immetto a questo punto sul 10 che prende a salire con cattiveria, data anche la presenza di foglie secche e alberi caduti che aumentano la fatica.
Esco ad una sella (di Ganna, come da scritta su un albero), tiro il fiato e, seguendo le tracce di paoloski, abbandono il sentiero e comincio a risalire il ripido pendio tra ramaglie e roccette sino a giungere a una fascia di rocce bianche che riesco a superare indovinando un canaletto sulla sinistra.
Tratto breve ma ostico questo, forse gradabile T3 dove non si arrampica mai ma in alcuni casi occorre gattonare.
L'uscita in cresta è tuttavia molto appagante per il panorama a trecentossanta gradi che offre, soprattutto sul lago Maggiore e quello di Lugano. Continuo in cresta senza un sentiero vero e proprio e probabilmente transito vicinissimo al monte Ganna del quale tuttavia non vedo la Madonnina che ne caratterizza l'apice.
Ritrovo adesso il sentiero marcato, mi abbasso per boschi e presto ricomincio una cavalcata in salita che mi porterà infine sul monte della Colonna, dove il panorama è ancora stupendo.
Scendo dal versante opposto e, prima su sentiero, poi per gippabile intercetto l'ultimo chilometro di asfalto che sale da Duno verso il San Martino. Lo cammino ed eccomi sulla terza cima del giorno dove è presente la bella chiesa di San Martino in Culmine.
Uno sguardo alla segnaletica mi induce a scendere verso Vallalta, sul versante orientale del monte. Scelta azzeccata, questo tratto di sentiero è arditissimo e discende prima un pendio davvero inclinato, poi costeggia una bancata di roccia verticale. Il tratturo è molto ben disegnato e messo in sicurezza nei punti più esposti, ove è comunque necessaria un minimo di cautela.
Eccomi dunque a Vallalta dove mi concedo una visita al forte costruito durante la prima guerra mondiale ed utilizzato dai Partigiani durante la Resistenza del '43. Il luogo è circondato da Maggiociondoli in fiore e offre splendide visuali sulla Valcuvia. Al suo interno stanzoni bui, di tanto in tanto illuminati da qualche finestrone sulla Valle. Fa freddo e il silenzio è totale, interrotto a volte dallo stillicidio dell'acqua: ogni goccia ha il suono di un grido di dolore.
Riparto sulla strada militare perlopiù pianeggiante dove è possibile fare un po' di velocità per rientrare, dopo un'abbondante ora, a San Michele.
Qui l'auto mi attende solitaria da quattro ore.
Tempi comprensivi di una buona mezzora di pause e dislivello calcolato sui diversi saliscendi affrontati.
Sviluppo: 11 km circa; SE: 17 km circa.
La voglia è tanta, così decido per un avvicinamento automobilistico piuttosto ravanoso: salgo ad Arcumeggia, traverso a Sant'Antonio e da lì a san Michele su strade decisamente strette e tortuose. A chi volesse un viaggio meno impegnativo mi sento di consigliare la salita da Mesenzana e Brissago Valtravaglia.
Lasciata l'auto nel comodo parcheggio di San Michele, mi incammino dietro il ristoro e velocemente raggiungo la Buca di San Michele, ove ero transitato poco prima in auto. Fin qui ho seguito bollature sugli alberi con il numero 9. Attraversata la strada asfaltata mi immetto a questo punto sul 10 che prende a salire con cattiveria, data anche la presenza di foglie secche e alberi caduti che aumentano la fatica.
Esco ad una sella (di Ganna, come da scritta su un albero), tiro il fiato e, seguendo le tracce di paoloski, abbandono il sentiero e comincio a risalire il ripido pendio tra ramaglie e roccette sino a giungere a una fascia di rocce bianche che riesco a superare indovinando un canaletto sulla sinistra.
Tratto breve ma ostico questo, forse gradabile T3 dove non si arrampica mai ma in alcuni casi occorre gattonare.
L'uscita in cresta è tuttavia molto appagante per il panorama a trecentossanta gradi che offre, soprattutto sul lago Maggiore e quello di Lugano. Continuo in cresta senza un sentiero vero e proprio e probabilmente transito vicinissimo al monte Ganna del quale tuttavia non vedo la Madonnina che ne caratterizza l'apice.
Ritrovo adesso il sentiero marcato, mi abbasso per boschi e presto ricomincio una cavalcata in salita che mi porterà infine sul monte della Colonna, dove il panorama è ancora stupendo.
Scendo dal versante opposto e, prima su sentiero, poi per gippabile intercetto l'ultimo chilometro di asfalto che sale da Duno verso il San Martino. Lo cammino ed eccomi sulla terza cima del giorno dove è presente la bella chiesa di San Martino in Culmine.
Uno sguardo alla segnaletica mi induce a scendere verso Vallalta, sul versante orientale del monte. Scelta azzeccata, questo tratto di sentiero è arditissimo e discende prima un pendio davvero inclinato, poi costeggia una bancata di roccia verticale. Il tratturo è molto ben disegnato e messo in sicurezza nei punti più esposti, ove è comunque necessaria un minimo di cautela.
Eccomi dunque a Vallalta dove mi concedo una visita al forte costruito durante la prima guerra mondiale ed utilizzato dai Partigiani durante la Resistenza del '43. Il luogo è circondato da Maggiociondoli in fiore e offre splendide visuali sulla Valcuvia. Al suo interno stanzoni bui, di tanto in tanto illuminati da qualche finestrone sulla Valle. Fa freddo e il silenzio è totale, interrotto a volte dallo stillicidio dell'acqua: ogni goccia ha il suono di un grido di dolore.
Riparto sulla strada militare perlopiù pianeggiante dove è possibile fare un po' di velocità per rientrare, dopo un'abbondante ora, a San Michele.
Qui l'auto mi attende solitaria da quattro ore.
Tempi comprensivi di una buona mezzora di pause e dislivello calcolato sui diversi saliscendi affrontati.
Sviluppo: 11 km circa; SE: 17 km circa.
Tourengänger:
rochi
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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