Corna Camoscera, la via del Braulio
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Da quassù la terra è bellissima.
E' il pensiero che mi coglie alla fine della ferrata che conduce sulla Corna Camoscera, una vetta di modesta altitudine dal nome nobile e altisonante. Come ogni volta che raggiungo una cima, che sia impervia o facilmente raggiungibile ho la stessa piacevole sensazione, la luce azzurra e le montagne intorno a me sono i regali impareggiabili di questa giornata. Non ho l'umiltà del camoscio, che risale pendii impossibili con naturalezza senza pensare di essere migliore degli altri.
Sono umano, bipede traballante, quindi scatto orgogliosamente alcune foto di vetta con il sorriso compiaciuto che condivido subito con chi mi segue da lontano. Senza l'idea di perdermi nella natura come un moderno Walden, solo in questi momenti, quando sono davvero staccato dal mondo, mi ritrovo solo e in pace con me stesso.
Qui di sicuro nessun folle con il monopattino elettrico, una delle piaghe che ci ha lasciato il lockdown, cercherà di investirmi. La ferrata chiamata Madonnina del Coren, o Corno se preferite, è divertente e abbastanza breve da non minare la mia scarsa resistenza da lontananza alle pareti. Dal borgo di Cavaglia dopo un'ora di ripido cammino si raggiunge l'attacco, e con incedere tranquillo in un'ora e mezza si giunge alla sommità.
La fatica della salita, esaltata da un caldo ancora estivo, si fa sentire. Ho la sensazione che tutte le leggi fisiche sulla gravità siano applicabili alla mia schiena con la risultante del fiato corto. Anche stavolta il mistero dello zaino-macigno mi ha turbato. Cosa ci avrò messo dentro per risultare così pesante?
Me ne accorgo perché il mio amico cammina troppo veloce davanti a me perché io possa tenere il suo passo. Basta chiudere gli occhi, la gravità del mio fardello (pancia compresa) unita al caldo implacabile mi ha creato qualche visione.
Ho avuto l'impressione di seguire un'agile volpe tra gli alberi intricati di una foresta, portando sulle spalle uno zaino dal singolare contenuto: un elmo austro ungarico, un lapillo di vulcano ancora acceso, un cosciotto di cinghiale essiccato, una torcia, un grosso cristallo di sale e una vecchia chiave.
E forse dato l'ingombro anche una sfera armillare. E sassi naturalmente, a riempire ogni spazio libero.
La volpe mi guarda e indica un piccolo pertugio nel terreno. Dovrei entrare là, ma non ci passerò mai! Posso parlare con l'animale grazie a una collana dai poteri magici che mi è stata regalata da una strega dopo che le ho raccontato la mia storia. Lei mi ha detto: Sputa tre volte e tutto passerà.
Arrivo al punto chiave.
Un caminetto costituisce l'ingresso al punto più caratteristico della salita, un tratto in grotta che mi fa assaggiare le sensazioni da speleologo, quasi inedite per me. Usciti dalla cavità buia si incontrano ancora diversi altri caminetti, sarebbero un ottimo allenamento per aspiranti Babbo Natale, che o nei pressi dell'arrivo.
La roccia è solida e piacevole al tatto, appigli e fessure invitanti non mancano quasi mai.
Dopo essere scesi dal versante opposto, abbiamo optato per una sosta per rifocillarci in un'antica osteria di Brembilla. Lì ho ritrovato le forze e il senno, oltre al cibo genuino che ancora si trova in alcuni luoghi rustici della Val Brembana. Il vero elisir ricostituente è stato centellinare a fine pasto, con mia grande soddisfazione, un bicchiere del mitico amaro Braulio.
Un liquore mitico, ormai quasi introvabile, retaggio di un passato che adoro, e sicuramente dotato di poteri magici oltre che digestivi. Magari sarà la presenza dell'assenzio nella sua ricetta a base di erbe a conferirgli queste doti
Gli alcolici, è risaputo, sanno dissolvere l'illusione della terraferma e amplificare la realtà.
Oggi non ce n'è bisogno, le montagne sono una culla solida e protettiva nella quale adagiarsi e sognare, non ho altri desideri se non quello di tornare a trovarle al più presto. Con il corpo e la mente pieni di soddisfazioni esco dall'osteria e ammiro ancora una volta il panorama.
La montagna che ho scalato, immersa in una cornice di verde brillante mi appare ancora più maestosa di prima. Sono ubriaco di bellezza. Da quaggiù la Corna Camoscera è bellissima.
soundtrack: La mente vola - Alphataurus
https://www.youtube.com/watch?v=W3_5gl9DHfs
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