Monti Palanzone e Barzaghino da Caslino d'Erba (CO)
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Escursione al Palanzone salendo lungo la Vallunga con l'idea di percorrere una variante in salita per raggiungere anche la cima del monte Barzaghino.
Di recente a Caslino sono stati ritracciati alcuni sentieri, in particolare quello che risale direttamente il Barzaghino dal versante sud.
In autunno mi capitò, essendo salito da Scarenna, di vedere alcune installazioni, tavoli con panche, bacheca con cartina e paline con segnavia, a partire dal Dosso Mattone. In particolare un segnavia nuovo di pacca, posizionato in cima al Barzaghino, indicava solo 30 minuti per scendere Caslino. Troppo poco pensai, non ci potevo credere e quindi provai verificare subito. Iniziai a scendere supponendo che, per arrivare a Caslino così rapidamente, il sentiero seguisse il crinale fino a valle. Invece a circa metà strada trovai una palina nuova ma senza indicazioni. Dopo un primo tentativo di proseguire lungo il crinale, nel bosco sempre più intricato, capii che sarei dovuto tornare alla palina per verificare se il sentiero tagliava su uno dei due versanti. In effetti la discesa proseguì lungo un traverso ad est, su terreno infido ma attrezzato con funi di sicurezza. La direzione era opposta rispetto a quella di un sentiero che vagamente ricordavo essere segnato sulla CNS (che non avevo portato).
Scherzo "divertente" trovare quel tipo di sentiero segnalato solo fino a metà, in una giornata piovigginosa e senza cartina...
Quindi la curiosità odierna è verificare se e come il lavoro di ripristino sia stato completato.
Parcheggio a Caslino d'erba, raggiungo la parrocchiale di Sant'Ambrogio. Poco a monte si stacca la via ai Ronchi, da dove iniziano i sentieri. Prima di partire però proseguo in pianura verso il santuario di San Calogero con l'intenzione di fermarmi a visitare l'oratorio di san Gregorio http://www.triangololariano.it/it/chisea-di-san-gregorio-caslino-d-erba.aspx , che però è chiuso. Mi accontento di ammirare la via Crucis ellittica che lo circonda.
Torno sui miei passi e imbocco via ai Ronchi, quando la pendenza aumenta, nei pressi delle ultime ville trovo un palina recente dove però manca il segnavia.
Le prime indicazioni si trovano più a monte, quando ormai la mulattiera è stata imboccato. L'itinerario principale prosegue verso Asso, c'è un sono vecchio cartello metallico che mette in guardia "sentiero pericoloso".
La mulattiera presto si inerpica e si riduce a sentiero. All'inizio si incontra un primo largo tratto attrezzato con catene.
Superato il tratto attrezzato si sbuca su di un pianoro, dove si apre la vista su erba ed il lago del Segrino. Fino a qui nulla di pericoloso.
Proseguendo si arriva ad un bivio dove, rispetto al passato, sono comparsi i nuovi segnavia che integrano alcune vecchie segnalazioni relative alla traversata verso Scarenna.
Verso sinistra è invece indicato il sentiero ripristinato per il Barzaghino.
Tempo stimato 40 minuti per quasi 500 m di dislivello. Non male come ritmo, non da tutti! Tenendo conto che c'è da percorrere un traverso esposto con catene di sicurezza prima di raggiungere il tratto finale lungo il ripido crinale, dove effettivamente si può, avendo gambe e fiato, salire di buona lena.
Proseguendo apprezzo il lavoro di ripristino del sentiero che comunque in alcuni tratti rimane inevitabilmente stretto ed esposto. La sensazione d'esposizione è comunque sempre mitigata dalla protezione del bosco fitto.
Lungo il tracciato ci sono nuovi bolli bianco rossi che rinfrescano vecchi segnali in vernice gialla.
Superato il traverso, da percorrere con attenzione in caso di terreno bagnato, si arriva ad un ulteriore segnavia (indica solo 15 minuti per la vetta) che indirizza l'ascesa lungo la cresta. Da qui non ci sono più problemi e si raggiunge in breve la cima del monte risalendo uno spettacolare bosco di maggiociondolo nel pieno della fioritura.
In cima al Barzaghino ci sono altre novità. Oltre alla madonnina “incarcerata” che protegge Caslino ora ci sono una panca con tavolo, una bacheca con la carta aggiornata dei sentieri del triangolo lariano e i nuovi segnavia. L'indicazione 30' a Caslino è stata opportunamente corretta con pennarello nero. Ora più verosimilmente compare 1h. Inoltre sono stati tagliati gli alberi che precludevano la vista sui laghetti briantei, Segrino e Pusiano, che ora valorizza l'escursione su questa cima.
Proseguo la camminata percorrendo il sentiero tradizionale. Arrivato al monte Freddo – Dosso Mattone decido di tagliare a nord direttamente lungo il crinale per raggiungere il Dosso della Fornace. Non c'è sentiero ma sulla CNS il pendio appare facile. In effetti è così però, man mano che mi avvicino al fondo dell'avvallamento tra i due dossi, inizia a comparire un'erba alta e molto folta che impedisce completamente la visuale sul terreno. Non capisco dove appoggio i piedi e la cosa non mi piace molto. Sul fondo dell'avvallamento incrocio una carrareccia, con segnavia, che non compare sulla CNS. Verso ovest si scenderebbe subito a Caslino, verso est si prosegue invece verso la croce di Pizzallo e poi Enco.
Verso nord parte invece un ampio sentiero dove non vedo indicazioni. Visto il precedente poco gradito decido di abbandonare il progetto di salire direttamente sul crinale fino al Dosso della Fornace e mi incammino invece lungo il sentiero. Non so di preciso dove mi condurrà ma la direzione è giusta. Man mano che procedo l'ambiente diventa molto gradevole aprendo la vista su ampie radure verdeggianti ornate da ginestre.
Il sentiero sbuca ad un alpe ben tenuta, che scoprirò a casa essere l'Alpe del Ginestrino. Su un albero noto una freccia in legno che indica la direzione da seguire per arrivare al monte Palanzone. Bene, non so più con precisione dove sono, ma almeno non devo stare ad orientarmi.
Prima di proseguire imbocco una strada agricola che lambisce la recinzione dell'alpe. Non fa altro che raggiungere la cima boscosa del Dosso della Fornace. A posteriori deviazione inutile, ma almeno mi sono tolto la curiosità.
Riprendo quindi il sentiero segnato che sale graduale fino ad arrivare alla bocchetta di Vallunga. Da qui non si può più sbagliare, basta seguire il sentiero che intanto diventa sempre più faticoso. Anche il segnavia posato alla bocchetta è corretto con un pennarello. I tempi indicati sono sottostimati.
Affronto il tratto finale a secco di energie, mi viene la tentazione rinunciare alla vetta e deviare lungo il sentiero a mezza costa verso la bocchetta di Palanzo per scendere direttamente all'alpe del Prina. Raccolgo invece le energie e con calma raggiungo la cima.
Dalla cima discesa ripida lungo il versante sud alla bocchetta di Palanzo e finalmente il rilassante sentiero che nella faggeta riporta all'alpe del Prina. Ultimo tratto su asfalto con un ultima curiosità il foro Francescano. Ma sono stanco per esplorarlo bene, sarà per la prossima.

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