Pizzo della Sancia (2718 m)
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La Val Starleggia invernale è un luogo incantevole e solitario, in quanto i 7 km di strada che portano all’omonimo paesino non vengono puliti dalla neve e tutto l’ambiente riposa nel silenzio. L’accesso è ovviamente consentito a ciaspolatori, scialpinisti e (ahimé) anche alle motoslitte, ma per chi sale a piedi c’è la possibilità di evitare quasi tutta la strada e seguire il sentiero.
Parcheggio quindi nell’ampio spiazzo del campeggio, appena fuori dal paese. Poco dopo il primo tornante, circa mezzo metro al di sopra del muro di contenimento, si stacca una traccia non segnalata inizialmente poco visibile che, superato un breve tratto attrezzato, conduce su una larga mulattiera ad ampi tornanti contraddistinta da muretti a secco. Il sentiero sale ben evidente attraversando la strada una sola volta a circa 1190 m di quota, per poi condurre con la stessa regolarità nei pressi di Splughetta, dove la copertura nevosa è totale e mi consente di calzare le racchette. Seguo quindi i segni bianco rossi che, dall’interno del borgo, mi permettono di tagliare i tornanti e portarmi più in alto, dove percorro un breve tratto di strada prima di abbandonarla nuovamente a sinistra fino a raggiungere Starleggia. Di motoslitte nemmeno l’ombra e questa è una buona notizia. La traccia prosegue lungo il sentiero e decido di seguirla, per superare la ripida soglia boscosa che dà accesso alla Val Starleggia, con l’antico campanile che, quasi una sentinella, precede San Sisto. Mi inoltro a SW nella bianca conca pianeggiante, mantenendomi inizialmente troppo a N, alle pendici del Monte Tignoso; raggiunte a monte le case di Cusone, scorgo però la regolare traccia inoltrarsi nella Valle della Sancia anziché nella Val Fioretta, per cui mi abbasso una sessantina di metri fino a Fornal per riportarmi sul percorso più comodo. Superato un breve tratto ripido, proseguo in direzione WNW per una bella valletta, che si sviluppa a sinistra del lungo dosso culminante nella quota 2275 m CNS, fino ad un pianoro. L’ambiente che mi circonda è immacolato, candido ed avvolgente, caratteristiche comuni anche ai vicini Bardan e Truzzo. Ora arriva il tratto più ripido e impegnativo, anche perché la traccia è pressoché scomparsa e mi tocca ribattere. Fortunatamente, con un po’ di attenzione, riesco a ricostruirne l’andamento e cerco di sfruttarne il rigelo ma la progressione è comunque piuttosto penosa a causa dei lievi ma continui sprofondamenti e devo fermarmi spesso a riposare. Pochi metri sotto al bivacco Cà Bianca sopraggiungono anche i crampi, mentre una bellissima pernice bianca mi fa compagnia con il suo verso. Sopra il bivacco sbuco di nuovo al sole su pendenze più dolci che attenuano la fatica ma la cima non è propriamente a portata di mano e mi tocca procedere lentamente verso SW mentre mi godo il paesaggio circostante che ora si è ampliato ai monti della Mesolcina.
Ed eccomi in cima al Pizzo della Sancia! Oggi la limpidezza dell’aria consente di spingere lo sguardo oltre il consueto: bellissimo il colpo d’occhio sul dirimpettaio Pizzo Quadro, sulla Valle San Giacomo e i monti della Val Masino, verso W la Mesolcina dominata dal Torent Alto con, sullo sfondo, il gruppo del Rosa e il trittico del Sempione.
Sosto in vetta circa un quarto d’ora, dopodiché ritorno sui miei passi, mantenendomi sulla traccia solo nei tratti più ripidi e facendomi scivolare altrove nella neve farinosa: un gran divertimento ed un riposo per l’anima! Ritornato a San Sisto nel vallone ormai in ombra, incrocio un paio di local saliti in motoslitta e consumo il mio pranzo nei pressi della cappelletta, prima di riportarmi a valle lungo il bel sentiero percorso all’andata mentre il giorno si spegne con i suoi colori sulla bianca sagoma del Pizzo Stella.
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