Punta Money di Valsavarenche (3273 m)
|
||||||||||||||||||||||||
Sono ben sette anni che non metto piede in Valsavarenche, una valle che, soprattutto da bambino, mi ha sempre affascinato per la connessione inevitabile al Parco del Gran Paradiso e al suo animale simbolo, lo stambecco. Oggi decido quindi di tornarci per salire una cima poco frequentata, ideale per ammirare tutte le vette che dal Gran Paradiso arrivano all’Herbetet, e dalla cui sommità esse acquistano, in un’unica occhiata, un’imponenza davvero grandiosa.
Lasciata l’auto nel parcheggio a valle dell’Alpe Pravieux, calzo immediatamente le racchette per attraversare il ponte sul torrente Savara ed inizio a seguire il sentiero estivo, innevato, che si inoltra nel bosco di larici in direzione E, salendo i larghi tornanti tra camosci guardinghi fino a raggiungere l’Alpe di Lavassey. Qui, per errore, seguo brevemente la marcata traccia verso S che conduce al Rifugio Chabod, salvo poi correggere il tiro per portarmi sul percorso corretto. Superata poi una stretta valletta, raggiungo gli ampi pendii di Montandayné, dove individuo verso N il traverso, parzialmente senza neve, che permette l’accesso al Vallone di Money a circa 2570 m di quota. In traversata ascendente raggiungo quindi il centro del vallone, dove inizio una salita regolare verso la ben visibile cima su ampi pendii, poco inclinati fino a 200 m sotto il colletto posto a SW della cima e quotato 3220 m. Oltre la pendenza aumenta e, sfruttando i tratti più rigelati e meno ventati, arrivo alla sella. Qui lascio le racchette e, con picca e ramponi, risalgo in facile arrampicata la breve cresta rocciosa fino all’ometto di vetta della Punta Money.
L’aria sottile dei 3000 m ha sempre qualcosa di speciale ed il panorama sulla costiera Gran Paradiso – Herbetet mantiene le promesse. Il colpo d’occhio, però, è notevole anche verso il gruppo del Bianco e la vicina Grivola con le sue punte limitrofe. Sotto, il vallone percorso brilla nel sole con la sua selvaggia solitudine.
Ritornato al colletto, carico le racchette sullo zaino e proseguo con i ramponi fino alla base del pendio più ripido. Nel frattempo il sole inizia a scaldare, oltre la norma per essere a febbraio, il che mi costringe a qualche acrobazia nei pressi del traverso sopra Montandayné per evitare una spiacevole scivolata. Scendendo a Pravieux, ho la fortuna di intravedere tra i larici una coppia di gipeti in volo: mi sono quindi appostato furtivamente sul margine del bosco per assistere in silenzio alle loro evoluzioni.
Kommentare (8)