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Ritorno sul luogo del delitto
Vista da Giorgio - (giorgio59m)
Escursione mordi e fuggi, da chiudere in mezza giornata.
Avevo in mente un altra meta, ma alla sveglia alle 6.00, troviamo un cielo terso (peggiorerà nella tarda mattinata), e propongo a Gimmy una vetta più alta e molto panoramica: lo Jof di Miezegnot (tradotto dal friulano potrebbe essere il Picco di Mezzanotte).
Ho un legame particolare con questa cima, è stata la prima vera cima vetta raggiunta intenzionalmente, circa 15 anni fa.
Mi spiego meglio, sono un montanaro, dai primi passi i miei genitori mi hanno educato alla montagna, ma le mie frequenti visitazioni erano dedicate alle passeggiate in famiglia, e soprattutto alla ricerca dei funghi e alla pesca di salmonidi.
Anche la passione per le carte topografiche era legata a scoprire i torrenti ed i loro affluenti, a cercare i sentieri per accedere alle acque più remote e quindi meno disturbate.
Ma un anno senza funghi, con mio fratello, siamo saliti proprio su questa bella vetta, ed è scattato qualcosa dentro che mi fatto conoscere il piacere del camminare fine a sé stesso, a godermi i panorami, a guardare con curiosità le bellezze che la montagna ci offre.
Sono un escursionista tardivo (da vecchio), ma sto provando a recuperare :-)
Ritorno quindi nel luogo del delitto, dove la mia vita da escursionista ha avuto inizio.
Percorriamo in auto la stretta strada della Val Dogna (18km), ricca di numerosi percorsi militari e fortificazioni della grande guerra, qui la guerra si è combattuta per davvero.
Alle 7:10 iniziamo a camminare, dopo aver parcheggiato alla Sella di Sompdogna 1387mt, ampi parcheggi e a quest'ora tutti liberi.
In pochi minuti raggiungiamo la Casera Sompdogna, normalmente caricata e aperta, ma non quest'anno a causa della pandemia (cartello sulla porta).
Inizia la salita su bel sentiero, sempre magnificamente bollato e mai troppo ripido.
In gran parte il sentiero ricalca la mulattiera che serviva la caserma e le postazioni militari del Battaglione Alpini Gemona, che si trova sotto la vetta.
Lunghi traversi e numerosi tornanti permettono di prendere quota, all'inizio in boschi di faggio e abeti, poi salendo lasciano posto al pino muro (ormai è inevitabile pensare all'imitazione di Corona del comico Crozza).
Finita la vegetazione si raggiungono i resti con lapidi dell'ex cimitero di guerra italiano (crocefisso in legno), a circa Q1820, con un paio di tornanti si raggiunge Q1890, dove troviamo i ruderi del villaggio di guerra del Regio Esercito Italiano, una serie di costruzioni in quota denominate "Villa Bucitoro".
Delle numerose costruzioni resta poco, fondamenta e poche mura, ma bene si capisce che parecchi soldati hanno vissuto qui le loro vite di guerra.
Ma c'è una piccola costruzione riadattata e diventata il Rifugio / Bivacco Alpini Gemona.
È stupenda anche se purtroppo chiusa per il Covid, situata su un balcone panoramico con una vista spettacolare sul gruppo del Montasio.
Fino a qui è veramente una tranquilla passeggiata per famiglie, direi un T1, da noi raggiunta in 1:05
Il sentiero prosegue vicino ai resti della caserma più grande (palina), e risale il costone sopra il rifugio.
Dopo i primi 100mt di dislivello ci sono due tratti attrezzati con delle nuove funi in acciaio, permettono di superare un canale di roccia verticale franato.
Ci vuole molta attenzione, ed anche forza per tirarsi sù, superato questo tratto si raggiunge la cresta con un altro tratto attrezzato ma più facile.
Alle 08:50 siamo in vetta, dopo solo 1:40.
In vetta numerosi ruderi di costruzioni, appostamenti e soprattutto i resti di uno dei più importanti osservatori d'artiglieria dell'esercito italiano.
In vetta una grande croce metallica con libro, a 2087mt. Ci sono anche alcune targhe commemorative.
Pausa con grandi panorami a 360 gradi, anche in basso con i paesi della Val Canale.
Dopo una ventina di minuti iniziamo la discesa, ma non dalla via di salita (costone SO) ma dal costone SE, costone Peceit, dove si trovano numerosi resti di fortificazioni italiane.
Anche questo tratto va percorso con la massima attenzione, in vari tratti il sentiero è franato, e l'uso delle mani e del posteriore aiuta nei tratti più ostici.
Attorno Q1960, prendiamo un sentiero basso che traversa verso il rifugio, se proseguiamo in discesa si raggiunge la Val Saisera, altro punto di partenza possibile per lo Jof di Miezegnot.
Il sentiero basso permette di evitare le catene, si allunga un pò, ma la visita ai numerosi manufatti militari sul costone merita certamente.
Il traverso deve superare tre canaloni franosi, ma basta seguire le tracce di chi è già passato per superarle con attenzione.
Dopo l'ultimo canale si può proseguire diritti e raggiungere il rifugio o scendere alla croce di legno con i resti del cimitero, più in basso sotto al rifugio.
Noi scegliamo questa via, più veloce per la discesa.
Pausa di 10min, poi scendiamo veloci, incontrando molte persone che salgono, escursionisti e famiglie con bambini ( come detto fino al rifugio è una bella passeggiata).
Arriviamo all'auto dopo 01:35, con 10m di sosta.
Il parcheggio è molto affollato, anche per le persone che salgono a pranzo al vicinissimo Rifugio Greco, gestito e con cucina. Molti gli escursionisti che salgono ai vari bivacchi, il punto di partenza per gli arrampicatori che affrontano le numerose pareti verticali del gruppo Montasio.
Il meteo non è più così bello, abbiamo sfruttato bene la mattinata, goduto dei panorami che hanno acceso la scintilla.
PS: il livello di difficoltà che ho indicato riguarda il tratto attrezzato per la vetta, e peril primo trattori discesa sul costone Peceit.
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