Madone di Vogorno (2395m) da Cugnasco (228m) con neve in arrivo
Forse, per quest'anno, questa sarà la mia ultima gita in grande stile.
Avevo nostalgia delle grandi uscite estive e ho deciso di farmi in solitario un tour che mi facesse rivivere le stesse emozioni della bella stagione trascorsa e che mi impegnasse. Sono cose che faccio da solo perché con il mio lavoro difficilmente riesco a coordinarmi con qualcuno che abbia anche la pazienza di stare fuori 15 o 16 ore.
Video
[/drive.google.com/file/d/1Da0YUFaRS8E6yMYfa0Y-Q5293bWkLTs3/v...]
In breve
Il Madone di Vogorno era da tempo in cima alla mia lista.
Per conquistarlo ho scelto di partire al buio dal fondo, ho attraversato 1000 m di strato di nebbia, percorso alcuni boschi congelati, intravvisto il cielo blu sopra il mare di nebbia, sono stato sorpreso dalla neve mentre raggiungevo la vetta. Ho variato in parte la lunga discesa su un terreno ormai innevato. Con le poche ore di luce a disposizione mi sono allontanato in buona parte al buio.
Salita e discesa da sud passando da Ruscada.
A quota 1400 m attraverso una zona congelata

Descrizione salita
La mia idea era di percorrere la cresta del Madonetto, toccare la cima dell'omonimo monte, scendere al Passo di Ruscada e salire al Madone di Vogorno. Idea ambiziosa che alle 09.00 ho abbandonato, durante la prima pausa quando mi sono reso conto di essere troppo lento, inoltre il freddo mi ha fornito la necessaria lucidità per calcolare bene i tempi. In effetti per fare tutto quello che mi ero prefissato sarei dovuto partire da Cugnasco ancora prima (alle 04.00), ma essendo andato a letto dopo le 24.00 non avrei avuto le ore minime di riposo. Inoltre avrei camminato per troppo tempo al buio (cose da fare assolutamente in estate).
Sveglia alle 04.00, colazione e preparazione. Alle 06.00 raggiungo Cugnasco e parcheggio nei pressi del fiume che scende dalla Valle di Cugnasco (valle che separa la Cima dell'Uomo dal Madonetto). Da lì parte la strada carrozzabile per i Monti della Gana. Inoltre si possono utilizzare due sentieri: a sinistra del fiume si raggiungono i Monti della Gana, a destra l' Alpe d'Orino. Io ho scelto quello di destra, più diretto. In entrambi i casi si può poi decidere di passare nel versante opposto, rispettivamente all'Alpe di Ruscada per chi arriva dai Monti della Gana oppure alla Capanna Borgna per chi giunge dall'Alpe Orino.
Mi trovo sul Piano di Magadino a 230m, con il frontale salgo i primi scalini e attraverso le zone residenziali alte per poi entrare nel bosco. Il sentiero è segnato, prende quota in modo regolare e non ho problemi.
Il tempo è grigio e freddo, verso quota 1000m entro nello strato di nebbia e sento che, nonostante io sia in movimento, la temperatura si abbassa. Per quel giorno è prevista un'irruzione in quota di aria di estrazione artica che sicuramente causerà instabilità, e preparerà il terreno per le successive nevicate.
Superati alcuni monti noto che il terreno é gelato, gli alberi sono ricoperti di ghiaccio e ho freddo. Inoltre la forte brinata mi causa un paio di scivolate sulle rocce del sentiero. Mi chiedo se sarebbe stato così anche nella parte più alta.
Dalla Capanna Alpe Orino fino alla Corte di Mezzo (Alpe Ruscada) ci sono ancora boschi e un tratto leggermente esposto con un cavo per tenersi. Si procede con saliscendi su una cengia.
Nella nebbia fittissima alle 10.25 sono alla Corte di Mezzo. Qui è un crocevia, si può decidere se passare al versante W del Madonetto (Val della Porta) tramite la Forcola per raggiungere la Capanna Borgna e da lì il Madone, oppure se fare la cresta del Madonetto, o, infine, se procedere dritto dall'Alpe Ruscada.
Seppure tentato rinuncio al Madonetto e punto al Madone scegliendo la via più diretta (il passo di Ruscada): calcolo di raggiungerlo in 3 ore e, in effetti, impiegherò solo 10 minuti in più.
Con la nebbia è impossibile orientarsi, non vedo nulla. Seguo il sentiero e i segnavia.
Verso quota 2000 m la nebbia si fa sottile e intravvedo il sole! In pochi istanti sono fuori dallo strato e le cime appaiono libere sotto il cielo blu. In pianura invece pioviggina ed é grigio.
Sono entusiasta. Mi esalto un po', cammino da 6 ore e vedo il sole in un Ticino avvolto da un chilometro di nubi.
Ma osservando ad ovest vedo che ai 4000 si avvicinano minacciose nubi e il cielo è blu scuro. Al Passo di Ruscada studio attentamente il Madone. Decido di andare in cima ma so di aver poco tempo, il tempo sta cambiando anche sopra la nebbia. A breve sarebbe nevicato.
Il Madone (e il Vogorno a sinistra) visti dal sentiero tra le Bocchette di Medee e Cazzane ( presso il Passo di Ruscada); il cielo si è coperto in meno di 45 minuti da quando sono uscito dal mare di nebbia

È mezzogiorno, non sento più il freddo, il mio corpo è caldo, ho mangiato regolarmente ogni 3 ore e mi sono vestito lasciando via solo lo strato esterno. Al Passo di Ruscada piego a destra verso la Bocchetta di Medee, ma non la raggiungo in quanto una cinquantina di metri sopra prendo il sentierino per la Bocchetta di Cazzane. Raggiunta questa mi trovo ai piedi del Madone. Nevica.
Sono sulla Via Alta della Verzasca, qui ero passato con
igor e
eidangram in estate con condizioni climatiche ben diverse.
Ora per prendermi il mio Madone devo abbassarmi di una trentina di metri verso sud, sul sentiero per la Capanna Borgna. Dalla Bocchetta infatti ci sono troppi risalti rocciosi che decido di aggirare da sud (a nord il pendio è ripido e in parte innevato, difficile da osservare senza superare la bocchetta). Individuo un omino di pietre e una labile traccia che si stacca a destra, attraverso una pietraia e raggiungo i pendii erbosi. Inizio la ripida salita con un torrente gelato sulla mia sinistra e una roccia molto particolare e grande sulla mia destra. Da qui procedo sull'erba e raggiungo la cresta E. Il vento moderato e la neve conferiscono maggiore durezza al Madone, la cui torre finale scorgo davanti a me. La traccia segue per poco tempo il filo della cresta per poi tornare sul versante S lungo un facile traverso fino ad un omino molto evidente appoggiato su una roccia (vedi foto). Qui decido io stesso di puntare alla torre. Risalgo una pietraia che inizia ad innevarsi e raggiungo la torre. Essa è composta da grandi blocchi, superabili con semplici passaggi di grado I. La neve rende questa parte un po' più delicata, mi occorre guardare bene dove mettere i piedi.
Saranno forse 20 o 30 metri di roccia e mi trovo in vetta. Il Madone è mio e io sono suo. Sono le 13.40.
Individuo il libro di vetta e con le mani rallentate dal freddo riesco a compilarlo, per poi riporlo in un luogo sicuro.
Difatti sapendo che la neve avrebbe presto sepolto tutto ho capito che sarei stato l'ultimo a raggiungere la cima nel 2020.
Mi godo per pochi minuti il primitivo paesaggio poi mi abbasso di poco e individuo una rientranza nella roccia dove posso ripararmi. Ho bisogno di almeno 20 minuti di riposo. Vorrei dormire un po' ma resto sveglio.
La cresta E vista dalla vetta
Descrizione discesa
Ho poco meno di 3 ore di luce per portarmi il più vicino possibile ai sentieri sicuri. Prevedo di essere rallentato dalla neve. Intorno alle 14.15 mi avvio e discendo con molta calma e attenzione il Madone, la neve sta imbiancando le sue rocce e i suoi pendii erbosi, ma gli scarponi tengono bene (tranne sulle placche lisce). Ramponi e picca sono sempre rimasti nello zaino.
Raggiungo la Bocchetta Cazzane, il Passo di Ruscada. Saluto il Madonetto (farlo al ritorno non è più possibile) e inizio la lunga discesa dell'Alpe di Ruscada con le sue varie corti. Qui la neve inizia a fare accumulo, perdo la traccia e mi trovo spesso nei rododendri. Ma proseguo e arrivo alla Corte di Mezzo che si è fatto buio.
Mi fermo ancora a mangiare e scelgo la via per raggiungere Cugnasco al buio: sono ancora lontano, mancano forse 4 ore perché ci sono ancora 1300 m di discesa e la neve sta scendendo fino a 700 metri.
Opto senza pensarci troppo per i Monti della Gana: da lì avrei potuto scegliere di scendere dalla strada (13 km che se fatti veloce in 2 ore mi avrebbero portato a Cugnasco senza problemi).
Presso la Corte di Mezzo ricordavo un ponte che tuttavia non riesco ad individuare, senza quello non potrei nemmeno trovare il sentiero per risalire gli ultimi 80 metri di salita dall'altro lato del fiume.
Perdo tempo facendo su e giù nella neve, alla fine vabbé mi porto in alto, guado il fiume e cerco la traccia dall'altra parte, la trovo e la seguo. Arrivo senza più alcun problema ai Monti della Gana. Qui decido di seguire il sentiero per Cugnasco. 1000 metri di discesa che percorro troppo veloce (dolori alle gambe il giorno successivo). Ma alle 21.15 sono alla macchina senza perdermi. Durante la discesa mi concedo ancora una pausa presso i Monti Velloni, dove mi bevo un te caldo dalla borraccia.
Ce l'ho fatta. Devo soltanto andare a cercare qualcosa da mangiare e una birra.
Avevo nostalgia delle grandi uscite estive e ho deciso di farmi in solitario un tour che mi facesse rivivere le stesse emozioni della bella stagione trascorsa e che mi impegnasse. Sono cose che faccio da solo perché con il mio lavoro difficilmente riesco a coordinarmi con qualcuno che abbia anche la pazienza di stare fuori 15 o 16 ore.
Video
[/drive.google.com/file/d/1Da0YUFaRS8E6yMYfa0Y-Q5293bWkLTs3/v...]
In breve
Il Madone di Vogorno era da tempo in cima alla mia lista.
Per conquistarlo ho scelto di partire al buio dal fondo, ho attraversato 1000 m di strato di nebbia, percorso alcuni boschi congelati, intravvisto il cielo blu sopra il mare di nebbia, sono stato sorpreso dalla neve mentre raggiungevo la vetta. Ho variato in parte la lunga discesa su un terreno ormai innevato. Con le poche ore di luce a disposizione mi sono allontanato in buona parte al buio.
Salita e discesa da sud passando da Ruscada.
A quota 1400 m attraverso una zona congelata

Descrizione salita
La mia idea era di percorrere la cresta del Madonetto, toccare la cima dell'omonimo monte, scendere al Passo di Ruscada e salire al Madone di Vogorno. Idea ambiziosa che alle 09.00 ho abbandonato, durante la prima pausa quando mi sono reso conto di essere troppo lento, inoltre il freddo mi ha fornito la necessaria lucidità per calcolare bene i tempi. In effetti per fare tutto quello che mi ero prefissato sarei dovuto partire da Cugnasco ancora prima (alle 04.00), ma essendo andato a letto dopo le 24.00 non avrei avuto le ore minime di riposo. Inoltre avrei camminato per troppo tempo al buio (cose da fare assolutamente in estate).
Sveglia alle 04.00, colazione e preparazione. Alle 06.00 raggiungo Cugnasco e parcheggio nei pressi del fiume che scende dalla Valle di Cugnasco (valle che separa la Cima dell'Uomo dal Madonetto). Da lì parte la strada carrozzabile per i Monti della Gana. Inoltre si possono utilizzare due sentieri: a sinistra del fiume si raggiungono i Monti della Gana, a destra l' Alpe d'Orino. Io ho scelto quello di destra, più diretto. In entrambi i casi si può poi decidere di passare nel versante opposto, rispettivamente all'Alpe di Ruscada per chi arriva dai Monti della Gana oppure alla Capanna Borgna per chi giunge dall'Alpe Orino.
Mi trovo sul Piano di Magadino a 230m, con il frontale salgo i primi scalini e attraverso le zone residenziali alte per poi entrare nel bosco. Il sentiero è segnato, prende quota in modo regolare e non ho problemi.
Il tempo è grigio e freddo, verso quota 1000m entro nello strato di nebbia e sento che, nonostante io sia in movimento, la temperatura si abbassa. Per quel giorno è prevista un'irruzione in quota di aria di estrazione artica che sicuramente causerà instabilità, e preparerà il terreno per le successive nevicate.
Superati alcuni monti noto che il terreno é gelato, gli alberi sono ricoperti di ghiaccio e ho freddo. Inoltre la forte brinata mi causa un paio di scivolate sulle rocce del sentiero. Mi chiedo se sarebbe stato così anche nella parte più alta.
Dalla Capanna Alpe Orino fino alla Corte di Mezzo (Alpe Ruscada) ci sono ancora boschi e un tratto leggermente esposto con un cavo per tenersi. Si procede con saliscendi su una cengia.
Nella nebbia fittissima alle 10.25 sono alla Corte di Mezzo. Qui è un crocevia, si può decidere se passare al versante W del Madonetto (Val della Porta) tramite la Forcola per raggiungere la Capanna Borgna e da lì il Madone, oppure se fare la cresta del Madonetto, o, infine, se procedere dritto dall'Alpe Ruscada.
Seppure tentato rinuncio al Madonetto e punto al Madone scegliendo la via più diretta (il passo di Ruscada): calcolo di raggiungerlo in 3 ore e, in effetti, impiegherò solo 10 minuti in più.
Con la nebbia è impossibile orientarsi, non vedo nulla. Seguo il sentiero e i segnavia.
Verso quota 2000 m la nebbia si fa sottile e intravvedo il sole! In pochi istanti sono fuori dallo strato e le cime appaiono libere sotto il cielo blu. In pianura invece pioviggina ed é grigio.
Sono entusiasta. Mi esalto un po', cammino da 6 ore e vedo il sole in un Ticino avvolto da un chilometro di nubi.
Ma osservando ad ovest vedo che ai 4000 si avvicinano minacciose nubi e il cielo è blu scuro. Al Passo di Ruscada studio attentamente il Madone. Decido di andare in cima ma so di aver poco tempo, il tempo sta cambiando anche sopra la nebbia. A breve sarebbe nevicato.
Il Madone (e il Vogorno a sinistra) visti dal sentiero tra le Bocchette di Medee e Cazzane ( presso il Passo di Ruscada); il cielo si è coperto in meno di 45 minuti da quando sono uscito dal mare di nebbia

È mezzogiorno, non sento più il freddo, il mio corpo è caldo, ho mangiato regolarmente ogni 3 ore e mi sono vestito lasciando via solo lo strato esterno. Al Passo di Ruscada piego a destra verso la Bocchetta di Medee, ma non la raggiungo in quanto una cinquantina di metri sopra prendo il sentierino per la Bocchetta di Cazzane. Raggiunta questa mi trovo ai piedi del Madone. Nevica.
Sono sulla Via Alta della Verzasca, qui ero passato con


Ora per prendermi il mio Madone devo abbassarmi di una trentina di metri verso sud, sul sentiero per la Capanna Borgna. Dalla Bocchetta infatti ci sono troppi risalti rocciosi che decido di aggirare da sud (a nord il pendio è ripido e in parte innevato, difficile da osservare senza superare la bocchetta). Individuo un omino di pietre e una labile traccia che si stacca a destra, attraverso una pietraia e raggiungo i pendii erbosi. Inizio la ripida salita con un torrente gelato sulla mia sinistra e una roccia molto particolare e grande sulla mia destra. Da qui procedo sull'erba e raggiungo la cresta E. Il vento moderato e la neve conferiscono maggiore durezza al Madone, la cui torre finale scorgo davanti a me. La traccia segue per poco tempo il filo della cresta per poi tornare sul versante S lungo un facile traverso fino ad un omino molto evidente appoggiato su una roccia (vedi foto). Qui decido io stesso di puntare alla torre. Risalgo una pietraia che inizia ad innevarsi e raggiungo la torre. Essa è composta da grandi blocchi, superabili con semplici passaggi di grado I. La neve rende questa parte un po' più delicata, mi occorre guardare bene dove mettere i piedi.
Saranno forse 20 o 30 metri di roccia e mi trovo in vetta. Il Madone è mio e io sono suo. Sono le 13.40.
Individuo il libro di vetta e con le mani rallentate dal freddo riesco a compilarlo, per poi riporlo in un luogo sicuro.
Difatti sapendo che la neve avrebbe presto sepolto tutto ho capito che sarei stato l'ultimo a raggiungere la cima nel 2020.
Mi godo per pochi minuti il primitivo paesaggio poi mi abbasso di poco e individuo una rientranza nella roccia dove posso ripararmi. Ho bisogno di almeno 20 minuti di riposo. Vorrei dormire un po' ma resto sveglio.
La cresta E vista dalla vetta

Descrizione discesa
Ho poco meno di 3 ore di luce per portarmi il più vicino possibile ai sentieri sicuri. Prevedo di essere rallentato dalla neve. Intorno alle 14.15 mi avvio e discendo con molta calma e attenzione il Madone, la neve sta imbiancando le sue rocce e i suoi pendii erbosi, ma gli scarponi tengono bene (tranne sulle placche lisce). Ramponi e picca sono sempre rimasti nello zaino.
Raggiungo la Bocchetta Cazzane, il Passo di Ruscada. Saluto il Madonetto (farlo al ritorno non è più possibile) e inizio la lunga discesa dell'Alpe di Ruscada con le sue varie corti. Qui la neve inizia a fare accumulo, perdo la traccia e mi trovo spesso nei rododendri. Ma proseguo e arrivo alla Corte di Mezzo che si è fatto buio.
Mi fermo ancora a mangiare e scelgo la via per raggiungere Cugnasco al buio: sono ancora lontano, mancano forse 4 ore perché ci sono ancora 1300 m di discesa e la neve sta scendendo fino a 700 metri.
Opto senza pensarci troppo per i Monti della Gana: da lì avrei potuto scegliere di scendere dalla strada (13 km che se fatti veloce in 2 ore mi avrebbero portato a Cugnasco senza problemi).
Presso la Corte di Mezzo ricordavo un ponte che tuttavia non riesco ad individuare, senza quello non potrei nemmeno trovare il sentiero per risalire gli ultimi 80 metri di salita dall'altro lato del fiume.
Perdo tempo facendo su e giù nella neve, alla fine vabbé mi porto in alto, guado il fiume e cerco la traccia dall'altra parte, la trovo e la seguo. Arrivo senza più alcun problema ai Monti della Gana. Qui decido di seguire il sentiero per Cugnasco. 1000 metri di discesa che percorro troppo veloce (dolori alle gambe il giorno successivo). Ma alle 21.15 sono alla macchina senza perdermi. Durante la discesa mi concedo ancora una pausa presso i Monti Velloni, dove mi bevo un te caldo dalla borraccia.
Ce l'ho fatta. Devo soltanto andare a cercare qualcosa da mangiare e una birra.
Tourengänger:
Michea82

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