Petit Avert (2947 m)
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Se ieri il bel tempo era in Lombardia, e sono stato ai Corni di Canzo, oggi è in Val d’Aosta, ed allora rieccomi là dove ho passato le mie vacanze estive. Sempre alla ricerca di mete poco conosciute, oggi la mia attenzione cade sul Petit Avert. Guardando le cartine, non riesco a capire in che valle sia (solo riguardando meglio, la sera, scopro che si tratta del Vallone di Saint-Marcel), ma poco importa. La partenza è da Druges, sopra a Saint-Marcel, appunto, tra l’altro proprio dove ho trascorso 3 settimane ad agosto.
Parcheggio che è ancora buio, parto con la frontale accesa, ma solo per pochi minuti. La strada è a tratti in leggera discesa. So che sarà molto lunga (alla fine saranno 25 km) ma la sterrata aiuta a fare velocità, anche se guadagna quota lentamente! Passo dalle miniere di Saint-Marcel, di cui avevo scoperto l’esistenza sempre quest’estate. Essendo la vallata rivolta a Nord (non l’avevo tenuto in conto più di tanto) il sole tarda tantissimo a sorgere, mentre brilla in tutto il resto della Val d’Aosta. Solo una volta giunto a Grande Chaux, infatti, fa capolino. Da qui non mi è ancora chiaro quale sia la mia vetta, ma poco importa, il GPS come sempre mi guiderà fino alla meta. Supero il pianoro, circondato da un arco di montagne innevate. Questo è il periodo dell’anno che più amo. Mi piace il contrasto netto tra il bianco della neve ed il verde dei pascoli, che si intrecciano senza che uno prevalga (ancora) sull’altro. Dal punto di vista alpinistico, però, questo complica le cose, perché le condizioni non sono più estive, ma neanche del tutto invernali: è ancora troppo presto per portare con sé le ciaspole e spesso il ghiaccio rende difficile alcuni passaggi. Per questo ho con me i ramponi. Fortunatamente, oggi qui le condizioni sono perfette, con una neve che, dai 2600, è straordinariamente compatta. Sfrutto le belle tracce di qualcuno che ha evidentemente fatto la traversata del Colle di Lavodilec. Giunto ad un punto in cui queste compiono un traverso un po’ esposto, decido di mettere i ramponi e tentare un’altra via, puntando direttamente al Petit Avert per la cresta W. La neve è divertente, ma la pendenza si fa sempre più importante, superando i 40°, e la neve più dura. La piccozza che ho con me non è quella da cascata che in questo frangente sarebbe venuta utile. Anche se sotto di me non ho il vuoto, una scivolata non sarebbe piacevole, così decido di tornare sui miei passi, anche perché, ne sono convinto, il traverso non è poi così tremendo. Ed infatti, con i ramponi, e la piccozza, è tranquillo. La traccia, come detto, va al colle, ma io non vedo il motivo di passarci, così punto alla cresta e di lì a poco sono in vetta. Il panorama è vasto, con un punto di vista un po’ insolito. Stanno venendo su un po’ di nubi, così non rimango a lungo e, una volta fatto le foto, torno a valle.
Una bella giornata, dunque, in cui ho esplorato un altro angolo di Val d’Aosta (e mi sono reso conto della situazione della neve attuale).

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