Pizzo di Leur (2659 m)
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Il Pizzo di Leur è una remota cima del versante sinistro orografico della Valle Antigorio, il cui nome è riportato unicamente sulle mappe ottocentesche del Catasto Rabbini. Il totale abbandono degli alpeggi della zona la rende una meta per pochi, i sentieri sono pressoché scomparsi e la progressione sul terreno risulta molto faticosa a causa della vegetazione che nel corso degli anni si è rimpossessata dei luoghi. In basso i fitti boschi intervallati da bancate rocciose rendono complicato l’orientamento, mentre in alto si avanza tra profondi silenzi sotto gli sguardi increduli degli stambecchi. Ambiente quindi difficile ma affascinante, con i magnifici e sgargianti colori dell’autunno ad impreziosire il tutto. Un doveroso e sentito ringraziamento va a atal, Ferruccio e itineralp per le utilissime ed accurate relazioni che hanno facilitato notevolmente l’esplorazione dei luoghi.
Parto da Passo nel buio più completo, consapevole che oggi sarà piuttosto lunga e non di meno complicata. Raggiungo La Fraccia per comoda sterrata, dopodiché seguo il sentiero segnato ai margini della cava fino alle baite de L’Assina, poste leggermente fuori percorso e che mi fermo brevemente a visitare mentre fa luce. Quindi lascio il sentiero ufficiale per proseguire sulla cresta soprastante lungo tracce di calpestio, e più in alto confortato dalla presenza di qualche segno rosso. Le difficoltà di orientamento si concentrano tra i 1450 e i 1700 m di quota, ossia fino al raggiungimento della dorsale dell’Alpe Leur: in questo tratto la presenza di numerosi salti di roccia costituiti da lisce piodate obbliga all’aggiramento sia a sinistra che a destra delle asperità, senza più evidenti segni di passaggio. Raggiunto il rudere di quota 1650 m, riesco comunque a portarmi sul culmine della larga, boscosa e frastagliata cresta che in 300 m di dislivello conduce ai ruderi di Leur; poco più in basso si trova un capanno di cacciatori molto ben tenuto, posto sul fianco del Rivo di Nessina a circa 1750 m di quota. Giungo all’Alpe Leur che il sole sta cominciando a fare capolino sulle cime dei larici soprastanti. Non mi fermo troppo in quanto sono trascorse già quattro ore dalla partenza e la cima è ancora distante. Mi accingo pertanto ad affrontare il prosieguo della cresta ma, essendo sul filo di difficile percorrenza, mi appoggio a sinistra e su terreno molto faticoso tra rododendri, ginepri e qualche salto di roccia, arrivo sul culmine poco sopra i 2200 m. Qui mi abbasso qualche metro sul versante di Nessina, dove finalmente scorgo la meta. Proseguo quindi su terreno più facile mantenendomi al di sotto della dorsale, per poi traversare brevemente a destra sotto le rocce sommitali della montagna e raggiungere la cresta WSW. La percorro sul filo, individuando un salto di roccia di 3-4 m più in alto, alla cui base devio ancora a destra e per una provvidenziale cengia erbosa mi porto sulla cresta S, dalla quale un pendio ripido e qualche roccetta finale mi conducono in cima.
L’allestimento di vetta è essenziale, un bastone con una lattina di Lemonsoda e una bottiglietta di Magnesia San Pellegrino (!). La solitudine è completa, gli unici rumori a spezzare il silenzio sono il verso di un gracchio che sorvola i dintorni ed il fischio di qualche stambecco.
Pausa flash, sono già le 13 passate, mi aspetta il ritorno all’Alpe Leur ed il lungo traverso verso Groppo, nonché in seguito la discesa a valle. Dopo una pausa mangereccia alle baite ed una breve visita all’alpeggio ora baciato dal sole, inizio il traverso su tracce di animali perdendo progressivamente quota e con un occhio attento all’altimetro. Gli attraversamenti dei vari canali si effettuano intorno ai 1900 m, così come indicato sulla CNS. Tracce evidenti non ce ne sono ma neanche grossi problemi di orientamento in quanto è sufficiente tenere di riferimento la rocciosa quota 2032 m, da oltrepassare proprio alle pendici. Il vero ostacolo alla progressione è doversi districare nell’intrico di numerosi ontani, che rendono la traversata davvero estenuante. Superato l’ennesimo rio, la presenza di un primo ometto sa di liberazione. Nell’arco di due ore da Leur approdo quindi agli splendidi pascoli di Groppo, proprio mentre due camosci si dileguano tra i larici. Sono le 17 ed il rischio di passare la notte al bivacco dell’alpeggio è scongiurato. Dopo un’ultima breve sosta al sole autunnale, riparto seguendo in discesa il percorso accidentato ma segnalato che scende a valle, toccando l’Alpe Pianezza di Sopra, quindi Pianezza di Nessina e infine tornando a L’Assina, superando poco prima l’affascinante forra del Rio Pe di Pilone. Qui l’oscurità mi avvolge, proprio dove la mattina ha cominciato ad albeggiare. Alla luce della frontale, mi abbasso a La Fraccia e per la stradina della cava torno a Passo dove si chiude questa entusiasmante avventura.
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