Valle di Bares: Corte d'Alterno
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Finalmente è arrivato anche il momento della Valle di Bares. Che fosse selvaggia già si sapeva, come anche che il torrente si presentasse in splendide forme di erosione (non per nulla è una meta di canyoning estremamente ambita), ma l'accesso tutto sommato agevole ci ha sorpreso. La presenza di una vasta valanga ghiacciata poco oltre la Corte d'Alterno e la successiva copertura nevosa continua hanno impedito un prolungamento della gita, per cui le impressioni risultano parziali; ma fino ai ruderi dell'alpeggio non abbiamo trovato totale riscontro con quanto (poco) si trova in rete o sulla guida CAI "Mesolcina e Spluga". Certamente il sentiero non è segnalato a vernice - un solo bollo rosso a Bares - però non occorre certamente combattere coi cespugli e le ginestre come capita di leggere ed una vaga traccia marcata con sufficienti ometti è sempre presente. Solo un paio di limitati franamenti obbligano a districarsi fra i sassi.
Al ritorno allungamento del giro con la traversata verso Baggio, sul sentiero della Val Darengo verso la Capanna Como.
Dal parcheggio ci si avvia ad attraversare il ponte di Dangri, trovando subito sulla sinistra l'inizio della lunga salita verso la Capanna Como; si procede invece diritto per poche decine di metri lasciando a destra il proseguimento della Via dei Monti Lariani: a sinistra la bella mulattiera con l'unica indicazione per la Valle di Bares. Si tratta dell'antica strada di valle, rimaneggiata a belle gradinate acciottolate in occasione della costruzione dei lavori di captazione delle acque per il bacino idroelettrico di Peglio. Dopo una regolare salita nel bosco e l'attraversamento di un torrente secondario, si raggiunge il luminoso dosso di Provego, con in alto la sua sfilata di baite ben conservate (una riporta la data del 1836 ed un'altra del 1764); proseguendo quasi in piano, si valica su di un ponte un secondo torrente che già presenta belle erosioni e si raggiungono le case di Pianezzola. Gradualmente si esce dal castagneto e ci si avvia ad attraversare in salita obliqua un costone ricoperto di felci ginestre ed alte erbe, fino a svoltare la soglia d'ingresso in Valle di Bares; subito qualche metro di discesa lungo una gradinata di lastroni, poi si riprende a salire attraverso una ripida faggeta: il sentiero è sufficientemente largo e comodo, ma assai esposto sul profondissimo e stretto fondovalle che solo i torrentisti esperti sono in grado di percorrere. Inoltrandosi nella valle si arriva a raggiungere i ruderi di Bares: una sola baita è indenne da crolli o cedimenti; da qui il sentiero cala di qualità, ma, grazie anche agli ometti costruiti dai pochi passanti, si fa rintracciare senza fatica. Avvicinandosi al torrente, si può cominciare ad apprezzarne - in questo tratto poco pendente - la bellezza dell'alveo: vastissime placconate di roccia striata si alternano a blocchi colorati e stupende piscine collegate da cascatelle. Un paio di cedimenti del versante con frane di terriccio e rovesciamento di alberi costringe ad addentrarsi provvisoriamente nel greto per poter procedere con maggior agevolezza, ma per il resto è comodo avanzare sulla riva erbosa; alla confluenza da sinistra di un canalone la presenza di ometti si sdoppia: noi, per la presenza di neve portante, abbiamo trovato più comodo proseguire nel solco principale salendo poi sul dosso soprastante che, quasi come un piccolo altopiano, ospita i minimi ruderi della Corte d'Alterno. [La guida del CAI e alcuni siti riportano il toponimo Alpe Alterno, ma, secondo la toponomastica locale, questa è la Corte - insediamento basso - e l'Alpe andrebbe a comprendere anche le stazioni alte Avert di Livo e Avert di Vercana, attualmente non più riconoscibili]. I pochi sassi della Corte d'Alterno - anzi, più precisamente "Curt d'Antern" - sono dominati dalla Costa del Sasso Marcio (cresta sud del Pizzo Ledù), che le mappe tendono a semplificare nella rappresentazione grafica: una lunga cresta formata da un incredibile insieme di guglie e pinnacoli rocciosi inframmezzati e separati da canaloni impervi che scaricano pietrame e valanghe fino al fondovalle. [Benchè la guida del CAI Dongo "Alta Via del Lario" la proponga timidamente come una delle alternative alla "Ferrata" del Ledù, la Bocchetta del Risciun - unico altro valico attraverso questa cresta - rimane un difficile percorso a se stante, con due possibili accessi da est: quello descritto da Gogna-Recalcati nella loro guida e questo - https://sites.google.com/site/itineralp/relazioni/val-di-bares#h.p_HM3bid7kitNi -].
Il ritorno è lungo la via di salita fino a Provego, da cui, salendo alle baite più alte, è possibile trovare una variante imboccando il sentiero a saliscendi che porta fino a Baggio. E' un percorso ben frequentato che attraversa una serie di stretti canaloni immersi nel castagneto, antica unione in quota fra le maggiori contrade della valle: da Baggio poi si imbocca la ripida gradinata acciottolata che - in parallelo ad una via crucis - scende al Santuario della Madonna di Livo e poi a Dangri.
https://www.relive.cc/view/vPv4JndoER6
Al ritorno allungamento del giro con la traversata verso Baggio, sul sentiero della Val Darengo verso la Capanna Como.
Dal parcheggio ci si avvia ad attraversare il ponte di Dangri, trovando subito sulla sinistra l'inizio della lunga salita verso la Capanna Como; si procede invece diritto per poche decine di metri lasciando a destra il proseguimento della Via dei Monti Lariani: a sinistra la bella mulattiera con l'unica indicazione per la Valle di Bares. Si tratta dell'antica strada di valle, rimaneggiata a belle gradinate acciottolate in occasione della costruzione dei lavori di captazione delle acque per il bacino idroelettrico di Peglio. Dopo una regolare salita nel bosco e l'attraversamento di un torrente secondario, si raggiunge il luminoso dosso di Provego, con in alto la sua sfilata di baite ben conservate (una riporta la data del 1836 ed un'altra del 1764); proseguendo quasi in piano, si valica su di un ponte un secondo torrente che già presenta belle erosioni e si raggiungono le case di Pianezzola. Gradualmente si esce dal castagneto e ci si avvia ad attraversare in salita obliqua un costone ricoperto di felci ginestre ed alte erbe, fino a svoltare la soglia d'ingresso in Valle di Bares; subito qualche metro di discesa lungo una gradinata di lastroni, poi si riprende a salire attraverso una ripida faggeta: il sentiero è sufficientemente largo e comodo, ma assai esposto sul profondissimo e stretto fondovalle che solo i torrentisti esperti sono in grado di percorrere. Inoltrandosi nella valle si arriva a raggiungere i ruderi di Bares: una sola baita è indenne da crolli o cedimenti; da qui il sentiero cala di qualità, ma, grazie anche agli ometti costruiti dai pochi passanti, si fa rintracciare senza fatica. Avvicinandosi al torrente, si può cominciare ad apprezzarne - in questo tratto poco pendente - la bellezza dell'alveo: vastissime placconate di roccia striata si alternano a blocchi colorati e stupende piscine collegate da cascatelle. Un paio di cedimenti del versante con frane di terriccio e rovesciamento di alberi costringe ad addentrarsi provvisoriamente nel greto per poter procedere con maggior agevolezza, ma per il resto è comodo avanzare sulla riva erbosa; alla confluenza da sinistra di un canalone la presenza di ometti si sdoppia: noi, per la presenza di neve portante, abbiamo trovato più comodo proseguire nel solco principale salendo poi sul dosso soprastante che, quasi come un piccolo altopiano, ospita i minimi ruderi della Corte d'Alterno. [La guida del CAI e alcuni siti riportano il toponimo Alpe Alterno, ma, secondo la toponomastica locale, questa è la Corte - insediamento basso - e l'Alpe andrebbe a comprendere anche le stazioni alte Avert di Livo e Avert di Vercana, attualmente non più riconoscibili]. I pochi sassi della Corte d'Alterno - anzi, più precisamente "Curt d'Antern" - sono dominati dalla Costa del Sasso Marcio (cresta sud del Pizzo Ledù), che le mappe tendono a semplificare nella rappresentazione grafica: una lunga cresta formata da un incredibile insieme di guglie e pinnacoli rocciosi inframmezzati e separati da canaloni impervi che scaricano pietrame e valanghe fino al fondovalle. [Benchè la guida del CAI Dongo "Alta Via del Lario" la proponga timidamente come una delle alternative alla "Ferrata" del Ledù, la Bocchetta del Risciun - unico altro valico attraverso questa cresta - rimane un difficile percorso a se stante, con due possibili accessi da est: quello descritto da Gogna-Recalcati nella loro guida e questo - https://sites.google.com/site/itineralp/relazioni/val-di-bares#h.p_HM3bid7kitNi -].
Il ritorno è lungo la via di salita fino a Provego, da cui, salendo alle baite più alte, è possibile trovare una variante imboccando il sentiero a saliscendi che porta fino a Baggio. E' un percorso ben frequentato che attraversa una serie di stretti canaloni immersi nel castagneto, antica unione in quota fra le maggiori contrade della valle: da Baggio poi si imbocca la ripida gradinata acciottolata che - in parallelo ad una via crucis - scende al Santuario della Madonna di Livo e poi a Dangri.
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