Monte Derta - Cascata rio Trallo da Brusimpiano (VA)
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Parcheggio della chiesa di San Martino presso il cimitero di Brusimpiano in località Brusimpiccolo. Mi incammino lungo via Motta verso l'inizio del sentiero che sale a Roncate e al monte Derta.
In corrispondenza di via Fratelli Cervi noto un segnavia che indica 'linea Cadorna'. Consultando la CNS vedo tracciato un sentiero compatibile alla mia posizione che porta a Cuasso al Monte ed incrocia a sua volta il sentiero che sale al monte Derta.
Decido quindi di provare a completare un anello e mi incammino sulla via laterale.
Ben presto finiscono le case e la strada si restringe diventando un sentiero delimitato da un muro a secco di porfido. Il sentiero è malmesso ma ben definito. Proseguo una decina di minuti fino ad incontrare un nuovo segnavia che punta diretto verso il bosco ed invita ad abbandonare la traccia. In effetti dopo pochi metri di salita libera tra le piante si incontrano le fortificazioni della linea Cadorna. Breve esplorazione, arrivo fino ad una galleria allagata. Mi fermo senza aggirarla visto che la Cadorna non è il mio obiettivo primario.
Tornato sui miei passi prosegui lungo il sentiero. Dopo poche decine di metri il muro a secco scompare e la traccia diventa poco definita.
In corrispondenza di un tratto dove il bosco diventa rado, la vista si apre sul lago, ed il sentiero si confonde con vari ruscelli che allagano il pendio.
Proseguo ugualmente notando che sono comparsi grandi bolli in vernice bianca sui tronchi degli alberi più vecchi.
Ad un certo punto l'aspetto del bosco cambia improvvisamente, da "simil" alto fusto diventa "simil" ceduo, con giovani alberi molto fitti. I segni bianchi non si vedono più: spariti.
Per sicurezza controllo di non averli persi io e torno indietro a ritrovare all'ultimo. Ripeto con attenzione una ampia perlustrazione circolare ma di segni bianchi proprio non ne vedo.
Poco male, si prospetta un "ravano", ma visto che il pendio da risalire non è particolarmente difficile decido di continuare.
Sembrerebbe che il mutare del bosco sia dovuto ad un incendio non troppo recente perché noto un paio di ceppi carbonizzati.
Proseguo ad intuito tenendo più o meno la direzione diagonale indicata dalle cartina, secondo le free maps dovrei arrivare alla Punta Paradiso, invece secondo la CNS il sentiero passa più sotto.
Proseguo con attenzione, ogni tanto ho la sensazione di essere su un vecchio sentiero evanescente, ogni tanto mi vien voglia di puntare diritto a risalire il monte senza badare al presunto sentiero, altre volte arrivo in uno spiazzo panoramico dove il bosco si allarga e concede belle viste sul Ceresio.
Ad un certo punto, dopo circa un'ora di cammino, noto pietre posate in modo ordinato che potrebbero essere state un muro a secco, sembrerebbe che non mi stia perdendo.
In effetti dopo pochi minuti arrivo ad un ennesimo punto panoramico, un po' più panoramico dei precedenti, che potrebbe essere Punta Paradiso.
La conferma arriva dalla comparsa dei segnavia CAI che indicano l'alpe della Croce.
Da qui l'itinerario non presenta più difficoltà di orientamento. In breve si raggiunge una carrareccia che connette i vari nuclei dell'alpe. In Dicembre di solito è ghiacciata tant'è che in passato mi era capitato di dover calzare i ramponcini per percorrerla. In questo caso sarebbero più utili un paio di anfibi tanto è il fango che trovo.
Proseguo fino ad arrivare in corrispondenza di una cappella votiva da dove si può proseguire verso Marzio, salire alla bocchetta dello Stivione e poi al Piambello oppure, più brevemente raggiungere, il monte Derta.
Sono stato sul Derta diverse volte, sempre di passaggio, senza mai potermi fermare più di tanto ad esplorare le fortificazioni della linea Cadorna, qui ben tenute. Oggi ho tempo per approfittarne, in particolare voglio rivedere i cunicoli scavati sotto il Sasso Paradiso, scendere alla miniera, esplorare trincee, postazioni e gallerie varie.
Nel frattempo decido di cambiare il resto dell'itinerario che avevo pensato, al posto di proseguire verso il Sass Marsc preferisco scendere subito a Brusimpiano ed andare alla cascata del rio Trallo. Ho notato che c'è ancora parecchia acqua nei vari ruscelli e quindi la cascata dovrebbe presentare ancora con buona portata. L'unica volta che ci sono stato era un po' striminzita.
Per farlo decido di scendere dal sentiero classico che porta a Brusimpiano, il problema è che non so bene da dove parta e naturalmente non si sono indicazioni. Per completezza non è nemmeno segnato sulle varie cartine.
Presumibilmente partirà da uno dei nuclei dell'alpe della Croce ma visto che ormai ho un po' fretta decido di intercettarlo direttamente scendendo dalle fortificazioni del Sasso Paradiso. L'unica attenzione è di non finire sulla bastionata rocciosa segnata sulla CNS a nord est del Derta. Scendo quindi cercando di tenere la direzione sud est, non molto semplice visto che anche in questa zona il bosco fitto e giovane non da riferimenti.
Bene o male raggiungo una traccia che potrebbe essere il sentiero e la imbocco. La conferma mi arriva quando incontro una suggestiva scalinata che consente di scendere agevolmente il bastione roccioso di porfido. Il sentiero lo aggira percorrendolo alla base con un largo traverso che lambisce la parete rossastra.
Il sentiero prosegue poi, non sempre così ben definito, verso Brusimpiano alternando tratti di bosco fitto ad altri radi, più panoramici.
Ad un certo punto arrivo al bivio con il sentiero che sale a Roncate.
Qua compaiono, frequenti, bolli in vernice blu, quando ormai non mi servono più...
Prima di arrivare a Brusimpiano vale la pena fermarsi ad un'ulteriore postazione linea Cadorna, cui si accede attraverso una ben conservata galleria scavata nel porfido.
Finale d'escursione in un bosco simil sub tropicale con palme, agrifogli e sempre verdi vari. Una ripida scala in cemento scende di nuovo su via Motta. Seguo la strada che risale la valle del rio Trallo fino alle ultime abitazioni dove compare il segnavia che indica la cascata. Il percorso è obbligato, il sentiero costeggia il torrente in un ambiente molto umido. Noto che di recente è stato sostituito il ponticello malmesso che permetteva di attraversare il rio con un guado in cemento e porfido. In una ventina di minuti arrivo alla cascata che questa volta è decisamente più roboante.
Finale rilassante ai giardini a lago. Visto che è tutta la mattina che Cadorna mi "perseguita", è doverosa una sosta davanti al monumento ai caduti, di foggia meno marziale dei soliti grazie all'allegoria della vittoria, in questo caso rappresentata da una figura femminile. Il pensiero è rivolto a quei ragazzi che non sono mai tornati.
In corrispondenza di via Fratelli Cervi noto un segnavia che indica 'linea Cadorna'. Consultando la CNS vedo tracciato un sentiero compatibile alla mia posizione che porta a Cuasso al Monte ed incrocia a sua volta il sentiero che sale al monte Derta.
Decido quindi di provare a completare un anello e mi incammino sulla via laterale.
Ben presto finiscono le case e la strada si restringe diventando un sentiero delimitato da un muro a secco di porfido. Il sentiero è malmesso ma ben definito. Proseguo una decina di minuti fino ad incontrare un nuovo segnavia che punta diretto verso il bosco ed invita ad abbandonare la traccia. In effetti dopo pochi metri di salita libera tra le piante si incontrano le fortificazioni della linea Cadorna. Breve esplorazione, arrivo fino ad una galleria allagata. Mi fermo senza aggirarla visto che la Cadorna non è il mio obiettivo primario.
Tornato sui miei passi prosegui lungo il sentiero. Dopo poche decine di metri il muro a secco scompare e la traccia diventa poco definita.
In corrispondenza di un tratto dove il bosco diventa rado, la vista si apre sul lago, ed il sentiero si confonde con vari ruscelli che allagano il pendio.
Proseguo ugualmente notando che sono comparsi grandi bolli in vernice bianca sui tronchi degli alberi più vecchi.
Ad un certo punto l'aspetto del bosco cambia improvvisamente, da "simil" alto fusto diventa "simil" ceduo, con giovani alberi molto fitti. I segni bianchi non si vedono più: spariti.
Per sicurezza controllo di non averli persi io e torno indietro a ritrovare all'ultimo. Ripeto con attenzione una ampia perlustrazione circolare ma di segni bianchi proprio non ne vedo.
Poco male, si prospetta un "ravano", ma visto che il pendio da risalire non è particolarmente difficile decido di continuare.
Sembrerebbe che il mutare del bosco sia dovuto ad un incendio non troppo recente perché noto un paio di ceppi carbonizzati.
Proseguo ad intuito tenendo più o meno la direzione diagonale indicata dalle cartina, secondo le free maps dovrei arrivare alla Punta Paradiso, invece secondo la CNS il sentiero passa più sotto.
Proseguo con attenzione, ogni tanto ho la sensazione di essere su un vecchio sentiero evanescente, ogni tanto mi vien voglia di puntare diritto a risalire il monte senza badare al presunto sentiero, altre volte arrivo in uno spiazzo panoramico dove il bosco si allarga e concede belle viste sul Ceresio.
Ad un certo punto, dopo circa un'ora di cammino, noto pietre posate in modo ordinato che potrebbero essere state un muro a secco, sembrerebbe che non mi stia perdendo.
In effetti dopo pochi minuti arrivo ad un ennesimo punto panoramico, un po' più panoramico dei precedenti, che potrebbe essere Punta Paradiso.
La conferma arriva dalla comparsa dei segnavia CAI che indicano l'alpe della Croce.
Da qui l'itinerario non presenta più difficoltà di orientamento. In breve si raggiunge una carrareccia che connette i vari nuclei dell'alpe. In Dicembre di solito è ghiacciata tant'è che in passato mi era capitato di dover calzare i ramponcini per percorrerla. In questo caso sarebbero più utili un paio di anfibi tanto è il fango che trovo.
Proseguo fino ad arrivare in corrispondenza di una cappella votiva da dove si può proseguire verso Marzio, salire alla bocchetta dello Stivione e poi al Piambello oppure, più brevemente raggiungere, il monte Derta.
Sono stato sul Derta diverse volte, sempre di passaggio, senza mai potermi fermare più di tanto ad esplorare le fortificazioni della linea Cadorna, qui ben tenute. Oggi ho tempo per approfittarne, in particolare voglio rivedere i cunicoli scavati sotto il Sasso Paradiso, scendere alla miniera, esplorare trincee, postazioni e gallerie varie.
Nel frattempo decido di cambiare il resto dell'itinerario che avevo pensato, al posto di proseguire verso il Sass Marsc preferisco scendere subito a Brusimpiano ed andare alla cascata del rio Trallo. Ho notato che c'è ancora parecchia acqua nei vari ruscelli e quindi la cascata dovrebbe presentare ancora con buona portata. L'unica volta che ci sono stato era un po' striminzita.
Per farlo decido di scendere dal sentiero classico che porta a Brusimpiano, il problema è che non so bene da dove parta e naturalmente non si sono indicazioni. Per completezza non è nemmeno segnato sulle varie cartine.
Presumibilmente partirà da uno dei nuclei dell'alpe della Croce ma visto che ormai ho un po' fretta decido di intercettarlo direttamente scendendo dalle fortificazioni del Sasso Paradiso. L'unica attenzione è di non finire sulla bastionata rocciosa segnata sulla CNS a nord est del Derta. Scendo quindi cercando di tenere la direzione sud est, non molto semplice visto che anche in questa zona il bosco fitto e giovane non da riferimenti.
Bene o male raggiungo una traccia che potrebbe essere il sentiero e la imbocco. La conferma mi arriva quando incontro una suggestiva scalinata che consente di scendere agevolmente il bastione roccioso di porfido. Il sentiero lo aggira percorrendolo alla base con un largo traverso che lambisce la parete rossastra.
Il sentiero prosegue poi, non sempre così ben definito, verso Brusimpiano alternando tratti di bosco fitto ad altri radi, più panoramici.
Ad un certo punto arrivo al bivio con il sentiero che sale a Roncate.
Qua compaiono, frequenti, bolli in vernice blu, quando ormai non mi servono più...
Prima di arrivare a Brusimpiano vale la pena fermarsi ad un'ulteriore postazione linea Cadorna, cui si accede attraverso una ben conservata galleria scavata nel porfido.
Finale d'escursione in un bosco simil sub tropicale con palme, agrifogli e sempre verdi vari. Una ripida scala in cemento scende di nuovo su via Motta. Seguo la strada che risale la valle del rio Trallo fino alle ultime abitazioni dove compare il segnavia che indica la cascata. Il percorso è obbligato, il sentiero costeggia il torrente in un ambiente molto umido. Noto che di recente è stato sostituito il ponticello malmesso che permetteva di attraversare il rio con un guado in cemento e porfido. In una ventina di minuti arrivo alla cascata che questa volta è decisamente più roboante.
Finale rilassante ai giardini a lago. Visto che è tutta la mattina che Cadorna mi "perseguita", è doverosa una sosta davanti al monumento ai caduti, di foggia meno marziale dei soliti grazie all'allegoria della vittoria, in questo caso rappresentata da una figura femminile. Il pensiero è rivolto a quei ragazzi che non sono mai tornati.
Tourengänger:
rambaldi

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