Punta Telcio (2833 m)
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Gli sci-alpinisti scalpitano per poter mettere ancora gli sci ai piedi e si accordano per una radunata alle 3 del mattino a Staffal. Mentre loro salgono nel buio e freddo della notte, io cerco di addormentarmi in auto, ma il freddo m'entra nelle ossa.
Finalmente sorge il sole e mi sveglio, una veloce colazione al calore del riscaldamento dell'auto e pronta per partire.
Scendo in auto per qualche km fino a Gressoney la Trinitè, da dove partirà la mia escursione.
A Gressoney-la-Trinité, andando verso sud, sulla strada si incontra un palo con quasi una decina di indicazioni escursionistiche. Il sentiero n.4, deviato sul sentiero n.3 a causa di alcuni lavori in corso ad una baita, sale, con frequenti tornanti, ripido nel bosco per giungere poi in una vallata più ampia e completamente verde. Recupero il fiato e rilasso le gambe per questo tratto pianeggiante. Le piogge dei giorni scorsi hanno arricchito i molteplici rigagnoli d'acqua che scendono da verticali rocce nere. Ancora una breve salita per giungere alla diga del Lago Gabiet.
Sono incerta se aggirare quest'ultimo sul suo alto destro (più lungo). Il tempo incerto e la strada ancora da percorrere mi conducono a scegliere il sentiero n.5 che costeggia il lago sul suo versante occidentale.
Il verde che mi ha fatto compagnia per questa prima ora e mezza, viene spazzato via dallo spiacevole panorama che si prospetta appena superato il lago.
Gli impianti di risalita, le piste da sci non più coperte di neve ed i rifugi/bar aperti durante la stagione invernale, spengono l'incanto della zona.
Supero questo squallido luogo passando dietro il Rifugio Gabiet e seguendo i bolli gialli numerati 6A. La jeppabile presto si trasforma in sentiero. Superato un ponte di pietre risalgo per il pendio fino a giungere ad una piramide di sassi cementati su cui spiccano i cartelli escursionistici gialli.
Originariamente la mia meta era il Lago Blu, per cui svolto a sinistra ed in una ventina di minuti raggiungo quest'ultimo (sentiero n.7B). Purtroppo le mie aspettative non avevano tenuto conto della presenza di neve ad inizio Giugno. Delusa dalla vista di un lago ancora bianco, decido di continuare per la Punta Telcio.
Perdo la traccia e salgo ripidamente per erba e roccette, dritta verso il punto più alto che posso vedere, quando la cartina mi dice che dovrei prendere quota dolcemente e in direzione ovest. Evitando le chiazze di neve cerco di cambiare rotta e puntare ad ovest, mentre dal cielo piovono piccoli fiocchi di neve ghiacciata. Quando arrivo sulla dorsale la vetta è chiara e abbastanza vicina, se non fosse per un breve traverso su massi dubbiamente stabili da cui scendo per raggiungere la piccola sella da cui passa il sentiero originale. Da qui seguo la traccia bollata (7B) fino a raggiungere la cima da cui si può godere di un panorama quasi a 360°, se non fosse per i nuvoloni.
Non mi soffermo ed inizio a scendere dallo stessa traccia di salita fino alla selletta per poi individuare i bolli del sentiero n.7B che taglia il pendio per una pietraia. Perdo nuovamente i bolli ma ritorno sui passi percorsi precedentemente seguendo degli ometti sparsi qua e la. Mentre mi avvicino al bivio per il Rifugio Mantova mi chiama Raffaele che, con gli amici, si sta apprestando alla discesa dal Mantova. Ci accordiamo di trovarci tra un'ora al Rifugio Orestes per poi scendere insieme.
Giunta alla piramide di sassi con i molti cartelli escursionistici seguo a sinistra, sulla larga sterrata, che conduce al Rifugio. Una breve serie di tornanti ed arrivo all'Orestes Hutte a mezzogiorno.
Nell'attesa mi accomodo sulla panchina di legno, al misero riparo della debole pioggia. Le chiacchiere di un paio di giovani scialpinisti disturbano la tanto amata quiete. Una mezz'ora dopo ecco che arrivano anche gli eroi, scesi dalla Piramide Vincent nel mezzo di una bufera di neve e nebbia. Tempo di cambiare assetto e tutti e 4 ci dirigiamo verso il Rifugio Gabiet.
Prima di raggiungere quest'ultimo, prendiamo la svolta per il sentiero ripido con numerose serpentine (7A). Attraversiamo un ponticello di legno e continuiamo la discesa, ora più dolce, in questo splendido vallone, Vallone del Moos. Proseguiamo sulla larga pista da sci per poi abbandonarla e percorrere una traccia immersa nel prato fiorito. Ancora qualche centinaio di metri e siamo al parcheggio di Staffal.
NOTA: il T4- l'ho assegnato per la sola parte dove non ho percorso la traccia originaria ma la dorsale per la punta Telcio, passante per pendio pietroso. Il resto dell'escursione T3.
Seppur questi ultimi mesi siano stati socialmente tranquilli, causa Covid, la solitudine, protagonista di questa giornata, era proprio quello che inconsciamente cercavo. E' questo che regala la natura: essere fisicamente soli ma non sentirsi soli, circondati da un'infinità di cose animate ma silenziose.
Finalmente sorge il sole e mi sveglio, una veloce colazione al calore del riscaldamento dell'auto e pronta per partire.
Scendo in auto per qualche km fino a Gressoney la Trinitè, da dove partirà la mia escursione.
A Gressoney-la-Trinité, andando verso sud, sulla strada si incontra un palo con quasi una decina di indicazioni escursionistiche. Il sentiero n.4, deviato sul sentiero n.3 a causa di alcuni lavori in corso ad una baita, sale, con frequenti tornanti, ripido nel bosco per giungere poi in una vallata più ampia e completamente verde. Recupero il fiato e rilasso le gambe per questo tratto pianeggiante. Le piogge dei giorni scorsi hanno arricchito i molteplici rigagnoli d'acqua che scendono da verticali rocce nere. Ancora una breve salita per giungere alla diga del Lago Gabiet.
Sono incerta se aggirare quest'ultimo sul suo alto destro (più lungo). Il tempo incerto e la strada ancora da percorrere mi conducono a scegliere il sentiero n.5 che costeggia il lago sul suo versante occidentale.
Il verde che mi ha fatto compagnia per questa prima ora e mezza, viene spazzato via dallo spiacevole panorama che si prospetta appena superato il lago.
Gli impianti di risalita, le piste da sci non più coperte di neve ed i rifugi/bar aperti durante la stagione invernale, spengono l'incanto della zona.
Supero questo squallido luogo passando dietro il Rifugio Gabiet e seguendo i bolli gialli numerati 6A. La jeppabile presto si trasforma in sentiero. Superato un ponte di pietre risalgo per il pendio fino a giungere ad una piramide di sassi cementati su cui spiccano i cartelli escursionistici gialli.
Originariamente la mia meta era il Lago Blu, per cui svolto a sinistra ed in una ventina di minuti raggiungo quest'ultimo (sentiero n.7B). Purtroppo le mie aspettative non avevano tenuto conto della presenza di neve ad inizio Giugno. Delusa dalla vista di un lago ancora bianco, decido di continuare per la Punta Telcio.
Perdo la traccia e salgo ripidamente per erba e roccette, dritta verso il punto più alto che posso vedere, quando la cartina mi dice che dovrei prendere quota dolcemente e in direzione ovest. Evitando le chiazze di neve cerco di cambiare rotta e puntare ad ovest, mentre dal cielo piovono piccoli fiocchi di neve ghiacciata. Quando arrivo sulla dorsale la vetta è chiara e abbastanza vicina, se non fosse per un breve traverso su massi dubbiamente stabili da cui scendo per raggiungere la piccola sella da cui passa il sentiero originale. Da qui seguo la traccia bollata (7B) fino a raggiungere la cima da cui si può godere di un panorama quasi a 360°, se non fosse per i nuvoloni.
Non mi soffermo ed inizio a scendere dallo stessa traccia di salita fino alla selletta per poi individuare i bolli del sentiero n.7B che taglia il pendio per una pietraia. Perdo nuovamente i bolli ma ritorno sui passi percorsi precedentemente seguendo degli ometti sparsi qua e la. Mentre mi avvicino al bivio per il Rifugio Mantova mi chiama Raffaele che, con gli amici, si sta apprestando alla discesa dal Mantova. Ci accordiamo di trovarci tra un'ora al Rifugio Orestes per poi scendere insieme.
Giunta alla piramide di sassi con i molti cartelli escursionistici seguo a sinistra, sulla larga sterrata, che conduce al Rifugio. Una breve serie di tornanti ed arrivo all'Orestes Hutte a mezzogiorno.
Nell'attesa mi accomodo sulla panchina di legno, al misero riparo della debole pioggia. Le chiacchiere di un paio di giovani scialpinisti disturbano la tanto amata quiete. Una mezz'ora dopo ecco che arrivano anche gli eroi, scesi dalla Piramide Vincent nel mezzo di una bufera di neve e nebbia. Tempo di cambiare assetto e tutti e 4 ci dirigiamo verso il Rifugio Gabiet.
Prima di raggiungere quest'ultimo, prendiamo la svolta per il sentiero ripido con numerose serpentine (7A). Attraversiamo un ponticello di legno e continuiamo la discesa, ora più dolce, in questo splendido vallone, Vallone del Moos. Proseguiamo sulla larga pista da sci per poi abbandonarla e percorrere una traccia immersa nel prato fiorito. Ancora qualche centinaio di metri e siamo al parcheggio di Staffal.
NOTA: il T4- l'ho assegnato per la sola parte dove non ho percorso la traccia originaria ma la dorsale per la punta Telcio, passante per pendio pietroso. Il resto dell'escursione T3.
Seppur questi ultimi mesi siano stati socialmente tranquilli, causa Covid, la solitudine, protagonista di questa giornata, era proprio quello che inconsciamente cercavo. E' questo che regala la natura: essere fisicamente soli ma non sentirsi soli, circondati da un'infinità di cose animate ma silenziose.
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