ivanbutti Ritorno dopo un pò di anni al Pizzo Scalino, come allora sempre col collega Massimo M.. Questa volta però saliamo dal Passo degli Ometti (allora dalla Val Fontana) e siamo in 5, ci sono anche Mario, Beppe P. e Max the Elephant. Da questo versante su Hikr non ci sono ancora relazioni, e in generale su Internet non c'è moltissimo; il tragitto per arrivare in fondo alla valle è bello lungo, da Chiesa dove ci aspetta Massimo M. c'è ancora mezz'ora per arrivare a quota 1.980, al parcheggio dove si stacca la strada (percorribile solo un centinaio di metri) x il rifugio Cristina. Alla partenza nonostante la quota è tutt'altro che freddo, però durante la giornata non si suderà troppo. Fino al Cristina il percorso è semplicissimo, appena dietro di esso si stacca il sentiero (indicato e bollato) x il passo degli Ometti. Il primo tratto è nella bella e panoramica piana dell'alpe Prabello, dove pascola un bel gruppo di vacche con vista ottima sul Bernina e cime limitrofe. Inizia però poi per mezz'ora abbondante una sassaia sulla quale si deve balzare da un masso all'altro senza un vero cammino, anche se ci sono i bolli per indicare la direzione corretta. E qui è dove the Elephant, con la sua nota leggiadria evocata spesso da Mario, dà il meglio di sè ... Esce dalla pietraia piuttosto provato e negativo, anche se poi il tratto mancante agli Ometti è su sentiero ben camminabile. Al Passo si torna al sole; ora cambiamo direzione di salita, seguendo sempre il sentiero evidente e ben bollato e, in questo tratto, tutt'altro che complicato. Max sale col suo passo, ogni tanto lo aspettiamo anche se ci dice di andare, non sa se salirà in vetta; arrivati sotto la verticale della cima, ormai oltre quota 3.000, il sentiero si impenna parecchio e si entra in un ghiaione sfaciumoso. Massimo M. e Beppe sono avanti, Mario ed io teniamo d'occhio Max che segue con un pò di distacco. Arriviamo ad uno sperone roccioso dal quale vediamo il tracciato che entra in un canalino ancor più ripido ed ostico, con terriccio e sfasciume con sassi che, specie in discesa, è quasi impossibile non muovere. Sono meno di 100 metri al Colletto di quota 3.220, dove arrivano anche il sentiero della Val Fontana e il percorso dal ghiacciaio, ma oggi il tracciato è parecchio frequentato, sia in salita che in discesa ci sono numerosi escursionisti e così parte dall'alto un sasso di belle dimensioni; con Mario ci spostiamo tutto a dx e per fortuna il sasso resta in centro al canale, a qualche metro da noi. Lancio un urlo a valle perchè la pietra continua il suo cammino, scopriremo poi che Max sentito l'urlo e la pietra che cade decide prudenzialmente di tornare indietro ed attenderci in luogo più sicuro, decisione alla fine saggia. Con Mario continuiamo stando tutto a dx nel canale, vicino alla roccia; di difficoltà non ce ne sono, l'insidia per sè stessi e per gli altri sono sempre i sassi che si muovono. Riusciamo comunque ad arrivare al Colletto e da qui, per quanto sia sempre necessaria la giusta attenzione nel seguire i bolli, la roccia è solida ed il rischio caduta massi cessa. Arriviamo così in vetta dopo oltre 4 ore; noi siamo al sole, ma il panorama verso il Bernina è ora occluso dai cumuli, pazienza. Mangiamo qualcosa di veloce per scendere e ricongiungerci a Max; affrontiamo il canalino con molta circospezione e stando molto vicini, e x fortuna non c'è più nessuno che sale. Passato il tratto ostico camminiamo ancora un pò fino a trovare Max, e facciamo la veloce pausa pranzo allietata da una bisciola portata da Massimo M.; riprendiamo poi il percorso a ritroso, dagli Ometti il sole, che andava e veniva, torna a splendere; anche in discesa la pietraia per Max è indigesta, ma non c'è fretta e pian piano ne usciamo, e così l'Elefante tira un bel sospiro di sollievo oltre a lanciare qualche vaffa agli amati massi. Quando siamo ormai su sentiero semplice troviamo un paio di occhiali che raccogliamo, scopriremo più sotto che sono di Beppe che, scivolando, si è procurato uno strappo alla gamba che lo fa zoppicare parecchio, e nell'evento non si è accorto di averli persi. Poco prima del Cristina ci ricompattiamo, poi io e Massimo M. allunghiamo il passo per recuperare l'auto e venire incontro al claudicante Beppe, ma sbagliamo un bivio allungando il percorso e ritroviamo così gli altri 3 amici a poco dall'auto, dove arriviamo dopo quasi 10 ore. Cosa dire: la cima è senz'altro bella e merita di essere salita, l'ambiente intorno è di prim'ordine, l'alpe Prabello con il rifugio Cristina ed il suo altopiano sono stati una bella scoperta; tuttavia se mi capiterà di dover risalire lo Scalino molto meglio dalla Val Fontana (la difficoltà maggiore è lo stato della carrareccia x l'Alpe Campascio) o eventualmente, con le condizioni giuste, dal ghiacciaio. Da questo versante non c'è niente di veramente difficile, ma certamente si rischia di complicarsi la vita. La Val Malenco comunque è bella e merita, ogni tanto, una visita.
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Il vero traguardo è sapere dove si vuole arrivare
Un sogno che era li da tempo, come molti altri, in settimana prende forma con la proposta di Ivan. L’avevamo pensato dalla val Fontana, la via piu’ lunga si, ma piu’ agevole. Per il ghiacciaio non siamo pronti. Non molte invece le relazioni su questa via, che sembra impegnativa ma fattibile.
E come sempre prima dei “grandi” appuntamenti, di quei miti che riecheggiano da tempo nella testa, venerdi sento la tensione e l’adrenalina che salgono sempre piu’, la sfida che mi aspetta….così cerco di rilassarmi ascoltando un altro dei miei miti…il Liga . E funziona
La piramide dello Scalino, da ogni lato la si guardi, incute sempre un certo timore, un rispetto dovuto alle grandi cime, a quelle circondate dal mistero e dal fascino delle grandi montagne. Inconfondibile tra le cime della Valmalenco, affascinante e magnetica.
Il lungo viaggio fino a campo Moro, si dissolve in un attimo quando arrivi e ti guardi intorno…Piacevole camminata l’avvicinamento al rifugio Cristina, molto bello il vasto alpeggio. Da li la salita si fa dura, la lunga pietraia detritica, che sale, in ombra, verso dx rispetto alla piramide, sfiorando un paio di nevai, ci mette a dura prova, poi il sentiero molto ben segnato ci deposita sulla cresta, poco prima del passo degli Ometti. Cambio versante, pieno sole, lungo avvicinamento e aggiramento che ci deposita alla base di un ripidissimo canalino, detritico e sfasciumoso, davvero ostico, in diversi punti salgo a 4 “zampe motrici”…un passo avanti e mezzo indietro…si ha spesso la sensazione di poter cadere indietro…La ripidita’ sembra aumentare all’infinito…..Davanti a me Ivan, schiviamo una scarica con un sasso bello grosso…..tensione……Max gia’ provato torna sui suoi passi.
Ma chi ce lo ha fatto fare….
Resta la sensazione che sia decisamente meglio affrontarlo senza nessuno dietro e nemmeno davanti…
Infine siamo fuori, ho speso molto, ogni tanto sento salire un crampo alla coscia, ora dalla sella, che da gia’ grandi emozioni, con la vista sul ghiacciaio, la via per la vetta ci aspetta alla nostra sx, intuitiva e ben segnata, non banale, richiede cmq attenzione e passo fermo…e ci siamo….
La vista della croce, il cuore si emoziona, anche oggi mi sorprendo di me stesso, e la mente resta li x un po, sospesa, il tempo pare fermarsi, siamo io e la vetta… senza bisogno di dire nulla …..
Grande Mario!!! Perché anche l’autostima va premiata :):):)
Foto di rito nonostante i cumuli, sosta spuntino a reintegrare le energie spese, nn molta fame come sempre quando c’è tensione e adrenalina; decidiamo di scendere x ritrovare Max. Nel canalino x fortuna non c’è piu’ nessuno, scendiamo tutti e 4 molto vicini e riusciamo a non far danni. Discesa cmq molto impegnativa fisicamente. Sosta pranzo veloce con ottima bisciola finale gentilmente offerta da Massimo. Lunga e infinita la discesa dal passo sulla pietraia…sosta rinfrescante all’alpe nei pressi del rifugio.
Alla macchina che son quasi le 18.00, stanchi ma appagati.
Grazie agli amici x aver condiviso quest’avventura. Grande Valmalenco.
Un altro grande obiettivo spuntato. Lo rifaremo dal ghiacciaio…prima o poi.
Soddisfattissimo !!!
Alla prossima.
Un traguardo è sempre anche una nuova linea di partenza
massimo
Per farla breve percorso di merda in un ambiente fantastico. Dopo aver inveito contro tutti i santi del paradiso nel tratto di salita al passo degli Ometti mi riprendo leggermente nel traverso e mi autoconvinco che posso almeno provarci. In un tratto ripido ecco la scarica di sassi dall'alto .... alzo lo sguardo e vedo che c'è ressa sopra di me al che giro i tacchi abbastanza celermente e mi porto in una zona sicura e tranquilla ..... ma vafanculo la cima!!! Altro rosario nella discesa degli Ometti ma poi finalmente raggiungiamo il pianoro del rifugio Cristina, peccato per l'inconveniente capitato a Beppe. Grazie a tutti per avermi sopportato e supportato, una cosa è certa non rifarò mai più questo percorso infame.
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