Cresta Tiefenmatten - Dent d'Herens (4174 m)
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Tante cose in programma, che continuano a cambiare, ma infine, si sfoglia qualche pagina e Raffa decide: Dent d'Herens, va bene? Seppure il nome non mi dica molto, leggo un paio di relazioni e accetto al proposta.
Per non andare carichi come dei muli, come un paio di settimane fa, optiamo per dormire un paio d'ore sotto le stelle, con il solo sacco a pelo ed un materassino leggero, risparmiandoci così il peso della tenda e cibarie varie.
Lasciata l'auto al parcheggio coperto della Diga Place Mulin (2,5 €/giorno), ci incamminiamo alle 20:30, costeggiando tutto il lago (ben 4 km!). Il sentiero è ampio e abbastanza pianeggiante fino al termine del lago dove si trova il Rifugio Prarayer. Partiti da poco incontro
Ewuska con due soci, di ritorno dalla nostra stessa meta. Scambiamo qualche parola e informazione e riprendiamo il nostro cammino. Il colore del lago dietro il rosa intenso dei fiori che lo circondano è estasiante.
Al Rifugio Prarayer carichiamo le borracce con l'unica vera sorgente che incontreremo per tutto il tragitto. Il tramonto è ormai alle nostre spalle ma procediamo senza l'ausilio della frontale, lungo l'evidente e unico sentiero (n.10) diretto al Rifugio Aosta. Superato un pianoro di abeti bianchi e larici, superiamo 2 ponti di legno per poi svoltare decisamente a destra ed inerpicarsi per il ripido sentiero. Superata questa breve serie di tornanti con una pendenza inaspettata, procediamo lungo la valle. Il sentiero n.10 da qui risale la valle molto dolcemente, mantenendosi sempre a sinistra del torrente Buthier. Ormai è scuro e la sola luce della frontale non ci permette di ammirare il panorama circostante ma solamente di schivare i ruscelli e le pozze d'acqua. Mentre avanziamo ricerchiamo con lo sguardo il Rifugio, teoricamente visibile, ma non avvistiamo alcuna luce al termine della vallata. Finalmente, dopo 3 ore di cammino, giungiamo alla palina segnaletica che indica ancora 40 minuti per il Rifugio Aosta (e ancora nessuna luce visibile!). Attraversato il torrente il sentiero si fa più ripido e franoso. Con l'incognita di dove sia esattamente il rifugio e per non perdere alcun metro di quota, decidiamo di procedere sulla morena destra orografico del ramo nord ovest del ghiacciaio delle Grandes Murailles, seguendo degli ometti (Q2700 m). Passiamo a fianco un grande masso dove una piccola piazzola pianeggiante potrebbe essere la soluzione ottimale per la notte, ma decidiamo di andare oltre. Guadagnati circa 200 metri dalla palina capiamo di essere a ridosso della neve: non ci resta che arrabattare un angolino per la notte. Sotto un cielo costellato di un numero infinito di stelle, uno di quelli che è impossibile dimenticare, Raffaele si coricherà su un morbido masso, mentre io sbarrerò il sentiero.
Qualche minuto di pace e poi ecco un urlo che rompe il silenzio circostante: solo TU sei così matto e tremendamente unico! <3
Saranno 2 ore di riposo (non lo definirei sonno) rinchiusi nel caldo sacco a pelo, in una notte ventosa e fortunatamente asciutta (12°C).
La sveglia delle 2:15 non è poi così traumatica quando ti trovi già all'aria aperta. Il luogo ristretto e non così comodo rende i preparativi più lenti del previsto. Riusciamo ad incamminarci alle 3. Saliamo l'ultimo tratto di morena per mettere piede sulla neve. Risaliamo il ghiacciaio, ancora in ottime condizioni, sulla sinistra fino ad un tratto ripido e abbastanza crepacciato, ma ancora abbastanza chiusi. Alle nostre spalle ora riusciamo a scorgere il Rifugio, ora illuminato, e qualche frontale che si appresta alla salita. Raggiunto il plateau superiore del Ghiacciaio delle Grandes Murailles ci dirigiamo nei pressi della cresta ovest della Dent d'Herens per raggiungere il canalino da risalire, a fianco di un gendarme rosso e aguzzo.
Fortunatamente siamo i primi della giornata e possiamo risalire in sicurezza il canale attrezzato con catene, senza il rischio di una pioggia di rocce sulla testa. Con qualche passaggio fisico e lungo, superiamo il canale in una ventina di minuti, tempo sufficiente per albeggiare.
Eccoci al Tiefmattenjoch, alla base della cresta. Pieghiamo a destra e saliamo lungo la facile cresta, costituita da blocchi e rocce solide (prevalentemente II). Nel tratto più esposto, a sinistra del filo di cresta, sono presenti dei chiodi procedendo così in conserva protetta. Il cielo di annuvola e copre la vista tutt'attorno. Continuiamo fino a quando la cresta nel pendio nevoso. Lo risaliamo a passi lenti e costanti su ottima neve. Nel frattempo il cielo si apre leggermente lasciandoci scorgere le affilate creste ed i crepacciati ghiacciai. Superiamo l'ultimo tratto ripido (30°-40°) del pendio nevoso tenendoci piuttosto a destra fino a raggiungere nuovamente le rocce. Superiamo una serie di placche inclinate su cui sono presenti dei "ancoraggi" per facilitare e velocizzare la discesa in corda doppia o comunque in sicurezza.
Al termine di queste placche ci coglie una bufera di neve. Fortunatamente dura solo un paio di minuti e ci apprestiamo ad affrontare l'ultimo tratto della cresta ovest, una cresta frequentemente esposta ma solida (passaggi di massimo III, bensì lunghi). Bellissimi passaggi aerei davanti ad un Cervino tormentato dal maltempo. Saranno gli ultimi passi sul breve tratto terminale di cresta nevosa a riempirmi gli occhi di lacrime di gioia, prima di giungere sulla cima della Dent d'Herens. Ore 8:15. Un dovuto abbraccio e qualche foto e via giù per la discesa. Ripercorriamo la cresta e le placche rocciose dell'andata, facendo un pò di slalom tra gli alpinisti che stanno ora salendo, fino a raggiungere il pendio nevoso. Superato anche quest'ultimo, raggiungiamo la fascia rocciosa su cui sono attrezzate le soste di calata in doppia, da poco riattrezzate. Nel frattempo l'elisoccorso vola sopra i nostri caschetti per recuperare un ragazzo ferito all'anca dalla caduta di un sasso. Con una mezza corda da 60 metri e 8 doppie da 25 mt (e meno) mettiamo piede sul ghiacciaio sottostante. Da qui ci riportiamo sulle tracce di andata e ripercorriamo il tragitto del mattino (crepacci ancora abbastanza chiusi e neve mole ma non sfondosa) fino alla nostra camera d'albergo, dove abbiamo lasciato sacchi a pelo, scarpe, materassini etc. Recuperato il materiale e mangiato un panino, ripercorriamo il lunghissimo tragitto di andata, stavolta estasiati dallo splendido panorama vario e colorato che offre questa valle.
NOTA: Molti alpinisti effettuano l'avvicinamento dalla diga al Rifugio Prarayer in MTB per poi legarla nei dintorni o nasconderla dietro qualche masso nel pianoro dopo il rifugio. Soluzione comoda specialmente al ritorno!
TEMPISTICHE
Diga Place Mulin - palina 40' Rif. Aosta: 3h
Palina - camera d'albergo (morena): 25'
camera d'albergo - base canalino attrezzato: 1h 45'
canalino+1° tratto di cresta: 1h 20'
pendio nevoso - cima Dent d'Herens: 2h 10'
cima - sosta calate in doppia: 1h 20'
doppie: 1h 40'
base calate - morena: 55'
morena - Rifugio Prarayer: 2h 15'
Rifugio Prarayer - diga Place Mulin: 50'
Gita spettacolare, arricchita da una notte indimenticabile. L'essenziale è ciò che più mi arricchisce, il comfort lo teniamo per quando avremo schiena e gambe malconcie ;)
Per non andare carichi come dei muli, come un paio di settimane fa, optiamo per dormire un paio d'ore sotto le stelle, con il solo sacco a pelo ed un materassino leggero, risparmiandoci così il peso della tenda e cibarie varie.
Lasciata l'auto al parcheggio coperto della Diga Place Mulin (2,5 €/giorno), ci incamminiamo alle 20:30, costeggiando tutto il lago (ben 4 km!). Il sentiero è ampio e abbastanza pianeggiante fino al termine del lago dove si trova il Rifugio Prarayer. Partiti da poco incontro

Al Rifugio Prarayer carichiamo le borracce con l'unica vera sorgente che incontreremo per tutto il tragitto. Il tramonto è ormai alle nostre spalle ma procediamo senza l'ausilio della frontale, lungo l'evidente e unico sentiero (n.10) diretto al Rifugio Aosta. Superato un pianoro di abeti bianchi e larici, superiamo 2 ponti di legno per poi svoltare decisamente a destra ed inerpicarsi per il ripido sentiero. Superata questa breve serie di tornanti con una pendenza inaspettata, procediamo lungo la valle. Il sentiero n.10 da qui risale la valle molto dolcemente, mantenendosi sempre a sinistra del torrente Buthier. Ormai è scuro e la sola luce della frontale non ci permette di ammirare il panorama circostante ma solamente di schivare i ruscelli e le pozze d'acqua. Mentre avanziamo ricerchiamo con lo sguardo il Rifugio, teoricamente visibile, ma non avvistiamo alcuna luce al termine della vallata. Finalmente, dopo 3 ore di cammino, giungiamo alla palina segnaletica che indica ancora 40 minuti per il Rifugio Aosta (e ancora nessuna luce visibile!). Attraversato il torrente il sentiero si fa più ripido e franoso. Con l'incognita di dove sia esattamente il rifugio e per non perdere alcun metro di quota, decidiamo di procedere sulla morena destra orografico del ramo nord ovest del ghiacciaio delle Grandes Murailles, seguendo degli ometti (Q2700 m). Passiamo a fianco un grande masso dove una piccola piazzola pianeggiante potrebbe essere la soluzione ottimale per la notte, ma decidiamo di andare oltre. Guadagnati circa 200 metri dalla palina capiamo di essere a ridosso della neve: non ci resta che arrabattare un angolino per la notte. Sotto un cielo costellato di un numero infinito di stelle, uno di quelli che è impossibile dimenticare, Raffaele si coricherà su un morbido masso, mentre io sbarrerò il sentiero.
Qualche minuto di pace e poi ecco un urlo che rompe il silenzio circostante: solo TU sei così matto e tremendamente unico! <3
Saranno 2 ore di riposo (non lo definirei sonno) rinchiusi nel caldo sacco a pelo, in una notte ventosa e fortunatamente asciutta (12°C).
La sveglia delle 2:15 non è poi così traumatica quando ti trovi già all'aria aperta. Il luogo ristretto e non così comodo rende i preparativi più lenti del previsto. Riusciamo ad incamminarci alle 3. Saliamo l'ultimo tratto di morena per mettere piede sulla neve. Risaliamo il ghiacciaio, ancora in ottime condizioni, sulla sinistra fino ad un tratto ripido e abbastanza crepacciato, ma ancora abbastanza chiusi. Alle nostre spalle ora riusciamo a scorgere il Rifugio, ora illuminato, e qualche frontale che si appresta alla salita. Raggiunto il plateau superiore del Ghiacciaio delle Grandes Murailles ci dirigiamo nei pressi della cresta ovest della Dent d'Herens per raggiungere il canalino da risalire, a fianco di un gendarme rosso e aguzzo.
Fortunatamente siamo i primi della giornata e possiamo risalire in sicurezza il canale attrezzato con catene, senza il rischio di una pioggia di rocce sulla testa. Con qualche passaggio fisico e lungo, superiamo il canale in una ventina di minuti, tempo sufficiente per albeggiare.
Eccoci al Tiefmattenjoch, alla base della cresta. Pieghiamo a destra e saliamo lungo la facile cresta, costituita da blocchi e rocce solide (prevalentemente II). Nel tratto più esposto, a sinistra del filo di cresta, sono presenti dei chiodi procedendo così in conserva protetta. Il cielo di annuvola e copre la vista tutt'attorno. Continuiamo fino a quando la cresta nel pendio nevoso. Lo risaliamo a passi lenti e costanti su ottima neve. Nel frattempo il cielo si apre leggermente lasciandoci scorgere le affilate creste ed i crepacciati ghiacciai. Superiamo l'ultimo tratto ripido (30°-40°) del pendio nevoso tenendoci piuttosto a destra fino a raggiungere nuovamente le rocce. Superiamo una serie di placche inclinate su cui sono presenti dei "ancoraggi" per facilitare e velocizzare la discesa in corda doppia o comunque in sicurezza.
Al termine di queste placche ci coglie una bufera di neve. Fortunatamente dura solo un paio di minuti e ci apprestiamo ad affrontare l'ultimo tratto della cresta ovest, una cresta frequentemente esposta ma solida (passaggi di massimo III, bensì lunghi). Bellissimi passaggi aerei davanti ad un Cervino tormentato dal maltempo. Saranno gli ultimi passi sul breve tratto terminale di cresta nevosa a riempirmi gli occhi di lacrime di gioia, prima di giungere sulla cima della Dent d'Herens. Ore 8:15. Un dovuto abbraccio e qualche foto e via giù per la discesa. Ripercorriamo la cresta e le placche rocciose dell'andata, facendo un pò di slalom tra gli alpinisti che stanno ora salendo, fino a raggiungere il pendio nevoso. Superato anche quest'ultimo, raggiungiamo la fascia rocciosa su cui sono attrezzate le soste di calata in doppia, da poco riattrezzate. Nel frattempo l'elisoccorso vola sopra i nostri caschetti per recuperare un ragazzo ferito all'anca dalla caduta di un sasso. Con una mezza corda da 60 metri e 8 doppie da 25 mt (e meno) mettiamo piede sul ghiacciaio sottostante. Da qui ci riportiamo sulle tracce di andata e ripercorriamo il tragitto del mattino (crepacci ancora abbastanza chiusi e neve mole ma non sfondosa) fino alla nostra camera d'albergo, dove abbiamo lasciato sacchi a pelo, scarpe, materassini etc. Recuperato il materiale e mangiato un panino, ripercorriamo il lunghissimo tragitto di andata, stavolta estasiati dallo splendido panorama vario e colorato che offre questa valle.
NOTA: Molti alpinisti effettuano l'avvicinamento dalla diga al Rifugio Prarayer in MTB per poi legarla nei dintorni o nasconderla dietro qualche masso nel pianoro dopo il rifugio. Soluzione comoda specialmente al ritorno!
TEMPISTICHE
Diga Place Mulin - palina 40' Rif. Aosta: 3h
Palina - camera d'albergo (morena): 25'
camera d'albergo - base canalino attrezzato: 1h 45'
canalino+1° tratto di cresta: 1h 20'
pendio nevoso - cima Dent d'Herens: 2h 10'
cima - sosta calate in doppia: 1h 20'
doppie: 1h 40'
base calate - morena: 55'
morena - Rifugio Prarayer: 2h 15'
Rifugio Prarayer - diga Place Mulin: 50'
Gita spettacolare, arricchita da una notte indimenticabile. L'essenziale è ciò che più mi arricchisce, il comfort lo teniamo per quando avremo schiena e gambe malconcie ;)
Tourengänger:
martynred

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