Monte Avert (2085 m)
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Siamo gialli, e non si sa per quanto, quindi approfittarne è doveroso! Però il pericolo valanghe ci mette lo zampino e quindi la scelta della meta non è poi così facile. Se aggiungiamo che la Lombardia non è la regione che conosco meglio, finisco per optare per una vetta a caso, ma cercando almeno di fare attenzione che non sia super-popolare. Il Monte Avert mi sembra, sulla carta, rispondere a tutti questi requisiti! (Curiosamente, lo stesso nome di un’altra vetta che ho fatto due mesi fa, in Val d’Aosta – il Petit Avert)
Pochi minuti dopo le 5 sono in macchina alla volta di Spiazzi di Gromo. Mi rendo conto che una partenza a quell’ora (che pure mi sembra tardi rispetto ai miei standard) è fin esagerata, visto che la Valbondione è vicina e non sono neanche le 7 quando sono con le ciaspole ai piedi. Lì faccio tre scoperte: una, che c’è già gente, che ovviamente ha fatto il mio stesso ragionamento (approfittare subito della libertà!), due, che tutti vanno nella direzione opposta alla mia (dalla parte degli impianti, verso il Timogno), e tre, ahimè, che ho dimenticato le paperelle! Sbadato come sono, metto sempre in conto di aver lasciato qualcosa a casa. Meglio comunque quelle che le ciaspole o gli scarponi! Faccio buon viso a cattivo gioco, prendo i bastoncini da nordic walking, monopezzo, invece dei soliti da escursionismo ripiegabili, dal momento che hanno una rotella che, per quanto super minimale, è pur sempre qualcosa rispetto agli altri che proprio non hanno nulla. La neve è completamente inconsistente, e questo non aiuta di sicuro, ma per fortuna ci sono delle tracce recenti di ciaspole che rendono l’avanzamento un po’ (ma solo un po’) meno faticoso. Seguo una stradina, la via delle malghe. Ad un certo punto, però, le tracce spariscono e così devo proseguire senza “aiutini”. Una volta arrivato all’ultima baita, poi, devo deviare verso sinistra e puntare alla mia cima. Potrei stare nella valletta che conduce al Passo Crocetta, ma non mi fido per niente, mi sembra proprio soggetta a scariche di valanghe (ed in effetti, andando avanti, ne vedrò diverse, in quella zona), così salgo direttamente nel bosco, lungo la dorsale (e “spallone”, come mi sembra che la chiamino da queste parti). La neve è inconsistente e profonda, finisco dentro fin quasi alle cosce, nonostante le ciaspole, e a tratti ripida, ma sicura. Esco dal bosco e proseguo la salita, zigzagando e lasciando una bellissima traccia sul pendio immacolato. La fatica si sente, ma so che la mia meta non è lontana. Ad un certo punto vedo arrivare dal basso uno scialpinista, solitario anche lui. Se sul Timogno vedo orde di scialpinisti, qui siamo solo noi due! Lo vedo avvicinarsi sempre più, finché ad un certo punto si ferma, cambia assetto e si lancia nella discesa: in vetta sarò dunque da solo! Non è ben chiaro dove sia il punto più alto, c’è una cornice e dall’altro versante va giù a picco, in più soffia un po’ di vento, quindi non mi fermo a lungo. Il tempo oggi è spaziale, ed il panorama decisamente interessante! Pur non conoscendo la zona, riconosco Presolana e Ferrante, sempre imponente la prima, anche se da un punto di vista diverso dal solito da cui sono abituato a guardarla, e dalla sagoma inconfondibile la seconda.
La discesa è divertente: ora non devo più fare mille tornanti, ma posso buttarmi lungo la linea di massima pendenza, coi tipici balzelloni da ciaspolatore. I quattro e quattr’otto, anche facendo un paio di altri “taglioni”, sono al parcheggio: se fino ad ora ero nella più completa solitudine, eccomi immerso in una moltitudine di persone, cosa a cui sono decisamente allergico. Ma oggi, primo giorno di “giallo”, c’era da aspettarselo. Fortunatamente il mio fiuto mi ha guidato bene. A questo punto non mi resta che mettermi in macchina. Essendo decisamente presto, non incontro traffico, una delle cose che mal sopporto della bergamasca: così, riesco ad arrivare a casa poco dopo la partenza del Gran Premi di Abu Dhabi, e godermelo fino all’ultimo giro.
Non so per quanto tempo rimarremo “liberi” di girare per le nostre montagne. In fondo, sono sacrifici da fare se vogliamo che tutto questo finisca presto. Ma oggi era giusto godersi la giornata.

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