Inverno in Val Segnara (1545 m)
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Tuffo suggestivo nell’aspra e remota Val Segnara, laterale della Valle Anzasca che per morfologia e aspetto ricorda alcune aree della Val Grande, condividendone il fascino e la pressoché nulla frequentazione invernale. L’abbandono dei luoghi per quanto riguarda la pastorizia ha lasciato sostanzialmente un solo sentiero “battuto”, ossia la tappa del GTA che collega Molini con l’Alpe Pian Lago. In estate si tratta di un percorso piuttosto elementare, ma in inverno nasconde non poche insidie e una prudente scelta delle condizioni è d'obbligo in quanto, oltre l’Alpe Camino, la traccia procede interamente lungo il versante soggetto a scariche dai pendii superiori dell’omonimo pizzo.
Il ponte che dalla statale attraversa l’Anza è già coperto di neve. Avanzo quindi a piedi lungo la strada asfaltata fino al ponte di Patei. Attraversatolo, mi inoltro nella Val Segnara lungo la sterrata che segue il lato sinistro del torrente fino alla Balma di là. Da qui la mulattiera inizia a salire in un castagneto con alcuni tornanti per poi proseguire lungo il torrente con un tratto a saliscendi fino al bivio per la val Rosin. Tengo la sinistra per l'Alpe Lago proseguendo in forte salita dentro ad una bella faggeta nella quale la copertura nevosa inizia a farsi consistente e soprattutto faticosa da battere a causa del mancato rigelo notturno. Passando prima per l'Alpe Pozzetto, raggiungo dopo uno strappo più ripido l'Alpe Camino; da qui in poi la vegetazione si dirada a si apre la testata della Val Segnara. Percorro con attenzione il versante seguendo i segni bianco-rossi sugli alberi e le tracce degli animali che fanno da guida: in un paio di occasioni devo superare dei grossi abeti schiantati ed oltrepassare coni di valanga ma il passaggio più delicato è nei pressi della discesa con corrimano che conduce al pianoro terminale della valle. Qui un breve tratto ghiacciato mi obbliga ad alcuni passi faccia a monte piantando bene nella neve il rampone anteriore delle racchette. Superato questo punto, giungo al Rifugio Amedeo Pirozzini (perfettamente in ordine) e sosto per il pranzo alle baite dell’alpeggio, poste più in alto e dalle quali si gode di una bella vista sul Corno di Scarpignano. Al ritorno, pausa assai più corposa presso l’Alpe Camino dove il cielo si rasserena potendo così apprezzare maggiormente la veste invernale della valle. Sul finire dell’escursione, ormai al calar del giorno, giungo all’auto per il sentiero che scende al Santuario della Gurva, luogo religioso sempre meritevole di una visita.
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